venerdì 28 maggio 2021

il re della pioggia


 All'età di 55 anni Eugene Henderson si accorge che la propria vita somiglia a un "viluppo inesplicabile" insensato e inutile.

Americano di razza bianca, ultimo rampollo di una dinastia di fabbricanti di salsicce con un patrimonio di tre milioni di dollari, nipote di ministri e ambasciatori, laureato, reduce di guerra, decorato al valore, protestante, comincia a vedere attorno a sé "solo dolore".
Henderson sente il bisogno irrefrenabile di ubriacarsi, litigare con i vicini e con la moglie, di rompere ogni rapporto con i figli, di attaccare briga con un poliziotto, di sparare a un gatto, di riempire di maiali la fastosa dimora paterna.
E' un desiderio di autodistruzione, di annientamento e, insieme di redenzione.
C'è un punto decisivo.
E' la visita che Henderson compie, spinto dalla curiosità, nella casa di una vecchietta che aveva fatto morire di crepacuore.
Le stanze sono piene di cianfrusaglie, di detriti, di cocci di bottiglie, di ogni tipo di ciarpame accumulato nel corso di una vita.
A questo punto decide di passare all'azione: "Oh infame vergogna!" di ce a sé stesso.
"Perché ci lasciamo andare così? Cosa stiamo facendo? Anche tu morirai di questa pestilenza..."
Henderson decide di comprare un biglietto di sola andata per l'Africa Nera e di dare inizio ad un'avventura che è radicale, rivolta contro le rovine e lo squallore della civilizzazione.
Egli diventa "L'uomo della pioggia".
Quello di Bellow è un continente reinventato e fantastico, astratto e lunare.
Il viaggio del suo protagonista è un cammino iniziatico.
Personaggio caracollante e clownesco, divorato da un'inesauribile sete di conoscenza, Henderson è il buffo eroe di una satira contro il mito dell'America opulenta e prepotente.
Pubblicato nel 1959, "il Re della pioggia" è un libro pieno di comicità, dal ritmo vorticoso e incisivo, a pieno titolo erede del Candido di Voltaire, di Melville, di Twain.


E' un'Africa inventata, quella che incontriamo narrata in questo testo... e molto altro troviamo, tutto condito di ironia... le tragicomiche avventure di Henderson, che diviene poi, per un breve periodo, l'Uomo della Pioggia... è spassosa ed al tempo stesso profonda... "Io veramente adoro la vita, e se non posso raggiungerla in faccia, lascio andare il mio bacio un poco più in basso. Per chi mi capisce non c'é bisogno di altre spiegazioni" come non ridere di questo approccio alla vita? Fatta da chi oramai ha visto tutto quello che c'era da vedere e con spirito tipicamente Yankee deve trasformare il suo modus operandi da Homo Faber a Homo ... altro? Sta tutto qui, il racconto... in questa discrasia tra l'idea che di se si è fatto Henderson e la realtà... tra il mondo altro e se stesso... tra quello che lui si aspetta e quello che invece può e gli altri vogliono... riuscirà in questa titanica impresa? Ma soprattutto saprà riappacificarsi con la vita?

Re, io sono uomo del divenire. E la tua situazione, vedi, è diversa. Tu sei uomo dell'essere.

giovedì 27 maggio 2021

Mediteo


Forse perché abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, prendo spunto dal brutto periodo in corso per spendere due parole a favore di un Applicativo (o App) che sto usando... 
La necessità di prendere farmaci - e tanti - e quella di avere tutto sotto controllo, mi ha fatto conoscere ed apprezzare "Mediteo", un programma per PC e Cellulare che consente di gestire, in momenti per niente semplici, quali possono essere quelli legati ad una malattia, la somministrazione di farmaci, oltre ad ogni altro dettaglio collegato (medici, farmacie, ospedali, centri per analisi)... tenere sotto controllo l'approvvigionamento dei farmaci, controllare la puntualità con cui li si prende, togliere, mettere, modificare le quantità, sospendere e riprendere... davvero duttile, utile, intelligente, intuitivo, facile, pratico... oltre ad un interfaccia a prova di "malato", può essere usato con modalità "simple" oppure aggiungere info, dettagli, bugiardino, note... tutto a portata di clic... e tutto a costo zero. Non posso che dirmi soddisfatto, che fare i complimenti agli ideatori e sperare in sempre maggiori sviluppi a favore della società di prodotti informatici di questo tipo che, hanno il grosso pregio di renderci facile la vita. Bravi!




