giovedì 26 dicembre 2013

Battle of the Damned - il film

Metti una parte di città chiusa perché infetta! Chiudici dentro Zombie e robot impazziti.
Metti una missione per recuperare la figlia di non si sa bene chi. Ma comunque pieno di soldi.
Manda in missione Dolph Lundgren (che ha un gran passato ma molti anni sulla coscienza) nel ruolo del macho duro e incorruttibile.
Se accetti il fatto che è un B-Movie ed anche molto trash, ti puoi veramente divertire.
Zombie facinorosi e citrulli, robottoni impazziti che si autoriparano, il grande Lundgren imbolsito e con gli occhiali per superare problemi di vista, perché lamentarsi ? Buona visione :)


Hunger Games - il film

Il filone post - apocalittico nell'America odierna parte da lontano.
Hunger Games non fa eccezione: la nazione di Panem, è formata dalla ricca Capitol City e da tredici distretti circostanti di cui dodici abitati e uno completamente distrutto. In parte per punizione, in parte per controllare la rabbia e l'antico odio ogni anno vengono scelti due partecipanti per ogni distretto a quello che tutti chiamano Hunger Games.
Una sfida mortale ove vi è un solo sopravvissuto. E così pare andare nel nostro film, se non che Katniss del distretto 12 diviene ben presto beniamina per molti ma invisa ai potenti che vedono in lei  un simbolo  per la rivolta che come una scintilla potrebbe far crollare il sistema di dominio creato a favore di Capitol City ed i suoi abitanti.
Che dire: Dividi et impera! il rito come meccanismo di gestione delle frustrazioni e dell'odio; il richiamo ad archetipi e meccanismi della storia della fantascienza (si vedano i soldati in bianco); le scene dimesse ove appare quasi un ritorno al Nazismo e una sorta di Pogrom contro gli ebrei; la sfida mortale nel bosco.
Gli elementi per la riuscita del film ci sono tutti, compresi ottimi personaggi. Interessante.

i libri del 2013


A pochi giorni dalla fine dell'anno è tempo di fare un bilancio dell'attività di lettura del 2013.
Tanti i libri letti, tanti quelli che mi hanno lasciato qualcosa, alcuni poi mi hanno decisamente deluso ma solo perché avrei voluto di più dallo scrittore.
Veniamo ai numeri: 91 libri, 19.986 pagine il tutto riportato sul mio piccolo spazio in aNobii.

Provo a dare una classifica dei migliori dieci e a motivarli:

1) Vita e Destino - Vasilij Grossman 
Ineguagliabile! Alcune parti sono di una profondità unica.

2) La Torre - Uwe Tellkamp
La sensazione di paura per l'oppressione e il tentativo di resistere al regime fallimentare instaurato dal comunismo nella ex DDR sono descritti in modo barocco e completo. Fantastico.

3) Trilobiti - Pancacke Brecee D'J
Scritto divinamente. Breve ma toccante.

4) Anatomia di un istante - Javier Cercas
E' una vera anatomia delle persone coinvolte nel tentativo di colpo di stato nella Spagna post - franchista. Si riesce a cogliere il pensiero di ogni singolo personaggio e ogni cambio di umore. Ottimo.

5) No pasaran! - Vittorio Giardino
Racconta di più della guerra civile spagnola questo fumetto di mille romanzi.

6) Per chi suona la campana - Ernest Hemingway
Ecco, l'eccezione che conferma la regola. Questo romanzo è il sunto della tragedia spagnola.

7) il sentiero dei nidi di ragno - Italo Calvino
Italo Calvino racconta la Resistenza vista con gli occhi di un bambino. E ci riesce benissimo.

8) Butcher's Crossing - John Williams
Romanzo di iniziazione. La caccia al bisonte è una scusa per raccontare l'animo umano.

9) Bacci Pagano, una storia di carruggi - Bruno Morchio
Scritto al presente, bel romanzo ambientato a Genova.

10) Correre - Jean Echenoz - a pari merito con Mar del Plata di Claudio Fava. Entrambi i racconti riguardano lo sport.
Nel 1946 in piena guerra fredda Emil Zàtopek stupirà il mondo con la sua falcata strana e vincente. 
Mar del Plata è una storia di sport certo, ma soprattutto di coraggio e di grande umanità.

