venerdì 31 gennaio 2020

L'idea della città giardino

La concezione della città giardino fu presentata come una soluzione ai molti problemi delle abitazioni nel tardo Ottocento.
 
Il fondamento del progetto era che la comunità disponesse delle aree fabbricabili (cioè fosse il proprio padrone di casa); e che tutti gli utili prodotti dall'aumento dei valori fondiari dovessero andare alla comunità per sventare speculazioni di ogni specie.
La concezione della città giardino, quale fu esposta da Ebenezer Howard, differisce nettamente dalle forme in cui ebbe attuazione pratica.
Il libro di Howard, fu pubblicato la prima volta nel 1898.
Come dice il titolo, Howard aspirava a risultati non certo trascurabili.
Egli si proponeva niente meno che la soppressione dei malanni della rivoluzione industriale, la eliminazione degli Slums e dei distretti industriali sovraffollati.
Tutto questo doveva essere raggiunto senza suscitare le opposizioni di alcuna categoria, neppure di quella dei padroni di casa.
Egli si riprometteva di creare nuove forme di ricchezza pubblica attraverso una trasformazione dei valori, senza neppure aspettare che il potere passasse nelle mani di un partito favorevole alle sue opinioni.
E' inevitabile il ricordo delle "Broadacre City" di Wright quando si legge descritta da Howard l'emigrazione della popolazione industriale in campagna, la colonizzazione di vaste zone e la fondazione di fabbriche in un paesaggio intatto.
Howard era un'esperto stenografo, che lavorava nei tribunali di Londra quando ebbe l'idea della città giardino.
Questo accadde nel 1898 mentre egli aveva appena terminato la lettura di "Looking Backward" di Bellamy che un amico gli aveva prestato.
Il libro suscitò in lui un tal senso di entusiastico consenso che egli si adoperò in tutti i modi per la sua pubblicazione in Inghilterra.
Il libro presentava un quadro grafico di tutta la nazione americana, organizzata su principi cooperativistici; e da quella sua analisi Howard fu tratto a formulare proposte sue per mettere alla prova i principi di Bellamy, benché in una scala molto ridotta; la proposta cioè di costruire una città del tutto nuova, industriale, residenziale ed agricola.
Questo fu il punto di partenza dell'idea di città giardino.
Essa nacque dallo stesso terreno su cui era sorto il problema generale di una società organizzata cooperativisticamente.
Howard concepiva la città come una serie di anelli concentrici.
Il centro consiste in un gruppo di edifici civici, disposti attorno ad uno spazio collettivo.
A metà strada fra il centro e l'anello esterno c'é un corso circolare largo quattrocento piedi con alberi e verde.
L'anello esterno è una cintura agricola.
E' prevista una zona eccentrica per l'industria.
Nel parco circolare situato al centro si trovano gli edifici pubblici più importanti ognuno su un ampio terreno libero proprio: municipio, salone da concerti e conferenze, teatro, biblioteca e via dicendo.
Il "palazzo di cristallo" confina con un parco pubblico ed un campo di svago.
Esso consiste in una galleria vetrata aperta sul parco, destinata all'esposizione di prodotti industriali.
Una parte di essa è utilizzata quale giardino d'inverno, luogo di divertimento per il tempo cattivo.
L'idea fondamentale (che, come Howard ci avverte, è soltanto uno schema, poiché il piano dipendende dall'ubicazione scelta) fu sviluppato nel Rinascimento.
Ebbe la sorte di essere ripetuto in forme molto diverse; e ci sono proposte avanzate nel primo Ottocento, che non differiscono gran che dalle concezioni di Howard.
Fin dal 1827 l'architetto inglese J.B. Papworth fece delle proposte per quelle che egli chiamava "città rurali".
Hygeia, una cittadina che non fu mai realizzata, doveva sorgere sul fiume Ohio nel Kentucky.
Egli l'aveva ideata con gli edifici comunitari nel centro, vaste zone destinate a giardini, e regolamenti per la zonizzazione.
La concezione era nel suo complesso, molto vicina alla tradizione tardo-barocca di John Nash.
Vine detto sovente che Howard trattò la sua idilliaca città giardino come un fenomeno a sé stante, senza rapporto con la realtà.
Egli però sapeva benissimo che le città sovraffollate "hanno esaurito il loro compito"; e che le grandi città dell'avvenire, dovrebbero essere costruite secondo criteri diversi.
Egli osserva alla fine del suo Tomorrow che: "anzitutto deve essere risolto un problema più semplice. Deve essere costruita una piccola città giardino quale modello sperimentale; e poi un gruppo di città…
Portati a termine questi compiti, e bene, ne deve inevitabilmente seguire la ricostruzione di Londra…"
Ma l'esecuzione e la teoria furono come spesso avviene completamente diverse.
Non appare mai un "Palazzo di Cristallo" in alcuna città giardino. La teoria della città giardino non esercitò mai alcuna influenza sulla ricostruzione di una grande capitale moderna.
Il risultato massimo fu la creazione di nuovi quartieri suburbani da parte di società cooperative e la diffusione di progetti architettonicamente migliori.
Però l'idea degenerò per lo più nella costruzione di agglomerati di casette con giardino.
Dopo un lasso di quarant'anni é ormai divenuto facile vedere per quali motivi l'idea della città giardino , "nella quale città e campagna si sposano", era condannata all'insuccesso.
L'esempio del "modello sperimentale" dimostra che essa non offre alcuna soluzione ai problemi attuali.
Una soluzione parziale é impossibile; soltanto una pianificazione predisposta ed integrata su una scala che comprenda l'intera struttura della vita moderna in tutte le sue ramificazioni, può adempiere al compito che Ebenezer Howard vagheggiava.


