venerdì 31 agosto 2018

il deserto dei Tartari

"Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita".
 

"Ai limiti del deserto, immersa in una sorta di stregata immobilità, sorge la fortezza Bastiani.
Lì, il tenente Giovanni Drogo consuma la propria esistenza nella vana attesa dell'invasione dei Tartari.
In questa vicenda, nata dalla trasposizione in un mondo militare fantastico della monotona routine notturna nella redazione del giornale, si ritrovano tutti i temi della narrativa buzzantiana, ricca di allegorie magiche e surreali, cariche d'angoscia e di fascino, di simbologie che investono il senso dell'esistenza e delle azioni umane".
 
Provate a leggere "Barnabo delle Montagne" ed a seguire "Il deserto dei Tartari" o viceversa, se preferite… scoprirete che, per Buzzati le montagne, l'inanimata (secondo noi) Terra, nella realtà sono/é la vera protagonista… la vita, i sogni, i pensieri ed i destini degli uomini, sono corollario, destinate a sparire nel breve passaggio di una notte… di fronte all'eternità delle montagne.
Il tutto con grande uso delle allegorie. Allegorie capaci però di lasciarci a bocca aperta. Idee riportate in forma di scritto che ci descrivono ciò a cui non riuscivamo a dare un nome.
I pensieri degli uomini dicevo, le loro speranze, mai all'altezza del desiderio, sino all'ultimo sospiro, che li coglie spesso impreparati, a cui si sono preparati con cura, ma che li imbroglia.
E' il caso di Giovanni Drogo, una carriera spesa in attesa della guerra, dell'evento che lo trasformi in eroe e niente… una vita in attesa di … morire. Peccato che il destino abbia in sorte per lui ben altro… la morte si, quella è sicura, ma in un letto, malato, mentre altri combattono. Una beffa, senza alcun dubbio.
 
 
 

 
"Gravava ormai nella sala il sentimento della notte, quando le paure escono dai decrepiti muri e l'infelicità si fa dolce, quando l'anima batte orgogliosa le ali sopra l'umanità addormentata"
Pagina 55. 
 
"Ecco il tempo in cui nelle vecchie assi risuscita un ostinato rimpianto di vita. Moltissimi anni prima, nei giorni felici, era un giovanile flusso di calore e di forza, dai rami uscivano fasci di germogli.
Poi la pianta era stata abbattuta.
E adesso che è primavera, infinitamente minore, un palpito di vita.
Un tempo foglie e fiori; ora soltanto un vago ricordo, quel tanto per fare crac e poi basta fino all'anno venturo".
Pagina 121.


martedì 28 agosto 2018

Pian Pumper

 
Cominciamo il racconto dal principio. Mattino, Varzo: quanto ho dormito! e che bello far colazione e tornare a letto a poltrire… ma dopo un paio d'ore, la scimmia si fa sentire… la giornata è super, mica vorrai sprecarla!
L'idea (peraltro coltivata da tempo) è di andare in moto sino al parcheggio della centrale Enel e da li salire sino al Pian Pumper, dormire al rifugio e domani fare un bel giro di creste partendo dall'alto…
La svolta però arriva con la proposta di Papà… "ti portiamo su noi, così non lasci in giro la moto"... mitico, mi aprono autostrade! Vuol dire fare creste e magari scendere in Val Bognanco… Dopo pranzo preparo le mie cose e via si parte… dopo 2,45 ore, sette kilometri e 1545 metri di dislivello eccomi al rifugio: Aperto, Attrezzato, Vuoto da umani… che altro vuoi?
Mi attrezzo per la notte, mi cambio, ceno, accendo la stufa, la radio che fa compagnia…. così fino al sopraggiungere del buio...  
 

Dormo discretamente sin quasi alle 6 del mattino. Un buon caffè, qualche biscotto e via che si parte… Del posto mi restano queste bellissime foto, sensazioni stupende, la certezza di aver passato la più bella giornata di questa estate…
 
Sopra l'interno del rifugio. Qui una vista del posto.
il lago d'Andromia.
il pizzo d'Andromia..
la Val Divedro… in basso Albiona, in fondo Cistella e Diei.
Verso la Val Grande..

il sole tramonta...
e le luci si fanno tenui...
prevale il rosso…

ancora il rifugio...
ecco la Luna e le prime stelle…
l'accogliente luce della lampada a gas del rifugio...
serie di creste… in fondo il Pizzo Giezza… ci vediamo domani!
una fans mi mordicchia l'orecchio… che fare? Capre invadenti...


Punta Valgrande

 
Perché ci ho messo così tanto a descrivere questa gita? Forse perché la stavo assaporando… per la grande soddisfazione che mi ha donato, per la giornata speciale, la cima raggiunta, la prima volta al Veglia quest'anno, la prima volta con Franca quest'anno… e così via.
Chi lo sa? Certo che queste vacanze mi hanno donato tante grandi soddisfazioni e Punta Valgrande è stata una di queste.
Salito a Varzo, Franca mi sta aspettando… butto due cose in zaino, mi cambio e si sale verso l'Alpe Veglia. Giornata non eccelsa, ma fresca e piacevole, nuvole che danno piacere quando nascondono il sole, mentre si sale.. il Veglia non basta ovviamente, e così ci dirigiamo verso il Lago d'Avino.
Ma ovviamente, se l'appetito vien mangiando, non ci si può fermare… e così decido di proseguire… anche se in solitaria, Franca decide di aspettarmi al riparo del vento, che nel frattempo si fa sentire.


