sabato 22 febbraio 2014

ciao Francesco

E così ci ha lasciato anche Francesco Di Giacomo, voce storica del Banco del Mutuo Soccorso.
Voce unica, potente, dolce, sublime.
Parliamo di una carriera iniziata nel 1971 quando entra nel gruppo progressive italiano e brani riconosciuti a livello internazionale.
Anni or sono l'avevo visto e ascoltato ad un concerto in una cantina a nord di Milano, ne era nata una passione per la scoperta di una persona che si intuiva buona e al tempo stesso amante della propria professione. Spesso ho ascoltato "Canto di primavera", e mi é apparso come simbolo augurante nell'uscire dall'inverno e da periodi negativi. Grazie Francesco, ciao.

venerdì 21 febbraio 2014

Topolino ovvero lo strano mondo dei fumetti


Che ne dite di un fumetto ove è ammessa la sedia elettrica per i criminali?
E di un fumetto ove l'omicidio viene rappresentato con tanto di coltello infilato alla vittima durante il sonno?
E dove le elezioni sono truccate e vince il cattivone di turno?
Direste che è un fumetto per adulti !
E invece no! Questo è quello che accade in alcuni episodi che ho letto recentemente in Topolino. 
Dalla società distopica del futuro governata da un delinquente che ha truccato le elezioni (ricorda il terzo episodio di "Ritorno al Futuro"), ad una riedizione di Casablanca, passando per omicidi e raggiri degni di un film di Hitchcock. Il nostro Topo - ops eroe - si destreggia in mezzo a questo profusione di reati, usa un linguaggio degno di uno scaricatore di porto e non si cruccia di ricorrere alla tortura per estorcere confessioni. Di che riflettere :)

mercoledì 19 febbraio 2014

una strana idea di democrazia

Prima non ci vuole andare.
Poi il solito sondaggio in rete lo smentisce e lui ci deve andare.
Poi ancora va ma insulta tutti e dice che non parla con nessuno, perché in fondo non gliene frega niente di quello che il sondaggio gli dice.
Ora mi viene da chiedermi? Quale è il concetto di democrazia di questo signore?

Se fai il sondaggio lo devi rispettare. Se il tuo concetto di democrazia prende fondamento dalla rete, lo devi rispettare. Se non lo condividi non andare ma poi ti dimetti. Se vai e fai il pagliaccio, è una vigliaccata e il mancato rispetto della democrazia della base, da te tanto invocata.
Qualcosa non funziona tra i 5S…

lunedì 17 febbraio 2014

L'assassino - Michele Serra


Finito di leggere in una serata. Dovrebbe far ridere, ma la storia dell'assassino di negozianti impropri, ovvero che assegnano nomi improponibili alla propria attività o vogliono vendere prodotti senza averne alcuna ragione, non fa ridere affatto.
Questo libro è, in fondo, una feroce critica all'attuale visione delle cose ed a come il mercato abbia trasformato in necessità ed in bisogno anche il superfluo e l'inutile. Mi viene da citare Roland Barthes e il suo "Miti d'Oggi". 
L'assassino si confessa e giustifica le sue azioni citando per filo e per segno negozi e prodotti che quotidianamente ci troviamo sotto il naso. Come dargli torto? 

Una mattina mi son svegliato

 
"L'8 settembre 1943 simboleggia il disfacimento dello Stato, il momento del si salvi chi può!
Alla divulgazione radiofonica dell'armistizio da parte del maresciallo Badoglio è seguita la brutale reazione tedesca, col regime d'occupazione inaugurato dall'internamento di oltre seicentomila militari.
Quel giorno ha mutato il destino di milioni di persone: alla guerra tradizionale si sommò la contrapposizione tra due Italie.
Per una ventina di mesi, nel territorio controllato dai tedeschi e dai collaborazionisti della Repubblica Sociale Italiana, renitenti, resistenti e fascisti combatterono una lotta senza quartiere né regole, che presentava i tratti tipici della guerra civile.
La storiografia ha prodotto una mole di pubblicazioni sull'8 settembre e gli studiosi hanno proposto interpretazioni antitetiche c'é chi ha inteso quella data fatidica come la premessa della ripresa dell'antifascismo, chi l'ha giudicata l'emblema del tradimento e chi la morte della Patria".
 



