venerdì 30 giugno 2017

Le giravolte di Emmanuel

Certo avrà fatto piacere alla Sinistra la vittoria di questo ragazzo al soglio dei palazzi francesi... al punto tale che, per alcune settimane si sono inseguiti i rumors sulla possibilità di importare il progetto "En Marche" anche in Italia... (così era stato e per alcuni è ancora, il tentativo di importare il Trumpismo, il Sovranismo ed altre cagate simili).
Ma, oltre ad aver sperimentato che certe formule sono frutto del caso, della specificità e non funzionano come l'asso pigliatutto, anzi rischiano di sapere di tappo, come quel vino che in vacanza ci piaceva tanto ed una volta a casa ci delude... ecco la prima delusione dell'idea macroniana di Europa.
Il banco di prova, lo ammetto, è difficile: l'immigrazione.
Però è sulle cose difficili che si governa, che ad asfaltare strade e svuotare i cestini son buoni tutti... Quindi eccoci alla prova dei fatti: Muro a Ventimiglia, e mentre Macron ammette di aver sentito il grido di aiuto dell'Italia, probabilmente non ha sentito abbastanza oppure lo ha scordato subito, come quel latrar di cani che ci sveglia nel cuore della notte ma è presto dimenticato da uno sbadiglio...
Tenuto conto che poi, se la Libia è nel caos è solo perché la Francia ce l'ha cacciata con la guerra a Gheddafi e il tentativo di mettere le mani sul petrolio libico... o sbaglio?
Quindi, vogliono il petrolio? Va bene. Si pigliassero pure tutti i migranti che arrivano e che l'Italia, anche per evidente incapacità non può gestire...
Per una volta ha detto bene il piccolo Brunetta: mandiamo quattro navi in un porto francese e vediamo che faccia fanno... insomma, tante belle parole... e intanto noi andiamo a picco. Grazie Europa, grazie Governo.... dimenticavo, grazie Emmanuel !!!
 

La schiavitù del capitale

"L'uguaglianza è una necessità che si ripresenta continuamente come la fame".
Nella vita non esistono sentenze definitive e quindi se è vero che chi sfrutta ha vinto la partita contro che è sfruttato è solo sino alla prossima chance.
Partendo da questo concetto, Canfora si chiede se il '900 costituisca la fine della Storia. La sua risposta è no. Certo è stato il Secolo che ha visto il crollo dell'insostenibile esperimento del Socialismo... O forse lo è per i Liberali... i quali credono che l'ordine sociale esistente sia l'unico possibile.
Per funzionare secondo la logica del sempre maggiore profitto e della lotta spietata per il controllo dei mercati, il capitale, il capitale ha ripristinato forme di dipendenza di tipo schiavile anche all'interno delle aree più avanzate, con la riduzione dei diritti conquistati e con l'uso della malavita.
Il libro si articola su differenti spunti per descrivere lo stato attuale.
1. il concetto di Occidente, l'Italia Fascista, che nel 1929 venne paragonata alla Russia Bolscevica, come unico sistema in grado di resistere alla crisi mondiale... così come idea di Stato Guida dell'Europa...
2. L'America vista come "Estremo Occidente" mal voluta dal pensiero degli intellettuali fascisti, al pari dell'Estremo Oriente, definito Asiatismo.
Canfora sostiene che il Decolonialismo, che aveva trovato nel Comunismo un'alternativa al Capitalismo degli occupanti, al venire meno dell'URSS ha lasciato il passo al fondamentalismo religioso.
Il vero ruolo degli USA con l'intervento nella 1° Guerra Mondiale era quello di colonizzare l'Europa.... Oggi l'Europa mette sanzioni ai russi su mandato americano con una politica esterna minorata....
3. il Ruolo della Cina. A partire da Voltaire, vi è stata una visione razzista dell'Oriente.. riconoscendo che solo grazie allo sviluppo tecnologico l'Occidente ha potuto battere Turchi e Tartari..
Con la 2° Guerra Mondiale, la lotta dell'Occidente contro sé stesso ha fatto perdere l'egemonia con Russia e USA, facendo nascere tra l'altro la "Guerra Fredda" e solo con il 1989 l'Europa riprende la sua posizione... ma non tutto è andato come doveva... a causa della scellerata scelta degli USA di privilegiare il fondamentalismo arabo in chiave antisovietica senza tenere in alcun conto gli interessi dell'Europa...
4. La schiavitù... è sparita? Certo che no! dai traffici degli esseri umani , la schiavitù è ancora pilastro del profitto capitalistico con lo sfruttamento degli Stati del Terzo Mondo o di ampie sacche del Primo... o (frase mia) oggi con l'Industria 4.0, la robotica ed il licenziamento/ricatto degli operai.
Esistono muri, esistono egoismi, banche che comandano gli Stati, Ambiente distrutto, Giornalismo asservito al potere.. unico rimedio: distribuire la ricchezza.
 
 
 

mercoledì 28 giugno 2017

Lily la tigre

Lily vive a Tel Aviv, trent'anni, centoventi kilogrammi, un'amore alle spalle, una vita davanti. Che fare? da dove partire? Nel frattempo divertendosi con l'autoerotismo, poi spassandosela con notti di follia sessuale a caccia di chiunque le dedichi un istante di tempo... ed infine invischiandosi nei pasticci di un amore passato (il primo), di due amiche, di una tigre ricevuta in dono...
E' tutto? Certo che no, mica è così complicato... oltre... tra passato e futuro, presente e storie varie, scopriamo una persona speciale, una ragazza super sotto tutti i punti di vista...
Lily, Ninush, Mikhaela, Taro, Amikam, Leon, Magometov... ognuno di loro ci descriverà desideri, speranze, sogni, aspirazioni, ricordi del mondo ebraico in terra di Israele... ognuno di loro alla ricerca della felicità o semplicemente del modo più utile per far scorrere il tempo.
Dai genitori di Lily, una "versione ebraica ed anzianotta di Ken e Barbie"... dalla scoperta dei denti già formati alla nascita, che la destinano a grandi orizzonti e si rivelano forieri di menzogna e false aspettative... in una Tel Aviv che, quando non si schiatta dal caldo, è invasa da "un'acqua tiepida, tardiva, come quell'invitato distratto giunto quando ormai la festa è finita".
Da Ninush, ed il suo segreto per sopravvivere, che sta "nel suo raro talento di vivere nel terreno infinito del presente... perché per lei il passato è una catena di sbiaditi ricordi in bianco e nero, mentre il futuro è privo di rilevanza".
E i rapporti con l'altro sesso? Quando non sono botte o sesso.. "tutti sanno che gli uomini restano bambini nell'animo e l'età non fa che perfezionare la loro indole testardamente puerile"... oppure nell'affermare che "il minerale più bello e più strabiliante di tutti è il corpo di un uomo" oppure nel dichiarare che "lo stomaco della passione non sarà mai sazio ma quanto precisa e tremenda diventa la fame quando compare l'oggetto del desiderio".... e che quando non riescono nei loro intenti amatori finiscono cosi: "siede nella posizione in cui da sempre siedono e per sempre siederanno nel corso della Storia gli uomini che non sanno che pesci pigliare: sul bordo del letto, curvi, ginocchia larghe, la testa tra le mani".
Come descrivere questo libro? Scritto senz'altro bene, dalla parte delle donne... forse troppo fantasioso nel finale... mi ha comunque divertito.