Mar del Plata

La prima volta che andai in Argentina quasi trent'anni fa, la memoria di molte cose era ancora intatta.
Cose accadute laggiù, a Buenos Aires, dove la storia si era fermata su quell'elenco interminabile di nomi cancellati dalla vita e dal lutto, Desaparecidos ammazzati senza nemmeno il diritto di portarsi la propria morte addosso.
E cose accadute quaggiù, in Italia, dove un'altra guerra e un altro nemico che non facevano prigionieri s'erano portati via assieme a tanti altri, anche mio padre.
Mi era sembrato un viaggio necessario, istruttivo: imparare che nessun luogo è il centro del mondo.
Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti.
Pensarla storta, fuori dal coro, era un peccato imperdonabile.
A Buenos Aires come a Catania.
Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi (le madri di Plaza De Mayo, le vedove di via D'Amelio) ho provato a immaginare com'erano vissuti e perché avevano fatto quello che scelsero di fare.
Non serviva a consolazione, ma a capire che dietro quelle violenze non c'era la fatalità ma pensieri malati, il cupo senso del potere, l'avidità di pochi, il loro desiderio di impunità.
In questo Videla e Santapaola si rassomigliano.
E si rassomigliano i loro morti.
La storia della squadra di rugby di Mar del Plata mi venne incontro, anni dopo, quasi per caso. In uno dei miei viaggi in Argentina lessi gli articoli di un giornalista di razza, Gustavo Veiga, che aveva ritrovato l'ultimo superstite di quella squadra.
Essere gli ultimi, sopravvivere al male, é sempre un peso insopportabile, il segno di una colpa che non esiste ma che ti covi dentro come un'ulcera.
Succedeva anche agli scampati dai lager, successe anche ai superstiti della mattanza argentina.
Per questo la storia di quella squadra di rugby, annientata dal capriccio e dal livore dei militari, era rimasta così a lungo ignota, conservata, al riparo.
Qual giornalista ebbe il merito di riportarla alla luce.
Fu allora che cominciai a cercare anch'io, a ricompilare senza fretta luoghi e memorie.
Fino a questo libro. Che non vuole raccontare i fatti: ho preferito immaginare i pensieri e i gesti di quei ragazzi che scelsero di restare e di morire.
Ho provato a riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocare fino in fondo il loro campionato…
Il nome di Raoul, il sopravvissuto, l'ho conservato.
Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: mi piaceva pensare che ognuno di loro avrebbe portato con sé , in questo libro, qualcosa in più del proprio nome, qualcosa in più della propria morte.
Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani.
Importa come vissero. E come seppero dire di no. (tratto dal libro).
 
 

Un intera squadra di rugby annientata dal regime dell'Argentina di Videla. Per un puntiglio, per una questione di principio, per dimostrare che gli uomini esistono ancora. Anche se hanno solo 17 anni e non prendono  posizione politica alcuna.
Questa la trama del libro di Claudio Fava e non è un caso che sia proprio lui a firmare questo romanzo che pur arrivando dall'altra parte del mondo (come Papa Francesco) ci riguarda da vicino, a ricordo della feroce mattanza della mafia e del giogo che opprime il sud Italia.
Si legge in un fiato, non fa sconti e non vuole impietosire. Bellissimo.

mercoledì 25 dicembre 2013

Lo spirito di Natale

Gli altri anni era diverso.
Il mattino di Natale tutto iniziava presto. Alle 6 le bimbe erano già sveglie e picchiavano alla porta per lanciarsi in sala all'apertura del pacchetto.
Ma un giorno capiscono che non ci sarà più Babbo Natale, e qualcuno dirà è giusto che sia così.
Anche io lo credo, ben venga l'aver faticato per vederle crescere e farsi strada nella vita… eppure.
Eppure resta l'amaro in bocca, di qualcosa che non torna più. Quella ventata di ingenuità, di stupore, di sorpresa. Il mistero del Natale (che piccolo mistero poi) che oggi non c'é più.
Ecco, lo spirito di Natale: lo sguardo stupito di un bimbo che guarda il mondo e lo stupore ingenuo di fronte ad un mistero che si ripete.

