sabato 30 luglio 2016

The legend of Tarzan

Devo fare penitenza. Qualche giorno or sono, avevo scritto che il film "Somnia" è una "cagata pazzesca" e per farlo, avevo utilizzato l'estratto video di Fantozzi.
Chiedo scusa. Questo film, "The legend of Tarzan", lo supera dal punto di vista dell'indecenza. E di gran lunga.
Ma andiamo con ordine.
Tarzan nasce nel 1912 dalla penna di Edgard Rice Burroughs, ed è subito apprezzato, non solo per le avventure in terre esotiche, ma anche e soprattutto per la rappresentazione dell'uomo civilizzato che torna alla natura (moderno Adamo) molto cara all'animo americano.
Dal libro al fumetto, il passo è breve. Il personaggio si presta perfettamente a certe idee del selvaggio circolanti all'inizio del secolo scorso. Nero cattivo, bianco buono, cacciatore egoista, scimmia buona solo se governata dal bianco e così via.
Si arriva così ai film. Tra i molti si inizia dall'epoca del muto nel 1918 QUI e si prosegue con il ciclo di avventure caratterizzato dalla presenza dell'attore Johnny Weissmuller sino ai più recenti ed a quello di cui qui tratto.
Tarzan, in passato, fu talmente celebre che generò una serie di imitatori, poi denominati "tarzanidi" , personaggi a fumetti ispirati all'eroe selvaggio, molto spesso utilizzati a scopo razzista e coloniale.
Ecco, lasciatemela raccontare tutta: "The legend of Tarzan" è un Tarzanide.

La storia narra (vorrebbe narrare) di Tarzan dopo il suo rientro a Londra. Qui, civile e civilizzato, viene convinto a tornare in Congo, per scoprire che tutto è peggiorato. Infatti un infame Leon Rom (il solito cinico Christoph Waltz in tenuta coloniale) vuole impadronirsi delle risorse del luogo e per farlo è disposto a tutto, persino consegnare Tarzan ad un vecchio nemico.
il buon Lord Greystocke, accompagnato da un Samuel L. Jackson con il fiatone (e come il prezzemolo ultimamente) dovrà riprendersi la sua Cita (scusate la sua Jane), far pace con il suo nemico e con i suoi demoni e combattere il cattivone di turno.
Ci riuscirà?
Per non rovinarvi il finale nulla trapelerà da questa pagina. Giuro.
In compenso vi dirò che: il regista di Harry Potter forse pensava di girare il 9° episodio della saga del maghetto. Viceversa non si spiegano le incredibili scene in cui ad un semplice fischio, animali di ogni tipo (manco sul set di Noè con Russel Crowe si era toccato un simile repertorio) si lanciano all'unisono contro tutto e tutti, distruggendo edifici e travolgendo persone.
Elefanti tributano omaggi a Tarzan, scimmie di dubbia provenienza prima lo malmenano e poi lo adorano... Al netto degli addominali del nuovo Tarzan, che tra l'altro indossa un pantacollant appartenuto forse a Wolverine, questo film è brutto, orrendo, irreale, falso, e la sospensione della realtà (che nel cinema è ammessa se funzionale alla trama) finisce per essere una sonora presa per i fondelli... anzi no per i tarzanelli... che forse è pure peggio.
 

Città senza cultura

 
"L'Italia non gode di ottima salute.
Se si volge lo sguardo alle città e al territorio nella sua interezza il brutto sembra prevalere sul bello e il disordine su un progetto riconoscibile.
Cosa ha determinato tutto questo e in che modo è possibile affrontare e risolvere gradualmente i problemi e le criticità, sono i temi di questo libro-intervista.
Con il suo straordinario bagaglio di esperienze di studioso e di amministratore pubblico, Campos Venuti ricostruisce - sollecitato dalle domande del suo allievo più vicino - quello che, in questi decenni, è stato fatto dalla politica, la cultura e la stessa urbanistica.
E soprattutto quello che non è stato fatto e che si dovrebbe fare.
L'obiettivo di questa lunga intervista è di porre in evidenza, lo stato di crisi in cui versano in Italia le città, il territorio, l'ambiente e il paesaggio; il tutto per comprendere le trasformazioni urbane e territoriali italiane e le cause che le hanno prodotte; per individuare quali risposte hanno saputo dare la politica, la cultura e la stessa urbanistica, e quali sono stati invece gli errori commessi e le scelte sbagliate.
La prospettiva principale dell'intervista vuole però essere propositiva: il futuro dell'urbanistica italiana, che, se non può prescindere da quanto è avvenuto in passato, deve confrontarsi con le circostanze economiche e sociali e le trasformazioni urbane e territoriali del nostro presente.
Infine si vuole offrire delle risposte al miglioramento della qualità e dell'efficienza delle città e del territorio e delle leggi che lo governano". (tratto dal libro).
 


