sabato 29 febbraio 2020

Breithorn - Vallese

Torno volentieri sul Breithorn dopo oltre vent'anni dall'ultima salita. Allora era stata una bellissima scialpinistica, in compagnia di zio Celestino. Ricordo ancora, senza riuscire a non ridere, quando, dopo aver superato il colle, vedo passare il cappello dello zio... e subito dopo lui che, privo del necessario copricapo lamenta un gran freddo… forse una capra, giorni dopo, l'aveva indossata…
Con Beppe e Francesco salgo, con più fatica del solito, verso la cima… circondati dai molti scialpinisti che hanno scelto la nostra stessa meta.
La quota si fa sentire, il rampone finale è impegnativo… l'età non ammette sconti… il mese di stop e qualche problema di salute mi rallentano… ma non mi fermano. Giornata spettacolare. Peccato non trattenersi sulla cima qualche minuto in più… Dai che si riparte!















Nelle tempeste d'acciaio

Ernst Junger partecipò alla Prima Guerra Mondiale con i gradi di sottotenente della Wermacht.
Il suo comportamento in prima linea lo rese leggendario: ferito quattordici volte, ricevette numerosi riconoscimenti al valore, compreso il più alto, L'Ordre Pour Le Mérite.
Portava sempre in tasca un taccuino su cui fissava con precisione gli avvenimenti. Da quelle note, in seguito all'insistenza del padre, si persuase a trarre un libro che avrebbe dovuto intitolarsi "il rosso e il grigio", in omaggio all'amato Stendhal e ai colori mesti e uggiosi della guerra in trincea: Junger preferì alla fine l'immagine tratta da un poema medioevale islandese.
Oggetto di ambigui entusiasmi negli anni Venti e Trenta, "Le Tempeste" ci appaiono oggi la più agghiacciante testimonianza sulla Grande Guerra e l'espressione già perfetta della sovrumana capacità di osservazione di Junger e della prosa fredda e cristallina che egli ha forgiato.
Come scrive Giorgio Zampa nell'introduzione, "l'opera è omogenea: la sua cifra stilistica é unica, la sua coesione non viene mai meno… la tensione che traversa resoconti e cronache è costante, grazie a uno stile di tale perfezione che annulla sé stesso…"
"Le Tempeste" appartengono al genere epico per disposizione naturale: l'autore si pone di fronte alla realtà e la restituisce, conferendole un'autonomia di cui solo l'epico è capace.
"In Stahlgewittern" va veduto come un unicum nella letteratura del secolo: per essere senza antecedenti né seguito chiede di essere considerato al di fuori degli schemi della letteratura di guerra, di riferimenti solo ideologici e politici.
Dare un giudizio su questo libro, che Junger chiama il primo del suo Vecchio Testamento (occhio per occhio, dente per dente) dopo aver letto (o non letto) i diari dell'ufficiale che compì il 6 agosto 1945 la sua missione su Hiroshima, non è agevole.
Le Tempeste figurano come un masso erratico nella discesa sterminata della letteratura europea. (tratto da libro).

 

Solo un acuto osservatore della natura (Junger era tra l'altro entomologo) poteva usare un tono così distaccato per descrivere in modo vivido azioni brutali, morte e distruzione, disperazione, senza lasciarsi andare a romanzare il tutto, senza cedere il passo al romanticismo, ma riuscendo, salvo rari casi a descrivere ogni momento come se fosse stato altrove… e nel farlo a farci intendere cosa significhi realmente una guerra di quelle proporzioni… il distacco totale tra pensiero, idea, volontà di azione e totale impotenza di fronte al massiccio uso di artiglierie e gas, macchine in grado di annientare interi eserciti di esseri umani senza che si materializzi il nemico.
Eppure, riesce Junger, a proposito di un ambiente fiorito e malinconico… "E' più facile battersi in un ambiente simile anziché in un ambiente invernale, freddo e desolato. Qui anche un'anima semplice sente che la sua vita assume una profonda sicurezza e che la sua morte non è una fine".
Oppure, dopo un'azione di guerra, catturati dei prigionieri, mentre li trascinavano verso le proprie linee riuscire a restituire la primitiva idea di guerra "La processione, dalla quale si levavano coi lamenti dei feriti, le nostre voci gioiose, aveva un che di arcaico. Non era più la guerra, era uno spettacolo da preistoria".
Ed infine riuscire poi a farci provare una delle tante note umoristiche… "Ci sparpagliammo in un attimo riparando sul fondo dei crateri. Disgraziatamente caddi col ginocchio nel prodotto della paura di qualcuno che mi aveva preceduto in quel punto e alla meglio mi feci ripulire con un coltello dall'attendente"...
Insomma, un libro speciale, particolare… che ci fa ricordare (con i dovuti distinguo) un certo Primo Levi… potente e disperato.