domenica 22 dicembre 2013

Riddick 3

Può il terzo episodio di una saga risultare convincente e superare la novità dei due precedenti?
Se nel primo gioca indubbiamente la particolarità degli spazi, la luce del deserto e il passaggio al buio utile a scatenare le peggiori paure, se nel secondo episodio il male si materializza nei Necromonger e nella loro spietata sete di potere, come può il terzo episodio scuotere lo spettatore?
Mescolando il primo ed il secondo, certamente! Giocando il ruolo del dannato che, tradito dai Necromonger, deve sopravvivere su un pianeta sconosciuto, inospitale e feroce. Ritornare alle origini per combattere con mostri ancora peggiori dei primi, alleandosi con un feroce lupo (?) giocando d'astuzia contro i cacciatori di taglie, unendo umorismo e ferocia.
Un ottimo terzo episodio, ove si ride e si insegue il nostro sul filo dell'avventura.

Shadowhunters - Città di ossa

Film del 2013 diretto da Harald Zwart.
Riprende l'omonimo romanzo fantasy e la serie di episodi di indirizzo televisivo.
Sotto la città vive un mondo ove creature fantastiche si scontrano con demoni, vampiri, licantropi e dove la magia la fa da padrona.
Un'umana scopre a sue spese cosa significhi essere legata ad entrambi questi mondi.
Lungo oltre due ore, riesce anche senza eccellere a non annoiare con una storia seppur semplice e intuibile non cade in basso come analoghi prodotti.
Ottima la tensione, che si perde nello scontro finale, quando a disvelarsi sono i vari abitanti del sottosuolo, con le loro peculiarità e in fondo le loro paure.

venerdì 20 dicembre 2013

Red 2 il film

Che dire? Strepitoso!
Anche il questo caso, il secondo episodio non ha nulla da invidiare al primo!
Frank Moses (Bruce) si è accasato con Sarah e cerca di condurre una vita normale, ma Marvin (Malkovich) lo perseguita, cercando di convincerlo a tornare in scena.
Accade l'imprevedibile e i nostri eroi torneranno a riunirsi per sventare un folle disegno terroristico, viaggiando molto (Londra, Mosca, Parigi) e combinandone di tutti i colori.
Non ultimo e veramente esilarante, l'incontro con lo scienziato pazzo Bailey (Hopkins) rinchiuso nella torre di Londra e in grado di far esplodere un ordigno atomico.
Che altro aggiungere? il sequel al primo Red del 2010 è un autentica garanzia.

Cattivissimo me 2

Chi l'ha detto che il secondo episodio non sia migliore del primo?
Se siete a caccia di certezze, Cattivissimo me 2 non vi deluderà. Gru è diventato un buono ma non per questo riesce a stare alla larga dai guai. E per non guastarvi il finale vi dico solo che entra in gioco una donna! 
La parte del leone la fanno certamente i Minion, che rapiti da un misterioso personaggio, vengono mutati (sul genere dell'Isola del Dr. Moreau) in pericolosi mostri.
La morale? C'è anche quella! quindi guardatelo...

L'ora incerta

"L'ora incerta tra il cane e il lupo" è un romanzo di Hans Tuzzi.
Ambientato nel 1985, dopo l'abbondante nevicata che fermò il laborioso nord Italia, mette in campo il commissario Melis e la sua squadra.
Avrei dovuto capirlo dal titolo che c'era il trucco: incerta è la trama, che stenta a decollare, incerti i personaggi, laboriose, colte, ma spesso inutili le digressioni (alla Katy Reichs per intenderci), non coglie nel segno, non appassiona e finisce per perdersi.
Finito in pochi giorni. Forse non avevo digerito la pasta con i funghi. 

sabato 14 dicembre 2013

Io speriamo che me la cavo

Uscito alcuni anni or sono. Ai tempi internet non c'era.
Pubblicizzato tramite alcune comparsate al "Maurizio Costanzo Show". Ebbe un immediato successo per i divertentissimi testi che riprendevano le sgarrupate avventure dei bambini di Arzano.
A rileggerli oggi più che sorridere, fanno quasi piangere. 
Più di tante indagini Censis, di tanti calcoli Istat, di tante inchieste della magistratura, quello descritto è lo sfacelo del Meridione, visto dal basso. E non è un bello spettacolo.