Ecco la bastionata e in fondo Punta Valgrande. Da quelle parti ci ero già arrivato, respinto dal ghiaccio (era novembre) oggi forse riuscirò a prendermi il dovuto…
Già da lontano studio la parete, ove si intravedono diverse spaccature… una di queste sulla destra attira la mia attenzione.. si può salire, si lascia salire… sopra, finalmente un grande pianoro, viro di novanta gradi e mi dirigo verso la cresta…

Eccomi, i panorami si fanno subito immensi… in basso il Teggiolo, alle spalle Pizzo Valgrande e l'Alpe Veglia...

Qui invece Andromia, Rovale, Giezza..
 Ma eccolo, dopo il primo tratto di cresta, la cima mi aspetta…. un ponte in piano mi porta da una cresta all'altra… poi si risale su pietre non sempre sicure...
ed eccomi in cima… spoglia e stretta… come solo certe asperità possono dare…per quanto poco ci esaltiamo… poco solo per chi non può capire cosa realmente anima i nostri sogni...
Grande vista dall'alto…

sul retro il ghiacciaio del Monte Leone e la difficile cresta che con saliscendi aspro segue la linea di confine verso la cima rocciosa…
 
e' tempo di scendere…. laggiù il lago, le rocce percorso in salita ora si possono godere dall'alto e sotto una luce nuova

E poi di nuovo, giù sui pianori… che discendo ed ammiro dal basso… in fondo il paretone immenso.

ed eccoci al pino e poi alla diga…

da qui, dopo meritata pausa spuntino, decidiamo di scendere passando dal Lago delle Streghe.
Paesaggi bellissimi… da me mai visti… nonostante gli anni di frequentazione...

Ed eccoci al lago… e una vista d'insieme dell'Alpe Veglia… sempre speciale….

il battaglione parte all'alba

Una breve raccolta di scritti, che hanno come argomento la morte, o meglio l'idea della morte nell'uomo moderno, la sua rimozione, l'idea di immortalità incrinata da piccoli dettagli che cambiano in un istante il nostro destino. Alcune belle, altre quasi infantili… accettiamo questo testo come un testamento di chi, nei suoi libri ha sempre cercato di trasformare in prosa il rapporto dell'uomo con il suo destino, l'attesa, il rimpianto. 
 
"Tutti in certo modo appartengono a un reggimento e i reggimenti sono innumerevoli, nessuno sa quanti sono, e nessuno sa neanche quale sia il suo reggimento, eppure i reggimenti sono accanto, nati qui intorno, anche nel cuore della città, benché nessuno se ne accorga e ci pensi.
Però quando un reggimento parte, chi gli appartiene, pure lui deve partire.
La ricerca dell'assoluto, l'illusione, l'inevitabilità del destino beffardo e imperscrutabile.
Del grande scrittore e giornalista che fu anche pittore, drammaturgo e sceneggiatore, le pagine composte poco prima della fine: una riflessione sulla vita e sulla morte, lo stupore profondo dell'uomo di fronte al mistero".

sabato 25 agosto 2018

Fondazione anno zero


Parlare di Asimov è parlare di Fantascienza e viceversa. Per chi, come me, ne è appassionato, la lettura di questo libro resta una rivelazione. Letto molti anni or sono, mi ha indirizzato verso il genere e mai l'ho scordato… Bellissimo, qualcuno sostiene sopravvalutato… Io lo trovo semplicemente perfetto.
 

"L'impero Galattico sta vacillando. Fra i milioni di mondi governati dall'Imperatore Cleon I° serpeggia il germe della decadenza, ma i sintomi non sono alla portata di tutti: soltanto Eto Demerzel, l'onnipotente e misterioso primo ministro della Dinastia Entun e Heri Seldon, ormai preside di facoltà all'Università di Streeling su Trantor, sanno leggere i segnali che giungono da tutto l'Impero; e tentano con tutte le loro forze di rallentarne il crollo.
In quest'opera sono aiutati dai loro rispettivi segreti: Demerzel è in realtà il mitico robot umanoide Daneel Olivaw, che da ventimila anni agisce sotto svariate identità nella Galassia per aiutare il pacifico sviluppo del genere umano, mentre Mari Seldon é il creatore della Psicostoria, l'unico strumento scientifico in grado di prevedere il futuro ed eventualmente correggerlo.
Ma nonostante gli sforzi di Seldon e del suo discepolo Yugo Amaryl, la psicostoria è ben lungi dall'essere una tecnica perfezionata e operativa, e la situazione politica proprio su Trantor, capitale e cuore dell'Impero percorso da venti di rivolta, minaccia di sfuggire al controllo di Demerzel, la cui azione é sempre più ostacolata dal conflitto fra la legge Zero della Robotica (Un robot non può fare del male all'umanità, o tramite l'inazione permettere che l'umanità ne riceva danno) e la Prima Legge (un robot non può fare del male a un essere umano o, tramite l'inazione, permettere che un essere umano riceva danno).
La cospirazione guidata da Laskin Joranum per impadronirsi del potere è il punto focale della prima grande crisi, destinata a mutare radicalmente la posizione di Hari Seldon sulla scena politica dell'Impero, ma a questa seguirà una nuova congiura ideata dal più fidato seguace di Joranum, e poi il ferreo pugno di una dittatura militare.
Intanto, fra le scosse sempre più violente che fanno tremare le fondamenta stesse dell'Impero avvicinandone il crollo finale, lo sviluppo della Psicostoria prosegue, faticosamente accudito da un Seldon sempre più vecchio e amareggiato, fino a quell'autentica rivoluzione che la trasformerà ne sogno di tutta una vita".


Manuale di co-programmazione