 

domenica 26 gennaio 2020

Plutarco - Consigli Politici

Oltre che delle celeberrime VITE PARALLELE, Plutarco è autore di oltre ottanta scritti che, accanto a temi filosofico - etici, toccano ogni aspetto del sapere antico, raccolti sotto il titolo complessivo di Moralia.
Da questo corpus è stata selezionata un'antologia di scritti politici.
Plutarco non da consigli su come conquistare il governo, ma su come gestirlo nell'interesse esclusivo della collettività.
E in quest'ottica ciò che appare prioritario è la formazione culturale e morale dell'Uomo di Stato, che dev'essere politicamente esperto, tecnicamente preparato ad assolvere i propri compiti e soprattutto di altissima integrità: perché non é possibile che chi è ignorante insegni, che chi non è equilibrato possa dare equilibrio, né governare chi non ha in sé governo.
L'impegno politico - cittadino di Plutarco rappresenta bene la coscienza di sé, e dei propri limiti sul piano politico, dei gruppi dirigenti delle città del mondo greco dominato ormai stabilmente da Roma ed aspiranti ad un condominio (per lo meno intellettuale) del grande "Orbe Romano". (dal risvolto del libro)
 
 
Non è la conquista del governo che Plutarco insegna, ma il suo mantenimento, salvo poi ricordarci che l'assenza di doti essenziali al governo stesso ci mette senza dubbio nelle condizioni di correre rischi che, di questi tempi possono essere il dileggio, una volta passavano dal linciaggio.
Fatte le dovute precisazioni e raffronti, il testo è di un'attualità incredibile.
Alcune massime da ricordare: "Del resto il metter mano subito a formare il carattere del popolo e correggerne la natura, non è cosa facile né sicura, ma richiede molto tempo e grande autorevolezza".
perché "la moltitudine non è ben maneggevole né facile ad attaccarsi a una presa di salvezza da parte di chi capita, ma ci si deve accontentare se accetta la guida di qualcuno senza esserne spaventata, come una fiera sospettosa e scaltra, né alla vista né alla voce" ricordando che "é il carattere, non la parola, a convincere in chi parla" soprattutto se non si è grandi oratori, così da non ritrovarsi come Aristofonte nel dire: "l'attore dei miei avversari è migliore ma il mio dramma è più bello".
E se pensiamo che ai tempi di Plutarco, Demostene si difese dalle accuse di aver intascato una tangente, affermando che aveva accettato denaro non per sé ma per il suo partito… (non vi ricorda nulla?) voi capite come, pur cambiando gli attori la sostanza dell'essere umano non cambia in alcun modo.
Ricordando che "Nulla rende l'uomo docile e sollecito nei confronti dell'uomo se non la fiducia nella sua benevolenza e la fama della sua dirittura morale e del suo senso della giustizia. E io penso che anche le api si troverebbero in migliore condizione se accogliessero volentieri e si lasciassero avvicinare da coloro che le nutrono e le curano, piuttosto che pungerli e avventarsi contro di loro. Ora invece gli uomini le castigano col fumo, e governano, dopo averli costretti con morsi e collari, i cavalli violenti e i cani ribelli".