 

venerdì 21 maggio 2021

Siberia


Sconfitta o redenzione? E' tra questi due estremi che, il pensiero viaggia, mentre scorrono gli ultimi fotogrammi di questo anomalo thriller ove Lucas Hill, commerciante internazionale di diamanti si caccia nei guai forse suo malgrado e finisce per pagarne il prezzo.
Si perché, c'é poco da girarci in giro, quando la storia finisce male si raccolgono molti più insegnamenti del previsto... perché le belle storie con lieto fine sono (quasi) buoni tutti a narrarle... eppure sino alla fine ci crediamo... il bell'americano in terra di Russia, capace di trovare la scintilla dell'amore, di essere rispettato e capace di tenere a bada avidi mercenari, ex KGB, ora FSB, sudafricani, malavitosi russi... insomma, un coacervo complicato e mortale... poche balle!
Ed infatti eccola qua la vicenda... rimasto in mezzo ai guai per una partita di diamanti contraffatta, il buon Lucas deve giocare con le carte degli altri... e la vicenda non può che finire male, perché la sua vita non vale assolutamente niente... 
Unico riscatto, forse ultimo slancio vitale, l'amore per la bella e giovane Katya, proprietaria di un bar in mezzo al nulla della Siberia... che da lui avrà solo questa breve speranza presto sopita.
Con momenti di tensione, sempre sotto traccia, ma non meno temibile (a dimostrazione che non serve mostrare la violenza, basta saperla minacciare) capace di tenere il sopracciglio alzato... in attesa che accada il peggio... che poi giunge a chiudere la vicenda... quando Lucas deva pagare il fio, non prima di aver messo al sicuro tutto ciò di bello che gli è rimasto.
 

giovedì 20 maggio 2021

3 vs 1

In un Paese civile basterebbe questo acronimo per buttare in carcere Grillo Jr e i suoi accoliti... buttando subito dopo le chiavi per lungo tempo. In Italia, patria mai pentita del "delitto d'onore", del femminicidio, della corsa ai siti porno affiancata dall'assenza di educazione sessuale nelle scuole, ad un meridione (e non solo quello) ove la donna è ancora preda, possesso, minus habens rispetto al maschio tanto celebrato in famiglia... ove la Chiesa e molto ambiente retrivo vede l'aborto come un uggia e il calo delle nascite come una ritorsione femminista... ebbè che cosa pretendi mai?

Non troverebbe altra giustificazione, senza cotanto costrutto e retroterra culturale, la reprimenda di Grillo Senior, quello che in un video forcaiolo e misogino ha difeso a spada tratta il figlio (sono tutti buoni gli scarafoni propri) dando della zoccola alla impudente straniera, rea di aver bevuto, di essere consenziente, di voler profittare di tanta celebrità... 

Così oltre ad aver schifo del figlio ora ho schifo pure del padre. Che poi lo stesso fosse un pagliaccio lo si sapeva da tempo... quindi nulla di nuovo sotto il sole.

Ma veniamo alla vicenda... se dopo una notte brava e schifosa, devi vantarti allora non hai capito nulla.. anzi hai capito ancora meno.. non hai capito che le donne vanno rispettate, che non è il tuo pisello che comanda ma il tuo cervello (avercelo) e che certe bravate non ti qualificano come persona ma come bestia, bruto, infame... per questo auguro lunga prigione... o lavori pubblici con una bella blusa gialla con la scritta "stupratore", "depravato"... e sotto in piccolo "cretino"... 

