martedì 23 aprile 2019

Percorrendo la Strà Granda

Avrei potuto tranquillamente lasciar parlare le sole immagini. Loro soltanto a narrare agli occhi, del viaggio, perché questo è stato, anzi.. dei viaggi. Viaggio nello spazio, in profondità nella Valle Anzasca, Viaggio in altezza, nel passare dalla piana ossolana alle prime propaggini delle Terre Alte, Viaggio nel tempo, per la completa immersione nei tempi andati… con un tracciato segnato da tante piccole molliche di pane: monumenti, affreschi, cappelle votive, campanili, piazzette, ponti, lavatoi, fontane, forni del pane… abitazioni di maestria e bellezza senza pari… il tutto collegato dalla mulattiera… dal nastro di pietra, incastrata una dietro l'altra, con rara maestria.
Avrei potuto, ma non posso non narrare quanto visto e quanto sentito, i suoni, i colori, i profumi, le sensazioni... che sono complemento obbligatorio del viaggiare, che nessuna navigazione in rete ci potrà mai dare… del sudore, della sete e fame, del fresco e del caldo.. di tutto questo.. che fanno di un viaggio l'esperienza.
Più di tante bellissime cime, questa camminata mi ha emozionato, segnato certamente…
Eccola qui infine, la Strà Granda o via del Pane. Un percorso che sin dal principio mi prende… itinerario che volevo percorrere da tempo… che mi immaginavo, pensavo e attendevo di collocare al momento opportuno. E' arrivato quel momento, l'ho colto. Il resto è semplice riassunto.
Inutile descrivere i singoli edifici, della Strà Granda esistono in rete decine di bellissime descrizioni dettagliate e interessanti… Non è quello lo scopo. Mi interessa di più raccontare, in poche righe, cosa mi ha regalato questo itinerario.
Arrivo a Piedimulera verso le 6,30. Temperatura fresca, un filo d'aria, quella che dal Rosa scende sempre in valle e che d'estate si trasforma in vento forte sulla superstrada… provare per credere!
Scarponi, bastoncini, zaino… tutto al posto, come ho letto recentemente, trovandola calzante, lo zaino è la mia casa viaggiante, la mia farmacia, la mia dispensa e guardaroba… sarà per questo che pesa come una vacca svizzera! Morale, attraverso la deserta via principale e mi fermo per un caffettino, corroborante per dare il via alle danze… brutta abitudine fattami prendere da Max :)
Ecco la torre Ferreri e il varco che, quasi come una macchina del tempo, mi riporta indietro in un'altra epoca… ecco la mulattiera… da qui in avanti l'orologio va al contrario… e si sale, ci si immerge nella natura.. ma non quella immaginata, quella selvaggia… no. Qui la natura è mediata, civilizzata dalla presenza centenaria dell'uomo, che ha costruito terrazze, strade, ha coltivato, tagliato e piantato…  E il risultato é sotto i miei occhi.
Ad ogni angolo qualcosa attira la mia attenzione, in fondo ad ogni tratto scorgo qualcosa, giuro.. questo tracciato avrebbe reso felice Gordon Cullen e il suo "il paesaggio urbano" quasi un inno alla curiosità ed alla capacità di chi costruisce di generarla, di farla scaturire dall'edilizia, dal saper "ben costruire"... ogni cosa al posto giusto ed ogni posto sistemato nel modo giusto… questo è.
Aggiungi che, ove incontri qualcuno, questi voglia a tutti i costi scambiare due parole, narrare… quasi che il non farlo sia pregiudizio per quel che vedi… forse perché testimoni del tempo che fu e del mutare... troppo veloce di un mondo destinato all'oblio… "Viandante" pare mi dicano, "fermati, ascolta il nostro narrare, tu non sai dei tanti che erano qui, della fatica del vivere ma della felicità di condividere il poco"... ma io non posso, devo andare oltre, non mi posso accontentare… e poi, cosa vuol dire narrare, se non dire una verità, una sola, parziale e incompleta di ciò che realmente accadde.. "lasciatemi andare" dico, "voglio vedere con i miei occhi"...
 
E intanto i chilometri aumentano, il sole fa capolino e io mi addentro nella Valle. A paese segue paese, a muretto segue pietra, a tetto in pioda altro tetto… la fede, quella dedicata al viaggiare, al riposarsi dopo tanto cammino, ha una sua logica, fatta di bellezza, di panorami da ammirare, di pace… nulla è lasciato al caso. Sarà per questo che mi innamoro di questi luoghi e se un cruccio c'é stato è quello di non aver fatto tutto l'itinerario sino in Svizzera… ma non è detta l'ultima parola.
Quando arrivo nei tratti in strada, ove riprendo l'asfalto, mi pare di essere uscito dalla macchina del tempo… le auto, con frastuono e fumo mi appaiono fuori luogo.. e così il brusio che accompagna l'azione quotidiana, quella del mondo odierno… fatto di smartphone e news non rinviabili… ma chissenefrega! E ancora meglio è quando mi ributto nel bosco, dove il pallino rosa o quelle due strisce bianca e rossa mi fanno l'occhiolino… intanto le ore passano e così i chilometri, le cose viste, il silenzio, gli odori, gli animali…  

Concludo la mia giornata rientrando con un comodissimo e puntuale bus che per pochi euro mi riporta al punto di partenza… un muoversi d'altri tempi… in totale libertà. Fatelo anche voi, non ve ne pentirete.











 






















 





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