Un libro con immagini che rappresenta come la Storia li colse e come ne cambiò il destino.
L'8 settembre fu il giorno delle scelte. Di fronte al fuggi fuggi di Re e Governo, all'arresto di Mussolini ed alla duplice oppressione: nazisti al nord, americani al sud, ogni italiano dovette decidere da che parte stare o come non stare da nessuna parte. Ognuno pagò le sue scelte.
Questi i nomi dei singoli, che a loro modo hanno fatto la Storia con le loro piccole storie: Carlotta Lotte Frolich, Primo Levi, Franco Passarella, Giorgio Albertazzi, Nuto Revelli.
Si legge in un soffio.

domenica 16 febbraio 2014

John Carter


Se i libri sono introduzione ad altri libri - come suggerisce Eco ne "il nome della Rosa", i film cosa sono?
Contenitori di altri film e di altri libri, di leggende e miti, di azione e pensiero. 

Non a caso il cinema è stato soprannominato "la settima arte" dal critico Ricciotto Canudo (o era la sesta?), per la sua capacità di evocare con uno sguardo o una parola ciò che decine di righe scritte non saprebbero rappresentare.
John Carter parte da lontano: dal ribaltamento de "L'uomo che cadde sulla Terra" 1976 con un giovane David Bowie, per poi virare verso "il pianeta delle scimmie" con un primo incontro tra i "civili" umani e le progredite scimmie di un altro mondo. E come non ricordare "Mission to Mars", diretto da Brian De Palma dove una spedizione verso il pianeta rosso, scopre un antico legame tra la nostra civiltà e gli alieni ?

Sono molti i collegamenti tra i due mondi. Ma questo film, utilizzando diversi momenti temporali, riesce a darcene una visione completamente nuova, a partire dall'avvio del film in pieno far west ed al catapultare il nostro eroe nel mezzo di una guerra di civiltà sul pianeta Barsoon (Marte).

Facilitato dalla differente atmosfera diventa un supereroe capace di modificare il corso della Storia. Ma a qualcuno tutto ciò non piace affatto.
Il più grande flop della storia del cinema risulta comunque un bel film, con azione, effetti e scenografie degne dei soldini spesi per realizzarlo. 

L'arte di vincere

Billy Beane è un perdente, senza ombra di dubbio.
Nella vita e nello sport.
Ed è general manager di una squadra di baseball (gli Oakland Athletics) di perdenti, che privati di alcuni importanti giocatori e senza soldi è destinata a scendere rapidamente la china della classifica e finire nei gironi inferiori.
Film sullo sport ma non solo. "L'arte di vincere" è sicuramente un film sulla visione etica dello sport e della vita, è per alcuni, la visione dell'America: sempre disposta a credere al miglioramento collettivo.
Al fianco di un dispotico, folle e compulsivo Billy/Brad sempre intento a mangiare, trangugiare, sputacchiare qualcosa, c'è un altrettanto bravissimo Jonah Hill nel ruolo del laureato Peter Brand che, con la sua teoria statistica e dei giochi convincerà Billy ad abbandonare il sicuro terreno della tradizione per lanciarsi nell'incerto mondo dei numeri.
Non vi svelo il finale, è sicuramente un film atipico che non ha bisogno di un happy end per concludersi. Non è quello che deve trasmettere. Buona visione.

sabato 15 febbraio 2014

Grazie Enrico

Non eravamo abituati a politici normali. A Presidenti del Consiglio normali.
A gente che lavora, parla poco e prova a fare quello che può con il materiale umano che ha. Che sbaglia certamente ma non ruba. Che non arriva dappertutto, ma che cambia l'immagine del Paese.
Per questo dico grazie Enrico. Per averci mostrato una politica con la P maiuscola. Una politica "normale" e non fatta di muscoli e proclami. Di Berlusconismo e di Renzismo.