Fast & Furious 8

Ed eccoci all'ottavo episodio della fortunata e rumorosa serie cinematografica "Fast & Furious" che dal lontano 2001, vede a famiglia di Dominic Toretto, ampliarsi, sfasciarsi, ricostruirsi e combattere per.... già per cosa? Per divertirsi ovvio! Corse e gare di macchine, infantilismo trascinato sino alla soglia della pensione, battute divertenti e bellissime ragazze, pugni e pistolettate... poco sangue e molta tensione... ma sempre, sempre il sorriso sulle labbra.
Sta tutto qui il trucco, il canovaccio, il filo conduttore che, trascina da oltre 16 anni (quasi un passaggio di testimone da una generazione all'altra) giovani e meno giovani in questa lunga lunga cavalcata automobilistica sulle strade di tutto il mondo, per sconfiggere improbabili super banditi intenzionati a ricattare i potenti di turno minacciando il lancio di testate nucleari così, tanto perché fa figo...
La cosa divertente, di una saga così lunga, è che oltre all'invecchiamento dei protagonisti, vi è un evidente evoluzione della strumentazione e, anche se i mezzi esteriormente paiono sempre uguali, i gadget elettronici si sprecano a mucchi...
Due ore adrenaliniche, ove il tempo per pensare è ridotto a zero e dove Dominic Toretto (alias Vin Diesel) ha una mimica facciale degna di un attacco di ictus... Si ride.
 

domenica 25 giugno 2017

Omicidio all'italiana

E' veramente tanto lontano il borgo di Acitrullo dalle nostre città, dai nostri paesi, dalle nostre televisioni e dai nostri quotidiani vissuti? Certo, forse non così demenziale, certo la cretinaggine qui raggiunge limiti impensabili... ma di fondo tutto resta già visto, un poco esasperato, forzato.. su cui si ride ma a tratti a denti stretti.
Vuoi per la polizia inetta, per la televisione che distorce la realtà e mente, per i cittadini che vedono nel progresso una speranza ma non sanno dargli una forma: le 5 tacche sul telefonino, il Wi-Fi dappertutto che testimoniano qualcosa che qui non c'é ma sta a Campobasso...
Capatonda riesce a farci ridere (e tanto) ma anche a farci pensare che, purtroppo la realtà è di gran lunga peggiore... con il turismo dell'orrore, i media a caccia di notizie scoop e non di verità, di ignoranza a tutti i livelli... nei zotici e nei colti... terribile.

ACAB

ACAB: All cops are bastard. Questa la sigla che ritroviamo sul collo di uno dei coatti che si aggirano per le periferie romane, disperato fondale ove i nostri celerini dispensano bastonate a destra e manca, forse per rendere meno dura la loro vita di sottopagati servi dello Stato
Abituati ai poliziotti delle innumerevoli serie televisive, quello che ci appare non sarà di facile digestione... divisi tra chi li odia, perché troppo crudeli (magistrati, cittadini, delinquenti) e chi li odia perché li ritiene incapaci e non in grado di fare la differenza (cittadini, gruppi estremisti, loro stessi)... si vedono costretti a fare prima di tutto i conti con sé stessi e, non riuscendoci, portare non a casa il lavoro ma la casa al lavoro... picchiando chi ricorda loro gli errori commessi, i soprusi subiti... facendo della violenza l'unica moneta che tutti intuiscono e in fondo tutti rispettano.
In una società sempre meno comprensibile, dove non si sa più chi è colpevole, e dove gli innocenti sono introvabili, dovranno sopravvivere, tenendo presente una sola regola: si sopravvive tutti insieme e senza lasciare indietro nessuno.
Ottima storia italiana, regia all'altezza della situazione.

sabato 24 giugno 2017

Baci dalla Provincia

Bravissimo come sempre Gipi, a rappresentare la quotidiana violenza, la "banalità del male", come direbbe Hannah Arendt... due episodi di questo "Baci dalla Provincia".
Nel primo "Gli innocenti", un ragazzino accompagna lo zio in un viaggio in auto. Devono incontrare un amico di quest'ultimo. L'uomo è uscito di galera, dopo aver scontato 12 anni per un reato nato da soprusi subiti dalla Polizia. Su sollecitazione del piccolo, lo zio comincia a narrare la storia, omettendo i particolari peggiori... ma non omettendo di dire che "la cosa brutta, quando la polizia ti tratta male è che non c'é un'altra polizia che puoi chiamare. Non c'é nessuno al di sopra e questo fa molta paura"...  la narrazione si conclude con una promessa... mentire sull'accaduto per permettere al ragazzino di uscire ancora con questo zio un po' particolare...

Nel secondo episodio "Hanno ritrovato la macchina" due uomini si ritrovano dopo molti anni. Motivo dell'incontro è il ritrovamento di un'automobile che contiene un inconfessabile segreto. Per porre rimedio devono prima uccidere un uomo e questo causa turbamento in uno dei due... ma più di tutto lo causa la profonda incredulità nella fede e nel castigo divino del secondo... Di fronte all'omicidio uno dice all'altro... "ma come fai ad essere così tranquillo? ... E' sempre meglio non pensare, tanto non ci si indovina mai". il finale sarà ancora più cruento... devono liberarsi delle prove ed uno di loro due deve morire. Ma chi?

Frozen

Adam Green dirige questo ottimo film... della serie l'inconveniente è dietro l'angolo e... "una serie di sfortunate coincidenze, portano alla morte o almeno alla tragedia"...
Partiamo dalla trama: decisi a sciare senza spendere troppo, tre sciatori (due amici di lunga data e la fidanzata di uno dei due) finiscono per rimanere bloccati su una seggiovia e dover scegliere tra la morte per congelamento e una lontana, difficile possibilità di salvezza...
E' tipico dei racconti di paura, che vi sia un prima, un durante ed un dopo.
Il prima è dato dal farci conoscere i nostri tre... non è che corra tutto questo buon sangue... i due amici sentono la ragazza come un'intrusa nella loro vecchia intesa, lei si sente esclusa, nessuno però vuole rovinare il fragile equilibrio in virtù del solito antico gioco del detto e non detto...
il durante nasce nel momento in cui, non paghi della giornata sulle nevi, i tre superano il divieto (dettato dall'arrivo del cattivo tempo) di salire sull'impianto e si trovano bloccati ad un'altezza improbabile e lontani da tutto e tutti, per un'intera settimana...
 
Qui ovviamente, sta tutta la maestria del regista... quello di trasformare una staticità mortale, in un susseguirsi di tensione e sospensione... la presa di coscienza, lenta ma costante, che non vi sarà nessuno che viene a salvarti, il cedere al gelo, le recriminazioni, i tentativi più o meno eroici, più o meno folli ed inutili...
Chi non è andato sulla seggiovia? Chi non ha avuto freddo? Chi non teme la notte in mezzo ai boschi? Chi non ha paura dei lupi? e dell'altezza? e della promiscuità quando si deve fare pipì?
Piccoli dettagli si vanno a sommare, rendendo tutto sempre più difficile... sino al colpo di scena.. uno dei tre si lancia, sperando nella neve... ma sbaglia il colpo e si spezza le gambe. la morte arriverà a causa dei lupi. il secondo decide di percorrere via cavo il tratto che lo separa dal pilastro... riesce a scendere e prova a giungere sino a valle... ma, come scopriremo dopo, non va lontano.
La terza, cade insieme a parte dell'impianto, e questo ne attutisce il colpo, permettendole una terribile e lunga discesa a valle e la conseguente salvezza... ad un costo ovviamente molto alto.
 
il dopo: la capacità di far riflettere nel film è data dall'analisi dell'animo umano. Da una prima fase in cui, tutto andrà bene, dobbiamo solo aver pazienza, alla presa d'atto che non c'è possibilità di aiuto esterno, alla visione della morte, alle recriminazioni, alla riappacificazione, all'esito finale...
 