mercoledì 19 maggio 2021

Franco Battiato


E' del 1979 "L'Era del Cinghiale Bianco" mentre è del 1980 "Up Patriots to arms" due punti di riferimento della musica e del mondo che cambiava.. due colonne sonore della mia giovinezza che hanno segnato il mio percorso e che hanno fatto di Battiato un riferimento dei ricordi di tempi felici.
Un ricordo emerge dalle nebbie... stregato da "Up Patriots to arms" entro in camera di Renato, un amico/vicino di casa a Domodossola e mi copio la canzone su una musica - cassetta... il tutto senza chiedergli il permesso... roba da delinquenza a mano armata... eppure allora si usava così, permesso e per favore le lasciavamo ad altre occasioni... eravamo fatti così, o tutto o niente...  sbagliato? Questa vicenda ricorda un poco certe inutili polemiche sul "politically correct" tanto reclamato ai giorni nostri e sbattuto in faccia a mostri sacri del passato... come se, i nostri tempi fossero esenti dal marciume che ci opprime... allora gli usi erano questi, ci si faceva volentieri i cazzi propri, non si chiedeva e non si pietiva nulla. Si dava e si prendeva e i danni si contavano alla fine... ma già con la morale in tasca, con quel senso di accettazione delle conseguenze come fato derivante dal... insomma, facevi senza pensare, poi subivi senza colpe... e tutto appariva meno doloroso, meno opprimente... perché è così, l'azione nuda e cruda sapeva dare pienezza alla vita. Quelle canzoni servivano a far muovere la testa, a riempirla di circolarità, a dare un senso alla giornata che pur doveva passare e allora perché non prendersela con l'ayatollah Komeyni che per molti é santità... abbocchi sempre all'amo... oppure avercela con le pedane piene di stupidi?
In fondo era un mondo molto più semplice dell'attuale... non meno profondo, anzi... ma meno complicato... non c'erano tanti colori... rosso o nero (in politica), poi arrivò il verde, i vari arancioni, Chiesa o Partito, e questo essere semplice dava spazio alla profondità... a cui rispondere con la leggerezza... Battiato appunto... che tutto era meno che semplice, leggero... lo erano senz'altro i suoi ritornelli, lo era il suono sincopato.. lo era questo cercare di mescolare (riuscendoci) popolare e colto... in una continua miscela necessaria a spiegarci dove sarebbe andato il mondo.. un mondo che non riuscivamo a spiegare sino in fondo ma di cui non avevamo paura... tutto era lontano... anche solo andare all'estero era mistero... e la musica, quella sparata dalle radio, dalle musicassette, dall'impianto stereo (per chi aveva i soldi e se lo poteva permettere) era lotta e liberazione... 
E Battiato? Lui ovviamente proseguiva la sua ricerca.. chi non ricorda l'estate del 1982? "La voce del padrone" autentico barometro dell'Italia che cambiava... un vero successo folgorante con Bandiera bianca, Summer on a solitary beach, Cuccuruccucù.... pensiamo a quest'ultimo pezzo.. quante volte ci siamo scoperti a canticchiarla... un refrain intrattenibile... con quel Paloma che cantava... ma a chi cantava? e le serenate all'istituto magistrale? si sentiva la vita vissuta, un miscuglio dei due lati del Mediterraneo che accomunava giovani di entrambe le sponde alla ricerca di un senso e di un'identità... l'avremmo conosciuta solo molti anni dopo con i ragazzi figli dei tanti marocchini che nel frattempo hanno pacificamente popolato il nostro mondo, e che hanno reso migliore questo orizzonte...
Battiato queste cose le aveva già viste, e invece di lanciarci un pippotto alla Habermas, un Zeitgeist alla Umberto Eco, ce le cantava in modo allegro facendoci ballare... che altro aggiungere? Un classico è un qualcosa che non smette mai di dire qualcosa... è qualcosa capace di stare bene ovunque e di dare un senso superando il proprio ruolo... quindi la musica di Battiato non è più colonna sonora dei nostri momenti... è il nostro momento a cui abbiamo legato bei ricordi... è un topoi... e di questo non possiamo che essere grati al Maestro, capace con umiltà, semplicità e umore di renderci uguali, umani, fallibili ma infine felici per sempre.

