mercoledì 29 settembre 2021

Piovevano uccelli


 Tre ottantenni che amano la libertà hanno scelto di vivere gli ultimi anni a modo loro, quasi senza contatti con la società, ciascuno nella propria capanna di legno nel folto della foresta canadese dell'Ontario Settentrionale: Charlie, che ha rifiutato un destino di cure ospedaliere, Tom che ha voltato le spalle a una vita dissoluta tra alcolismo e assistenti sociali, e Boychuck, taciturno e dall'oscuro passato.
Unico contatto con il mondo esterno sono due personaggi ai margini della società: Steve, gestore di un albergo fantasma nella foresta e Bruno, intraprendente coltivatore di marijuana.
La visita di una fotografa sulle tracce degli ultimi sopravvissuti ai Grandi Incendi che hanno devastato la regione quasi un secolo prima sembra solo una breve parentesi nel loro isolamento, ma quando un'altra donna, fuggita dallo ospedale psichiatrico, arriva in quell'angolo sperduto del mondo, niente sarà più come prima: con l'aiuto dei suoi nuovi amici, l'anziana Marie Desneige, un essere etereo e delicato che custodisce il segreto di amori impossibili, riuscirà a riprendere in mano la sua vita e a cambiare per sempre le regole di quella piccola e insolita compagnia.
Il cauto, rigoroso rispetto degli spazi di ciascuno lascia il posto a un nuovo senso di comunità, a una condivisione delle emozioni e degli affetti che solo chi ha a lungo vissuto e sofferto può esprimere nella loro pienezza.
Sullo sfondo silenzioso dei grandi spazi del Nord Canadese, tra drammi del passato e nuove tenerezze del presente, Piovevano Uccelli costruisce una storia luminosa di dignità e sopravvivenza, innalzando un inno alla libertà, fosse anche quella di ritirarsi dal mondo e scegliersi un'altra vita o quella di morire. (tratto dal libro)

Per capire il significato del titolo, occorre giungere a pagina 91 quando viene svelato che (spoiler) gli uccelli cadevano a causa del fumo degli incendi... la storia vive di due percorsi temporali da loro fortemente legati... i grandi incendi di inizio '900 e la vita di fine secolo di alcuni tra i sopravvissuti..
Come tutti i romanzi, occorre un traliccio a cui aggrappare la storia, lo scorrere delle vicende personali non potrebbe altrimenti avvenire... e così passato e presente si avviluppano per consentire il sostegno delle storie private... le stesse ci vengono rese note e consentono di farci un'idea del fardello di dolori di ciascuno. Avvicinatomi con curiosità al racconto, piano piano ne sono rimasto affascinato... sarà che invecchio ma le storie intime, l'amore senile, la ricerca di felicità, tutto mi emoziona e questo racconto riesce a narrare tutto questo con facile scorrere del tempo e delle piccole vicende quotidiane... ad esse si aggiunge la scoperta di quadri capaci di narrare una vicenda lontana quasi un secolo, una fotografa curiosa e caparbia, una anziana fuggita dal manicomio che vuole recuperare tutte le emozioni perdute.. e anziani che non temono di morire o forse si... poetico.

martedì 28 settembre 2021

La Repubblica di Salò


Ottimo documentario, capace di far capire cosa realmente è stata la Repubblica di Salò... gli ultimi spasmi di una dittatura morente, la tragedia che ha generato e il dramma vissuto da tutti.. vincitori e vinti.. Mussolini oramai marionetta nelle mani dei nazisti, ma ostinato nel vivere quel che gli restava nell'unico modo in cui era capace... bluffando. Terribile la Storia italiana.. e terribile è non conoscerla oggi.