Restano ahimè alcuni (perdonabili) errori o esagerazioni.
I lupi sono animali notturni, ma soprattutto non frequentano impianti sciistici... i gestori li avrebbero già riempiti di piombo alla prima comparsata...
La cattiva gestione dell'impianto non è possibile, perché la legge impone a monte ed a valle una presenza sino a chiusura impianti... si ferma tutto quando il numero dichiarato vuoto è stato visionato da quello che sta a monte... questi passaggi concitati, necessari per giustificare l'abbandono dei tre sventurati, sono una forzatura cinematografica, che noi ovviamente fingiamo di accettare volentieri in ossequio alla trama.
Ottimi i trucchi legati all'azione del ghiaccio, meglio di quelli causati dalla caduta e dai lupi... i quali satolli, lasciano scappare l'ultima sopravvissuta e noi siamo felici per lei... anche se l'avventura ci ha provato mica male.

La prima marcia su Roma

L'obbiettivo del libro: la ricostruzione della verità storica della presa del potere di Ottaviano, nel 43 a.C.
L'indagine parte dalla lettura del RES GESTAE DIVI AUGUSTI, documento voluto da Augusto. Un testo minaccioso, nel rivendicare la legalità della serie di azioni illegali da lui compiute per ottenere il potere: arruolamento di un esercito privato, rivendicare il ruolo di Triumviro, punire gli assassini di Cesare ed al contempo i suoi concorrenti al trono...
La Res Gestae Divi Augusti vengono consegnate quale lascito testamentario il 19 d.C. alla morte di Ottaviano Augusto, ai suoi eredi, dandone lettura al Senato, fatte incidere di fronte al suo mausoleo e distribuite su tutto il territorio dell'Impero.. (è anche grazie a questa modalità che sono giunte copie a noi).
Il raffronto che ne fa Canfora è con i testi scritti da Tacito (smascheratore del linguaggio politico) e da quanto affermato da Ottaviano.
Tutto parte dalle Idi di Marzo, 44 a.C. morte di Cesare, scoppia la guerra civile tra gli assassini di Cesare (i Pompeiani) e i suoi amici, eredi e difensori della sua immagine...
In tutto questo entrano in gioco due figure fondamentali; Cicerone, che vede in Ottaviano, un giovane da utilizzare per giungere al potere; lo stesso Ottaviano che con calcolo spregiudicato, finge di essere contro gli eredi di Cesare e di volerli combattere, mentre ha in animo la vendetta per la morte di quello che lo ha nominato suo erede.
Lo scontro avviene a Modena, tra Marco Antonio e Decimo Bruto;  le legioni raccolte da Ottaviano vengono messe sotto il comando di due consoli: Irzio e Pansa... le notizie si susseguono contraddittorie... prima Antonio vince, poi viene sconfitto, poi riesce ad eliminare Decimo Bruto... in tutto questo le parti avverse al Senato romano si fronteggiano e affilano le spade in base all'esito degli scontri in battaglia..
Per motivi a noi non noti, ma presumibilmente per omicidio e calcolo politico, vengono eliminati Irzio e Pansa... e da Ottaviano.. il quale reclama per sé la carica di Console e, al diniego del Senato decide di marciare su Roma...
E' un alternarsi di notizie e di sentimenti tra le due parti.... da cui emerge un Ottaviano astuto e capace, un Cicerone che non vede il tranello ed è costretto a far buon viso a cattivo gioco (ma gli costerà cara) e culmina nel 43 a.C. nella nomina di Ottaviano a console insieme a Quinto Pedio (che durerà poco anche lui)...
Ottimo e breve libro che ci fa riflettere su un mondo romano, a noi lontano nel tempo, ma dominato da sentimenti, ambizioni, grande capacità politiche ed inganni senza pari... Bellissima lettura.

venerdì 23 giugno 2017

La trappola. Il vero volto del maggioritario.

Dopo aver ben descritto il concetto di democrazia ed aver declinato la modalità di rappresentazione del popolo attraverso il voto, Luciano Canfora si concentra sul maggioritario partendo dal risultato elettorale del 2013 e sulle spinte che vogliono, in nome del superamento degli ostacoli che impediscono la governabilità, la proposizione di un sistema che non prevede più il nesso "un uomo, un voto".
Per fare ciò, Canfora, da storico quale è, analizza il forte confronto politico che, nel 1953 vide contrapposta la DC, timorosa di non riuscire a bissare il risultato del 1948 e il PCI che sperava nel sorpasso od almeno nel ridurre il divario, sul sistema allora proposto da Tesauro e che prevedeva un premio di maggioranza tale da consegnare, al partito o coalizione in grado di prendere il 50% + 1 dei voti, il 64% dei seggi parlamentari.
La spinta, in un clima da nascente Guerra Fredda, nasceva dalle sollecitazioni degli USA, affinché, come in altri Paesi dell'Europa, il Partito Comunista fosse allontanato dal potere o peggio dichiarato fuori legge.
La DC arrivò addirittura a fingere che, un ramo del Parlamento avesse realmente votato e avvallato la legge..  quello che ne emerse è nota a tutti come "Legge Truffa" ed il dibattito tenuto alla Camera da Palmiro Togliatti, e lo sciopero generale promosso dalle sinistre vengono presi a riferimento per quello che emerge nel panorama politico odierno.
Togliatti così dichiarò "La teoria della elezione, altro non è che la teoria della esistenza politica della Costituzione. Quindi, modificare le leggi, senza toccare la Costituzione  alternarne la sostanza".
"Cosa è la Storia? E' l'umanità nel proprio sviluppo. Il diritto elettorale ha una ragione di essere essenzialmente storica; si connette con lo sviluppo armonico delle istituzioni politiche di un dato popolo, con la forza rappresentativa di cui è il presupposto" Vittorio Emanuele Orlando.
Richiama poi quanto affermato all'Assemblea Nazionale Francese dal Conte di Mirabeau nella seconda metà del '700 "Le assemblee rappresentative possono essere paragonate a carte geografiche che debbano riprodurre tutti gli ambienti del Paese con le loro proporzioni, senza che gli elementi più considerevoli facciano scomparire i minori".
 
"Difatti", prosegue Togliatti, "se la maggioranza è spostata per artificio vi è menzogna, se la minoranza è preliminarmente fuori combattimento, vi è oppressione".
 
Dove vuole concludere il breve ma istruttivo libretto? Che il maggioritario è una riproposizione della truffa, che il sistema più onesto, almeno nelle intenzioni è il proporzionale tedesco con sbarramento al 5% e che l'ennesima scusa della mancata competenza dell'elettore per escluderlo dal voto è appunto una scusa... Forse anche a causa del recente fuoco di paglia, che ha visto i principali partiti confrontarsi senza esito su una nuova proposta elettorale, ho letto con piacere questo testo, e concludo con un laconico ... "Restiamo in attesa degli sviluppi"
 