la prima ciaspolata






Acquistate le ciaspole non ho resistito. Anche solo un paio d'ore, eccomi sulle nevi del Sempione. Bello? Dannatamente freddo! Ma che sensazioni!!!

domenica 24 novembre 2013

Warm Bodies - il film

MI è piaciuto. Ottima l'idea di tramutare uno zombie in essere pensante e attribuire all'amore il potere di guarire da ogni male e tornare indietro da ogni situazione. Ottima la narrazione della "non vita" degli zombies, persone strappate dalla vita (ma era veramente una bella vita?) per divenire apatici e trascinarsi qua e la senza significato alcuno.
Metafora dell'odierna società, mette un non splendido John Malkovich in secondo piano (come è giusto che sia) e senza troppo pretendere all'immaginazione costruisce una storia d'amore e di superamento delle diffidenze. Bravi.

Wolverine l'immortale

Prosegue la saga degli X-men, sfruttando il più gettonato dei suoi componenti, il permalosissimo Wolverine.
Tutto ha inizio con un sogno (lo dice anche Briatore che tutto parte da lì) che tuttavia non è altro che il ricordo di un evento passato. 
Dopo lo scontro con un cacciatore di orsi macilenti, a cui inchioda una mano, Wolverine viene raggiunto da una giapponese reduce da una malriuscita seduta dal parrucchiere. Deve accompagnarlo in Giappone per incontrare un soldato a cui ha salvato la vita durante il secondo conflitto mondiale.
Questi nel frattempo è divenuto ricchissimo e al suo servizio ha un altro mutante Viper (una che nella vita ha sempre lavorato al centro antiveleni di Milano) e che appena si avvicina a Wolverine lo priva dei suoi poteri.
Ciò nonostante lui non cede, si scontra con la Yakuza (che al cinema è rappresentata con tatuaggi anche sul buco del culo, un po come i mafiosi nostri sempre rappresentati con coppola e mandolino), con il ministro della polizia, con i ninja, con un robottone di metallo che gli vuole strappare i super poteri.
Rimane memorabile il combattimento sul tetto del treno (rubato a Mission Impossibile) e alcune frattaglie qua e la.
La trasferta giapponese non paga e pure il finale assolutamente incomprensibile.

sabato 23 novembre 2013

Ruggine Americana

Lo sfondo è il disastro americano odierno. Lo spirito è quello della Frontiera, ma la sensazione è più simile a "Furore" di Steinbeck. Scappare, tradire, mentire, uccidere, rubare: ogni opzione è valida pur di sopravvivere al lento affondare nella rinuncia di un intera nazione. Quindi solo Poe, incarcerato ingiustamente trova il coraggio di diventare uomo. E solo Isaac, dopo la fuga riesce a tornare indietro pronto a sostenere la sua parte di colpa. Quello che troveranno è una sorpresa.
Un ottimo esordio per Philipp Meyer e un bel romanzo che riesce a descrivere dalla parte dell'uomo comune il venire meno del mito americano e la fatica necessaria per ritrovare un punto da cui ricominciare.

domenica 10 novembre 2013

After-heart il film

Che accidenti di film può essere un dialogo tra padre e figlio, ove uno sta tutto il tempo seduto a tamponarsi un emorragia alla safena e l'altro corre per la giungla manco gli bruciasse il culo?
Che paura possono fare macachi, tigri con denti a sciabola, sanguisughe, aquile giganti e infine un mostro indefinito se il ragazzino di cui sopra ha sempre la stessa espressione: "mi scappa la cacca e non c'è un posto dove farla"?
Che Shyamalan si prestasse a fingere di dirigere questo film familiare è uno dei misteri che la cinematografia ogni tanto ci riserva. Resta il fatto che il regista de "il Sesto senso" ogni tanto ci casca e firma delle boiate pazzesche.
E dire che il rapporto padre figlio è spesso richiamato nei suoi film, non ultimo "Signs" o "The Village". 
Will padre pare tetanizzato, Will figlio pare tarantolato, la tecnologia utilizzata fa cagare. Vedasi astronave che si sfascia, riserve di ossigeno che si rompono, radiofaro che non ha campo (manco fosse della Wind), armi da pezzenti (ma una cavolo di spada laser no?) i dialoghi sembrano quelli doppiati di Rocky e Adriana da vedere al link.
Speriamo che la prossima vada meglio.