venerdì 24 gennaio 2020

Tacito - La Germania

Tacito, il più grande storico della latinità, esordì con due brevi monografie, due gioielli che già fanno presagire i capolavori della maturità.
Uno è "La vita di Agricola", elogio funebre del suocero Giulio Agricola, artefice dei successi militari romani in Britannia fra il 78 e l'84 d.C.
L'altra è "La Germania", l'unica opera di carattere etnografico dedicata a un popolo straniero che ci sia giunta dall'antichità, nella quale l'intento descrittivo si colora di motivazioni etiche, contrapponendo polemicamente l'integrità morale dei barbari germani alla corruzione e all'avidità della Roma Imperiale. L'esaltazione della forza guerriera e della purezza morale dei Germani appare messa implicitamente in contrasto con la devastante corruzione e una sorta di iniziale decrepitezza fisica e morale del mondo romano. (dal risvolto del testo).
 
 
Autentica miniera d'ora questo breve testo, il cui valore etnografico è indiscusso e, almeno per me, diventa oggetto di confronto con tanta letteratura di tempi più recenti, pensiamo ai testi di chi, con occhio critico incontrava e descriveva gli indiani d'America o i popoli del sud.. una contrapposizione tra "il buon selvaggio" e la corruzione dei tempi moderni.
Si aggiunga a questo primo approccio, l'indagare sui termini utilizzati, che ancora oggi echeggiano nei nomi della settimana, piuttosto che nella difficoltà della ricerca imparziale, che tanto riscontro ha avuto nella letteratura medievale - laddove si parla di popoli con grandi orecchie o con occhi sul petto - o ancora nel ripercorrere i riti e le religioni altrui, a dimostrazione che la fede è un susseguirsi di assimilazioni di precedenti usanze e credenze, poi mascherate o adattate (e la nostra non è seconda a nessuna) ai tempi ed alle necessità.
Un testo su cui spendere del tempo, per riflettere e scoprire che certi scritti non finiscono mai di raccontare qualcosa anche allo smaliziato lettore moderno.


giovedì 23 gennaio 2020

JoJo Rabbit


Forse, e dico forse, é finalmente ora di prendere sonoramente per il culo Adolf Hitler, il Nazismo, senza svendere l'Olocausto e senza far venire meno l'insegnamento di Hannah Arendt, con il suo "La banalità del male"... perché parlare del male assoluto non vuole dire accettarlo… vuol dire dargli una forma per distinguerlo quando si dovesse ripresentare… e così riusciamo a ridere, anche in modo spensierato, di fronte ai tronfi rituali della Gioventù Hitleriana (non molto dissimile da certi nostrani Figli della Lupa) più simili ai Boy scout che a dei veri piccoli guerrieri… alla ricerca del nemico, che deve per forza essere demonizzato, essendo in tutto e per tutto simile a noi.. con un amico immaginario (Adolf Hitler in persona, grande fantasia di bambino) e la necessità di crescere - in un mondo in guerra - ma con un bagaglio di conoscenze che ogni bambino porta con sé e che deve mediare con l'interazione… divengono così ridicoli i nazisti che vogliono creare dei piccoli soldati e la Gestapo che cerca il traditore… sulla base di regole e leggi assurde e prive di fondamento… Spero che ci siano tanti film come questo, non fosse altro che per rendere spregevole, ridicolo e patetico chi vuole riportare in auge e legittimare certi fascisti da strapazzo anche dalle nostre parti e nel farlo insultare la storia di questa bellissima nazione. Per cui ridiamo di gusto, senza dimenticare la Storia.