 

Verso il Teggiolo

Ho davvero bisogno di staccare la spina, uscire da questo periodo nero. Prima il malore, poi la salute di mamma… le tante preoccupazioni si accavallano… poi il lavoro che comunque richiede attenzione ed impegno… le necessità famigliari che non puoi trascurare… insomma tutto si accavalla e appare quasi come un muro insormontabile… Per questo ho bisogno di caricare le energie.. magari anche solo per mezza giornata, senza fare chissà che. Una piccola passeggiata in mezzo al nulla. Un forte vento che spazza tutto, silenzio e neve fresca, tracce di animali sul sentiero. un sole che scalda e colori fortissimi. Ecco, mi basta davvero poco. E subito tutto cambia prospettiva.











lunedì 24 febbraio 2020

La cavalcata del morto

Ed eccoci alla leggenda de "el hombre muerto": un cavaliere senza testa che nell'arroventata terra di confine fra il Texas meridionale e il Messico spaventa i pochi folli che ci si addentrano.
Non bastassero bande di Apaches e Comanches, rapinatori, razziatori di bestiame, trafficanti d'armi e di whisky, cacciatori bianchi di scalpi indiani… insomma, il rischio di lasciarci la pelle era altissimo, senza contare l'eventualità di venire sbranati dalle belve selvatiche, morsicati dai serpenti a sonagli, contagiati da qualche malattia infettiva, ridotti allo stremo dalla fame e dalla sete.
Lo spirito di un vaquero messicano?
Un fantasma, un demonio?
Nel 1850 questo essere si aggirava davvero nel Texas… e senza testa!
 
E, come non rammentare il più recente riassunto cinematografico de "il mistero di Sleepy Hollow" ove il fantasma di un soldato dell'Assia, privo di cranio (mozzato da un colpo di cannone) che tutte le notti si aggirava nel campo di battagli alla ricerca della sua testa, viene manipolato per uccidere e intimorire?
Insomma, come non accettare che, certi luoghi, non possono prescindere dal lugubre, dal mistero, dal terrore e dal soprannaturale?
In questo caso é dato a Tex e soci il compito di svelare il mistero e riportare razionalità in un "non luogo", quale è la frontiera… il come lo scopriremo leggendo il racconto.

domenica 16 febbraio 2020

La Giustizia di Tex - 2

Come tutti i fascicoli o volumi che raccolgono altre storie è un attimo ritrovarsi con un titolo in tutto e per tutto uguale ad un altro, anzi ad un'altra raccolta… con il risultato di non raccapezzarsi.
Ma si sa, con il nostro eroe siamo abituati ad ogni colpo di scena.. anche al doppione… stesso titolo vicenda diversa (per fortuna)… anche qui i parla di giustizia, di quella di Tex ovvio, che, come si dice dalle mie parti, è "tagliata giù con il pioletto"... ovvero può piacere oppure no, ma è quella che si manifesta di fronte ad una palese ingiustizia, sulla base però in un sentimento che non è sedimentato.. con tutti i rischi del caso.. è divertente leggere e pensare di giustizia, questa in particolare, dopo aver letto il Beccaria o vedere come si accapigliano i nostri politici per la prescrizione o sul terzo grado di giudizio… non sono dettagli da poco.. e se anche non ci interessiamo, ci riguarda..
Francamente preferisco l'attuale incompleta giustizia a quella di Tex, o dei suoi avversari.. non potendo attendere l'eroe di turno, mi appello ad un giusto processo.
La trama: un indiano viene accusato di un duplice efferato omicidio e... come si sa, nel West la giustizia a volte la si fa da sé.. con un bel linciaggio.
Ma interviene Tex che sventa lo scaldarsi eccessivo degli animi e indaga… scoprendo una verità sconvolgente… ma sotto gli occhi di tutti: avidità.

sabato 15 febbraio 2020

Le iene di Lamont

 
Non è la prima volta che Tex "scende in città"... lo ha fatto in altre occasioni, creando condizioni terribili, altre inquietanti, altre ancora esilaranti… sempre tuttavia, importando i suoi metodi, quelli che aprono tutte le porte e come minimo fanno alzare qualche sopracciglio nel civilizzato mondo urbano.
Qui sta il primo elemento straniante, quello in cui Tex e i suoi pards sono visti come un gruppo di zotici che senza alcun rispetto per le regole del bon ton si abbuffano di bistecche e patatine (annaffiate di birra), portano seco un indiano, divenuto oramai occasione di razzismo e curiosità (quindi si odiati, ma al tempo stesso rari al punto da esser guardati con una sorta di voyeurismo), alzano le mani ad ogni buona occasione (e vanno in galera per questo) e altrettanto facilmente estraggono le colt per riportare ordine e giustizia.
Prende però una lieve piega da legal-thriller questo "Le iene di Lamont", ove il cuore della vicenda è un'eredità maldestramente sottratta ad una bella ragazza, cosa oggetto di un brusio di malelingue e dicerie che però non si concretizza in azione alcuna.
Quale il risultato? Che il casuale passaggio di Tex smuove le acque al punto da agitare il "cold case" e riportare il caso di fronte ad un tribunale.
Senza per questo far venir meno gli ingredienti principali di ogni storia del nostro… scazzottate, agguati a suon di fucilate, pedinamenti, la solita cricca di furbi, (oggi si chiamerebbe cupola) i bovari ignoranti, le brave persone ignave e timorose di Dio… Amen!