giovedì 13 febbraio 2014

Qualunquemente

Non vi è ombra di dubbio che l'uscita di "Qualunquemente" sugli schermi ha fatto nascere e mosso un effetto virale tutto italiano senza precedenti.
Dalla creazione delle liste di Cetto La Qualunque, alla musichetta tormentone "Onda Calabra", agli slogan elettorali che inneggiavano al "PILU", Albanese riesce dove nemmeno il miglior cinema di denuncia, il neoverismo italiano e certa sinistra di maniera erano mai riusciti.
La narrazione di una piccola campagna elettorale tra un onesto e normale cittadino e un "mostro" inteso come summa di tutti i mali del Bel Paese è divertente anzi esilarante per molti aspetti, ma al tempo stesso ci fa passare sotto gli occhi avvenimenti a cui le pagine dei quotidiani ci hanno da tempo abituati.
Le avventure del nostro si dipanano e danno un punto di vista in ogni campo: La famiglia (due è meglio), i figli che Cetto trasforma in perfetti idioti e delinquenti, la moglie schiavizzata, la ricevuta fiscale e le tasse peggio della peste, l'abusivismo edilizio, la frode, la minaccia mafiosa, i voti truccati, i pullman di vecchietti in fin di vita portati a votare a forza, le promesse elettorali assurde e via di questo passo.
Geniale! Esagerato! Ma profondamente Italiano.

L'estate degli inganni

 

Adelchi Battista ci riporta a quell'8 settembre di molti anni or sono.
Una data che segna un profondo cambiamento e che tanti ne porterà negli anni successivi in Italia.
Il periodo che dal 25 Luglio al 12 Settembre,  ci viene descritto in forma romanzata, mettendo in evidenza piccolezze, cattiverie, scatti di orgoglio e totale sciatteria di un reame (quello dei Savoia) e di un Governo  (quello di Badoglio) che ben presto fecero rimpiangere il "crapon" come veniva chiamato Benito Mussolini.
Americani e Inglesi da una parte, Tedeschi dall'altra, finirono per farsi un idea degli italiani che tuttora permane: senza alcun rispetto per la parola data!
Un bel libro, un racconto serrato, un romanzo storico come non se ne leggevano da tempo.
Sarà la mia passione per il periodo narrato, sarà perché la presa diretta degli accadimenti è da giornalismo, ma questo libro merita!. Bravo.

Renzi? No grazie!

Premetto subito che il confronto mi fa pena. Avendo vissuto la mia giovinezza quando Happy Days spopolava, ho un minimo di rispetto per Fonzie e vederlo affiancato e raffrontato da questo tizio a dx mi fa piangere.
Premetto inoltre che a me Renzi non piace. Non mi ha fatto nulla intendiamoci, ma gli spacconi, quelli che "ghe pensi mì" proprio non li reggo. Ne abbiamo avuto per vent'anni di simili e sappiamo come è finita, francamente, sarà giovane (e non significa che sia un merito) sarà spigliato, saprà usare i New media, ma la sostanza non cambia. Mi pare troppo arrogante.
Che dire poi dell'ultima mossa? Far fuori Letta per soffiargli il posto. E il motivo? Perché il Governo non fa abbastanza! E pensare di sostenerlo, invece di impallinarlo tutte le mattine non sarebbe meglio?
A farne le spese ovviamente tutti noi italiani che speravamo in un minimo di normalità e un avvio della stagione delle riforme. Ed invece? Nonostante un monocolore al governo, se si eccettua la micropresenza degli alfaniani, il PD riesce a sfasciarsi da solo. E' questa la novità? Sono questi i personaggi capaci di portarci fuori da una crisi senza precedenti? Dubito molto e con me tutti gli sbigottiti elettori che si domandano "che abbiamo fatto di male?".

Munich


Film di Steven Spielberg del 2005.
Ispirato alla cronaca. Munich racconta la storia della squadra dei servizi segreti israeliani, cui venne affidato il compito di rintracciare e uccidere gli 11 palestinesi accusati del massacro di 11 atleti israeliani a Monaco nel 1972. Una missione ad alto prezzo per ogni uomo della squadra e per il loro capo. Acclamato dalla critica come "bello e appassionante", questo thriller duro e spietato é stato candidato a 5 Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regista. (dalla Cover del Film),
Di particolare impatto il difficilissimo ruolo che gli 007 israeliani devono assumere, mettendo a rischio la loro vita e quella dei loro cari. E tutto il film sta in una domanda "Quando avremo eliminato questi ne arriveranno degli altri e saranno peggiori. E allora che faremo?". Da vedere assolutamente.