Critica della retorica democratica

 
E' realmente una democrazia, quella in cui noi viviamo? O è altro... e se si, cosa è esattamente?
Può la maggioranza avere torto?
Luciano Canfora, grande studioso del nostro mondo antico, parte da lontano... dal processo di Socrate ad Atene (399 a.C.) per dirci cosa? Intanto che Aristofane e Amipsia con l'uso del teatro (gli antichi media, oggi sostituiti da televisione, giornali ed internet) ed un uso distorto, condizionano l'opinione pubblica e preparano la strada alla condanna di Socrate... il filosofo che appare un disturbante critico del sistema politico vigente ai tempi.
Non a caso Platone, nell'Apologia a Socrate, parla di Teatrocrazia.
Ma cosa domandava Socrate? Si chiedeva se la politica fosse una scienza e, come tale, potesse essere insegnata. Lo faceva al punto da suscitare molestia, in un "opinione pubblica" paga dei suoi valori, delle sue certezze e pronta a difendere gli uni e le altre con la forza del proprio essere maggioranza.
Ma cosa fa dire Canfora al suo testo? A pagina 19, troviamo George Cornwall Levis, che dichiara "il sistema parlamentare non è adatto indiscriminatamente ad innestarsi in qualunque civiltà e su qualunque terreno: senza che questo comporti l'appannaggio esclusivo della razza bianca".
Poi la sua attenzione si posa sugli Stati Uniti, il libro è del 2002 e l'evento clou (passato sotto silenzio) è la vittoria farlocca di Bush Jr, con il consenziente Al Gore, che rinuncia al conteggio dei voti (che gli avrebbero assicurato la vittoria) in nome di un non ben chiaro accordo... un vero e proprio divieto che ha portato le lobby a garantirsi un mandato a favore...
E' improprio definire democrazia un sistema politico nel quale il voto è merce sul mercato politico, e l'ingresso nel parlamento comporta una fortissima spesa elettorale da parte dell'aspirante rappresentante del popolo. Il ceto politico esprime le classi medio alte ed abbienti...
Tanto più che da qualche anno a questa parte, abbiamo assistito all'abdicazione dei poteri eletti a quelli finanziari slegati dalle regole democratiche. Non è un caso che si torni ad assistere ad una Timocrazia (rappresentanza per censo) come nell'antica Atene... le società moderne, nella loro complessità, lo sono altrettanto...
Il testo si conclude con l'analisi delle leggi elettorali maggioritarie (ci tornerò su nel prossimo post) e che, lavorano alla delegittimazione della varietà della società... il silenziatore delle minoranze rumorose... un buon libro (di parte) su cui riflettere.



Pay the Ghost

Pare che molti dei film, interpretati da Nicolas Cage, nascano dalla sua perenne necessità di denaro... questo non toglie che a volte ne nascano piccoli capolavori, molto spesso ahimè grosse porcate.
Va detto infatti che il nostro è dotato di una grande espressività e la capacità di riempire ed a volte bucare lo schermo...
Su questo episodio della lunga carriera di Cage lasciamo un punto di sospensione, trama già vista, idee non certo brillanti, eppure riesce... riesce ad incuriosire, a spaventare, a prestare attenzione seguendo i due poveri genitori alle prese con la sparizione del figlio ed alle sensazioni che, un anno dopo, fanno loro intuire che qualcosa è accaduto, qualcosa può accadere ancora e che tutte le speranze non sono perdute...
Il problema nasce quando, a corto di idee, si fa salire la tensione senza poi colmare le aspettative del pubblico... che nel frattempo si aspetta il colpo di scena e che quando questo arriva dice.. "ah, tutto qui? ancora con il solito demone della strega bruciata e che torna a vendicarsi?"..... ecco, se non ci fosse stato l'avvoltoio, se il portale che fa accedere all'aldilà non fosse stato rappresentato da una macilenta passerella metallica, se i poveri bambini rapiti non fossero stati costretti a svolazzare ... eccetera eccetera, forse avremmo assistito ad un bel film... noi ci accontentiamo e giunti al finale non possiamo che dire "anvedi che strega".

La vocazione di perdersi

Avevamo già incontrato Franco Michieli con il testo L'estasi della corsa selvaggia ove si osservava il meccanismo che porta una persona a correre senza uno scopo e senza una meta.. solo per il gusto di riappropriarsi di un modo di essere, del nostro antico modo di essere.
Eccolo riproporsi ne "La vocazione di perdersi", in fondo l'altra faccia della stessa medaglia; perché se uno deve correre, senza meta, nemmeno necessita di un tracciato e quindi di una carta, di una bussola, di un moderno orpello tecnologico...
E' lui che pesca nella letteratura e ci rimanda a Barry Lopez "Quando viaggio, mi sforzo di conoscere il territorio come se fosse un essere umano, con la sua complicata, insondabile personalità. Aspetto che sia lui a parlare... e aspetto e aspetto".
Quali esseri (umani) viventi, possediamo una sensibilità colma di sfaccettature, una rete di sensi che mette in relazione percezioni complementari, un'immaginazione che va oltre il visibile, una cultura in grado di riconoscere significati in scenari sconosciuti; tutto con profondità e ricchezza di sfumature molto superiori a quelle della tecnologia; e con la capacità di sbagliare e di correggerci; che è la capacità più utile.
 
Poco tempo or sono avevo letto un libro di Bill Bryson una passeggiata nei boschi ed avevo trovato queste frasi "Non sono in grado di spiegare che genere di soddisfazione si provi nel poter dire, guardando una carta: Ah, ecco dov’è Dunnfield Creek o, quella laggiù dovrebbe essere Shawnee Island. Se tutte le cartine dell’Appalachian Trail fossero state precise anche solo la metà di queste, avrei goduto dell’esperienza almeno il 25 per cento in più..... Mi resi conto infatti che gran parte della mia indifferenza nei confronti dell’ambiente che mi circondava risiedeva semplicemente nel atto che non avevo idea di dove mi trovassi."
Un libro ed un modo di pensare in totale contrasto con questo testo... di là, il radicamento alla carta, al tracciato, all'uomo che domina la natura (non a caso siamo in America, negli States e nella mentalità yankee di cui Bryson è totalmente impregnato) di qua viceversa la volontà di perdersi... di restare solo con le proprie sensazioni... chi ha ragione, chi torto? Non credo sia importante... quello che conta è vivere pienamente l'evento, il viaggiare, il camminare... il riappropriarsi del ritmo lento della natura...
Resta segnata questa bellissima frase di Michieli "per farci raggiungere da ciò che ci manca, dobbiamo liberarci di qualcosa di troppo che per abitudine portiamo con noi".
 

lunedì 19 giugno 2017

Morgan

Perché Morgan non può uscire dalla sua super cella? Perché Morgan è temuta ed al tempo stessa adorata e coccolata? Morgan é un esperimento, un sintetico... molto più di un robot... è la sesta generazione... ma ... quando l'uomo si fa Dio, generatore di vita, non sempre tutto va come deve andare.
Morgan sviluppa una coscienza, l'amore per il bello, la musica, il verde, i boschi, gli animali...
Qualcosa va storto, una persona viene ferita, un divieto, un rimprovero, forse un incomprensione... che fare? Viene inviata una consulente per valutare il rischio... su questo sintetico si è fatto un grosso investimento... quale é la colpa di questo essere? Sviluppare sentimenti.
Cosa terrorizza gli umani? la creazione di un essere più forte di loro? più intelligente? più longevo? probabilmente no, solo più sensibile, capace di provare amore ed odio...
E così dopo un terribile confronto con lo psicologo, che fa implodere Morgan e degenerare la situazione, vediamo la tensione farsi sempre più forte ed il numero dei morti crescere...
Ma non tutto ci è stato narrato, non tutto disvelato... c'é un altro robot, un altro alieno, non meno spietato, anzi peggio perché privo di sentimenti... ma tutto questo lo scopriremo alla fine.
Può l'uomo essere replicato? La domanda se l'erano posta, tanti anni or sono, i replicanti di Blade Runner, dopo di allora molti altri avevano "replicato" la questione e la trama... gli esiti quasi mai buoni... ma forse perché ci piace soffrire, o solo ritenerci superiori.
Film ottimamente diretto da Luke Scott, il figlio del più celebre Ridley.

sabato 17 giugno 2017

Schede o Schedine, che passione.