John Milton - Areopagitica

Dove c'é un grande desiderio d'imparare lì per forza molte saranno le discussioni, molti gli scritti, molte le opinioni, perché l'opinione degli uomini buoni non è che conoscenza nel suo farsi.
L'Aeropagitica - nella Grecia Antica, l'Aeropago era l'assemblea degli Anziani che vigilavano sulle leggi - è il discorso che John Milton rivolse al Parlamento Inglese nel 1644 a favore della libertà di stampa, contro la censura preventiva degli Imprimatur e in generale contro ogni forma di censura.
In una prosa che splende per densità dei contenuti e per strumentazione retorica, l'autore, il più grande poeta dopo Shakespeare, lancia un appello a favore della libertà di espressione.
Perché la libertà é la condizione necessaria al progresso della conoscenza, la sola condizione che garantisca a una società di non imputridire "in uno stagno melmoso di conformismo e tradizione".
Tra l'omaggio a Galileo, morto due anni prima e "invecchiato si prigioniero dell'Inquisizione perché pensava in astronomia diversamente da quanto i censori francescani e domenicani pensavano", una definizione del libro ormai famosa: "I libri infatti non sono per nulla cosa morte, bensì contengono in sé una potenza di vita" e la polemica contro chi vorrebbe imporre "di non conoscere nulla se non per decreto".
Il discorso di Milton si rivela essere ancora oggi di un'attualità sconcertante. (dal risvolto del libro).
 

A leggerlo oggi Anno Domini 2020, il testo pare scritto per i nostri tempi. Certo abbiamo la libertà… (almeno in questa parte di Mondo), ma è così ovunque? Certo che no! E quanto è debole e fragile questa libertà? Quanto è preda del demagogo di turno (quello per intenderci che invoca pieni poteri, che poi va a citofonare al tunisino, reo di essere straniero in terra italica)… pensiamo a come i poteri bloccano in ogni modo le informazioni, i pensieri, le opinioni… e allora andiamo a rileggere questo testo.. e ringraziamo Milton per gli stimoli donati alla libertà del pensiero.
E che poesia nel chiedere ascolto… "Ma guardate l'astuzia della Verità, che quando ottiene una mano libera e volenterosa svela sé stessa più in fretta di quanto il passo del metodo e del discorso possano sopravanzarla" perché "non migliorerà la nostra situazione evadere dal mondo in sistemi atlantidei o utopici che non si possono attuare, bensì legiferare saggiamente tenendo conto di questo mondo di male in cui Dio ci ha posti ineluttabilmente"... perché "prima di ogni altra libertà, datemi la libertà di conoscere, di esprimermi e di discutere liberamente secondo coscienza"... Eterno.

Epitteto - Manuale

Il Manuale di Epitteto non è e non vuole essere un'esposizione organica di un sistema filosofico, ma un agile strumento a disposizione di chi desidera conformare la propria vita ai principi della morale stoica.
Secondo Epitteto, la realtà che ci circonda si divide in due classi fondamentali: ciò che è in nostro potere e ciò che non lo é, e tutte le infelicità dell'uomo derivano dalla mancata conoscenza della propria natura e dei propri limiti.
Libero potrà essere solo chi saprà respingere tutto ciò che non è in suo potere, senza inseguire ciò che comunque non è sotto il suo controllo.
In modo estremamente moderno la libertà della persona viene quindi a configurarsi come la libertà interiore. Questo manuale resta uno dei testi di riferimento della filosofia occidentale o almeno di quella parte che si preoccupa degli aspetti interiori dell'uomo e non si chiede con crescente angoscia cosa si debba pensare, senza flettersi in ossequio ai risultati della tecnica e ai progressi delle scienze. (dal risvolto del libro).
 
 
Non si può fare filosofia, o almeno occuparsi di essa, senza conoscere il pensiero di Epitteto, lo stoicismo che lo sostiene e la comprensione delle semplici regole che ne stanno a fondamento.
Come non ritrovare tracce di Cristianesimo, di forza di volontà espressa da uomini forti, dallo stesso teatro di Shakespeare…
Una su tutte: "Ricordati che sei attore di un dramma e di quale dramma lo decide l'autore; di un dramma breve se lo vuole breve, di uno lungo se lo vuole lungo. Se vuole che tu faccia il mendicante, bada di recitare bene anche questa parte, e lo stesso per la parte dello zoppo, del magistrato, del privato cittadino: questo infatti è il tuo compito, recitare bene il ruolo che ti é stato assegnato: sceglierlo invece spetta ad un altro".
E in merito a coloro che non vanno, seppure invitati, al pranzo bandito da un potente: "Non hai nulla al posto del pranzo? Hai invece qualcosa: non hai lodato la persona che non volevi lodare"... più chiaro di così. 
 
