domenica 30 luglio 2017

L'architettura di sopravvivenza

Di primo acchito, questo libro pare scritto per un villaggio africano... penuria di mezzi, risorse limitate, pochi o nulli materiali e conoscenze per costruire la propria abitazione...
E invece no, il pensiero va oltre, l'idea è che anche noi dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter fare autocostruzione (e questo non è un pensiero recente, penso solo alle lezioni di Scudo al Politecnico, nel lontano 1987) perché a breve, le nostre ricche società si troveranno in penuria di risorse, di mezzi, di possibilità di crescere...
Ma da dove parte tutto il ragionamento di Friedman?
1. innanzitutto da un'architettura decisa dall'abitante. L'architetto viene spodestato, a lui è delegata al massimo la funzione di fare chiarezza, scrivere manuali a fumetti (lui lo ha fatto), rendere autonomi i cittadini affinché non vi sia più un tramite tra il cittadino e la funzione abitativa.
2. accettando il fatto che, la povertà è un destino ineluttabile. Questa parte del testo, in evidente chiave anticapitalista, descrive l'incremento del benessere solo a favore di qualcuno mentre una gran massa (non solo nei Paesi del Terzo Mondo) vive sotto la soglia di povertà e che l'incremento del benessere non è percorribile, per la penuria di risorse, di acqua, di mezzi...
3. dando atto che l'architettura di sopravvivenza intende conservare le risorse esistenti, con una tecnica alla portata di tutti, rudimentale e che necessita di pochi esecutori... una rivoluzione dell'organizzazione sociale, quale unico antidoto alla povertà...
 
L'assunto di base è così espresso:
- un'accumulazione di cose è un'accumulazione di diritti.
- Gli sconvolgimenti le rivoluzioni, ecc. si producono quando si prende coscienza che le scorte sono esauribili.
- l'indipendenza politica è legata alla non dipendenza economica.
 
Quindi l'architettura di sopravvivenza può funzionare perché è allo stesso tempo, una tecnica, una filosofia e forse uno stile, la cui principale qualità è di essere popolare perché non è altro che la creazione dell'uomo qualunque per il quale rappresenta lo strumento stesso della propria sopravvivenza.
 
ottimamente illustrato, con disegni intuibili e volutamente "infantili", si prestano a favore di popoli analfabeti, (e credetemi non è esclusa la nostra società) e in luoghi ove l'accesso alla cultura ha un costo sempre maggiore...
 
Una società ricca crede nella inesauribilità delle scorte necessarie alla sopravvivenza e spesso attribuisce la povertà dei poveri alla pigrizia o all'incompetenza. Così i ricchi tranquillizzano la propria coscienza con la convinzione che i siano risorse sufficienti per tutti, che i poveri siano solo in ritardo e che recupereranno più tardi...
 
Al tempo stesso, dalla parte del costruire, entra in azione quella che Friedman definisce la "macchina diabolica"... L'abitante è raramente in grado di esprimere i propri desideri: li conosce bene, ma non è capace di spiegarli e ancor meno di comunicare all'architetto il grado di importanza che attribuisce alle cose che desidera... così finisce per delegare a quest'ultimo il compito di progettare per lui... con il risultato che questi progetta per una figura ideale, che non corrisponde alla realtà.
 
Ecco sorgere il "bidonvillage", cosa diversa dalla bidonville e dal villaggio rurale, ma che li integra entrambi... luoghi in cui si può vivere bene a condizione che, si prenda atto che il giudizio estetico è il risultato di una manipolazione e che le promesse raccontate dai media e poi tradite, non devono far crescere la disperazione ma lo spirito di riscatto e di interesse per un'altra crescita, un'altra vita... che faccia della solidarietà, del rivedere il perimetro di pubblico e privato, della creatività, la vera risorsa del futuro.
 
Credo opportuno, dopo essermi espresso favorevolmente per questo testo, fare almeno un appunto: questo testo non tiene in alcun conto il villaggio, il piccolo borgo lontano dalla città... vero è che la città oramai ha superato la soglia dell'inglobare oltre il 50% degli abitanti umani... tuttavia la campagna, le piccole entità rurali non sono da sottovalutare e parlarne non sarebbe un male..