giovedì 13 febbraio 2020

Event Horizon

Da "Solaris" in poi, la cinematografia legata alla fantascienza si è spesso intrecciata con salti temporali, macchine dotate di anima, inferno e psicosi…
Event Horizon non fa eccezione, e riprende molti di questi temi, forse troppi, con il risultato di non approfondirne alcuno… e se anche il finale ci permette di intuire (non capire) il senso della storia, facciamo davvero fatica ad individuare un cattivo, se non il dottor Weir (ottimamente interpretato da Sam Neill) così come ci è difficile intuire dove tutta la vicenda debba o voglia andare a parare.
Ci appare così, una vicenda, che pare insipida sin dal principio e non prende alcun gusto cammin facendo... Nave spaziale inviata nel nulla per cercare una precedente nave scomparsa... la troveranno, ma il contenuto della stessa sarà una brutta scoperta.
Mescolando tentativi di apparire intelligenti (il nome dell'astronave partita alla ricerca Lewis and Clark dal nome degli esploratori americani del West), i richiami in latino, le incisioni sulla pelle, a richiamare riti antichi... poi il fuoco, un simil demonio, esplosioni, voci, visioni di persone care e di rimorsi... e che palle… quale è il risultato? che non ci si raccapezza più, come in un concerto jazz, ove tutti però vanno e suonano senza seguire alcun canone… che dire? lo dico? Ma si dai, diciamolo… Basta!
 

lunedì 10 febbraio 2020

The Cave

Un film che narra quanto avviene nel sottosuolo di Damasco. Un ospedale completamente sotterraneo, ove i civili circondati dalle truppe di Bashar Assad insieme ai Russi, bombardano e uccidono gli oppositori al regime.La narrazione, giunta  a noi in modo avventuroso, attraverso una serie di filmati, si è mutata in un documentario dalla forza visiva e dall'impatto terribile… il rumore degli aerei che sorvolano le case, le bombe che esplodono, la gente che si riversa nell'ospedale.. gli spazi claustrofobici… la disperazione, la morte, il dolore... e in mezzo a tutto questo la speranza, il coraggio di chiedere rispetto per una donna - Amani Ballour, pediatra, che meriterebbe il Nobel per la pace, che dovrebbe essere portata ad esempio… sia come donna che come medico.. ma soprattutto come essere umano.Amani, che ha conseguito il premio Raoul Wallenberg ora vive da fuggiasca in Turchia.. ora mi chiedo non potremmo fare carte false per averla presso di noi, come immigrata, come rifugiata politica, come qualsiasi cosa per dare a questa incredibile donna una seconda patria e una nuova vita?

La via perfetta

L'avventura di un uomo che, partendo dalla provincia di Latina, tra difficoltà e pregiudizi ha lasciato la propria firma nel mondo dell'alpinismo estremo.
Sulla Terra ci sono quattordici montagne che superano gli 8000 metri: il Nanga Parbat é una di queste.
La nona in ordine di altezza e una delle più difficili; in particolare se la si affronta dallo sperone Mummery, che nessuno ha mai salito.
Nei suoi cinque tentativi di conquistare le vetta in invernale, Daniele Nardi lo ha provato quattro volte.
Quel "dito di roccia e ghiaccio che punta diritto alla vetta" aveva catturato la sua immaginazione.
Un  percorso così elegante da sembrare perfetto.
L'impresa di Nardi e del suo compagno di cordata Tom Ballard si è interrotta ad un passo dalla conclusione, ma Daniele, come fa ogni alpinista, aveva messo in conto che potesse accadere, e si era rivolto ad Alessandra Carati.
Hanno lavorato insieme per quasi un anno.
Alessandra lo ha seguito al campo base del Nanga Parbat e, dopo essere rientrata in Italia, è rimasta in contatto con lui fino all'ultimo giorno.
Nella posta elettronica aveva un email che era un impegno: terminare il racconto che Daniele aveva iniziato. (tratto dal libro).
 