 

lunedì 17 maggio 2021

Black Mass


Tratto dalla vera storia del criminale Jimmy Bulger, cresciuto e ben voluto nel suo quartiere di South Boston è, pur con tutti i distinguo e limiti del caso, l'incolore vicenda di un delinquente e degli accordi che la polizia, il potere, il FBI sono disposti a fare per prendere altro, per afferrare un nemico definito peggiore scansando di lato uno che (appare) meno pericoloso..
Il risultato è una vita fatta di omicidi ed ogni genere di reato che però, passa inosservata o almeno viene accettata come danno collaterale in forza di un bene maggiore... ma si sa, la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni... e la vicenda narrata da questo malinconico film ne è la prova evidente... forse dare il ruolo di Bulger a Johnny Deep è stato un azzardo... un eccesso che ha obbligato un bravo attore a fagocitare il personaggio mutandolo in altro... il trucco eccessivo poi non paga affatto... rendendo inverosimile il pazzo criminale che alberga in Bulger... in fondo, a guardarlo bene, il film racconta molto più nei silenzi di quel che vorrebbe rendere in azione... da vedere per l'atmosfera di un certo mondo...
 

domenica 16 maggio 2021

Elogio delle erbacce

Flagello biblico, responsabili di avvelenamenti di massa o simbolo di rinascita post-bellica: fin dagli albori l'umanità ha rinunciato a dare una definizione scientifica di "erbaccia" cambiando etichetta a seconda delle mode e della cultura dell'epoca.


Prendendo avvio proprio da questo dato di fatto, l'autorevole botanico inglese Richard Mabey scrive la prima storia culturale di queste creature che vivono ai margini della società vegetale, così importanti per il sistema immunitario del pianeta, preziose per le loro proprietà curative, belle per le forme e i colori, eppure così strenuamente combattute dall'uomo che le ha sempre considerate pericolosi invasori dei suoi spazi.

E' proprio questa visione, frutto di luoghi comuni che Mabey intende ribaltare, attraverso pagine colte e raffinate, ricche di informazioni erudite e reminiscenze personali e artistico - letterarie, l'autore compie una riflessione che trascende i confini della botanica e approda alla filosofia, mettendo in luce l'affinità esistenziale tra noi e le erbacce, quel comune spirito di adattamento e quello istinto di sopravvivenza che dovrebbero indurci a riconoscere in loro delle compagne di vita da amare, dal destino saldamente intrecciato al nostro.

Un'autentica miniera d'oro questo libro. Un elenco ragionato e condito da spassosi episodi storici, insieme a tanta erudizione, a dimostrare che quando si ama qualcosa lo si riesce a trasmettere. A me a trasmesso l'amore per la natura e per la cosiddetta "natura inutile"... spero possa dare tanto anche a voi o almeno avvicinare a questa incredibile sensibilità noi esseri umani...

"Ralph Waldo Emerson preferiva esprimersi in termini di utilità e diceva che un erbaccia è semplicemente... una pianta le cui virtù non sono ancora state scoperte.

Altri affermano che le erbacce siano "piante che sabotano i progetti degli esseri umani o piante nel posto sbagliato"... ci si può contare, non c'é niente che ripulisca il terreno dalle erbacce infestanti di un buon campo di trifoglio...

Siamo abituati a considerare le erbacce come invasori, ma per essere precisi esse sono anche parte del patrimonio o dell'eredità di un luogo, una presenza ancestrale, una banca genetica disponibile al momento opportuno al di sopra della quale i nostri edifici e le nostre faccende non sono altro che un effimero carapace.

Le erbacce sono una sorte di sistema immunitario, organismi che entrano in gioco per riparare i tessuti danneggiati, ovvero, in questo caso la terra spogliata della vegetazione che la ricopriva.