Come avrà notato chi legge i miei post, da un po' di tempo a questa parte, le foto che accompagnano i libri letti riportano delle schedine scritte in carattere fitto fitto, a volte con disegni a volte di diversi colori... tutte della stessa misura, tutte con lo stesso metodo...
Tutto nasce, dall'aver trovato abbandonate, un gran numero di tavolette di cartoncino chiaro... all'inizio non sapevo che uso farne, ma visto che non butto quasi nulla, le ho messe da parte e non ci ho più pensato.
Dopo circa un anno mi è venuto in mente che potevo usarle per compilare elenchi delle cose da fare al lavoro e successivamente li ho inseriti nella mia agenda...
Col passare del tempo mi sono reso conto che, da un lato potevo usarne solo una scrivendo a matita e modificando settimanalmente sempre lo stesso cartoncino, dall'altro potevo farne un uso ulteriore: segnalibro per le mie letture e foglio per appunti.
Mi capitò in particolare con un libro molto lungo e con molti personaggi, anzi troppi personaggi... finivo per perdere il filo, per non saper più chi era Tizio e Caio, che legami c'erano tra loro, chi aveva fatto cosa, il nome di un luogo eccetera...
Stessa cosa per libri ove saltavano fuori frasi particolari, informazioni utili, motti in latino o altro ancora.... Morale, quella delle schedine che accompagnano la lettura, è diventata una divertente ed utile abitudine di cui per ora non riesco a fare a meno.... Per questo ho pensato, per una volta di non far loro giocare il ruolo di semplici comparse, ma appunto per una volta, protagoniste.

Sorvegliare e Punire

"Si imprigiona chi ruba, si imprigiona chi violenta, si imprigiona chi uccide Da dove viene questa strana pratica, e la singolare pretesa di rinchiudere per correggere, avanzata dai codici moderni? Forse una vecchia eredità delle segrete medievali? Una nuova tecnologia piuttosto: La messa a punto tra il XVI e XIX secolo di tutto un insieme di procedure per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili nello stesso tempo. Sorveglianza, esercizio, manovre, annotazioni, file e posti, classificazioni, esami, registrazioni. Tutto un sistema per assoggettare i corpi, per dominare le molteplicità umane e manipolare le loro forze, si era sviluppato nel corso dei secoli classici negli ospedali, nell'esercito, nelle scuole, nei collegi, nelle fabbriche: la disciplina".
 Il XVIII secolo ha senza dubbio inventato le libertà, ma ha dato loro una base profonda e solida, la società disciplinare, da cui dipendiamo ancora oggi.
Il libro passa dalla descrizione di un supplizio (nel 1757) a quello di un impiego carcerario (nel 1825); in questo lasso di tempo cambia tutto. Si introducono i Codici, si riforma la Giustizia, scompaiono (quasi) i supplizi, la punizione si nasconde. Perché?
Se dovessi descriverla con parole semplici, userei la descrizione data da Sant'Agostino: "il male è una perdita di tempo".
Tradotto: in una società che diviene capitalista, in cui il tempo ha un costo, diviene meno oneroso incasellare la repressione penale in un meccanismo amministrativo ed in un atto procedurale. Non si vuole che i boia assomigli (o peggio superi) il criminale, trasformandolo in un martire.
La certezza di essere puniti e non la rappresentazione della punizione deve tener lontani dal delitto. Il castigo è passato da un'arte di sensazioni insopportabili a un'economia di diritti sospesi.
Il corpo diviene forza utile solo quando è assoggettato e produttivo.
E' così che con la nascita di una borghesia commerciale (che si sostituisce al Re) il legalismo dei diritti diviene illegalismo dei beni... dalla sovranità monarchica esagerata, ma spesso inerte e soggetta a tolleranze e desuetudine, si passa ad una pena mite ma certa.
Si illustra infine il sistema carcerario, la sua finalità (il Panopticon) ed i risultati che si vogliono ottenere. Libro da leggere assolutamente per capire la società odierna.
 

 
 

giovedì 15 giugno 2017

Dossier Odessa

Dopo aver letto il diario di un ebreo suicida, Peter Miller, giornalista tedesco, si getta sulle tracce di un ricercato nazista, criminale di guerra e (lo si scoprirà con un colpo di scena) assassino di suo padre.
Fa così la conoscenza dell'ODESSA, l'associazione che a partire dal 1944, ha cercato di porre in salvo i gerarchi nazisti, con l'intento di sfuggire alla giustizia degli Alleati.
In un miscuglio di ruoli che vede, servizi segreti israeliani che devono proteggere Israele da un nuovo rischio (il lancio di missili che utilizza un sistema teleguidato di produzione di industrie tedesche), l'ODESSA, Simon Wiesental che caccia i criminali nazisti, poliziotti corrotti e correi, killer prezzolati e piccole figure ricattate, Miller giungerà alla fine della sua missione...
Ottimo risultato, il film è del 1974 e il bravissimo Jon Voigt (che qui assomiglia tantissimo alla figlia Angiolina...) riesce nell'intento di incollare per oltre due ore lo spettatore, con una trama credibile e densa di tensione.
Ottima l'idea, di far emergere solo alla fine del film, il desiderio di vendetta personale a fronte dell'omicidio del padre... al punto che, quando il nazista oramai smascherato si accorge che tutti i suoi discorsi sulla razza ariana e sull'utilità di pulire il mondo, si accorge che il bagaglio di idiozie usate per giustificare la follia non regge, ha un moto di sconforto.... non sufficiente però a tentare l'azzardo ed a morirne.

Suburra

Se penso che, le cronache giudiziarie degli ultimi anni hanno superato la fantasia più sfrenata, questo film appare quasi divertente... sottotono... mieloso...
Come dubitare quindi del racconto, tenuto conto che, Roma per sua natura è un ginepraio, un covo di serpi, ove il potere mostra la sua peggiore faccia (quando la mostra), ove i soldi sono tutto, ove vi è una guerra, senza esclusione di colpi, per impossessarsi di tutto (denaro, favori inconfessabili, territorio, persone) e trascinare così una vita indegna di essere vissuta o anche solo narrata ma molto, molto redditizia.
Suburra è un buon film. Lo è perché quel che vi accade è vero; Lo è perché, come dicevo prima, probabilmente non supera nemmeno la realtà, ma almeno ci fa capire, meglio di tante indagini, cosa accade nella nostra piccola Italia.
Siamo nel 2011 e stanno per avvenire due eventi: uno storico (l'abbandono del Papa) e l'altro altrettanto miracoloso (l'abbandono di Berlusconi)... ma soprattutto, nel sottobosco romano, è in atto una guerra per garantirsi i proventi derivanti dalla realizzazione di un progetto che riguarda il lungo mare di Ostia.
Mafia, criminali comuni, politici, Escort, Chiesa, mezze tacche.. tutti dentro in questo incredibile minestrone.. dove tutti vogliono guadagnare ma in cui tutti finiscono per perderci qualcosa.
Come ha ben scritto Paolo Casella su MYmovies, è una torma di personaggi privi del padre, privi di figure paterne... persone che cercano di sopravvivere al loro passato alzando l'asticella del rischio...
Non è un caso che l'unico personaggio che emerge, Claudio Amendola, diviene il padre di tutti e da tutti rispettato (é il Samurai, boss della malavita), e se messo a confronto con l'Onorevole Filippo Malgradi  (un altrettanto bravissimo Favino), nel ruolo del parlamentare, corrotto, debole, pronto a prostituirsi per il potere e non solo, ci rendiamo conto che (e forse non solo nel film) forse valgono di più le regole criminali di quelle degli uomini dello "Stato".
La fatalità, l'ingordigia, il volere troppo e la mancanza di capacità nel dialogare porterà tutti alla rovina (chiamata Apocalisse e scandita giorno per giorno)...
Forse didascalico in certe descrizioni, comunque regala due ore di buon cinema.

martedì 13 giugno 2017

La Mummia

Premetto che il dubbio più forte era dato dalla possibile comparsata di Morgan Freeman... nel ruolo del faraone, della nonna del faraone, della mummia, della nonna della mummia. Questo non è avvenuto e un poco (ma poco davvero) ci sono rimasto male.

Quando si decide, di confrontarsi con "mostri" sacri (l'allusione è doverosamente voluta) bisogna innanzitutto esserne all'altezza.
Qui non ci siamo proprio. E non voglio parlare di quell'icona del cinema che è stato Boris Karloff, mi limito alla più semplice serie de "La Mummia" e de "il Re Scorpione" di gran lunga più divertenti e pieni zeppi di colpi di scena ....

