venerdì 29 novembre 2019

I cento libri che rendono più ricca la nostra vita

Leggere ha ancora un senso? Cosa può insegnarci e come può cambiarci la vita? In questo libro Piero Dorfles ci accompagna in un viaggio nel il magico mondo della letteratura attraverso i cento capolavori che meglio rappresentano il nostro immaginario letterario condiviso e ineludibile, e traccia un itinerario che appassionerà quanti si rivolgono ai libri per studiare, insegnare e cercare di capire meglio il mondo. Raccontandoci di utopie, di desideri, di mondi fantastici e di avventure emozionanti, ci fa rivivere la lettura come un’avventura dello spirito, un’esperienza della vita e un passaggio di maturazione. Con la consapevolezza costante che più libri si hanno in comune, più grande è il sistema di riferimenti, di esperienza e di sapere condiviso che ci permette di vivere in armonia con gli altri. Da 1984 di Orwell a Se questo è un uomo di Levi, dal Conte di Montecristo di Dumas a Delitto e castigo di Dostoevskij, la lettura diventa così un’esperienza in grado di arricchire le nostre vite attraverso ponti di emozioni e saperi condivisi, capace di avvicinarci al prossimo e di renderci sensibili al mondo e al destino dell’uomo.
 
Umberto Eco scriveva che i libri parlano sempre di altri libri e così in un rimando infinito sino alla notte dei tempi, sino al primo libro (sia per qualcuno la Bibbia, per qualcun altro l'Odissea, e via dicendo). Più esplicito è questo testo, che per grandi temi, raccoglie i testi più rappresentativi della cultura occidentale. Testi con cui bisogna fare i conti, libri che, a non conoscerli, ci si riconosce monchi, orbati di un passato comune e senza visione per il futuro. Quasi dei genitori, dei nonni narranti (in alcuni casi, vista la data di pubblicazione), libri che, "fanno parlare i morti", mettendoci in contatto con altri tempi, altri modi di vedere, che tuttavia restano attuali - non a caso sono dei classici.
Ottimo punto di partenza per farsi prendere dall'insana passione per la lettura e per le mille storie del mondo. Leggere per credere.

sabato 16 novembre 2019

Verso le Possette

 E come per incanto, nevica. E il giorno dopo vado a pestare neve fresca in una giornata da favola, nessuno in giro, solo peste di animali che mi hanno preceduto nella notte. Un sole bellissimo che allontana il freddo del mattino. Una visione che conosco ma che ogni volta mi lascia a bocca aperta. Cosa desiderare di più? Nulla, credo. Il fondovalle mi aspetti pure con tutti i grattacapi. Oggi il mondo è tutto mio.




 



 











mercoledì 6 novembre 2019

La guerra dei mondi - La serie TV


Che dire dell'adattamento televisivo di una storia, nata per la radio (opera del geniale Orson Wells) poi riadattata per il cinema in varie versioni, ed ora trasformata in serie per il piccolo schermo (per il canale televisivo LaF di Feltrinelli). Siamo alla fine dell'800 e il piccolo bel mondo, beato e viziato dalle scoperte scientifiche e dalle colonie che fanno della Gran Bretagna un impero, vedono capitargli tra capo e collo un'invasione aliena.
Ma che vorranno poi questi stramaledetti alieni che, a bordo di supertecnologici tripodi, devastano tutto ciò che incontrano… e che cosa sarà mai questa muffa rossa che tutto colpisce?
Nulla pare fermare i marziani… o forse si? Forse nel più piccolo degli elementi (i batteri) si annida la soluzione e qualche scienziato ci sta arrivando… ma ne avrà il tempo? 

La canzone del cavaliere

 Martin Bora – il detective-agente segreto della Wehrmacht – è qui alle prime armi. Tenente appena nominato è destinato in Spagna, nel 1937, nel pieno della guerra civile.
Con la serie dedicata al tormentato e contraddittorio eroe, Ben Pastor ha conquistato gli affezionati del giallo storico. Descrive con minuziosa aderenza la realtà del tempo, però ad essa aggiunge un elemento di invenzione, un «mutante» inatteso. E questo dà ai romanzi il loro marchio originale. Nella Canzone del cavaliere il mutante è Federico García Lorca, l’amico di Buñuel e di Salvador Dalí, che fu l’anima poetica del Novecento spagnolo. Lorca non è stato ucciso dai falangisti a Granada nel 1936, come dice la storia e come fino a un certo momento tutti credono nel romanzo. Si trova l’anno dopo clandestino in Aragona ed è qui che, nonostante la scorta che doveva proteggerlo, un proiettile alla nuca spegne per sempre la sua voce. Un mistero dentro un mistero. Entrambe le parti combattenti, fascisti e repubblicani, tengono nascosta la notizia, in attesa di poter strumentalizzare l’assassinio. Intanto cercano di capire chi è stato e perché: c’è qualcosa negli ultimi versi del poeta, nell’ultimo suo canto? Dell’inchiesta è incaricato il giovane Bora. Dall’altra parte, indaga Philip «Felipe» Walton, americano, maggiore delle Brigate Internazionali. In una folla di personaggi ambigui e di eventi di sangue, dentro l’aridità torrida o fredda degli altipiani della Spagna profonda, tra i due si apre una corsa a risolvere il mistero, che diventa sempre meno una lotta tra nemici e sempre più una disinteressata ricerca della verità.
I romanzi di questa scrittrice, che costruisce la saga di un personaggio ispirato al modello reale nell’attentatore di Hitler, colonnello von Stauffenberg, sono nutriti di una vena tragica che lancia in modo originale un ponte tra il giallo storico e il giallo etico. Il ponte è il personaggio di Martin Bora, tedesco e scozzese di nobili natali, intellettuale raffinato, di profondo sentire umano, amante sfortunato di una donna splendida più conformista di lui, fedele al giuramento e istintivamente antinazista.
Così Martin Bora rappresenta il dramma del singolo posto di fronte alla Storia.
 