La Torre - Uwe Tellkamp

Ci andai nell'ex DDR. Era il 1991. A due anni dalla caduta del muro e dopo una gita di alcune settimane nella Repubblica dell'Ovest, attraversare l'est fu impressionante.

Un tuffo nel passato, un'arretratezza incredibile. Non ci si capacitava. Come non pareva credibile che l'intero territorio fosse recintato e sorvegliato per evitare la fuga dei suoi abitanti.


Per questo ho voluto leggere questo libro. Un fiume in piena, contente odori, rumori, umori, desideri, pensieri, sogni e tanto ancora, di chi ha vissuto quel periodo, quello Stato, quel regime.
Riassumo una frase per spiegare l'intero testo che consiglio di leggere per la sua forza, come quell'Elba che fa da sfondo alle vicende degli abitanti di Dresda. "Abbiamo creduto che tutti gli uomini, in fondo, fossero buoni, che quando gli avessimo dato da mangiare a sufficienza, una casa, vestiti, allora non avrebbero dovuto più essere cattivi, non sarebbe più stato necessario. Un errore, e quale errore".


venerdì 8 novembre 2013

il Teggiolo

Prima che cali l'inverno e limiti i movimenti mi sono avventurato sulle mie cime. L'avevo pensata per quest'anno: il Teggiolo. E ci sono arrivato! Panorama incredibile. Tempo perfetto. Luce unica. Temperatura primaverile. Una giornata unica. Da ricordare.










domenica 3 novembre 2013

Elysium

Elysium, o dei Campi Elisi è un film del 2013. Nuovo nuovo.
La Terra è preda di un terribile degrado, governata da pochi ricchi, che l'hanno abbandonata per vivere su una stazione orbitante, dotata di ogni confort e di conoscenze mediche in grado di non farli mai morire.
I disperati rimasti al suolo, oltre ad ammalarsi, lavorano come schiavi per creare i robot che li controllano e rendere felici i terrestri che stanno in cielo.
Figlio dell'Obama Care, questo film rimarca una serie di stereotipi e di fobie tutte americane.
L'accesso ad un sistema sanitario gratuito e funzionante, la paura della malattia e della morte, le condizioni di lavoro e di vita disastrose, lo Stato dispotico e sorvegliante, i pochi ricchi che hanno tutto: questo è il continuo richiamo del film, che ottimo nella trama e negli effetti speciali, lascia noi europei in parte increduli, in parte meravigliati, per un mondo che non ci appartiene e che non riusciamo ad immaginare.
Emerge in tutta la sua tragicità il destino di un lumpen-proletariat (sottoproletariato) destinato alla rovina e che con le proprie mani produce lo strumento di potere che lo sottomette.

"Al grido di ammalati di tutto il mondo unitevi" di Marxiana memoria, il nostro "Adamo Primitivo" necessario in ogni film a stelle e strisce per sbrogliare la matassa, (e qui impersonato da un muscoloso ma dannatamente malato Matt Damon alias Max Da Costa) vede trasformarsi in fantasmagorici fuochi d'artificio il tentativo dei poveri di impossessarsi, grazie anche all'informatica (altro recente pallino degli Yankee) del benessere negato.

Jodie Foster e William Fichter riescono in maniera eccellente nel ruolo dei cattivi e vederli morire entrambi non ci rende più allegri ma neanche ci dispiace.
La morale? Teniamoci il nostro disprezzato servizio sanitario nazionale, facciamo la fila nelle nostre ASL, e la prossima volta che ci parlano di disservizio sanitario guardiamo in cielo: non vedendo Elysium tra le stelle potremo tirare un sospiro di sollievo.