 

Killing Them Softly


Non mi ha fatto impazzire questo "dark"... ma qualche spunto me lo ha comunque regalato. Innanzitutto nell'indelebile parallelo tra la crisi della società americana, continuamente udibile in sottofondo, trascinata dallo scandalo bancario della Leman Brothers, e obbligata a trovare una soluzione - forzata e sporca - ad altrettanto sordidi affari…
Così fanno i politici, così fanno i delinquenti… in una società libera certo, ma totalmente indifferente ai destini di ciascuno… perché "the show must go on"... e questo è tutto.
La trama: Johnny Amato intende utilizzare due sbandati per rapinare la bisca dei mafiosi, sicuro di farcela perché, chi la gestisce - Markie Trattman - ha già fatto questa cosa in passato, salvo poi vantarsene pubblicamente… allora l'ha passata liscia… ma questa volta?
La rapina riesce ma... la storia è troppo grossa perché possa essere creduta… così Trattman viene malmenato per capire se è stato davvero lui e, visto che non centra nulla, l'affare viene affidato a Cogan, un killer professionista che, pur non amando uccidere le sue vittime, fa il suo lavoro… al suo fianco scorrono personaggi incredibili… (su tutti il compianto Gandolfini, nel ruolo del killer oramai bruciato) ma prima di tutto il business… la bisca ferma non fa girare i soldi e gli affari sono affari… aspetto chiaramente ricordato nell'ultima scena proprio da Cogan. "Io ho fatto il mio lavoro, siamo in America, e ora pagami i miei diecimila dollari".
Se non è libero mercato questo...

L'occhiale indiscreto

Ci sono scrittori, ha notato Garboli, che hanno saputo amministrarsi con oculatezza: da loro, «una volta passati a miglior vita, non ci aspettiamo più nulla». E ci sono poi i dissipatori, gli eccentrici, che la morte «tradisce e smaschera»: come Flaiano. È dunque nel­le sue carte disperse, nei libri usciti dopo la sua scom­parsa che troviamo «una verità che non ci è stata det­ta». Tanto più in questo, che dal 1941, allorché co­mincia a occuparsi di cronaca, ci conduce ai pezzi di costume del 1970-1972. Per Flaiano, infatti, la satira è già nella cronaca e nel costume: basta saperli guarda­re. Basta cioè guardare «fatterelli» in apparenza irri­levanti con un «occhiale indiscreto» (così si chiamava la rubrica che teneva nel 1945 su «Il Secolo XX»), in grado cioè di applicare – per usare le parole di Anna Longoni – una «correzione metonimica». Prodigio­samente, la capacità visiva ne risulterà modificata e il dettaglio si trasformerà in patente, irridente testimo­ne del tutto. Vale a dire degli inestirpabili vizi degli i­taliani: la natura di voltagabbana, il cinismo che sem­pre induce verso la parte del più forte, la «leggerezza di carattere», l’intolleranza, la colpevole smemoratez­za. Con gli anni, «l’orrore, la pietà e anche lo sconfor­to» che queste debolezze suscitavano si andranno ac­centuando, e l’ironia, di fronte ai fenomeni di co­stume degli anni Settanta (la smania delle crociere, il femminismo, la passione per il calcio, il culto della Makina, il turismo di massa), si farà più amara, taglien­te: sino a provocare la solitudine del satiro.  (dal risvolto del libro)
 
