giovedì 6 maggio 2021

Racconti di caccia

 La caccia che viene narrata da Rigoni Stern in questi quattordici racconti non è un hobby o uno sport, è una passione. È una lotta contro se stessi, contro la fame, la stanchezza, il sonno, il freddo, sapendo che bisogna essere giusti al momento giusto, perché alla base c’è un rapporto non tanto con l’animale, quanto con il selvatico, la preda.

Eppure queste storie, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice, non ci parlano solo di uomini in attesa e animali braccati, ma anche di silenzi piú importanti delle parole, di verità che scottano come il fuoco, di valori incontestabili e solenni. Sono storie a volte commoventi a volte un po’ barbare, ma la violenza non è mai gratuita, è inesorabilmente regolata dai meccanismi della natura.
Perché il male, sembra ricordarci Rigoni Stern, è solo dell’uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri della montagna e del bosco.

«Seduto su un sasso fumi una sigaretta e accarezzi il cane; con le dita frughi nella cartuccera: levi e riponi le cartucce; le soppesi. Non viene mai il giorno! Ecco: vedi già il mirino in cima alle canne; vedi le piante, il sottobosco. Sì, eccolo il codirosso e ora anche il merlo. Ti alzi, sciogli il cane e vai».


Un libro che parla di spazi vuoti, spazi dell'anima, spazi della lotta con il selvatico… certo in questo favorito dall'arma, dal cane (altro elemento fondamentale nella narrazione), dall'istinto, dalla conoscenza dell'avversario...
Questa non è la caccia per come la potrebbe legittimamente intendere un ambientalista che volesse dettarne l'inutilità, la dannosità... quello che si rappresenta è un mondo in cui si prende e si dà, sapendo cogliere il giusto, rispettando le date, le tradizioni, le fasi della riproduzione, i limiti numerici... cosa ben diversa da certi modi più recenti... 

Quindi, non dobbiamo approcciarci con pregiudizio a questa raccolta di racconti. Dobbiamo invece, anche non condividendone tutto, accettare che c'è stato un tempo in cui il bosco nutriva l'uomo e l'uomo lo ricambiava con il lavoro. Forse oggi diventa difficile comprenderlo, ma certe azioni di allora, avevano un significato, anche mistico e religioso, e certamente maggiore del disinteresse odierno..

"No, non sogno carnieri abbondanti, ma un andare lento nel bosco d'autunno con lui che sarà il mio ultimo cane da caccia, che ancora una volta mi porterà una beccaccia che rinchiuderà in sé foreste, spazi, cieli lontani, e misteri della vita.
Paesi e sogni di giovinezza per me, ora che il mio tempo scende allo zenit".



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