Alcune settimane or sono, trovo questo libro ad una bancarella dell'usato. Costo 2 euro, argomento interessante, autore noto e serio. Lo prendo. Da quando utilizzo la biblioteca, l'acquisto di libri (di cui ho piena la casa) si è rarefatto, per il semplice fatto che, vorrei finirne qualcuno e non apprezzarne semplicemente dorso e copertina.
Vi si parla di Italia, di Piani Regolatori e di Leggi Urbanistiche. Ma soprattutto della bruttezza dell'attuale città, della capacità della rendita urbana di piegare le leggi ed il mercato a proprio piacere, del fatto che la società non ami l'urbanistica e della necessità del "conoscere per governare".
Scritto nel 2010, libro ancora attuale per le considerazioni e per quanto accaduto nel frattempo, racconta gli ultimi 50 anni di urbanistica e trasformazione del territorio italiano; racconto fatto da uno dei più importanti urbanisti italiani del dopoguerra: Giuseppe Campos Venuti.
 
 Si parla in particolare di alcuni progetti mal riusciti (il quartiere Zen a Palermo e del Corviale (il serpentone) a Roma. Della mancanza di dotazioni pubbliche che ne hanno decretato il fallimento, dell'idea razionalista privata dei mezzi per riuscire.
Si parla di Archistar e non in senso positivo. Di perequazione messa a confronto con la procedura espropriativa. Si da un interessante lettura del "dietro le quinte" delle principali leggi urbanistiche e di quelle rimaste al palo.
Insomma, certamente un libro per specialisti del settore, ma anche un altro modo di leggere la realtà italiana dei nostri giorni.

P.S. una piccola nota. il libro è stato già letto da qualcuno, che ha sottolineato molte parti e scritto appunti. una scrittura a matita, minuta e piacevole. una scrittura forbita. chissà chi è?

giovedì 28 luglio 2016

Pizzo Montalto

Narrare un escursione, nel piccolo spazio di un post, non è cosa facile. Le foto da scegliere tra le tante scattate, le emozioni da far emergere dal racconto, le tante cose da dire e quelle viste che non riuscirò a descrivere... Anche questa volta, il giorno dopo la scarpinata che ci ha portato (me e Max) sul Pizzo Montalto, in alta Val Antrona, radunare le idee mi crea qualche piccolo blocco.
Mi faccio aiutare della fotografie, costruendogli intorno qualche considerazione. Non vogliatemene.
Avevo sentito parlare del Montalto, lo scorso anno. Quando Max dal Dazoglio mi indica questo bellissimo sperone. C'è un canalino da salire, un passo impegnativo, una lunga cresta, la salita finale molto aerea. Il progetto mi piace subito. Perché no? Devono però passare oltre 7 mesi prima di concretizzare l'idea.
Partiti da Cheggio e risaliti al Passo del Fornalino, causa la pioggia della notte e l'erba alta, ci ritroviamo con le gambe lavate sino alle ginocchia. Breve pausa banana. La strada è ancora lunga. Dal Passo, le creste circostanti  e il canalino da salire (sulla destra) un passaggio delicato e impegnativo. Diciamo che non è una scampagnata.
 Eccoci nel canalino. Un provvidenziale cavo d'acciaio da sfruttare per la risalita infonde sicurezza. Anche se le pietre intorno vanno tenute d'occhio per evitare scariche.
 Curiosissimi osservatori sbucano da ogni dove.
Dalla cima osserviamo il prossimo progetto: il Pizzo del Ton. Roccia per i nostri denti...
Ma intanto, per arrivare alla cima, dobbiamo attraversare un ambiente alpino severo e la meteo non aiuta senz'altro.
Laghetti alpini sulla strada del rientro. Bello il contrasto con il ghiaccio ancora presente. La meteo peggiora, sentiamo tuonare, l'odore della pioggia si fa sentire e qualche goccia ci raggiunge. Acceleriamo il passo, e oltre un ora dopo siamo all'auto. Cambio abiti, pausa birra e via verso casa. Anche questa è fatta.