Pensiamo anche solo alla trama: militari e un poco ladri d'arte, Nick Morton e socio, finiscono per scavare un enorme buca con un missile e scoprire una tomba egizia in pieno Medio Oriente... ma ed ecco il solito ma, non è una tomba, è una prigione (caspita che news); Quella che contiene la figlia del faraone, colpevole di parricidio e altro ancora.. sepolta viva, eccola risorgere più incazzosa che mai... ed eccola resuscitare morti, scatenare tempeste di sabbia e diventare sempre più forte...

A contrapporsi alla conturbante mummia, una non meglio precisata agenzia segreta.. che combatte contro il male, e qui fa l'apparizione Dr. Jekyll/Mr. Hyde e altre boiate ancora... la trama si sfilaccia, gli effetti speciali non riescono ad impressionare e Tom corre, corre, corre ma non può riempire da solo tutta la vicenda...
 
 Finisce così che l'unica mummia che ho visto è Tom Cruise... che nonostante l'agilità e il fisico giovanile, comincia a non reggere più... soprattutto se si è a corto di idee... Amen.

lunedì 12 giugno 2017

Florence

Semplicemente strepitoso. Meryl Streep (adeguatamente ingrossata) e Hugh Grant (più arzillo del solito), senza dimenticare Simon Helberg nel ruolo del pianista Cosmé McMoon, realizzano un autentico successo...
E' così che la storia (vera) di Florence Foster Jenkins, mecenate americana, che accompagnata dal marito, l'inglese St. Clair si lancia in prove canore, che solo a lei appaiono sublimi, mentre nella realtà riscuotono ilarità di ogni tipo.
E' solo grazie al marito, che la protegge e coccola, Florence non si rende conto dei suoi limiti e, quando decide di esibirsi al Carnagie Hall l'esito non può che essere che disastroso, causando la morte (per crepacuore) della nostra cantante...
Hugh Grant è a dir poco eccezionale, nelle dimostrazioni d'affetto, nel suo doversi dividere tra consuetudine ed affetto e desiderio di amore giovanile... così come lo è quando si lancia in danze scatenate o minaccia, corrompe, circuisce e trasforma la realtà a beneficio della sua cara.
Le scene d'affetto commuovono, le scene di canto scatenano l'ilarità, la scenografia è perfetta, lo spettacolo è assicurato... Vediamo persino un Arturo Toscanini idolatrato e con le pezze al culo... insomma, lo ripeto Strepitoso!

domenica 11 giugno 2017

E' nata una star?

Piccolo e piacevole libretto (73 pagine) scritto da Nick Hornby nel 2006 e pubblicato nel 2010 da Guanda in Italia. Divertente episodio che vede una madre scoprire, grazie ad una vicina impicciona e pettegola, che il proprio figlio si è lanciato nell'industria della pornografia e... ne ha tutti i requisiti!
Come reagire? come gestire una situazione simile? Quando il sesso entra in casa e tocca il rapporto genitori - figli come ci comportiamo... Da leggere e rileggere.... non fosse altro che fa molto molto ridere...

sabato 10 giugno 2017

il sovrano delle ombre

 Di Javier Cercas avevo già letto altri bellissimi romanzi... e li cito uno ad uno: L'impostore, Anatomia di un istante,   Soldati di Salamina. Tutti molto belli, nevvero, tutti da conoscere ed apprezzare.. tutti narranti la Storia, quella con la S maiuscola, passando dalle storie, quelle che ognuno di noi vive quotidianamente.
Devo però, prima di narrar del libro, fare una doverosa premessa... Come ne l'Impostore, metà del libro se ne va in pippe sonore... Javier passa il tempo a palleggiare a centro campo, aspetta il momento per assestare il gol e nel frattempo il pubblico si scogliona (o si addormenta, a seconda di come vogliamo tradurre dallo spagnolo)...
Difatti, se le ugge della volta scorsa erano sullo scrivere un libro che parlasse di un bugiardo, e che quindi in qualche modo avvalorassero l'ego del bugiardo medesimo... questa volta (ci risiamo) metà del libro si riempie di menate sul fatto di parlare di un parente che ha combattuto ed è morto dalla parte sbagliata della barricata...
Noi sappiamo che alla fine Javier il libro lo scriverà, lo abbiamo tra le mani e quindi un poco ci sentiamo superiori al suo scoramento (dai Javier, tanto lo so che poi lo scrivi, tanto lo so che non resisti, lo vedo che stai solo trovando la scusa giusta) peccato che, quando infine la giustificazione per scriverlo arriva, il libro è bello e che finito e noi ne abbiamo due maroni di proporzioni bibliche e ... fatto ancor più grave, ci sentiamo presi doppiamente in giro perché questo giochino de "lo scrivo, non lo scrivo" è lo stesso, uguale identico, idem senza una virgola fuori posto, del precedente romanzo...
Allora dico io, forse pensi che ho la memoria corta, oppure tu sei a corto di idee.. o più semplicemente, se un viaggio è l'atto di viaggiare e non la destinazione, quello che abbiamo tra le mani è il libro e non l'idea che prima o poi l'autore si deciderà a scriverlo... insomma il confine tra la trovata geniale e la sodomia è veramente labile.
Decido quindi, ma solo per bontà d'animo, di dargliela buona e di restare in attesa della prossima fatica, per dare un giudizio definitivo.
Inutile peraltro nascondere che, preferisco lo stile prolisso degli spagnoli a quello asciutto dei tedeschi, e quindi mi godo le quasi trecento pagine di Storia che sono poi la nostra Storia e storia di ognuno di noi... La Guerra di Spagna, il Franchismo, la scelta di schierarsi da una parte, quella sbagliata (ma cosa significa, se la Storia la scrive chi vince?) il fatto di avere tra i propri parenti, un prozio che combatté e morì sotto le bandiere di Franco... quale onta, quale vergogna... oppure no? Come dirimere la questione? Non parlarne? Parlarne facendo dei distinguo? Ad un certo punto Javier, fa dire al suo amico David Treuba (regista di Soldati di Salamina) "Si può essere un giovane nobile e puro e allo stesso tempo, combattere per una causa sbagliata? Si, si può. Perché non siamo onniscienti, perché non sappiamo tutto, e quindi qualcuno ha deciso per noi"... ma allora come lavare l'onta? Come giustificare e giustificarsi? Gli storici questo processo l'hanno già ideato, March Bloch in Apologia della Storia ne dava una chiara descrizione: relativizzare al momento storico dell'evento e non attualizzare al ben pensare dell'odierno sazio mondo occidentale...
Ed infatti Javier così precisa: "E' qui si, che la cosa inizia ad assomigliare ad una tragedia, perché quelli che soffrono la fame hanno ragione a odiare quelli che possono mangiare e quelli che possono mangiare hanno paura di quelli che soffrono la fame. E gli uni e gli altri giungono così ad una conclusione terribile: o loro o noi"... E' solo a pagina 233 (quindi a 60 dalla fine) che l'autore e noi con lui trova il motivo per scrivere il libro sul prozio (che per la cronaca si chiama Manuel Mena ed è stato sottotenente)... qui sta la genialità di Javier, tirare in lungo sui motivi per scrivere perché si è potuto dimostrare (ma per farlo si è dovuto indagare) che non era un esaltato Franchista ma un ragazzo che faceva il suo dovere, solo dalla parte sbagliata....