Oggi la loro comparsa innesca gesti riflessi, non riflessioni. Le consideriamo intrusi impudenti ed incomprensibili, del tutto estranee al nostro modo di vivere la vita. Con un cambio di prospettiva radicale, ora, invece di prendercela con noi stessi, ce la prendiamo con loro.

domenica 9 maggio 2021

Mortal Komabt

Non è la prima e non sarà l'ultima volta che il mondo dei videogiochi presta attori e trama (?) al grande schermo... la vera difficoltà sta nel trasformare in idea, storia, la ripetizione del gioco, l'avanzare dei combattimenti, la difficoltà delle mosse, ed in questo i combattimenti di arti marziali dovrebbero partire avvantaggiati... facile poi, a chi è un poco sgamato, aggiungere una pseudo filosofia, religione o idea che prenda un pizzico di Oriente, qualche idea hippy, un paio di spinelli, un cappello da mandarino e il gioco è fatto... peccato che in mezzo, non ci sia nulla! Il vuoto cosmico... non un'idea, non una trama, non un senso.. il solito pateracchio spazio temporale che dopo un combattimento del non si sa chi contro non si sa perché per non si sa quando e non si sa nulla porterebbe niente popò di meno al possesso della Terra e dei suoi ignari (ed ignobili) abitanti... ce né a sufficienza per interrompere più volte l'amena visione, fare altro, poi riprendere, poi continuare ed arrivare in fondo cancellando l'intero episodio.  




sabato 8 maggio 2021

Green Book


"E' fattuale!", così direbbe il Feltri reinterpretato da Crozza, quando si intraprende un viaggio, quello che troviamo alla fine non è mai quello che cercavamo al principio. Regola che non fa eccezione in questo film.
Due persone più diverse (ma è davvero così) che decidono di viaggiare insieme (uno per protezione, l'altro per denaro) e che cammino facendo rivedono i rispettivi punti di vista, si affinano, si edulcorano sino a diventare una cosa diversa, sino forse a trovare il significato recondito del loro viaggiare... nell'altro ancor più importante viaggio che è la vita.
Ed è emblematica la frase pronunciata dal pianista Donald Shirley... a Sonny Lip: "non sono abbastanza nero per i miei, e non sono abbastanza bianco per i bianchi e non sono abbastanza uomo per entrambi... ma allora cosa sono?"... è questa ricerca di sé stessi che pone di fronte a sé i dilemmi irrisolti della vita. Voler dare una risposta, un senso a quel che accade, perché vivendo in una società segregazionista (quella americana anche recente) anche a volerla capire, non ci si capisce nulla. E ritorniamo a capo. Bravo il pianista sinché suona ed intrattiene, ma non pretendere gli stessi diritti. Quelli no, non li puoi avere. Da perderci la testa.
Forte è la risposta che Sonny (l'italiano grezzo, un pochino immischiato in mille traffici, amico dei mafiosi, ma anche padre affettuoso) il quale con orgoglio dice: "io i miei li conosco, io sono più nero di te, io mi sporco le mani... tu i tuoi manco li conosci"...
E' questo regno, questo piccolo universo costruito su misura che Shirley difende ad ogni costo, salvo poi rendersi conto che perde pezzi da tutte le parti... e alla fine un compromesso dovrà essere trovato.
Bellissimo road-movie giustamente premiato con Oscar e premi cinematografici... Speciale!

venerdì 7 maggio 2021

Senza rimorso


 Eccolo all'opera Stefano Sollima... in questo film tratto da un romanzo di Tom Clancy, la fervida mente dell'action movie... John Clark, militare prestato allo spionaggio, vendicatore della sua famiglia, solo contro tutti... in un ambientino dove amici e nemici si confondono (e come non poteva esserlo?) e l'azione adrenalinica fa il suo corso... anche se la storia è intuibile quasi da subito (spoiler: il solito cornutissimo e corrottissimo funzionario interno) i colpi di scena non mancano, i combattimenti, individuali e di gruppo, spari, bombe, missili, attacchi... insomma, non ci sarà tempo e modo di annoiarsi..
La ricerca di verità e quella di vendetta faranno il loro corso... non mettetevi in mezzo.