mercoledì 27 luglio 2016

Risorto

Questo film narra la storia della morte e resurrezione di Gesù dal punto di vista dei romani.
Clavius, un tribuno romano incaricato da Pilato di finire, tumulare e infine sorvegliare la salma di Gesù, di fronte alla sparizione di quest'ultimo, deve indagare per evitare che nascano leggende o ribellioni da parte dei suoi seguaci.
L'applicazione dei suoi metodi finirà per scontrarsi con il divino, risultando inefficaci e trasformandogli la vita.
Anche se a tratti appare più un buon documentario per catechisti, e mi riferisco ai discepoli vagamente rincoglioniti ed al Gesù beffardo che guarda Clavius con pena e scherno, bisogna comunque dare atto alla finalità del film: costruire un interessante interpretazione del confronto tra la coerenza del tribuno, figlio del suo tempo e del suo popolo (quello romano beninteso) e la difficoltà di conciliare Dio, Dei, Miracoli, Magie e Dicerie.... di fronte al Gesù della fede cristiana che si sacrifica per superare il peccato originario.
Non male.

martedì 26 luglio 2016

Grimsby. Attenti a quell'altro

Grimsby è Sasha Baron Coen, quindi sapete già cosa vi aspetta: umorismo esagerato, scene volgari oltre ogni limite, politicamente scorretto ad ogni costo.
Infatti, per molti risulta assurdo guardare film simili. Al punto da dichiarare che era meglio non girarlo neppure.
Perché allora guardare un film simile? Perché a suo modo, con il suo linguaggio, dice le cose come non vorreste sentirvele dire ma al tempo stesso non vi dispiace che vengano dette.
Difficile? Questo film parla alla nostra pancia, non alla nostra testa. Non c'è altro da aggiungere.
 
La trama: Nobby Butcher, panzone ignorante e fanatico di calcio vive nella periferia proletaria inglese, insieme alla moglie ed a 9 figli di dubbia provenienza, Ha un solo cruccio: rivedere suo fratello. Questi è un agente segreto... Il loro incontro scatenerà un sacco di guai.
 

lunedì 25 luglio 2016

Direttissima al Teggiolo

La direttissima Trasquera - Teggiolo non l'ho mai fatta. L'ho immaginata tanti anni or sono, quando ancora il sentiero non c'era... passata l'Alpe Agro di Fuori, mi avventurai sino alle pietraie, ma non riuscendo a venirne a capo tornai sui miei passi. Oggi ci riprovo, confortato dalle recensioni su HIKR e dagli evidenti cartelli segnavia.
Lasciata l'auto alla Sotta, comincio a salire nel bosco e a poco a poco, il panorama circostante si rivela nella sua grandiosità...
L'opera umana è evidente. Sbalzi superati con la costruzione di muretti a secco e scale. Parapetti in legno e vista sul vuoto.
 Il sentiero prosegue. Una traccia verde, una bianca-rossa-bianca...
 L'Alpe Agro di Fuori... una piccola fonte d'acqua per dissetarsi..
 Superata l'Alpe, iniziano le pietraie e il sentiero si fa ripido... tutto si inclina...
 Ora la cresta si fa aerea, di qua il versante verso la Svizzera... di là quello verso l'Alpe Veglia...
 Affiora come un mostro marino...
 Lo sperone roccioso che preannuncia l'arrivo... si intravede la catena cui aiutarsi per uscire..
 Lo spettacolare pianoro del Teggiolo.
Stelle alpine. Magiche.

domenica 24 luglio 2016

Acqui Terme - Seconda parte

 Seconda parte nella descrizione della gita ad Acqui Terme. La Parrocchia di San Francesco.
 I portici che costeggiano l'hotel delle Terme. Bellissimi i negozi e gli addobbi esterni.
 La sinagoga. Poi distrutta il secolo scorso... Acqui aveva una forte presenza ebrea.
La piscina romana. Particolare di una tubazione. QUI il sito descrittivo.
Questa struttura era parte di un complesso di notevoli dimensioni. La piscina era probabilmente un "calidarium" che usava l'acqua della Bollente...
Fondo della piscina. Marmi pregiati.
 Le mura intorno alla piscina, a sostegno dell'opera.
 
Mostra di Salvador Dalì...

sabato 23 luglio 2016

Warcraft - L'inizio

Anni or sono mi cimentai con Warcraft, un divertente videogioco, che mi rubò parecchie ore di sonno. Ne parlo QUI in un precedente post.
Oggi arriva sugli schermi Warcraft l'inizio, ovvero la trasposizione del gioco in film che mescola animazione grafica, fantasy, personaggi reali e regni immaginari.
Non discostandosi dal videogioco è facile prevederne la trama, che difatti viene rispettata in pieno, così come è facile schierarsi di volta in volta per i buoni di turno.
L'apprendista stregone buono, il condottiero buono, l'orco capo clan buono, la mezza orchessa buona, il piccolo bimbo (novello Mosè) abbandonato tra le acque (buono pure lui).
E' evidente che un film tratto da un videogioco, fatica a far emergere dalla massa dei figuranti, figure meritevoli di passione e che ci facciano parteggiare per l'una o l'altra parte.
Il primo merito del film è certamente quello di porre l'attenzione sulla poca differenza tra i due popoli. Se uno è in pace; ma mica tanto, basti vedere come si agitano le varie razze (elfi, nani, umani) tanto da somigliare all'attuale Unione Europea di fronte all'esodo dei migranti... l'altro ha i suoi bei problemi. Infatti, appena agli orchi è chiaro che la loro ricerca di un nuovo pianeta è dovuta all'uso sconsiderato della magia da parte del loro capo Gul'dan, alcuni di essi cercano di fermarlo, arrivando a stringere un patto con gli umani.
Una dinamica questa già vista in altri film. Si pensi tra tutti a ad Apes Revolution VEDI.