giovedì 23 settembre 2021

La psicologia del giocatore di scacchi


 "Mi piace vederli dibattersi" così confessò a proposito dei suoi avversari Bobby Fischer, prima di strappare a Spassky, nel 1972, il titolo di campione mondiale di scacchi.
Al di là delle spiegazioni più immediate (denaro e fama), questo libro ricerca le motivazioni segrete che hanno indotto uomini dai talenti più diversi a dedicare al gioco uno smisurato spazio mentale e pratico.
L'autore non offre soltanto una psicoanalisi degli scacchi, ma ripercorre la vita dei campioni del mondo e i loro conflitti; da Morphy che si ritirò dal gioco all'età di ventidue anni per soccombere poi gradualmente a una nevrosi, a Steinitz, che in stati allucinatori giocava con Dio, concedendogli il vantaggio di un pedone e della prima mossa, da Alechin, "il sadico del mondo scacchistico", a Fischer, un genio dalle reazioni spesso incomprensibili.
Il gioco degli scacchi, che incanala e nello stesso tempo esaspera, una aggressività implacabile, appare infatti destinato a sviluppare fantasie di onnipotenza.
Non mancano però, nel libro di Fine, anche gli "anti-eroi", che cercano di resistervi: né stupisce la difficoltà della loro lotta, ove si pensi che la loro teoria del gioco coinvolge anche l'ideologia, tanto che si è parlato di Stile capitalistico e di Scuola Sovietica, di stile individualistico e di paura del deviazionismo.
L'americano Reuben Fine (1914-1993) che é stato tra i massimi scacchisti intorno agli anni Quaranta e ha scritto libri fondamentali sulla teoria del gioco, esercitò per decenni l'attività di psicoanalista e in tale veste incontrò Fischer adolescente, come racconta in queste pagine. (tratto dal libro)

Essendo io, quello che gli inglesi definiscono un woodpusher (uno spingi legno) intendendo un dilettante della materia, mi limito a leggere e cercare di immaginare la vita di una persona completamente assorbita dal gioco degli scacchi...un gioco in cui è fondamentale la cattura dei pezzi dell'avversario, ma a differenza degli altri giochi un giocatore può catturare tutti i pezzi dell'avversario e tuttavia perdere...un gioco mentale e psicologico, in cui il pensiero sostituisce l'azione...
Negli scacchi quattro aspetti sembrano predominanti: la memoria, la visualizzazione, l'organizzazione e l'immaginazione... un gioco valutabile solo a posteriori, se è vero che... tra gli scacchisti c'é un modo di dire: quando una mossa è poco chiara, si aspetta la fine della partita, se vinci è stato un sacrificio, se perdi è stato uno svarione...

Nonostante le migliaia di testi sull'argomento, sulle aperture, il mediogioco, le finali... c'é ancora spazio per la fantasia, per i campioni, i geni, la fantasia.. e questo, scusatemi... non è davvero poca cosa.



martedì 21 settembre 2021

Sulla corsa


Un nuovo testo che parla di corsa? Un altro? Nella realtà i testi che si occupano di sport tendono a seguire due filoni: l'aspetto fisico o quello interiore. "Sulla corsa" di Covacich li esprime entrambi... a modo suo, con qualche salto temporale, non dicendo tutto, lasciando cioè che sia il lettore ad intendere, a riempire le parti mancanti... forse lo fa per pudicizia, forse perché in effetti certe cose saranno pur cavoli suoi, o forse teme di apparire noioso... o ancora, amante del rasoio di Occam toglie tutto ciò che non reputa essenziale... (o ancora, essendo triestino, ha un modo riservato di porsi) morale, queste 159 pagine... frammiste a spazi bianchi, molto dicono, si.. ma non tutto... e gli altrettanti capitoli, legati dal filo rosso del tempo, dei libri scritti, di quelli letti (Umberto Eco, grande maestro dei rimandi) ci mostra un uomo divorato dalla passione per la corsa, che al tempo stesso letteralmente lo divora...
Se è giusto che ognuno parli solo di ciò che conosce, allora Mauro Covacich può farlo, avendo inseguito, affiancato e spesso superato la propria passione pagandone poi il fio.

"1976. Mauro ha undici anni e, insieme a un'altra cinquantina di bambini, partecipa a una gara organizzata dalla azienda del padre.
E' in quest'occasione che sperimenta per la prima volta le sensazioni che lo faranno innamorare della corsa, spingendolo a gareggiare per tutta la vita.
Accanto al racconto sul corpo, l'impatto sugli allenamenti, la scoperta dei propri limiti, c'é la riflessione sul gesto; sulla sensazione di straordinaria libertà che si prova correndo sul bordo strada, sulla dimensione introspettiva della corsa, sulla maratona come disciplina interiore, su cosa succede quando la corsa ti punge e diventa la tua malattia,
Questo libro non rivela i dieci consigli per correre meglio, ma è il racconto di chi ha trovato nella corsa una forma privata di raccoglimento, il metronomo che scandisce il ritmo delle propria quotidianità".