domenica 9 febbraio 2014

Peak - un mondo al limite

Hannes Lang gira questo documentario. E come tale rimane. Non giudica, non esprime giudizi, non vi sono musiche di sottofondo per indirizzare l'umore di chi guarda. Inizia e finisce con due coretti alpini, resta da capire se sono canti di gioia o di resa.
La sfida è rendere reversibile il percorso che vede trasformarsi l'utilizzo delle montagne e il popolo che le abita. Ma per fare questo, al di là dei paroloni e degli studi sociologici, Lang preferisce lasciar parlare le immagini e i diretti interessati.
E a volte, più delle parole, sono le persone riprese sullo sfondo dei monti, in silenzio osservano stranite la telecamera, a far capire o almeno intuire che qualcosa non va.
Una montagna in profondo cambiamento rispetto ai suoi ritmi lenti a cui va data la massima attenzione.
Non necessariamente il progresso è negativo, anzi ! Ma non può prescindere dall'ascolto delle voci che giungono dal basso. Certamente dai protagonisti di questo filmato.

sabato 8 febbraio 2014

La leggenda del cacciatore di vampiri

Come si suol dire: quando c'è lo zampino di Tim Burton !
Il nostro è tra i produttori di questo bellissimo film del 2012, con Benjamin Walker, Dominic Cooper e Anthony Mackie. Un intelligente chiave di lettura della guerra civile americana che vede nella lotta contro i vampiri, che negli stati del Sud usano gli schiavi per nutrirsi del loro sangue.
Evidente metafora della lotta allo schiavismo vediamo colui che diventerà il Presidente Lincoln, lottare per vendicarsi della morte della madre ed al tempo stesso per uccidere i vampiri che vogliono conquistare la nazione.
Ancora una volta intravvediamo la lotta contro un nemico alieno, che trama nell'ombra e che ha come obbiettivo il non far crescere nel progresso e nella ragione lo Stato americano.
Ottime le scene dei combattimenti con i vampiri e le scene di guerra, ottimo lo stratagemma del treno, ma soprattutto bellissima la storia d'amore tra Lincoln e sua moglie che li vedrà insieme capaci di sconfiggere l'odiato nemico.
Noi sappiamo come finirà la vita di Lincoln, il film lo fa capire. Potrebbe diventare un vampiro buono, ma lui decide di non prendere questa scorciatoia e di restare un umano per combattere con le armi della ragione e del sentimento. Lodevole!

venerdì 7 febbraio 2014

Signore e Signori la mail bombing !

Leggo da wikipedia che il mailbombing - letteralmente bombardamento postale - è una forma di attacco informatico in cui grandi quantitativi di e-mail vengono inviati ad un singolo destinatario provocandone l'intasamento della casella di posta.
Rientra quindi tra le azioni di lotta proposte dal M5S e dal suo portavoce - il condannato - Beppe Grillo per sollecitare la commissione che dovrà occuparsi dell'istanza di stato d'accusa formulata dai 5S nei confronti del Presidente della Repubblica.
Dopo le ingiurie alla Presidente Boldrini, dopo le minacce ad ogni essere umano che si oppone al cammino che porterà questo fantastico partito alla liberazione dell'Italia - a che costo lo stiamo scoprendo tutti - ecco l'ultimo ritrovato.
E perché non il lancio di fialette puzzolenti sul portone di Letta? O un carro di letame a villa Grazioli ? O un incendio purificatore a Saxa Rubra?
Ma di fare politica sono capaci? Ne hanno mai sentito parlare ? Proposte serie ?
Forse urlare e dimenarsi come scimmie incazzate al Parlamento darà loro l'attimo di notorietà che circonda i fenomeni da baraccone. Ma ad una certa ora il Circo chiude e tutti vanno a casa a dormire. OK?