Essendo, purtroppo, partito dalla fine, con l'episodio "La notte delle stelle cadenti" mi trovo costretto a ripercorrere a ritroso la storia a puntate del nostro eroe Martin Bora. Torno quindi alle origini, quando un giovane tenente di fresca nomina arriva in Spagna, nel marasma della guerra civile del 1937 e armato di tanto idealismo, combatte, indaga e ama.
Un interessante romanzo, che nel finale lascia a bocca asciutta. Se vi aspettate un "happy end" resterete delusi. E anche coloro che aspettano vendetta dovranno accettare l'impunità… ma è veramente così? Fortunatamente nel romanzo c'é sempre spazio per inserire in una riga l'esito di un intero racconto… quindi leggete e godetevi i colpi di scena.
 

domenica 3 novembre 2019

La Torre

Nella Dresda degli anni '80, gli abitanti della Torre, un quartiere residenziale sulle pendici dell'Elba, sembrano vivere fuori dal tempo. Nelle loro ville ormai fatiscenti, cercano di sfuggire al grigiore e alla decadenza del sistema socialista dedicandosi alla musica, alla poesia e alla pittura. Anne e Richard Hoffmann vivono nella Torre insieme ai due figli, Christian e Robert. Richard, amante della musica e delle arti figurative, è un chirurgo dell'Accademia costretto a confrontarsi ogni giorno con il dissesto del sistema sanitario. Ha una relazione extraconiugale e per questo è ricattato dalla Stasi e costretto a spiare i suoi colleghi. Christian, il figlio maggiore, vuole studiare medicina, ma per avere un posto di studi all'università deve prima prestare servizio "volontario" nell'Esercito Nazionale Popolare, pur essendo lui uno spirito votato alla libertà. Lo zio di Christian, Meno Rohde, è redattore presso un'importante casa editrice, frequenta gli autori più influenti e rappresentativi della cultura socialista ed è costretto a lottare contro gli ingranaggi della censura. Poiché è nato a Mosca ed è figlio di rivoluzionari, Meno ha accesso al quartiere di "Bisanzio", dove vive la nomenclatura e ha sede l'apparato istituzionale che controlla le vite dei cittadini. Silenzioso e grande osservatore, Meno fa da tramite fra il mondo del regime e quello nostalgicamente borghese della Torre, raccontando nelle pagine del suo diario le contraddizioni di entrambi.  (tratto dal libro).

 
Le oltre 1300 pagine che compongono questo romanzo, si concentrano negli ultimi dieci anni di vita della ex DDR e dei suoi abitanti… conosciamo così i "privilegiati", coloro che vivono nella dorata "Bisanzio" e dei "comuni", quelli che devono affrontare ogni giorno le impossibili carenze del regime comunista, la struttura di sospetti, bugie, paure, cattiverie, e di miseria, mancanze, che accompagnano una dittatura del popolo (ma sempre dittatura) oramai agli sgoccioli, eppure, proprio perché sente prossima la fine, ancora più feroce, idiota, priva di senso.
Bellissima storia, molto vera, molto autobiografica, di una Germania, l'altra Germania, a noi ignota, per tanto tempo e che ora, a tanti anni da quel fatidico 1989, ci viene raccontata nella sua assurdità… un modo per non rimpiangerla. Un grande romanzo.
 

L'anno della lepre

Giornalista quarantenne a Helsinki, Vatanen ha raggiunto quel momento dell’esistenza in cui di colpo ci si chiede quel «ma perché» che si è cercato sempre di reprimere, nascondendo a se stessi e agli altri che quel grigiore a cui si è arrivati a furia di rinunciare ai sogni, di accettare compromessi, di rassegnarsi al logoramento delle amicizie, del lavoro, degli amori, quel qualcosa in cui siamo rimasti impigliati e in cui non ci riconosciamo, è in realtà la nostra vita. Una sera, tornando in macchina da un servizio fuori città con un amico fotografo, investe una lepre, che fugge ferita nella campagna. Vatanen scende dall’automobile, la trova, la cura e, sordo ai richiami dell’amico, sparisce con lei nei boschi intorno. Da quel momento inizia il racconto delle svariate, stravaganti, spesso esilaranti peripezie di Vatanen, trasformato in un vagabondo che parte all’avventura, on the road, un wanderer senza fretta e senza meta attraverso la società e la natura, in mezzo alle selvagge foreste del Nord e alle imprevedibili reti della burocrazia, sempre accompagnato dalla sua lepre come irrinunciabile talismano. E la sua divertente e paradossale fuga dal passato diventa un viaggio iniziatico verso la libertà, la scoperta che la vita può essere reinventata ogni momento e che, se la felicità è per natura anarchica e sovversiva, si può anche provare ad avere il coraggio di inseguirla. Un libro-culto nei paesi nordici che ha creato un genere nuovo: il romanzo umoristico-ecologico. (tratto dal libro).
 
 
Il mio primo libro della collana Iperborea e il primo di Arto Paasilinna, un'illuminazione. Divertente, scanzonato, romantico, con una visione ecologica e di amore per la natura unici. Impossibile non innamorarsi del genere. Dopo di questo, solo pochi racconti (suoi) mi hanno saputo affascinare così. Se vuoi leggere nordico, e ti vuoi divertire, questo testo è obbligatorio.
Seguiamo così il giornalista Vanaten e la sua lepre, in fuga nelle foreste… ma in fuga da chi e cosa? E per trovare cosa? Questa domanda, queste domande, sono le stesse che tutti i giorni, molti di noi si pongono…

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