E allora diventa giustificabile anche la Kalos Thanatos , la bella morte.. quella che i Greci dedicavano agli eroi, Achille prima di tutti... e qui parte il pippotto, che poi da il titolo del romanzo, sull'Achille dell'Iliade (il giovane eroe che muore per la giusta causa e diviene immortale agli occhi dei mortali) a confronto con l'Achille dell'Odissea, quello che Ulisse incontra nel mondo dei morti... "il sovrano delle ombre"... colui che dice "vorrei essere servo di servi ma aver vissuto una lunga vita che sovrano del mondo dei morti e abbandonato alla memoria labile dei vivi"... insomma il concetto finale è presto detto: se morte c'é stata ed a questa non possiamo rimediare, almeno cerchiamo di porre rimedio alla memoria, perché Manuel Mena non sia morto per un malinteso...
Piacevole... con il beneficio del dubbio, sino al prossimo scritto.

mercoledì 7 giugno 2017

Vendetta e Misericordia: due facce della stessa medaglia?

 
Dopo che la Cassazione si sarebbe pronunciata per consentire una morte "dignitosa" a Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, in carcere, 86 anni, malato da tempo, si è scatenata un acceso dibattito sui principali mezzi di comunicazione e sui social in particolare.
Non voglio entrare nel merito della valutazione data dalla Cassazione e non voglio nemmeno perdere tempo a commentare la notizia... il mio intendimento è un altro e alla fine vi dirà di più di qualsiasi giudizio pro o contro.
Leggendo i commenti dei social, in particolare, si individuano immediatamente i due fronti maggioritari. Coloro che letteralmente inorriditi dalle malefatte del Riina, propendono per buttare via la chiave, o peggio di fare a lui, ciò che ha fatto alle sue numerose vittime (non ultimo lo scioglimento nell'acido di un povero ragazzino di 14 anni, reo di essere il figlio di un collaboratore di giustizia) li chiamerò I VENDICATIVI , e coloro che, insomma, bisogna dimostrare di essere superiori a lui, avere pietà, far vedere che lo Stato non è come la Mafia, questi ultimi sono I MISERICORDIOSI.
La cosa divertente (ma neanche poi tanto) è il vedere questi due schieramenti dirsele di santa ragione, con argomenti ineccepibili, senza che nessuno dei due voglia o possa cogliere il punto.
Esiste una legge (bella, brutta, fatta bene o male) che prevede una punizione (poca o tanta, proporzionata, sproporzionata) in base a quanto commesso (nel caso del Riina, credo 16 ergastoli o giù di lì)...
Domanda: perché se uno dichiara apertamente che vorrebbe morto e sepolto quest'uomo, viene tacciato di ferocia e se un altro invoca la misericordia divina, lo si rimprovera tuttalpiù di buonismo?
Io mi accontenterei della legge. sino all'ultima ora, sino all'ultimo minuto... compresi i tre giorni canonici e il seppellimento in carcere... per evitare i funerali modello Casamonica e i baciamano  dei mammasantissima a cui la televisione ci ha obbligati ad assistere recentemente... E' chiedere troppo?
 

La notte del Professor Andersen

Letto nello spazio di un giorno (per sempre un giorno di malattia, pur sempre una calda giornata in cui si sta bene sulla sdraio, sotto la magnolia, a mangiare ciliegie), era nell'elenco dei leggibili di quest'anno... l'ho voluto leggere soprattutto per capire i contenuti e le premesse di un altro testo di Dag Solstad, attualmente non reperibile in biblioteca (e quindi solo acquistabile. Cosa che non intendo fare per lungo lungo tempo).
La trama: un professore di letteratura, nella sua Oslo, la sera di Natale assiste ad un omicidio, compiuto dall'altra parte della strada, nell'appartamento di fronte al suo.
Non chiama la Polizia, non lo farà mai... continuerà la sua vita, certo con qualche conflitto morale, a cui darà poi una spiegazione... finirà per conoscere l'assassino e farselo amico... ed a tutto darà una giustificazione.
Perché narrare una storia simile? Colpa e responsabilità, radicalismo e compromesso, ribellione e omologazione, qual è il ruolo dei valori culturali, filosofici, religiosi, filosofici e morali nell'uomo e nella società odierna.
 
"Da parte sua non riusciva a condividere l'entusiasmo delle masse per l'offerta culturale che veniva loro proposta, non capiva come fosse possibile entusiasmarsi per certe cose... perché non siamo intellettuali senza tempo, siamo intellettuali nell'epoca del consumismo, profondamente influenzati da ciò che muove il cuore delle masse. E ciò che muove il cuore delle masse è la conseguenza della nostra inadeguatezza".... ed ancora "il tempo, ecco cosa mi logora e distrugge ogni cosa. il tempo divora anche le imprese più notevoli dello spirito umano e le distrugge, le rende pallide e sbiadite".
Interessante la postfazione di Ingrid Basso: "essere un intellettuale in Norvegia. Come essere un intellettuale nell'attuale società e avere una dignità? La vita è una sorta di recita, un gioco e l'identità di un uomo non è che la somma dei ruoli che interpreta"... Tutto qui, nient'altro.
 


martedì 6 giugno 2017

Pesca alla trota in America

Il filo rosso che attraversa tutto il libro è il tema, sfuggente, di Pesca alla Trota in America, che diventa via via un personaggio, un concetto, un epiteto, un modo di essere. Difficile racchiuderlo i una definizione, anche perché Brautigan si guarda bene da darcela. Si diverte anzi a mescolare le carte, arricchendo questa figura mitica di sfumature contrastanti, fino a farne un'entità multiforme e inafferrabile.
"I miei libri erano un paio di stivali comprati da Sears Roebuck e avevano pagine di gomma verde. La maggior parte delle aule erano vicino alla riva. Era lì che succedevano le cose più importanti ed era lì che succedevano le cose migliori".
Butingan non è un rivoluzionario, non incita all'azione, ma osserva, con un misto d'indolenza e nostalgia, la perdita di quel rapporto privilegiato con la natura così importante per l'America e per la sua storia, e così caro agli scrittori della sua generazione. La sua azione sovversiva agisce soprattutto a livello dell'immaginazione, attraverso un gusto particolare per le associazioni insolite e dissacranti, che gli fa accostare Dante e Tom & Jerry, Shorty il barbone e il Vecchio Testamento, Benjamin Franklin e i vagabondi di San Francisco.
"Appena laureato, si era trasferito a Parigi e si era messo a fare l'Esistenzialista Si era fatto fare una foto in cui si vedono lui e l'Esistenzialismo seduti assieme a un tavolo di caffè all'aperto. Nella foto Pard ha la barba lunga e sembra avere un'anima enorme, che quasi non gli sta nel corpo".
 
 

il pezzo sul torrente posto tra i due cimiteri (quello dei poveri e quello dei ricchi) è davvero spassoso: una presa in giro di Spoon River, con le lapidi del primo con scritte come: "consacrata alla memoria di John Talbot che all'età di diciott'anni si è beccato una pistolettata nelle chiappe in una bettola" o cose così..
Episodi al limite della follia, oppure no? Citazioni dotte e nonsense assoluto... "Su una parete c'era un rotolo di carta igienica talmente vecchio che ormai sembrava un parente, forse un lontano cugino, della Magna Charta"... tutti comunque esilaranti.
 

lunedì 5 giugno 2017

Una passeggiata nei boschi

 
L'Appalachian Trail , qui ben descritto in Wikipedia , è il filo rosso della vicenda felicemente narrata da Bill Bryson, in oltre trecento pagine di diario di viaggio, zeppo di riferimenti storici e botanici (ma questo è il suo modo di scrivere) e delle tragicomiche avventure vissute su oltre 1400 km (degli oltre 3500 dell'intero tracciato) in compagnia dell'amico Katz.
 
NOTA: questa volta la recensione avviene su un testo digitale.. quindi la mia pretesa di fare una scheda cartografica riassuntiva mal si sposa con il medium... alcuni dettagli vanno approfonditi... ma credo di aver individuato il metodo.
 