giovedì 27 luglio 2017

2:22 il destino è già scritto

Mettiamola così: un buon regista sta al film come un buon capitano sta ad una nave. Se manca la regia, se è confusa, se quel giorno ha fumato crack si finisce sugli scogli come Schettino.
Ecco, 2:22 è l'inchino della nave al Giglio, con tanto di affondamento e fuga dell'equipaggio.
Senza idee, parte bene... con il controllore di volo Dylan a suo agio e il muoversi degli aerei al suo comando, con il ripetersi della sua vita, per niente noiosa, con qualcosa che però manca e si materializza in una donna, scampata al "quasi" incidente aereo causato da Dylan e per questo sospeso dall'incarico.
Parte bene dicevo, ma poi tutto si incasina, si schianta, si aggroviglia, diventa incomprensibile, stanca, confonde... la ricerca della verità appare scontata ed al tempo stesso lasca... peccato.
Prima la stella che esplode, poi le visioni della stazione trent'anni prima, poi il ritrovamento di lettere in soffitta, poi l'attrazione inspiegabile tra i due, poi il terzo incomodo, poi gli eventi inspiegabili ma tutti spiegabilissimi... boh!
Si salva solo l'amore tra i due e il Popone nella culla!!!

lunedì 24 luglio 2017

L'arte di collezionare mosche

 
 
Il re dell'uvetta, mi aveva fatto conoscere Sjoberg, la sua spiritosaggine nordica, il suo modo di mescolare sacro (la scienza) e profano (le vite quotidiane, gli amori, le follie tutte umane) in una miscellanea che ruotava tutta intorno a Gustaf Eisen...
Ora ci riprova, con questo bellissimo romanzo/biografia/autobiografia/saggio e tante altre cose ancora, tutte tenute insieme da un racconto, che non stanca mai.
"Nessuna persona sensata si interessa alle mosche e soprattutto, ahimè non le ragazze"... così inizia il racconto... "ma sono questi screditati insetti ad aver cambiato la vita di Friedrick Sjoberg, o meglio, la curiosa famiglai dei sirfidi, che abbondano nell'idilliaca isoletta svedese dove si è trasferito e di cui è uno dei maggiori esperti e collezionisti".
Da qui parte il parallelo con l'autore, vicende ironiche si alternano a tristi episodi, una vita dedicata alla lentissima arte del collezionare, dell'attendere il passaggio dell'insetto giusto, modi di vivere che nascondono una irrequietezza di vivere, già rappresentata da altri grandissimi... Chatwin, Lawrence, Kundera... personaggi affascinati alla catalogazione... attraverso divagazioni, storie, aneddoti, è una rete, come quella di Malaise, che ci prende e non ci lascia più... per scoprire che "tutti nell'intimo siamo collezionisti di mosche, anche se non ce ne siamo mai accorti".. ed un ottimo testo per conoscere questi insetti, a patto di armarsi di santa pazienza e di un buon motore di ricerca con immagini, per scoprire la Pollenia (mosca delle soffitte), la Sfinge del Galio (io le chiamo trombette), le mosche necrofore, la differenza tra ditteri e imenotteri (il numero delle ali).. o della Bottonologia... la scienza che studia il futile.
Scopriamo così che "le carcasse sono come isole in cui si può seguire fin dall'inizio la colonizzazione e l'evoluzione dell'ecosistema" o che "una collezione completa è la più triste delle collezioni" o seguiamo divertenti racconti sulle notti estive in compagnia di un rospo, tutti e due intorno ad un lenzuolo, come ad un silenzioso ristorante... insomma un ottimo testo che, solleticherà la curiosità di queste piccole creature che ci girano intorno e di cui non sappiamo proprio nulla...
Sarebbe potuto essere un capolavoro se non avesse dedicato l'ultima parte ai quadri ed alla passione tardiva di Malaise per questo genere di collezione... nulla aggiunge e molto sottrae.


Dopo la cura

Chi mi segue ricorderà il posto Distrazioni, si quello dove mi ero fotografato una parte del corpo, gonfia, dolente e colorata di blu... (non pensate male, era il piede).
Cosa mi è costata quella iattura, ora posso quasi raccontarlo. Mi manca, è vero l'ultimo episodio, quello spero risolutivo... l'eco fissata per il 9 Agosto, dove forse potrò scrivere la parola fine a questo episodio.
Possiamo fare il punto? Se la distrazione mi ha imposto la massima attenzione, tutto questo periodo mi è servito certamente per riflettere... per capire che forse, a volte, un limite bisogna darselo, che non sempre va come si vorrebbe, e che l'incidere degli anni si fa sentire.
Questo però non mi ha allontanato di un solo passo dalle mie adorate montagne, me le ha fatte accantonare... ma complice il caldo, mi son detto... si ma poi, Settembre è qui dietro l'angolo, farà meno caldo, il cielo più terso, colori bellissimi... é forse una scusa, un ripiego, un motivo per resistere.. lo so. Ma che alternative avevo... e intanto giorno dopo giorno, mattina e sera, e vai di punture... oltre alle spese per visite e farmaci... ogni passione ha le sue pene...
Unica nota positiva, è che il dolore è talmente basso, che un mal di denti al confronto è un disastro... ergo, va bene così... potevo rompermi del tutto, dovermi operare, stare fermo sei mesi...
E' andata così. Finale di partita: queste sono le mie punturine tutte riunite in forma di saluto, o di ricordo... nulla di personale, ma spero di non vedervi più.