 
Prima di essere schiuma saremo indomabili onde. Cesare Pavese. Non c'é un altro termine per descrivere Daniele Nardi e la sua folle impresa. Solo chi ama la montagna, ed è disposto a tutto rincorrere il sogno di realizzare l'impresa può capire cosa significhi per un alpinista estremo salire una nuova via. Disegnare con la fatica, il freddo, il pericolo, il tracciato visto, ideato e sognato… l'ossessione che si traduce in realtà.
Questo è stato lo Sperone Mummery per Daniele. Sino alle estreme conseguenze.
E ben lo descrive questo bellissimo libro scritto a quattro mani con Alessandra Carati, quasi un testamento, una testimonianza, un racconto fatto di momenti felici, fallimenti, terribili verità, morte, speranza… colpi bassi e momenti di esaltazione... come le bassezze compiute da Simone Moro, così ben descritte (il personaggio già non mi piaceva, figuriamoci ora) a pagina 182.. e su tutte la descrizione data da Daniele: "Se sbagli i conti, non hai più energia per tornare e mentre accade te ne accorgi ma è troppo tardi. E' violentissimo. E' come negli scacchi, arriva un momento in cui puoi soltanto difenderti, ma sai già che il re è spacciato. Hai perso".
 
Se è vero che l'alpinismo è fatto di vincitori (celebrati come eroi) è sulle spalle dei perdenti che si fonda la vittoria dei pochi... questo libro lo dimostra. Da leggere, magari su una cima appena conquistata...

martedì 4 febbraio 2020

Dei delitti e delle pene

La giustizia é il vincolo necessario a tenere insieme una società e tutte le pene che oltrepassano questo vincolo sono, per loro stessa natura ingiuste.
E' questo il principio semplice e rivoluzionario ad animare il più celebre trattato dell'Illuminismo italiano: pagine che tuonano contro le pena di morte, la tortura, l'oscurità delle leggi, la confusione tra reati e peccati.
Pubblicato per la prima volta nel 1764, nelle intenzioni di Beccaria questo scritto avrebbe dovuto dare inizio a una nuova era, sciogliendo una volta per sempre il diritto dalla violenza, la legge dall'arbitrio, la giustizia al privilegio.
A oltre duecentocinquant'anni dalla sua pubblicazione l'opera di Cesare Beccaria "Dei delitti e delle pene", continua a rappresentare una pietra miliare nella storia del pensiero filosofico e giuridico relativo al settore della giustizia penale. (tratto dal risvolto del libro)
 
Un libro che, nonostante il tempo trascorso, anzi - a maggior merito proprio per questo, continua a costituire un pilastro della conoscenza delle dinamiche che muovono le società e contenere massime di una attualità, in una materia incandescente, la giustizia, che tocca ognuno di noi, il nostro essere, le nostre società e che spesso tendiamo a dimenticare sino a quando non ci toccano o no ci troviamo di fronte ad un evidente ingiustizia. Parimenti, a dispetto del nostro definirci "civili" spesso i nostri sentimenti nei confronti dei "rei" o presunti tali, sono spesso mossi da idee e tensioni che di umano non hanno nulla… dimenticando così la lezione del Beccaria. Perché "le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla. Essi ne sacrificano una parte per goderne il restante con sicurezza e, tranquillità. La somma di tutte queste porzioni di libertà sacrificate al bene di ciascheduno forma la sovranità di una nazione, ed il sovrano é il legittimo depositario ed amministratore di quelle". Immenso.

sabato 1 febbraio 2020

Jack Reacher - La prova decisiva

Eeeee… già, proprio così, succede il fattaccio ed appare Jack Reacher, che per sua stessa ammissione ha una sola maglietta, mentre la lava gira nudo per casa, con grande disagio per il pubblico femminile, eppure se uno ci pensa, il sospetto che porti pure sfiga perché, o lui arriva e poi capitano i guai oppure capitano i guai e lui arriva… di che rifletterci.In attesa di sviscerare questa considerazione parliamo del film… si, la scazzottata d'obbligo, l'inseguimento in auto, lo scontro a fuoco, l'aggressione da parte di plurimi imbecilli armati… tutto bello, tutto smart, ma poi? Cosa mi vuole rappresentare questo episodio? Che Jack è un figo che vede ciò che gli altri non vedono? Che lui ha capito tutto ancora prima che le cose accadano? Che gli altri sono una banda di minus?Anche in questo episodio, largo spazio alle doti dell'ormai 57enne Tom Cruise, che, complice una disciplina alimentare e sportiva di tutto rispetto (o forse dei cromosomi, o forse degli insegnamenti di discipline religiose di dubbio gusto) si mantiene giovanissssimo! E dire che di cattivoni ne deve affrontare tanti, così come di voltagabbana e di imbecilli pure… mettiamola così, se non abbiamo grosse pretese e vogliamo ridere un poco, questo film fa al caso nostro.

Manuale di co-programmazione