Entrambe le parti in guerra dimostrano attaccamento ai valori fondanti le razze e i popoli: onore ai combattenti, rispetto della parola data e del nemico, ricerca della sopravvivenza, speranza nella pace. Ed entrambi temono ciò che non comprendono: in primis la magia...

Il secondo è quello di proseguire in forma cinematografica, una serie di videogiochi molto amata e oramai "storica", dando così spazio ad una nuova e diversa fruizione ludica con molti rimandi alla memoria dei giocatori. Il rischio è di restare troppo legati alla trama, ma se i personaggi principali sapranno farsi voler bene, presto gli stessi sostituiranno l'originario interesse con una storytelling di nuova generazione.


Ricordiamo tra gli altri, Duncan Jones - quale regista - figlio di David Bowie, già notato per il suo precedente film Source Code. VEDI

Riuscirà quindi il regno di Azeroth a combattere questa minaccia, prima che il portale si apra e i restanti orchi (preceduti da una prima ondata) distruggano tutto? Questo episodio qualcosa ci racconta... e ci fa capire che non finisce qui. Buona visione.

 

venerdì 22 luglio 2016

Acqui Terme - prima parte

Da tempo avevo intenzione di visitare Acqui Terme, "Aquae Statiellae" per i latini. Ed eccoci qui. Piccola cittadina immersa nella campagna, a pochi chilometri dalla Liguria, famosa per le sue caldissime acque e di conseguenza per le sue cure termali. Acqui è da lungo tempo sede di una fiorente comunità ebraica. Vi è ancora il cimitero, il ghetto mentre la sinagoga è stata smantellata.
Oltre ai turisti e qualche (pochi) residenti, le piazze e le strade sono tutte nostre... Dopo aver parcheggiato comodamente in centro, ci dirigiamo verso "La Bollente" una fonte da cui l'acqua sgorga a 74,5°C sulfureo-salso-bromo-iodica... un signore lì presente si spende in una lode a favore della fonte: fa bene ai polmoni, fa bene alle ferite...
La struttura ottagonale che la sormonta è un edicola marmorea progettata dall'architetto Giovanni Ceruti alla fine dell'800. L'odore che lo precede ci fa capire che siamo in presenza della fonte.
Ed ecco la fonte: si racconta che nel passato i bambini appena nati vi veniva immersi per un istante. Se ne uscivano vivi meritavano l'appellativo di "sgaientò" ossia scottati... Anche no grazie!
Basta alzare lo sguardo per scorgere mix tra passato e presente. Qualcuno vorrà spiegarmi cosa ci fanno questi orsacchiotti alle finestre insieme a bellissimi angeli..
L'albergo "Grand Hotel Nuove Terme" mi ricorda Vichy in Francia. Sotto i suoi portici un mercatino di libri usati, mentre sul lato destro si trova uno spazio museale.
Nella piazza questa monumentale fontana. E non finisce qui....

Monastero Bormida

Anche in questo caso, quando giungiamo a Monastero Bormida è un primo pomeriggio caldissimo... Ad un certo punto ho avuto pure un coccolone... e il casco / giacca non hanno certo aiutato.
Fondato dai Monaci Benedettini nell'XI secolo, è oggi un piccolo comune che conta meno di 1000 abitanti. I Monaci si trasferirono qui per risollevare l'economia agricola della zona, distrutta dalle invasioni dei Saraceni che arrivarono sino ad Acqui Terme dove infine furono sconfitti.
Non da meno furono i vari eserciti che la attraversarono per le numerose scaramucce che la Penisola tutta e questo pezzo di Italia hanno sofferto nei secoli e che ne hanno stravolto le forme...
il Ponte
Il Ponte Medievale, ove si vede la cappella, in origine vi si faceva pagare la gabella... chi siete? cosa volete? un fiorino.... ancora oggi si dice "non ho un soldo da passare Bormida"...
Le torri, sempre onnipresenti..
La campagna circostante... funghi, tartufi, agricoltura...

L'arco che indica la strada di accesso..
Una vista dall'alto, rubata da un manifesto...

Ultra