Ennio Flaiano appare tanto più tagliente, quando la censura del regime non consentiva errori… con approccio metafisico, sottile, insinuante, riesce a far capire laddove capire è già dubitare e dubitare è già essere contro. Via via che gli anni aumentano e il Fascismo lascia il posto alla Democrazia, gli scritti si fanno più amari, non tanto per il contenuto in sé ma perché contro quanto ora scrive il nostro, non vi è alcun rimedio. Non si può combattere, mobilitare una nuova rivoluzione… in un popolo che, come scrive lui "è capace di rivolte ma non di rivoluzioni".
Occorre talvolta più difendere che offendere i nostri nemici mostrandoli (in malafede) più bravi di quel che non sono appunto per ottenere delle reazioni anche in coloro che oggi ne difettano… (a proposito di Controproducente).
Dopo il fascismo, l'italiano medio aderirà al partito che prometterà l'utopia più avvenente, uno spietato moralismo nei confronti altrui, il rispetto delle tradizioni più sciocche (a proposito di Voltagabanna).
I discorsi di Mussolini sollecitavano il becero e l'intollerante che sonnecchiano in troppi italiani, quegli stessi che oggi danno ai partiti la colpa della attuale situazione dimenticando cosa c'era prima… ma come non ricordare "quei" discorsi? A quel suo stile consistente nel far girare le frasi come le trottole fino a produrre un effetto assai simile ad un'idea ma senza gli svantaggi che propone un'idea (a proposito dei discorsi politici).
Bisogna sempre che una certa plebe abbia un nemico da sodomizzare per sentirsi forte, che è proprio il carattere dei veri onanisti…  (a proposito del linguaggio del calcio mutuato dalla politica e viceversa).
il fascismo è il diabete degli italiani… una malattia del sangue, sottile, antica, che colpisce anche le migliori famiglie, destinata a riaffiorare nel tempo…. (a imperitura memoria).
 
 
 

venerdì 17 gennaio 2020

The Terror - 1° stagione

The Terror é una nave, un vascello che, insieme alla Erebus, nel 1845 si avventura tra i ghiacci alla ricerca del possibile e tanto ambito "Passaggio a Nord - Ovest"... La serie, composta da 10 episodi e proposta da Amazon Prime Video è quanto di più bello mi sia capitato di vedere da parecchio tempo a questa parte.
Il fascino di questo racconto è poliedrico: l'avventura disperata di questi uomini tra i ghiacci, le regole della marina inglese e quella di una certa società inglese… regole che si sgretolano di fronte al mistero, alla sofferenza, alla morte e alla paura, l'apparire del mostro, Tuunbaq (il Dio che cammina) rispettato e venerato dai popoli locali… I paesaggi vuoti eppure bellissimi, i dialoghi, basati sulla necessità di salvare la forma e le regole, per non far venire meno il morale degli uomini… le mille sfaccettature di ogni singolo personaggio… Un vero piccolo capolavoro.

lunedì 13 gennaio 2020

i luoghi del 2019

 
Orbene lo ammetto, non è stato un anno di viaggi, di lunghi percorsi, di luoghi nuovi… poco, poco davvero, ma occorre fare i conti con quel che si ha e godere di quel che si può…
Ciò nonostante, eccoci qui a mettere insieme un piccolo elenco delle cose viste e fatte che mi hanno donato dei bei momenti… provo a fare una classifica.
 
1. Brescia - Museo Marzoli. Una vera scoperta questo piccolo scrigno. Posto sulla cima della fortezza che domina Brescia, specializzato in armi bianche ed armature è assolutamente da vedere, gustare con calma e apprezzarne ordine e qualità dell'esposizione.

2. Partecipazione a Guess My Age. Ebbene si, attirato dal mondo televisivo, così partecipo al celebre programma di Papi. Divertente ed istruttivo. Visto da dietro, tutto è più chiaro.

3. Oleggio - giro delle chiese. Una domenica pomeriggio calda, per chiese sconosciute e poco - anzi nulla - frequentate… a dimostrazione che il bello dell'Italia è nascosto nei piccoli centri.

4. Cartoomics Milano. Oramai è una consuetudine… e, ci vorrà del tempo, ma gli eroi di carta e televisione sono ancora i miei, a dimostrazione che non c'é più nulla da inventare… Super!

5. In moto sulla Panoramica Zegna. Da fare e rifare. Supergita motociclistica… anche qui una giornata caldissima, tracciato noto ma mai stancante. Il panorama è unico.

6. Rinascimento a Biella - Mostra. Bellissima mostra sul Rinascimento nei centri minori. Mecenati del passato che hanno fatto grande la storia di Biella e dintorni. Oggi scapperebbero a gambe levate.

7. Como Gita. A Como ci si va per vedere la fauna. Cioè i suoi incredibili abitanti e frequentatori… una varia umanità cosmopolita che ti fa girare la testa di continuo. Qua e la, il paesaggio ed il lago.

8. Cannobio e Val Cannobina. Il mercato di Cannobio, i vialetti e le stradine di Cannobio… e poi la Val Cannobina, stupendo mix per una gita sempre speciale.

