martedì 30 aprile 2019

Nord

Scott Jurek è uno dei più noti e amati ultramaratoneti di tutti i tempi.
Nella sua carriera ha percorso gare al limite del possibile e vinto tutti gli eventi più importanti.
Una volta compiuti quarant'anni, Scott affronta un periodo molto buio, e la tentazione di abbandonare la corsa comincia a farsi spazio.
Si trova quindi di fronte a un bivio: smettere definitivamente oppure uscire dal tunnel ritrovando la voglia di competizione, il propellente che fino ad allora lo aveva spinto oltre ogni traguardo.
Motivato da un forte bisogno interiore, Scott sceglie di intraprendere la sfida definitiv: stabilire il record di velocità sul sentiero  degli Appalachian marciando nella direzione più ardua, ovvero verso nord.
3.500 chilometri lungo la costa orientale degli Stati Uniti, tra dislivelli incredibili e sentieri impervi, paesaggi mozzafiato e condizioni climatiche imprevedibili.
Un vero calvario di sforzo fisico, privazione del sonno, pressione psicologica.
Ma Scott corre, cammina e incespica senza fermarsi, percorrendo 80 chilometri ogni giorno.
Non avrebbe potuto immaginare il tributo fisico ed emotivo che questo viaggio gli avrebbe chiesto.
Ma neppure la ricompensa: scoprire che la volontà può trascendere il dolore fisico e farti arrivare dove vuoi.
Supportato dalla moglie Jenny e da un team di amici, aiutato dallo spettacolo rigenerante della natura incontaminata, metterà alla prova il suo carattere e ritroverà la pace perduta.
Nord è una storia di perseveranza e trasformazione personale ed è il ritratto di un uomo messo a nudo davanti al più grande degli ostacoli: sé stesso. (tratto dal libro). 
 
 
Leggendo di come, giorno dopo giorno, kilometro dopo kilometro, l'avventura di Scott Jurek si dipana, la sua sofferenza, la sua condizione fisica e mentale vacillano, la sua stessa tenuta mentale viene meno, viene da chiedersi realmente: perché?
E lui stesso fatica a dare un senso a tutto ciò, mentre la mente cede, le allucinazioni si fanno vedere, i km lo asciugano e privano sempre più - in una sorta di cannibalizzazione - di carne e spirito.
Unica certezza la distanza raggiunta ogni notte (perché a volte si prosegue in notturna), quella dalla partenza e - a volte - quella all'arrivo… che pare lontanissimo ma che, ad un certo punto si intravede..
Una corsa che ben presto si trasformerà, da divertente avventura a due a sofferta reunion di amici e sostenitori, semplici conoscenti ed appassionati, a volte veri sconosciuti, che consci del valore dell'iniziativa, sosterranno in tutti i modi Scott, portandolo a raggiungere il risultato e ad ammettere che senza il loro aiuto, mai avrebbe osato tanto. Si legge come un'odissea.
 

Teoria delle ombre

La mattina del 24 marzo 1946 Alexandre Alekhine, detentore del titolo di campione del mondo di scacchi, venne trovato privo di vita nella sua stanza di albergo, a Estoril.
L'esame autoptico certificò che il decesso era avvenuto per asfissia, e che questa era stata provocata da un pezzo di carne conficcatosi nella laringe - escludendo qualsiasi altra ipotesi - la stampa portoghese pubblicò la versione ufficiale, e il caso fu rapidamente archiviato.
Da allora, però, sulle cause di quella morte si sono moltiplicati sospetti e illazioni.
Qualcuno ha insinuato che le foto del cadavere facevano pensare a una messinscena; qualcun altro si è chiesto come mai Alekhine stesse cenando nella sua stanza indossando un pesante cappotto - senza contare che il defunto aveva un passato di collaborazionista, e che i sovietici lo giudicavano un traditore della patria…
Con il fiuto e il passo del narratore di razza, e con la sua profonda conoscenza del mondo degli scacchi (lo sport più violento che esista - ha detto uno che se ne intendeva, Garri Kasparov), Paolo Mauresing indaga sulla morte di Alekhine cercando di scoprire, come dice Kundera citando Hermann Broch, "ciò che solo il romanzo può scoprire". (tratto dal libro).
 