sabato 22 luglio 2017

Chiesa di S. Maria Annunciata di Brunello

Di tanto in tanto, nel mio girovagare, riesco a fermarmi a S. Maria Annunciata di Brunello, risalendo la Val Bossa, oggi Valle dell'Arno, tenendo il crinale destro (si considera sempre con la fonte el fiume alle spalle), piccola pieve fondata tra il 1200 ed il 1300, con una facciata a capanna ed un aula interna in stile longobardo - gotico... autentico luogo di pace, fa dei suoi affreschi (scoperti solo nel 1935) un elemento di qualità del sito.
Oltre ad un sito questo spazio ha grande risonanza per gli eventi culturali che vi si tengono e che permettono di godere della solitudine del luogo, della vista sulle cime piemontesi oltre che dei boschi circostanti.
Tutto sembra essere rimasto come tanto tempo fa. Grande cura per il luogo, per i giardini, poche auto e visitatori, silenzio che appaga le orecchie stanche e verde che colma gli occhi. Anche il non credente trova pace ed un attimo di tregua dal correre quotidiano.
Bello il giardino e la vista del complesso religioso.

Pare che prima della chiesa vi fosse un convento dell'ordine degli Umiliati in questo spazio, proprietà nel passato della nobile famiglia dei Bossi d'Azzate..., ordine poi soppresso (per episodi poco adeguati al nome portato) da Papa Pio V...
Non può mancare il melograno frutto simbolico, che rappresenta la vita e la morte, il melograno rappresenta gli opposti per eccellenza... opposti che però non possono esistere l'uno senza l'altro... e la coesistenza è data da questo frutto e dai suoi grani rossi racchiusi nel grosso involucro... frutto che già nell'antica Grecia, veniva posto (in riproduzione d'argilla) nelle tombe... simbolo di fecondità, non a caso si trova vicino a chiese dedicate alla Vergine, che come è noto, occupano luoghi che si rifanno a precedenti culti precristiani...

Crazy Dirty Cops

Da qualche tempo in qua, sta passando (e non so francamente cosa pensare al riguardo) l'idea che i cops, i flic, gli sbirri, debbano non solo essere brutti e cattivi, ma anche corrotti.
Qualche dettaglio l'avevo gustato in Acab, dove gli italianissimi celerini di Roma, sono costretti loro malgrado a fare i conti con il degrado assoluto e tornare ai valori di base per sopravvivere, con ampio spazio di manovra per le loro anime e per i distinguo che gli girano intorno... ma non finisce qui, altri film recenti hanno fatto passare il concetto che sbirro corrotto è bello, o quanto meno è divertente, affascinante e acchiappa un casino... lontani per intenderci i bei tempi dell'Ispettore Callaghan.
Ciò detto, veniamo al film. "Crazy Dirty Cops" è senza alcun dubbio un film scorretto. Contro tutto e contro tutti (non a caso il sotto titolo è un "war on everyone", a sottolineare una guerra contro i buoni sentimenti, contro le razze, la morale, l'aspetto fisico e così via.
La trama scivola spesso (e volentieri) nel non senso, nel tragicomico, nel folle... come, quando i due poliziotti si lanciano all'inseguimento dell'autista di una rapina, pensandolo in possesso di un milione di dollari e sbarcano in Islanda.... demenziale!
Come altro descrivere la pistolettata finale, degna de "Le iene" riesce a non essere violento pur mostrandone in gran quantità... insomma, un film divertente, supportato da un'inedita colonna sonora, con un modus di dialoghi a cui molti film recenti ci hanno abituati (Tarantino docet) giusto a dimostrare che anche i delinquenti di qualcosa devono pur parlare... scene folli... come quando i due delinquenti si massaggiano i piedi davanti alla Tv... da vedere certo, mettendo in conto che non ci sono più gli sbirri di una volta... oppure semplicemente che non sono mai esistiti... e nel caso specifico, si divertono a fare il loro mestiere nel segno della scorrettezza più totale. 

venerdì 21 luglio 2017

CI hanno lasciati...