giovedì 6 febbraio 2014

Nuovi mattini - il 68 degli alpinisti

Ci fu il 68 anche per l'alpinismo?
Si, certamente. Solo che arrivo qualche anno dopo, con Gian Piero Motti e il suo libro "I falliti" POST 
e l'apertura di "Tempi Moderni" sul Caporal.
In discussione erano tutte le vecchie regole: i chiodi, gli scarponi, il CAI, i pantaloni di fustagno, l'aurea di drammaticità che permeava il modo di andare in montagna sino ad allora praticato.
Si arrivo al free climbing. Per alcuni moda, per me parte della mia vita e del mio pensare per molti anni della mia felice giovinezza.
Cambiava tutto, si cercava lo stare insieme e lo svagare della massa. Girare intorno ad una parete e cercare il gesto estremo e l'attimo prima della caduta, allenarsi a trazionare un intero inverno sulla trave per poi giocarsi tutto sul passaggio chiave di un 6a.
E poi, le scarpette della "La Sportiva" e cercare il calzolaio per la risolatura, andare a comprare la corda da 50 metri dell'11 di diametro e passare serate intere a discutere se era meglio averne due del 9. E ancora i nuts, i friends, bulloni e chiodi. E la magnesite, i pantaloncini aderenti, la fascia intorno ai capelli oppure no.
Chi ci vedeva ci prendeva per matti: si parlava muovendo mani e braccia a mimare il punto chiave, il passaggio, a risentire la tensione e la fatica a sognare "il bel gesto".
E poi le fughe a Finale Ligure sul calcare, spesso in mandrie da dieci persone, con morose e amici al seguito, e poi tutti a mangiare pasta al pesto o cinghiale. Dormire nell'albergo da due soldi, dove ti davano a malapena la branda e il mattino a prendere le focacce.
E poi si ritornava, ognuno nella sua palestra ad inanellare tiri su tiri di corda. E la difficoltà saliva. Arrivò anche "Re Azul" un 7b+ estenuante di cui conservo una bellissima fotografia.
E ogni volta era un ridere, quando arrivavano i "foresti" a spiarli per vedere quanto fossero bravi e invogliarli su passaggi mai risolti e poi dire "caspita hai visto !?".
Si ci fu il 68 per l'alpinismo e meno male. 

martedì 4 febbraio 2014

le guerre del Duce - libro

 
Se si misura con i suoi criteri, Mussolini raggiunse il successo in buona parte di quello che tentò o pretese di fare: l'Italia temuta e odiata nel mondo; l'obbedienza per vent'anni di un popolo che la tradizione voleva ribelle e mutevole come l'italiano; una nazione temprata dalla Guerra.
Perciò la prima conclusione di Smith è che Mussolini fu migliore politico di qualsiasi altro italiano della sua generazione.
Come mai però egli portò il movimento fascista - deliberatamente, e a momenti con l'attento calcolo - a una serie di guerre che alla fine lasciò l'Italia prostrata?
Sono proprio le guerre del Duce la chiave che Smith usa per comprendere tutto il fascismo, perché nella politica estera, dalle prime aggressioni coloniali sino all'ultima tragica avventura, Mussolini riflette ed esaspera le contraddizioni della politica interna.
Con la sua nota tecnica narrativa, lo storico inglese racconta più che giudicare, convinto che sia il modo migliore per arrivare alla verità.
Racconta le battaglie che il Duce intraprese nelle colonie per domare i ribelli della Libia, della Cirenaica e dell'Eritrea,  come gli venne l'idea della guerra etiopica e come la condusse; come partecipò a fianco di Franco alla guerra spagnola; come invase l'Albania; come entrò nella seconda guerra mondiale, impegnandosi in Africa, in Grecia e in Russia.
Racconta cioè in quale misura Mussolini elaborava la sua politica estera; di quali consiglieri si circondava senza mai ascoltare i pochi, i pochissimi che dissentivano; quale conto teneva dei Capi di Stato Maggiore; come valutava le cifre relative al potenziale bellico; come definiva la strategia delle battaglie e delle guerre, come cercava il consenso alle proprie imprese nella stampa nazionale e in quella internazionale; come coltivava, enfatizzava, raffreddava e rompeva le alleanze internazionali.
La ricostruzione dei moventi e delle ragioni, che volta per volta spingono Mussolini alle singole scelte, consente al lettore di andare a fondo non solo della sua personalità ma anche del meccanismo della mente di un dittatore. (tratto dal libro).
 
 
Denis Mack Smith resta l'indiscusso autore di numerosi testi storici relativi alla penisola italiana.
In questo testo vengono analizzate quelle che sono da tutti ricordate come "le guerre del Duce", intendendo tutti i conflitti che nel ventennio fascista coinvolsero l'Italia. Inoltre vengono affrontate le problematiche interne, quali i rifornimenti, la macchina bellica, la propaganda eccetera.
Emergono due importanti aspetti: l'assoluta impreparazione italiana ad un qualsiasi genere di conflitto, l'incapacità del regime di organizzare un qualcosa di simile ad un piano industriale, politico o economico per affrontare una guerra, fosse anche di piccola dimensione.
Mussolini fa prevalere le dichiarazioni ad effetto, ottimamente orchestrate dalla stampa amica e si pone quale possibile paciere per trarre il massimo vantaggio dalle debolezze altrui.
Evitato ad ogni costo il conflitto, quando infine ci entra a testa bassa l'intero regime fascista crolla al suolo e con lui l'Italia che aveva visto o creduto di vedere il condottiero di romana memoria.