 
Nessuno parteggia per Alexandre Alekhine, e come si potrebbe?
Collaborazionista dei nazisti, uscito come un'anguilla indenne da tutti i rischi della guerra, traditore seriale, spia e delatore, maltrattatore di mogli che sfrutta e cambia a suo piacere, odioso del genere umano, ama solo sé stesso ed il gioco degli scacchi. Per cui perché interessarsi alla sua morte ed al mistero che l'avvolge?
Forse semplicemente perché Paolo Maurensig ci regala l'immagine di un pavido, disposto a tutto pur di continuare a far la bella vita, ad essere al centro dell'attenzione, un despota, un gretto personaggio che si giustifica ad ogni piè sospinto e di cui non possiamo che provare, se non simpatia, almeno pietà. Un essere insomma, che ci assomiglia molto più di quel che pensiamo.

giovedì 25 aprile 2019

Nella tana dei lupi

Cosa fa di "Nella tana dei lupi" un buon film?
Certamente il cinghialone Gerard Butler, qui nel ruolo del poliziotto cattivo e dalla vita incasinata e poi una trama che mischia crimine, inseguimenti, scene al top e quel giusto pizzico di dubbio su come realmente stiano andando le cose che, proprio nel finale, vi fa capire che l'imbroglio può essere ovunque.
Un film che trasuda machismo da tutte le parti e ci rappresenta solo personaggi negativi… ovviamente nella loro vita disperata, siano essi banditi o poliziotti… alle prese con il loro compito, la loro missione o con le vicende di vita quotidiana… perché non è facile abbassare la guardia, per ritornare umani per un istante.
La serie di efferati crimini: la rapina del furgone, la rapina in banca, il furto alla Federal, mettono il pepe a questa bella storia, ove L.A. diventa il giusto sfondo di una vicenda ove giocare a guardie e ladri diventa l'unica cosa plausibile in una città ove la ferocia va a braccetto con una accettazione della stessa, quasi un "questo è il mondo", che tutti danno per scontato.
Ottimo film, due ore di tensione e spari da terza guerra mondiale.

martedì 23 aprile 2019

Ecco, se lo dicessero in un altro modo, forse

Ecco, mettiamola così, se invece di mentire, dicessero le cose come stanno, forse, ma dico forse, potrei anche dargli ragione, o almeno sostenerne alcuni aspetti.
E invece no, mentono, senza ritegno, falsando i dati, le informazioni, la verità.
Quindi è giusto che io non gli creda, che non accetti il loro punto di vista, che lo combatta e lo smentisca.
A cosa mi riferisco?
Al terribile dramma dell'immigrazione.
Se i nostri politici, dicessero con molta franchezza: "guardate, non è che non li vogliamo (bugia) ma guardate come siamo ridotti! Siamo degli incapaci! La giustizia fa acqua, la sanità fa schifo, metà dello Stato è in mano alla mafia, la corruzione é imperante, il lassismo, la poca voglia di lavorare, l'assenteismo, la violenza  tra le mura domestiche che colpisce moglie e compagne è ovunque… che futuro diamo a questa gente, se non siamo nemmeno in grado di badare a noi stessi?"
Ecco, me la vendessero così, potrei dargli quasi ragione. Ma quando mi sento dire che le "magnifiche sorti progressive" del nostro amato Belpaese, sono minacciate da questi puzzolentissimi stranieri, che ci rubano il lavoro e infastidiscono le nostre donne, ecco, lì mi scatta il demone… non li reggo, non li posso reggere… perché insultano l'altrui intelligenza.