Colti qua e la ...
Pag. 11 - In effetti anche io provo uno sbalordimento. Più che stravolto, mi sento sbalordito dai segnali che mi invia il corpo, messaggeri contraddittori, un misto di euforia e sgomento, come se dentro mi succedessero delle cose bellissime e bruttissime insieme. L'impulso è quello di liberarsi da questo stato, fuggirlo, uscirne il prima possibile. Ecco a cosa bisogna resistere, all'istinto di fuga.

Pag. 16 - La corsa assomiglia più a un'arte marziale che a uno sport. Chi la ama compie una scelta estetica, accede a una disciplina interiore che c'entra pochissimo con l'attività sportiva. Resistere alla più alta velocità possibile per una strada così lunga è la cosa più bella che una mente umana possa produrre. La mente non è il cervello, la mente è il sistema del corpo che pensa...

Pag. 21 - E' la scoperta del bordo strada, una striscia di mondo pressoché infinita, sempre uguale, eppure sempre diversa, che trasmette una sensazione immediata di sradicamento e libertà. Sul bordo strada sei fuori da tutto, smetti di appartenere al consorzio umano, ti muovi in una dimensione parallela abitata da piccoli animali, rifiuti e viandanti alla deriva. Non a caso l'apparizione più insignificante crea sconcerto, che ci fa lì quello? Sulle zebre sei un pedone, in macchina sei un automobilista, ma lì sei una presenza anomala, destabilizzante. Correre a bordo strada è una espressione di dissenso, una temporanea evasione dall'uniforme civile. Dare voce a un teppismo timido e interiore.

Pag. 31 - Il maratoneta trova dentro di sé il proprio avversario. I limiti del corpo, i limiti della mente, é questo che intende forzare, qualunque sia il suo livello professionistico, semiprofessionistico, del tutto amatoriale. Una corsa lunga 42.195 metri, richiede una preparazione che non si esaurisce nella tabella di allenamento, ma comporta anche l'acquisizione graduale di una familiarità con la sofferenza. Ecco cosa seduce le persone, 

domenica 12 settembre 2021

La grande partita


Soprannominata "la partita del secolo" quella giocata nel 1972 tra il folle campione di scacchi americano Bobby Fischer e il campione del mondo, il sovietico Boris Spassky, viene qui rievocata con tutto il contorno di interessi politici, strategici, morali... con un Fischer preda dei suoi fantasmi eppure capace di stupire con una strategia incredibile e geniale... Davvero ben fatto, con una storia credibile e mai noiosa (e stiamo parlando di un gioco ai più incomprensibile o ritenuto elitistico)... Alcuni colpi di scena rendono la storia ancora più avvincente... il sacrificio del pedone (Pawn sacrifice nel titolo originario in inglese) potrebbe avere il doppio significato... uno scacchistico, nel sacrificare un pezzo per ottenere un vantaggio (di tempo, di qualità, di pezzi) e uno umano, il poter cioè sacrificare Fischer in nome della superiorità americana nel c.d. Soft Power, sempre più di moda in un modo che non poteva (pena la distruzione mondiale) combattere le guerre in altro modo. Godetevelo sino in fondo.

venerdì 10 settembre 2021

Fast & Furious 9 - Saga


Oramai siamo alla farsa... infatti a veder bene dovrebbe chiamarsi "Fars & Furious".... siamo infatti al nono episodio e non c'é più limite all'assurdo, all'inaudito, alla sospensione della realtà a favore dell'azione fine a se stessa e senza alcun senso o nesso... per ricavarne cosa? La solita morale... la famiglia Toretto viene prima di tutto e i cattivi, mai veramente cattivi, ma pronti a pentirsi, alcuni a morire... insomma, servono solo come contorno, come il lupo nelle favole... tanto sai che va a finire male. Che altro aggiungere... se vi piace l'inespressiva faccia di Vin Diesel (detto anche Vincenzo Gasolio) allora è il film che fa per voi... se vi piacciono le macchine veloci idem... se vi piace il casino senza logica avete azzeccato in pieno... astenersi filosofi, pensierosi, o ricercatori di trame...