domenica 27 ottobre 2013

I due marescialli

Bellissimo film del 1961, diretto da Sergio Corbucci e interpretato dal fantastico duo Totò e Vittorio De Sica. Gianni Agus, nei panni del Podestà, completa la vena comica dell'opera.
Tragedia e Farsa, nel novero della commedia all'italiana si inseguono e si sovrappongono: è l'8 settembre e le tragicomiche avventure di un Maresciallo dei carabinieri (De Sica) ed un ladruncolo (Totò) tracciano l'umano percorso che molti italiani furono costretti a vivere durante quei terribili periodi.
Ancora una volta la fa da padrone il travestimento e lo scambio di persona: il ladro che diventa Maresciallo, il Maresciallo che diventa prete, la fidanzata che sposa l'uomo sbagliato, al punto che quando ognuno rivela quel che è, nessuno è disposto a crederci.
Bellissime le scene della pernacchia al discorso nazifascista, i tentativi di arruolare i volontari nella VAFF, il finto matrimonio, lo scambio della candela con la dinamite, ed il finale con il ladro che riappare e soffia la valigia al Maresciallo che lo riteneva "redento".
"Domenicano, padre domenicano...." e chi se lo scorda più! 

Lou reed

Eh si, se n'è andato anche lui.
Un altro poeta maledetto. il cantore del lato cattivo e selvaggio del rock.
Dai Velvet Underground con Heroin, All Tomorrow's parties, Venus in furs, dall'album Transformer, dalla factory di Andy Warhol, dall'ultimo album con i Metallica.
Una vita difficile la sua, sullo sfondo la sua New York, con le sue ombre ed i suoi marciapiedi. Un cantore dell'America, quella che nessuno vuole conoscere. La droga, l'alcool. Forse nella follia sta il genio. Ciao Lou.

sabato 26 ottobre 2013

ciao Zuzzurro

Nella vita reale si chiamava Andrea Brambilla. Per tutti noi cresciuti con il "Drive In" era Zuzzurro. Insieme all'inseparabile Gaspare, aveva creato una coppia pronta a lanciare un collaudato schema di battute e scenette divertentissime.
Dalla Rai a Fininvest, al Teatro, incarna un periodo in cui la TV era ancora qualcosa che magari non istruiva, ma nel contempo non diseducava e faceva passare una serata spensierata.
Malato da tempo aveva cercato sino all'ultimo di combattere il brutto male e lavorare. E' morto a Milano il 25 Ottobre, lasciandoci però il suo ricordo.
Grazie Andrea, cioè Commissario Zuzzurro, per tutte le risate pulite che ci hai donato.

Alieni in soffitta

Alieni in soffitta, film del 2009, rientra nel novero "Alieni, bambini, invasione, lieto fine" con una serie di variabili assolutamente spassose.
Le migliori riguardano certamente il trattamento riservato a Richy Dillman il fidanzato della sorella di Tom - il principale interprete.

Ricky, vittima di un attacco alieno diviene un automa. Peccato che il joystick che lo controlla passa di mano in mano facendolo diventare un autentico zimbello o peggio facendolo scontrare con la nonna, pure lei lobotomizzata! 
Il lieto fine giunge quasi troppo presto, in un crescendo di battaglie ove gli adulti non solo non sono ammessi ma nemmeno si avvedono.  Ottimo per passare un divertente paio d'ore.

martedì 22 ottobre 2013

L'ombrello di Maradona

Il servizio pubblico per sua natura "è pubblico". Lo pago io, lo paghi tu, lo pagano tutti. In cambio dovrebbe quanto meno rispettare lo Stato, gli ordinamenti, le leggi e le regole del sentire comune.
Questo non avviene in Rai. Pagata da tutti noi, spesso smemorata si prende la briga, a nostre spese, di passare dubbi personaggi dal passato torbido e dal futuro discutibile.
Diego Armando Maradona, al secolo noto come "la mano di Dio", non può e non deve permettersi di offendere tutti gli italiani onesti che pagano le tasse.
Non può perché amico di mafiosi, non può perché evasore, non può perché tossico, non può perché oltre a saper giocare al pallone (unico merito riconosciuto) non ha nulla da insegnare a nessuno.
Penoso Fabio Fazio che glielo ha permesso. Penoso chi tra il pubblico ha applaudito. Penoso che i dirigenti della Rai, usando i nostri soldi lo abbiano pagato per fare quel gesto.
Questo non è servizio pubblico. Questo è spazzatura.

domenica 20 ottobre 2013

Pirati dei Caraibi - la maledizione della prima luna

Primo episodio della fortunata serie. Quando uscì nel 2003 fu una vera innovazione. L'intelligente mix tra Salgari, effetti speciali, idee hollywoodiane portò bene al film, tanto che è diventato il capofila di film di pirati ancora oggi imitato.
Una storia d'amore, una maledizione, una ciurma di pirati, il Governatore ed il Commodoro. Cosa manca per affascinare? Tanto umorismo con Jack Sparrow, la scimmia maledetta, ciurme improbabili, soldati inglesi ridicoli. Si, c'è tutto! Buona visione.

