sabato 16 luglio 2016

Siamo realmente in un mondo liquido?

 
Non passa mattina senza che giungano notizie (per lo più brutte) che rendono sempre più precario l'orizzonte a cui ci eravamo abituati nel tempo: stragi terroristiche, incidenti ferroviari, la Brexit, l'epocale immigrazione dal sud del Mondo, il colpo di stato turco...
E' certamente anche la crisi di molte certezze che ci avevano cullato negli ultimi 50 anni: lo Stato Nazionale di ottocentesca memoria, le Religioni intese come abitudine con cui convivere più che come vera Fede, le frontiere, le idee politiche forti.
Nulla di tutto questo appare come una volta, ma anzi si disfa e rifà di volta in volta sino ad assumere nuova forma o disparire del tutto.
Zygmunt Bauman, sociologo polacco, cerca di dare un nuovo significato al rapporto tra spazio e tempo, movimento necessario per definire il nostro divenire, il nostro recente passato ed in prospettiva il nostro futuro.
Pensiamo al terrorismo. Assistere alla strage di Nizza (ove un folle ha travolto e ucciso decine di persone innocenti utilizzando un camion) e mostrare una nave da guerra che si muove di fronte al porto, da l'idea dell'impotenza degli Stati Nazionali di fronte alle nuove sfide: è come vedere un gigante seduto su un formicaio... la tua grandezza finisce per essere la tua debolezza.
Pensiamo a Brexit: costruisci un idea di super stato, ove far muovere uomini, idee, merci, lavoro e in fondo benessere. Poi alla prima vera crisi, i piccoli tornano ai loro egoismi senza capire che solo uniti si vince e rilanciando modelli morti e sepolti dalla Storia.
Pensiamo alle fedi: o eccessive, il fondamentalismo, o evanescenti, l'attuale cristianesimo ne è un esempio, o alle nuove fedi nella tecnologia, contro i poteri forti, contro le banche, contro tutto e tutti... tipo i black bloc... contro cui ancora una volta, lo Stato nulla può.
Aggiungiamo una persistente informazione, priva di certezze e di fondamento, un mormorio che non trova riscontro con i tempi passati, ove ognuno può pescare quel che vuole, quasi un novello Carneade (che, come il Manzoni fa dire a Don Abbondio, soleva cambiare idea di volta in volta per conformarla al potente di turno, o al pensiero dominante, o peggio dico io a quel che più fa comodo).
Nascono così i movimenti di pancia, quelli che "la rete ha detto", quelli che "il popolo del web si indigna"...
Piazze e strade cambiano significato, divengono Agorà secondarie, di una piazza che oramai è virtuale, servono solo per misurare - e in misura certamente secondaria - l'esito di un grido lanciato altrove...
Come rimediare? Certamente munendosi di differenti strumenti di misura, di nuovi riferimenti. Senza buttare al vento i precedenti, anzi difendendone e rafforzandone l'universalità e misurandosi con i nuovi media. Perché di questo si tratta. Non nuove idee. No, solo nuovi megafoni.
 



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