Due diverse figure, due diversi personaggi irrimediabilmente legati alla magica storia del Cinema.
Chi non conosce "Spazio 1999", la base Alpha e il suo comandante Koenig, il bel tenebroso Martin Landau? E poi chi non lo ricorda nel ruolo di Bela Lugosi (il migliore Dracula di tutti i tempi) in Ed Wood? Beh, se vi sono sfuggiti entrambi, avete perso un gran bel pezzo di cinema...
Che dire poi di George A. Romero? E la sua "Notte dei Morti Viventi", anno 1968? Noooo? Ma allora dove avete vissuto sino ad oggi? Maledizione! Insomma, stiamo parlando dell'inventore degli Zombie!!!
Vabbè, ho capito... non sapete niente, brutte capre! Ecco, ora l'ho detto. Ci hanno lasciato.. e il nostro immaginario non sarà più lo stesso... grazie Martin, grazie George.... davvero.

mercoledì 19 luglio 2017

Susa

Che dire di Susa? Piccolo comune (non è città perché il limite per avere tale titolo è di 15.000 abitanti e Susa ne ha meno della metà) al confine con la Francia.... non lontano da Torino... quindi terra di passaggio, di scontro, frontiera e scontro tra i vari popoli che sin dall'antica Roma si sono incanalati per questa vallata... ed i segni ci sono tutti... dall'anfiteatro...
Alle mura che ora circondano parte dell'abitato... in passato circondavano l'arena...
Agli edifici civili e religiosi che appaiono improvvisamente alla vista... come la Chiesa della Madonna delle Grazie...
Alla natura rigogliosa...
L'uva.. conosciuta sin dall'antichità...
la salita al castello... tramite la scala di via degli Archi..
L'acquedotto romano... e di fianco la roccia coppellata di origine celtica... usata per sacrifici animali..
L'arco di Augusto.... e la via dell'Impero... costruite intorno al 10 a.C. per commemorare l'amicizia tra Roma e le tribù di Cozio...
Guardarsi in giro senza perdere un solo dettaglio...
Augusto... e la Chiesa di Santa Maria Maggiore di cui resta solo il campanile, il resto, sconsacrato è divenuto spazio ad uso civile.. di qui passava e passa ancora... la via Francigena...
La porta Savoia, simbolo della città e la vicina chiesa di San Giusto...
sempre la chiesa...


il centro cittadino, le costruzioni medievali co i portici e la strada selciata...
Un portone così non lo si trova mica dappertutto...
Casa de Bartolomei: la facciata... qui nacque Arrigo De' Bartolomei, giureconsulto medievale, citato da Dante nel XII canto del Paradiso...
la Chiesa di Santa Maria del Ponte e il vicino museo...
interni...
il Municipio... da qui si entra al Teatro.. di cui parlo in un altro post

martedì 18 luglio 2017

Susa - il teatro

Nella scorsa visita a Susa, ero capitato nell'androne del Municipio, trovandomi di fronte la facciata del teatro e ne ero rimasto molto colpito...innanzitutto per il disegno tra il Decò e l'Impero (stile fascista per intenderci)... le due colonne con le aquile avevano fatto il resto... non ero andato oltre.
Questa volta, non so per quale motivo, ho provato ad andare oltre, ho trovato un pertugio aperto... probabilmente una via di fuga, non vi erano cartelli di divieto e mi ci sono avventurato... trovandomi di fronte a questo capolavoro.
Pare che il teatro sia stato utilizzato sino agli anni '80 del secolo scorso per poi essere abbandonato... vedi anche il crollo del boccascena... per fortuna qualcuno ha pensato bene di fermare il degrado coprendo il tetto con una struttura provvisoria per riparare il tutto dalle intemperie...
Quel che si vede lascia a bocca aperta ed al tempo stesso intristisce... sembra che il tempo si sia fermato....
Le maschere del teatro lassù in alto....
gli ingressi ai palchi...
Curiosità... una poltroncina, la biglietteria....
il segnale luminoso che avvisava dall'esterno ... primo tempo, secondo tempo, intervallo.... 
 Non manca il primo soccorso.... mentre il portone del Municipio anticipa con il bastone di Asclepio incrociato con un mascherone, due ali, fulmini e saette... cosa ci aspetta appena dentro.... una magnifica scoperta!  L'immagine sottostante l'ho trovata in rete e si riferisce al progetto di recupero dell'edificio... speriamo di ritrovarlo la prossima volta in migliori condizioni...
 
 

Ultra