Frozen e altre questioni

Premetto subito che Frozen non mi è piaciuto per nulla.
Storia contorta e insieme scontata, canti sguaiati, personaggi improbabili.
Insomma un accozzaglia di urla, suoni, rumori, vicende che potevano esserci risparmiate.
Una cosa però mi ha fatto riflettere e accompagnata con un articolo sui vichinghi mi ha messo la pulce nell'orecchio.
Fateci caso, quando un regno dei fumetti è in pericolo, così come nelle fiabe, così come nei miti che accade? Arriva il gelo, il terribile freddo e tutto si blocca . Solo l'intervento risolutore di vari strani personaggi vi pone rimedio. Lo abbiamo visto moltissime volte.
Perché l'uomo ha così paura del gelo da rappresentarlo come la nemesi di tutte le tragedie e del male stesso?
Leggevo alcuni giorni fa, che i Vichinghi raggiunsero l'America e fondarono basi in Groenlandia (il cui nome è terra verde, quindi coltivabile). Tuttavia intorno al XIV secolo una coda di glaciazione rese inabitabile la Groenlandia e allontanò dalle rotte del nord questo popolo di navigatori che in quel momento aveva minacciato l'intera Europa.
Immagino che la stessa cosa accadde con le Alpi, i passi alpini, le popolazioni Walser e così via.
Parte da molto lontano il nostro sacro terrore per i ghiacci, figuriamoci veder assistere al ritorno del freddo ed al ritardo nell'arrivo della primavera, quale disperazione in popoli dediti all'agricoltura può aver causato.
Ecco spiegato il ricorso al ghiaccio quale anatema di regni fatati, di maghi e regine eccetera eccetera.
Detto questo Frozen fa schifo.

Red Eye - il film

Thriller del 2005, diretto da Wes Craven.
Due persone si incontrano prima dell'imbarco su un volo aereo.
Entrambi sembrano affascinate l'una dall'altra, potrebbe nascerne una storia d'amore e in particolare, il viaggio sullo stesso aereo si presta per approfondire la conoscenza.
Ma non tutto andrà come dovrebbe e anzi, quello che doveva essere una pausa piacevole, si rivela un claustrofobico episodio.
Giocato tutto sull'impossibilità di fuggire, nel non riuscire a comunicare agli altri il pericolo imminente, nel non voler eseguire degli ordini terribili che porteranno alla morte degli innocenti, questo film è un piccolo gioiello che rivela una forza psicologica notevole.
Bravissimo Cilian Murphy nel trasformarsi da bravo ragazzo in pericoloso criminale, bravissima Rachel Mc Adams nel doversi adattare da ragazza debole e con parecchie paure a coraggiosa eroina capace di ogni genere di azione.
Ultimo il cameo di Brian Cox (lo ricordate in Braveheart nel ruolo dello zio di William Wallace? ) che fa la sua porca figura liberando la scena dal pericoloso terrorista.

lunedì 3 febbraio 2014

Scommessa con la morte

Ultimo film della serie Callaghan, vede il nostro ispettore resistere ad una serie di attentati orditi alle sue spalle da un delinquente fatto arrestare (e dovrebbe ringraziarlo visto che di solito non ne avanzano).
Il nostro riesce a destreggiarsi sparacchiando ogni qual volta se ne presenta l'opportunità.
Le novità di questo episodio sono sicuramente: 
1) la presenza di Jim Carrey nel ruolo dell'attore drogato (che muore subito, ma ha un ruolo interessante);
2) la presenza dei Guns N' Roses al funerale dell'attore (già identificato come Jim Carrey);
3) il fatto che Callaghan si innamora e finalmente abbandona la sua misoginia per tornare ad essere un po normale (anche qui, scelta della regia o prossima andropausa?);
4) La presenza di Liam Neeson, nel ruolo del registra privo di scrupoli;
5) E infine ma non meno importante una giovane Patricia Clarkson - che ritroviamo spesso nella produzione cinematografica americana (il miglio verde, Shutter Island, Jumanji, ecc.);