martedì 15 ottobre 2013

Sinister

Tutto ha inizio con la scelta di acquistare il film in DVD da parte di Ezia. Entrata al Belforte a Varese, chiede informazioni all'addetto del Media. Quale film? Sinister? Quello con Pedro El Dindon, il noto attore pornografico messicano? Si, c'è anche in DVD! Senza entrare nel merito della preparazione filmografica del simpatico facilitatore all'acquisto, il film viene acquistato ed è pronto per la visione home.
La solita casa infestata, i soliti bambini oggetto di attenzione da parte degli spiriti, il solito incauto scopritore di segreti che roso dal demone (o dai demoni, poi lo capirete) scatena forze che poi lo faranno soccombere.
Fin qui nulla di nuovo direte voi! E invece questo film fa la differenza.
Ad esclusione delle scene finali, il demone si limita a poche apparizioni, quasi in forma lieve, non vuole disturbare, non vuole disvelarsi. Siamo lontani 1000 anni luce dagli splatter o dai vari Dario Argento.
Se violenza e sangue sono presenti, lo sono solo nei filmini che lo scrittore Ellison Oswalt, in crisi di ispirazione, decide di sorbirsi per dare una trama alla sua ultima creatura, quella che dovrebbe dargli fama imperitura.
Ma, come è noto a tutti voi frequentatori di film orrifici (si può dire), la curiosità ha ucciso il gatto, e in questo caso non esiterà ad uccidere lo scrittore.
Roso dalla necessità di giungere al romanzo, terrorizzato dalla sua scoperta, ma al tempo stesso affascinato, Ellison e noi con lui, non riesce a staccarsi dai filmati, e un intreccio di indizi (collegati anche grazie all'aiuto del vice sceriffo suo fan) scopre che una divinità babilonese si è intrufolata nella sua vita e in quella dei suoi figli. Amaro il finale.
Al di là del già detto: la casa maledetta, il demone babilonese, il passato tragico che riemerge, questo film introduce molte novità e su queste occorre aprire una riflessione:
1) Sui bambini: i bambini sono il varco attraverso cui il demone si nutre e su cui può fare affidamento per perpetrare i sacrifici umani. Forse per via della loro innocenza, forse per la loro sensibilità.
2) Sul demone: i demoni o sono antichi o non li vogliamo. Simbolo di un umanità che non esiste più, che adorava tutte le esternazioni della natura (il paganesimo), con l'avvento dei monoteismi i demoni faticano a riappropriarsi di una loro dimensione e di un collegamento con l'uomo. Quando avviene la brutalità prevale.
3) Sui filmini: il media. il ricorso ai filmini per far giungere il messaggio del demone agli umani fa riflettere. Al tempo dei babilonesi i SUPER8 non c'erano, come è evoluto nel tempo il contatto? Forse il demone che si nutre dell'immagine ha dovuto evolvere dai disegni sui muri al cinema, certo è che il male trova sempre una strada, anche quella meno evidente.
4) Sul romanzo: Ellison è preda dei suoi demoni, forse peggiori di Buguul (il demone babilonese), l'alcool diviene veicolo, le visioni, i rumori li sente solo lui (e la bimba ma alla fine), mentre gli altri subiscono ma senza rendersi conto di nulla. il passaggio filmino, spettatore, casa, abitanti della casa è progressivo e una volta attivato non può più essere fermato.
5) niente splatter: la quasi assenza della manifestazione visiva del male è totalmente sostituita dalla sensazione di malessere che pervade il film. il dolore è prima confinato nei filmati del passato, poi lentamente emerge, ma in forma di disagio, di sogno, sino alla rivelazione finale.
Un ottimo film.


domenica 29 settembre 2013

Parigi Brucia ?