 
L'Appalachian Trail ha un estensione di oltre 3500 km e percorre tutta la costa orientale degli Stati Uniti, attraversando la catena dei Monti Apalachi. E' il capostipite di tutti i sentieri a lungo percorso.
Come premette Bryson, "chi potrebbe pronunciare le parole Great Smoky Mountains o Shenandoah Valley, senza sentire l'impulso insopprimibile, per usare le parole dal naturalista John Muir, di ficcare una pagnotta e un po' di tè in una bisaccia e scavalcare lo steccato?"...
 
 
 
Sono molti i momenti ironici, come quando Katz, il socio di Bryson dichiara "ma ti sei guardato? si annusò le ascelle con una smorfia di disgusto.. Cristo! puzzo come il frigo del mostro di Milwaukee"... e come non ricordare "Un tranquillo week-end di paura" titolo del romanzo di James Dickey del 1974 e del film che ne fu tratto, e che parla di quattro uomini di mezza età di Atlanta, che partono per un fine settimana in canoa lungo l'immaginario fiume Cahurlawasle (ispirato al fiume Chattoga) e si trovano improvvisamente del tutto fuori dal loro elemento. "qualunque famiglia io abbia incontrato da queste parti ha almeno un parente in galera"...
 
I libro si può raggruppare in più parti:
 
1. I preparativi.
Molto divertente l'approccio ai negozi che forniscono materiale per campeggio ed escursionismo. Costi esorbitanti, pezzi mai completi, attrezzatura a volte esagerata, altre volte inutile, altre ancora intrasportabile...
 
2. il primo tratto percorso.
Le distanze cambiano drammaticamente, quando si percorre il mondo a piedi. Un km diventa un bel pezzetto di strada, tre km sono una distanza decisamente ragguardevole, venti km è roba da stramazzare, Ottanta km sono pressoché inconcepibili.
... D'altra parte, la vita assume una drastica semplicità. Il tempo perde il suo consueto significato. Quando è buio si va a dormire, quando fa giorno ci si alza e tutto ciò che sta in mezzo sta semplicemente nel mezzo. Una cosa fantastica.
 
3. i tratti percorsi singolarmente.
Dopo  il primo tratto percorso con Katz, Bryson decide di percorrere singoli tratti avvicinandosi con l'automobile... non certo nello spirito dell'A.T.
 
4. la storia del tracciato e la poco edificante politica ambientale americana.
L'Appalachian Trail (A.T. di seguito) fu portato a termine il 14 agosto 1937... l'incredibilmente lagnoso e pedante Henry David Thoreau pensava che la natura fosse una splendida cosa, una meraviglia anzichenò, nella misura in cui sapeva di poter tornare in città in qualsiasi momento per fare rifornimento di pasticcini e vino di malto. Quando però ebbe occasione di sperimentare la natura vera, in occasione di una visita a Katahdin nel 1846, se la fece letteralmente addosso...
L'incontro con la città fantasma di Centralia.... luogo divenuto famoso per l'incendio sotterraneo che l'ha spopolata...
 
Niente dura in America. Se il frutto di un'impresa non si rinnova continuamente viene superato, semplicemente abbandonato senza esitazioni in favore di qualcosa di più grande e ahimè, sempre, immancabilmente, più brutto.
 
In America, ahimè, la bellezza ormai la si raggiunge in macchina, e la natura o la si soggioga senza pietà, come nel caso della diga di Tocks e un milione di altri posti, o la si deifica e la si tratta come qualcosa di sacro e remoto, una cosa a sé, come l'A.T. Di rado viene in mente a qualcuno, da una parte e dell'altra della barricata, che gli uomini e la natura potrebbero coesistere con mutuo beneficio.
 
O quello con orsi e altri animali: "Qualunque cosa fosse acquattata nel folto della foresta, cagava come un leone di montagna".
 
5. i personaggi incontrati sul tracciato.
Si potrebbe dire che esistono due tipi di "escursionisti dall'inizio alla fine": quelli che affrontano la pista in una sola stagione, noti come thru-hikers, e quelli che invece vanno a tappe, detti section-hikers.
Mary Ellen: una pazza squinternata, priva di un briciolo di intelligenza, capace di rutti, grugniti, pulizie di orifizi in modo indecoroso e di critiche contro tutto e tutti... per fortuna viene abbandonata per strada nel primo tratto...
John Pollo, uno capace di perdersi nel bagno di caso. Un caso clinico...
Woodrow Murphy di Pepperell, nel Massachusetts, che fece l'intero percorso nell'estate del 1995. Alla partenza pesava 150 kilogrammi e dichiarò che si era ficcato in quel pasticcio nell'intento di perdere peso...
Tra tutti i personaggi che si incontrano sul tracciato, vi sono quelli che vanno sotto la definizione di "escursionisti Reebok", ossia gente che parcheggia la macchina, cammina per quattrocento metri, torna alla macchina e se ne va, e non fa mai più nulla di così emozionante per il resto della vita.
 
6. la ripresa del tratto finale e considerazioni.
Con tutta la sua imponente massa, un albero é un organismo incredibilmente delicato. Tutta la sua vita interna é racchiusa i tra strati di tessuto spessi come fogli di carta e che si chiamano floema, xilema e cambio, posti proprio al di sotto della corteccia e che insieme formano una sorta di camicia umida che ricopre l'inerte legno massiccio. Non importa quanto sia alto, un albero è sempre fatto di pochi kili di cellule viventi, sparse tra le foglie e radici.
La vicenda si chiude a pochi kilometri dalla meta. i due non ce la fanno più.
"Fu così che decidemmo di lasciare quel sentiero senza fine e piantarla di far finta di essere montanari perché non lo eravamo".
 
 
 
 
 

Animali fantastici e dove trovarli

Se un magizoologo (cioè un mago che si intende di animali magici, almeno presumo), arriva a New York, nel pieno di una crisi, alimentata da un inafferrabile mago e da un mostro che semina il terrore tra i no-mag (o babbani, chiamateli come volete) e scambia la sua valigia (piena di animali fantastici) con quella di un'aspirante pasticciere, allora... c'é da aspettarsi veramente di tutto...
Preludio o prequel alla saga del noto maghetto Potter, questo primo di una certo lunga serie di episodi, è decisamente ben fatto.
Bella la trama, bravi gli attori, ognuno con una sua caratura, ottime le magie e gli animali, oltre al sottobosco di elfi, gnomi e altro... ottimi gli effetti speciali... e soprattutto due pregi:
1. quello di non aver lasciato fuori i (pochissimi) non conoscitori o no-fans della precedente saga;
2. quello di aver costruito un film con un sacco di rimandi facilmente intuibili ma di non aver svelato nulla;
Insomma un bel film da guardare (adulti e bambini) e ricordare con piacere, quando si aveva un amico immaginario e quando soprattutto, macchine bestiali (internet, Facebook, cellulari, eccetera) non si erano ancora impadroniti delle nostre menti e del nostro tempo libero, lasciando libero spazio alla fantasia.

domenica 4 giugno 2017

War Machine

Parte un poco sconclusionato questo film di oltre due ore. Film che dovrebbe essere la parodia della fine fatta (o fatta fare) a generale americano Stanley A. McChrystal, qui interpretato da un ottimo Brad Pitt nel ruolo del generale Glen McMahon, attempato, irrigidito, pieno di tic, eppure amato dai suoi uomini e sempre impegnato nel tentativo di capire una guerra inconcepibile e per questo invincibile.
E' soprattutto lo scontro nei corridoi del potere, la falsità e disomogeneità degli alleati, la mancanza di sostegno da parte del Presidente Obama (che evita di incontrarlo... lo farà solo alla fine per cacciarlo) più che quelli sul campo a farla da padrone.
Eppure, la guerra (che è una cosa sporca) lui ci prova a vincerla...
Ottima prova cinematografica, per un personaggio per nulla semplice, a tratti una vera macchietta, in fondo molto molto umano.

Ultra