La settimana bianca


"Ero solo in una casetta in Bretagna davanti al computer" ha raccontato una volta Emmanuel Carrère e "a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato".
All'inizio, infatti, il piccolo Nicolas ha tutta l'aria di un bambino normale.
Anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriverà in macchina, portato dal padre, e non in pullman come i compagni.
E anche se, rispetto a loro, appare più chiuso, più fragile, più bisognoso di protezione.
Ben presto poi scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale è morbosamente attratto, intitolato "Storie spaventose", e che, co una sorta di torbido compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione, storie di assassini, di rapimenti, di orfanità.
E sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un'oscura minaccia - quella che i suoi incubi possano, da un momento all'altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell'inferno di quei mostri infantili.
Questo perturbante, stringatissimo noir è da molti considerato il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère - l'ultimo da lui scritto prima di scegliere una strada diversa dalla narrativa di invenzione.

Come sempre, quando si tratta di Carrère, mi sono approcciato con interesse, forte di suoi ben maggiori scritti... deluso? Peggio. Mortificato da questa lagna indescrivibile... né carne né pesce... ma l'ha scritta lui o era sbronzo? Apposta per lui ho creato l'etichetta "Spreco di tempo"...

giovedì 6 maggio 2021

Una terra promessa

In questo libro attesissimo, Barack Obama racconta in prima persona la propria incredibile odissea, da giovane alla ricerca di un’identità a leader del mondo libero, e descrive con sorprendente ricchezza di particolari la propria educazione politica e i momenti più significativi del primo mandato della sua storica presidenza, un periodo di profonde trasformazioni e sconvolgimenti. Obama accompagna i lettori in un viaggio appassionante, dalle iniziali aspirazioni politiche fino alla decisiva vittoria nel caucus dell’Iowa – che ha dimostrato la forza dell’attivismo civile – e alla memorabile notte del 4 novembre 2008, quando è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti, diventando il primo afroamericano a ricoprire la più alta carica della nazione. Riflettendo sulla presidenza, Obama propone una acuta e inedita esplorazione delle grandi possibilità ma anche dei limiti del potere, e apre nuovi scorci sulle dinamiche del conflitto politico americano e della diplomazia internazionale. Ci conduce fin dentro lo Studio ovale e la Sala operativa della Casa Bianca, e poi a Mosca, Il Cairo, Pechino, e oltre. I lettori scopriranno ciò che Obama pensava mentre nominava i suoi ministri, fronteggiava la crisi finanziaria globale, si confrontava con Vladimir Putin, superava difficoltà all’apparenza insormontabili per ottenere l’approvazione della riforma sanitaria, si scontrava con i generali sulla strategia militare in Afghanistan, intraprendeva la riforma di Wall Street, rispondeva al disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, e autorizzava l’operazione Neptune’s Spear, che ha portato alla morte di Osama bin Laden. Una terra promessa è un libro straordinariamente intimo e introspettivo. È il racconto della scommessa di un uomo con la Storia, della fede di un coordinatore di comunità messa alla prova della ribalta mondiale. L’autore si esprime con franchezza sulla difficoltà di far convivere il ruolo di candidato nero alla presidenza, il peso delle aspettative di un’intera generazione mobilitata da messaggi di «speranza e cambiamento», e la necessità di essere moralmente all’altezza delle decisioni cruciali da prendere. Descrive apertamente le forze che si sono opposte a lui negli Stati Uniti e nel mondo; spiega come la vita alla Casa Bianca abbia condizionato la moglie e le figlie; non esita a rivelare dubbi e delusioni. Eppure non smette mai di credere che, all’interno del grande e ininterrotto esperimento americano, il progresso è sempre possibile. Con grande efficacia ed eleganza di stile, questo libro sottolinea la strenua convinzione di Barack Obama che la democrazia non è un dono ricevuto dall’alto, ma si fonda sull’empatia e sulla comprensione reciproca, ed è un bene da costruire insieme, giorno dopo giorno.


Sono pagine fitte fitte, quelle proposte da questa autobiografia del 44° Presidente degli Stati Uniti, nonché primo di colore, nonché Premio Nobel per la Pace, nonché tante altre cose. Un momento storico quello vissuto dagli States, cosa che faceva ben sperare, sino a che non si è manifestato il ciclone Trump... con la sua vergognosa gestione, con la altrettanto e ancor peggio conclusione, degna di un regime fascistoide... a dimostrazione che il genere umano, per quanto possa andare avanti, appena si distrae, credendosi immune a certi eventi, ci ricasca dentro in pieno... Ma leggiamoci le bellissime pagine di questo lungo testo (a cui probabilmente ne seguirà un altro) e godiamoci da vicino la politica, i suoi retroscena... viviamo direttamente sul più alto scranno del potere mondiale tutti gli avvenimenti. Ottima lettura.