"L'ordine di Hitler era preciso. Ma non fu eseguito. E Parigi, risparmiata dal fuoco, tornò finalmente ad essere libera dopo oltre millecinquecento giorni di occupazione tedesca.
Era il 25 agosto 1944. "Parigi brucia?" è la storia della sua riconquista: due settimane disperate e frenetiche per gli uomini della resistenza e per i soldati alleati. Per tutti loro la liberazione di Parigi era il simbolo della riscossa.
Per il Fuhrer e per il suo esercito, invece, era il segno di una irrimediabile disfatta.
Una cronaca appassionante e precisa.
Da un binomio di formidabili autori, un romanzo verità sui momenti più drammatici dell'ultima Guerra Mondiale". (tratto dal libro).


Questa volta ho fatto un vero esperimento di multimedialità: ho letto preliminarmente alcuni libri sul periodo bellico della 2° Guerra Mondiale ed in particolare sugli eventi che portarono alla liberazione di Parigi dai nazisti.
Poi ho guardato il film "Parigi Brucia?" Film del 1966 diretto da René Clément e interpretato da molti bei volti del cinema del periodo: Jean Paul Belmondo, Alain Delon, Kirk Douglas, Glenn Ford, Yves Montand e altri.

                                         
Infine ho letto il libro di Dominique Lapierre e Larry Collins da cui prende origine il film, o meglio ho fatto le due cose contemporaneamente.
Risultato? Tra i resoconti del periodo, il libro ed il film, vi sono evidenti discrepanze che fanno capire come la Storia la scrivano i vincitori, mentre ai vinti due dita negli occhi.
Le liti tra i francesi e gli alleati, le rivalità tra comunisti e gaullisti, la capacità dei tedeschi, nonostante lo sbandamento generale, di tener testa a eserciti ben più numerosi, il doppiogiochismo dei francesi che tutto possono dire, ma certo non che l'ultima guerra l'abbiano vinta. Anzi.
Ben scritto il libro, bello il film, ma l'amaro in bocca resta.

Matango il mostro

Oggi vi parlerò di un film particolare, un cult del cinema: Matango il mostro.
Film giapponese del 1963, diretto da Ishiro Honda (che ha diretto tra l'altro i vari Godzilla e di cui mutua di conseguenza una serie di elementi tipici della filmografia giapponese del periodo).
7 amici (ma lo sono sul serio?) viaggiano in mare su un lussuoso yacht. Alla deriva dopo una tempesta giungono su un isola sconosciuta e nebbiosa.  Trovano un relitto ove si accampano. manca il cibo e le speranze di riprendere il mare e salvarsi sono legate alla possibilità di lottare uniti: ma questo non avviene.

La paura di fondo è sicuramente legata alla pulizia degli ambienti, al timore di funghi e batteri ed alla mania tutta giapponese per l'igiene per contrastare germi, sporcizia e malattie (un film così nei paesi anglosassoni sarebbe stato frainteso).
Altro costrutto di fondo è l'accostamento pulizia esterna, pulizia morale: chi perde la propria dignità mangia i funghi e si trasforma.
La nave piena di muffa viene ripulita, ma quando prevale l'odio e la fine della moralità la muffa ritorna a simboleggiare la perdita di purezza.
A cedere, fateci caso, sono per primi coloro che già sono privi di moralismo e deboli.
Rubarsi il cibo, venderlo come al mercato nero, cercare di soddisfare le proprie voglie senza freni inibitori evidenzia che la maledizione del fungo non può essere altro che la normale conseguenza (quasi un Dorian Gray al contrario) ovvero la mutazione in qualcosa di repellente.


Non a caso nel finale, l'unico sopravvissuto ammette la sua debolezza che, oltre a marchiare la sua coscienza, ne ha deturpato il viso.
Lento nelle scene, intelligente nella suspense, cosa non è se non l'ennesimo film di paura: rumore di passi, maniglie che si aprono, la fame come sfondo e arma che distrugge le certezze, la paura del diverso (ma ancora, quanto diverso ?), l'attacco finale dei mostri, quasi una catarsi della malvagità che prende il sopravvento.


Sappiamo fin dal principio come andrà a finire e lo sanno tutti i personaggi del film, eppure nulla viene fatto per evitare l'epilogo. Interessante infine il flashback che spiega come personaggi così diversi si trovino imbarcati in questa avventura. 
Per la cronaca: il film ha fatto nascere un interessante merchandising.

Matango car
 Matango triciclo ?

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