Percorrendo la Strà Granda

Avrei potuto tranquillamente lasciar parlare le sole immagini. Loro soltanto a narrare agli occhi, del viaggio, perché questo è stato, anzi.. dei viaggi. Viaggio nello spazio, in profondità nella Valle Anzasca, Viaggio in altezza, nel passare dalla piana ossolana alle prime propaggini delle Terre Alte, Viaggio nel tempo, per la completa immersione nei tempi andati… con un tracciato segnato da tante piccole molliche di pane: monumenti, affreschi, cappelle votive, campanili, piazzette, ponti, lavatoi, fontane, forni del pane… abitazioni di maestria e bellezza senza pari… il tutto collegato dalla mulattiera… dal nastro di pietra, incastrata una dietro l'altra, con rara maestria.
Avrei potuto, ma non posso non narrare quanto visto e quanto sentito, i suoni, i colori, i profumi, le sensazioni... che sono complemento obbligatorio del viaggiare, che nessuna navigazione in rete ci potrà mai dare… del sudore, della sete e fame, del fresco e del caldo.. di tutto questo.. che fanno di un viaggio l'esperienza.
Più di tante bellissime cime, questa camminata mi ha emozionato, segnato certamente…
Eccola qui infine, la Strà Granda o via del Pane. Un percorso che sin dal principio mi prende… itinerario che volevo percorrere da tempo… che mi immaginavo, pensavo e attendevo di collocare al momento opportuno. E' arrivato quel momento, l'ho colto. Il resto è semplice riassunto.
Inutile descrivere i singoli edifici, della Strà Granda esistono in rete decine di bellissime descrizioni dettagliate e interessanti… Non è quello lo scopo. Mi interessa di più raccontare, in poche righe, cosa mi ha regalato questo itinerario.
Arrivo a Piedimulera verso le 6,30. Temperatura fresca, un filo d'aria, quella che dal Rosa scende sempre in valle e che d'estate si trasforma in vento forte sulla superstrada… provare per credere!
Scarponi, bastoncini, zaino… tutto al posto, come ho letto recentemente, trovandola calzante, lo zaino è la mia casa viaggiante, la mia farmacia, la mia dispensa e guardaroba… sarà per questo che pesa come una vacca svizzera! Morale, attraverso la deserta via principale e mi fermo per un caffettino, corroborante per dare il via alle danze… brutta abitudine fattami prendere da Max :)
Ecco la torre Ferreri e il varco che, quasi come una macchina del tempo, mi riporta indietro in un'altra epoca… ecco la mulattiera… da qui in avanti l'orologio va al contrario… e si sale, ci si immerge nella natura.. ma non quella immaginata, quella selvaggia… no. Qui la natura è mediata, civilizzata dalla presenza centenaria dell'uomo, che ha costruito terrazze, strade, ha coltivato, tagliato e piantato…  E il risultato é sotto i miei occhi.
Ad ogni angolo qualcosa attira la mia attenzione, in fondo ad ogni tratto scorgo qualcosa, giuro.. questo tracciato avrebbe reso felice Gordon Cullen e il suo "il paesaggio urbano" quasi un inno alla curiosità ed alla capacità di chi costruisce di generarla, di farla scaturire dall'edilizia, dal saper "ben costruire"... ogni cosa al posto giusto ed ogni posto sistemato nel modo giusto… questo è.
Aggiungi che, ove incontri qualcuno, questi voglia a tutti i costi scambiare due parole, narrare… quasi che il non farlo sia pregiudizio per quel che vedi… forse perché testimoni del tempo che fu e del mutare... troppo veloce di un mondo destinato all'oblio… "Viandante" pare mi dicano, "fermati, ascolta il nostro narrare, tu non sai dei tanti che erano qui, della fatica del vivere ma della felicità di condividere il poco"... ma io non posso, devo andare oltre, non mi posso accontentare… e poi, cosa vuol dire narrare, se non dire una verità, una sola, parziale e incompleta di ciò che realmente accadde.. "lasciatemi andare" dico, "voglio vedere con i miei occhi"...
 
E intanto i chilometri aumentano, il sole fa capolino e io mi addentro nella Valle. A paese segue paese, a muretto segue pietra, a tetto in pioda altro tetto… la fede, quella dedicata al viaggiare, al riposarsi dopo tanto cammino, ha una sua logica, fatta di bellezza, di panorami da ammirare, di pace… nulla è lasciato al caso. Sarà per questo che mi innamoro di questi luoghi e se un cruccio c'é stato è quello di non aver fatto tutto l'itinerario sino in Svizzera… ma non è detta l'ultima parola.
Quando arrivo nei tratti in strada, ove riprendo l'asfalto, mi pare di essere uscito dalla macchina del tempo… le auto, con frastuono e fumo mi appaiono fuori luogo.. e così il brusio che accompagna l'azione quotidiana, quella del mondo odierno… fatto di smartphone e news non rinviabili… ma chissenefrega! E ancora meglio è quando mi ributto nel bosco, dove il pallino rosa o quelle due strisce bianca e rossa mi fanno l'occhiolino… intanto le ore passano e così i chilometri, le cose viste, il silenzio, gli odori, gli animali…  

Concludo la mia giornata rientrando con un comodissimo e puntuale bus che per pochi euro mi riporta al punto di partenza… un muoversi d'altri tempi… in totale libertà. Fatelo anche voi, non ve ne pentirete.











 






















 





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