Sempre gradevole vedere in azione la 44 dell'ispettore. Ci vorrebbe a casa nostra, per riportare quella decenza che da anni si è persa.

domenica 2 febbraio 2014

La nave fantasma

Ghost Ship film del 2002 fa rivivere l'era dei transatlantici, vero predominio italiano del secondo dopoguerra e l'alone di leggenda che intorno ad essi gravitava.
Aggiunge poi l'horror, il terrore, i fantasmi, addirittura il demonio.
Il transatlantico "Antonia Graza" scomparso 40 anni prima nel mare di Bering, riappare improvvisamente.
Un gruppo di cacciatori di relitti si getta al suo inseguimento e riesce ad abbordarlo. Sarà l'inizio di un incubo.
Tra le curiosità: la cantante Monica Mancini è la figlia del mitico compositore Henry.
Il film è ben costruito, claustrofobico, demoniaco.
I fantasmi sanno toccare i tasti giusti, il denaro, le donne, l'alcool, l'odio, la paura. Sanno cioè scavare nel fondo dell'anima di ciascuno dei personaggi per distruggerli e condurli a morte certa.
Bellissima infine la nave, il senso di marcio, di malsano e cattivo, mescolato con il grandioso passato del transatlantico danno un idea di decadenza e degrado accattivante.

Dark Shadows

Non vi è alcun dubbio. Johnny Deep e Tim Burton insieme fanno regolarmente un successone.
E' il caso di questo incredibile film.
Direte voi: il filone è stra sfruttato e stra visto! Eppure, eppure.
Eppure, i nostri due riescono a farne un piccolo capolavoro.
Vuoi per gli abiti e le ambientazioni. Vuoi per l'originalità della trama, vuoi per la bravura degli attori, vuoi anche perché troviamo il maleficio e l'amore, il divertimento e la paura, la voglia di stupire e l'ingenuità.
E che dire, se riusciamo a perdonare al nostro vampiro il fatto che sia tale e quindi uccida per vivere? e che l'abbandono da parte dei numerosi adulti genitori è talmente ricorrente (tra morti violente, ricoveri in manicomio, incidenti e maledizioni) da diventare la normalità?
L'unica verità è che ogni terribile maleficio è l'altro lato della medaglia di un grande amore non riconosciuto.
Così finisce il film e noi siamo interdetti: accettare la ritrovata amata del vampiro o piangere la perduta strega? Vedere per credere.

sabato 1 febbraio 2014

La terza via

Provo a mettere giù due righe e vediamo cosa ne viene fuori.
Pare che, con il progredire della tecnologia il 47% degli attuali lavori verrà svolto da un robot.
Pare che, proseguendo su questa strada l'aumento della popolazione sia destinato a non trovare limite.
Pare infine che il diminuire delle risorse disponibili, associato all'incertezza meteorologica derivante dal riscaldamento globale porterà i raccolti e le aree agricole a ridursi in modo consistente.
Lo stesso dicasi per le risorse idriche.
E' infine rintracciabile in rete un attendibile elenco sulla durata espressa in anni, dei principali metalli e prodotti necessari a questa società non solo per progredire, ma anche solo per mantenere l'attuale stato di civiltà e di più o meno benessere.
Per fare un esempio: petrolio meno di 40 anni, carbone 130 anni (ma a quale prezzo ecologico ?), gas 60 anni, fosfati (tanto necessari per l'agricoltura) 30 anni ?

Quali prospettive si aprono ai nostri occhi?

1) Guerra. Disoccupazione, Fame, Mancanza di prospettive vengono risolte riducendo il numero delle bocche da sfamare;
2) Epidemia. Come al punto 1);
3) Serio ripensamento del nostro modo di vivere e progredire e di quello di tutti i popoli della Terra.  La tanto discussa Terza Via. C'è un solo problema: E' inattuabile.

Pensateci e ditemi quale delle tre ipotesi è la meno faticosa e più legata al nostro essere scimmie pensanti, ma pur sempre scimmie.

Speranze? Io personalmente sono fiducioso, salvo che il genere umano non mi convince per nulla. Anzi mi pare peggiori a vista d'occhio.




Ultra