 

Alpi Wolf e Lurino



Per festeggiare il mio compleanno decido di regalarmi una piccola gita in montagna.. il tutto compatibilmente con le non ottime condizioni di salute che, da diversi mesi, limitano e non poco le mie abitudini e passioni... 
Anche se la meteo non è spettacolare (coperto, minaccia pioggia, afoso) opto per una passeggiata sopra Varzo... chissà, magari due funghi, oppure i mirtilli... o anche solo guardarmi intorno.
Lasciata la macchina alla fine della strada dell'Enel comincio a salire con passo spedito e superata Selvanera, proseguo in un bosco secco secco verso l'Alpe Wolf. 
Questo luogo mi ha sempre appassionato per la sua cornice di pietre e chiome che la nasconde alla vista e la preserva dal rumore dei sottostanti centri abitati della valle... tre baite, nulla più, una piccola valletta arata da cervi o cinghiali... alle spalle una muraglia solcata da un sentiero che sale ripido, scivoloso e per nulla piacevole... ma farlo è un obbligo se si vuole proseguire... per raggiungere Lurino.
Questa volta infatti decido di non fermarmi.. voglio camminare, godere del bosco, del silenzio... solo gli scoiattoli e i camosci a riempire il silenzio... salgo sino a Lurino, a visitare il bivacco fatto dal Cai di Varzo recuperando una baita e ridando vita a questo alpeggio...
Mi disseto, mangio, mi cambio e poi decido di tentare l'alta via (indicata dai cartelli segnavia) verso Albiona... tentativo che si rivela presto inutile e impraticabile... una frana si è mangiata il sentiero e proseguire significa ravanare parecchio... complice anche la mia vista limitata.
Ritorno - con rammarico - sui miei passi, cerco di raccogliere qualche mirtillo... e poi scendo a valle... ma quanto è bello?  ma quanto questo bagno nella natura mi ripaga delle tribolazioni del fondovalle? Quanta della fatica accumulata nelle gambe si trasformerà in positività? Non lo so, non mi interessa... a me ora interessa godere del momento... il resto lo vedremo domani, o dopo... per ora auguri... per un altro anno, sperando in meglio.

 

mercoledì 8 settembre 2021

Unbreakable - The Western States 100

Nel 2010 quattro dei più forti ultra corridori del mondo si sfidano in questa epica gara, la "Western States 100" dove 100 sta per miglia (quindi oltre 161 km) da percorrere nelle 30 ore... mica uno scherzo... tenuto conto che il solo dislivello, 5.500 metri in salita, oltre 7.000 in discesa - oltre alla distanza - farebbe tremare i polsi a chiunque... che dire poi delle temperature? Dal freddo delle montagne della Sierra Nevada al caldo estremo dei River canyons... e oltre... quattro diverse figure si confrontano con le loro vite, la loro visione del mondo, la passione per la corsa, l'idea di allenamento.... un unico obiettivo: vincere e seguire il percorso nel minor tempo possibile... una passione folle, eppure è, come sempre una corsa contro sé stessi... per sé stessi.. per affermare la propria esistenza... il proprio essere. Perché correre è innanzitutto far pace con il proprio io.
 

martedì 7 settembre 2021

Skialper - Agosto 2021 - B-SIDE


"Ti aspetterò sul lato oscuro della Luna. E se ti capita di arrivare prima di me, lascia un messaggio nella polvere solo per me. Se non lo vedo ti aspetterò". The dark side of the moon. Lil Wayne.

E' dedicato al B-Side (non siate maliziosi, non quel side!) dell'avventura... a tutto quel che accade dietro e intorno alle quinte di una grande gara, piuttosto che a quegli itinerari che percorrono spazi meno noti di monti magari famosissimi.... 

"Le storie hanno almeno due lati, come i dischi di una volta... c'é quello più commerciale, come potrebbe essere la cronaca ufficiale di una gara, l'immagine che viene trasmessa attraverso i social media o dai protagonisti... poi c'é il lato B, quello di chi la gara la segue per fare assistenza o anche semplicemente incitare gli amici che rincorrono un sogno... dalla X-Alps... ma non c'é un solo lato B, ce ne sono cento possibili... dai runner della pancia del gruppo, per i quali arrivare è come vincere e di cui le cronache non parlano, quelli che però sono capaci di fare la Western States 100 Mile Endurance Run...oppure di chi percorre le Pale di San Martino facendo un nuovo itinerario completamente sconosciuto ai più. Insomma, un numero dedicato al B-Side è un modo per onorare coloro che si impegnano in prima persona ma senza apparire..." non è forse meglio?

 

Manuale di co-programmazione