Dopo aver letto il romanzo di Giuseppe Ferrandino, era quasi un obbligo vedere il film, capitatomi tra le mani recentemente.
Liberamente tratto, e quando dico liberamente intendo esattamente questo, dal racconto. Per scelta di localizzazione geografica e linguistica, fa dei dialoghi e dei pensieri (voce narrante presso muta) del suo principale interprete la colonna portante del film. L'esito lo vado a spiegare.
La vicenda si muove tra Belgio e Francia. Pericle, l'uomo cane al servizio del mafioso locale, fa il culo a chi non si piega al volere del suo padrino. Durante un servizio, combina un pasticcio e deve fuggire, pena la sua vita. Prende coscienza di sé, della sua voglia di normalità, dell'esistenza di una vita diversa rispetto al nulla sinora conosciuto.
Incontra una donna che lavora in una panetteria, va a vivere con lei e con lei condivide una specie di normalità... quando capisce che non avrà un futuro se non liberandosi delle sue catene, ritorna indietro, uccide e ricatta, colpisce e minaccia, ed infine si allontana verso un futuro diverso.
Già la scelta di ambientare in Francia, in un ambiente estraneo al retroterra che alimenta l'ambiente mafioso, la lingua, i cibi, la cultura, portano obbligatoriamente a ritenere i personaggi degli alieni, caduti da un altro pianeta e costretti a vivere una vita solitaria e strana rispetto all'intorno.
Per questo vi sono le divergenze con il libro, ed appaiono tutte inspiegabili... Perché, tenuto conto che Scamarcio non è un pessimo attore, ridurre tutto a questa strana poltiglia? Se concentri tutto nei dialoghi, falli almeno funzionare, rendili interessanti... Peccato davvero.
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