"La maggior parte di questi leader manteneva il potere attraverso una vecchia formula: limitata partecipazione ed espressione politica, intimidazione pervasiva e sorveglianza da parte della polizia o dei servizi di sicurezza, un sistema giudiziario malfunzionante e insufficiente tutela del giusto processo, elezioni truccate (o inesistenti), un esercito radicato nella vita civile, una pesante censura della stampa e una corruzione inarrestabile".

"Per almeno mezzo secolo la politica statunitense in Medio Oriente si era concentrata rigorosamente sul mantenere la stabilità, evitare interruzioni ai nostri rifornimenti di petrolio e impedire a potenze nemiche (i sovietici prima, gli iraniani poi) di estendere la loro influenza. Dopo l'11 settembre, aveva avuto la priorità la lotta al terrorismo. Nel perseguire ognuno di questi obiettivi avevamo fatto degli autocrati i nostri alleati. Erano prevedibili, dopotutto, e impegnati a tenere sotto controllo la situazione, Ospitavano le nostre basi militari e collaboravano con noi nella lotta al terrorismo. E, ovviamente facevano un sacco di affari con le nostre multinazionali".

Racconti di caccia

 La caccia che viene narrata da Rigoni Stern in questi quattordici racconti non è un hobby o uno sport, è una passione. È una lotta contro se stessi, contro la fame, la stanchezza, il sonno, il freddo, sapendo che bisogna essere giusti al momento giusto, perché alla base c’è un rapporto non tanto con l’animale, quanto con il selvatico, la preda.

Eppure queste storie, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice, non ci parlano solo di uomini in attesa e animali braccati, ma anche di silenzi piú importanti delle parole, di verità che scottano come il fuoco, di valori incontestabili e solenni. Sono storie a volte commoventi a volte un po’ barbare, ma la violenza non è mai gratuita, è inesorabilmente regolata dai meccanismi della natura.
Perché il male, sembra ricordarci Rigoni Stern, è solo dell’uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri della montagna e del bosco.

«Seduto su un sasso fumi una sigaretta e accarezzi il cane; con le dita frughi nella cartuccera: levi e riponi le cartucce; le soppesi. Non viene mai il giorno! Ecco: vedi già il mirino in cima alle canne; vedi le piante, il sottobosco. Sì, eccolo il codirosso e ora anche il merlo. Ti alzi, sciogli il cane e vai».


Un libro che parla di spazi vuoti, spazi dell'anima, spazi della lotta con il selvatico… certo in questo favorito dall'arma, dal cane (altro elemento fondamentale nella narrazione), dall'istinto, dalla conoscenza dell'avversario...
Questa non è la caccia per come la potrebbe legittimamente intendere un ambientalista che volesse dettarne l'inutilità, la dannosità... quello che si rappresenta è un mondo in cui si prende e si dà, sapendo cogliere il giusto, rispettando le date, le tradizioni, le fasi della riproduzione, i limiti numerici... cosa ben diversa da certi modi più recenti... 

Quindi, non dobbiamo approcciarci con pregiudizio a questa raccolta di racconti. Dobbiamo invece, anche non condividendone tutto, accettare che c'è stato un tempo in cui il bosco nutriva l'uomo e l'uomo lo ricambiava con il lavoro. Forse oggi diventa difficile comprenderlo, ma certe azioni di allora, avevano un significato, anche mistico e religioso, e certamente maggiore del disinteresse odierno..

"No, non sogno carnieri abbondanti, ma un andare lento nel bosco d'autunno con lui che sarà il mio ultimo cane da caccia, che ancora una volta mi porterà una beccaccia che rinchiuderà in sé foreste, spazi, cieli lontani, e misteri della vita.
Paesi e sogni di giovinezza per me, ora che il mio tempo scende allo zenit".



Manuale di co-programmazione