9. Bergamo - Fiera Forme e città. Il formaggio declinato in ogni sua forma, gusto, profumo e sapore, ne vale davvero la pena. Poi un giro in città… umanità varia o avariata? Boh.

10. i Legnanesi - spettacolo. Autentica istituzione, i Legnanesi divertono sempre… battute semplici, tanto revival, battute che oramai diventano amarcord… bello.

sabato 11 gennaio 2020

The Report

Piacendomi Adam Driver ho voluto guardare questo film, definito "Thriller magistrale sulla scia di… eccetera eccetera"... ecco, partiamo da qui, sulla scia di cosa? Ma che cosa è questo polpettone? E l'indagine cosa riguarda? La noia? Il torpore? Che due palle! Thriller poi! E cosa ci sarebbe di incredibile?
Alcuni film, quando li guardi, pur trattando di vicende interne agli States, comunque li capisci, poi cogli la vicenda e i suoi risvolti, infine parteggi per il buono.
Ma qui? Il politico che costituisce una commissione per indagare sugli abusi commessi dalla CIA, che non è l'FBI, che però é un'altra cosa e poi ci sono i contractor, che non sanno una cippa ma prendono un sacco di soldi per maltrattare presunti terroristi arabi. Non ne cavano nulla ma se la spassano…. E quindi? Poi si va in commissione, poi un'altra commissione, poi un'audizione, poi un'altra commissione, poi interviene un politico, poi un tecnico, altra commissione, i giornali, però a quelli non diamo tutto, poi un'altra riunione, poi la CIA risponde, poi un'altra audizione, il tutto mentre la commissione investigativa, chiusa in una stanza al buio indaga e trova tutti i pezzi del puzzle… e infine l'ultima riunione con cui si dice "che cattivi questi americani" ma grazie a questo lavoro ci siamo fatti perdonare e non lo faremo più… fino alla prossima volta… (altro materiale per un altro film).

War of the worlds

E allora mettiamola così: ad ognuno il suo mestiere. La fantascienza lasciamola fare agli americani, che non la fanno benissimo ma spendono un sacco di soldi per gli effetti speciali. Se la fanno gli europei (leggi francesi) il risultato è questa cosa qua.
Un lungo, lento, noiosissimo polpettone moraleggiante, ove il familismo, il mammismo, il "voglio tornare a casa dalla mia famiglia/marito/moglie/figli/papà/mamma/sorelle e fratelli" prende il sopravvento su tutto e l'invasione, i cattivissimi extraterrestri, i morti, la fine del mondo per come lo conosciamo, diventa una comoda scusa per ricusare il passato e ridefinire legami mai chiariti.
Qualche sprazzo di lucidità qua e là poco cambiano la tenuta della serie. Si parla già di una seconda stagione, spero sia fumo negli occhi.

mercoledì 8 gennaio 2020

1989

Trent'anni sono un tempo sufficiente per poter guardare al più grande evento accaduto in Europa da quando sono nato con la necessaria serenità e visione di insieme? Io credo di no. Manca ancora qualcosa… certamente manca la capacità di afferrare per la coda e porre rimedio a quella somma di errori, mancanze, occasioni perdute che la caduta del Muro e il venir meno dei regimi comunisti ha generato.
Ubriachi di certezze, ci si é illusi che il capitalismo fosse il vero vincitore e unico vero modello da utilizzare sulla Terra… capace di garantire democrazia (falso), stabilità (falso), ripetibilità ed esportazione ovunque. Il risultato? E' sotto gli occhi di tutti. La crisi del 2008 ad esempio, il sorgere di nazionalismi, destre, razzismo, la mancata risoluzione dei problemi ambientali… e chi più ne ha più ne metta.
Possiamo rallegrarci sul venir meno di una dittatura e dei suoi accoliti? Certamente si, e questa non è cosa da poco. Anzi.
Ma non deve bastare, non deve bastarci ne accontentarci. Vogliamo di più, un mondo migliore e più equo.. se è caduto questo muro possono caderne altri.

lunedì 6 gennaio 2020

i film del 2019

1. Free solo - Documentario. Questa volta il primo posto va, senza alcuna discussione, a questo bellissimo documentario. Sia per la storia, sia per le incredibili immagini ed infine per il coraggio del grandissimo e un tantino folle Alex Honnold.
 
2. il primo re. Bello, bellissimo. La nascita di Roma, tra un'esondazione e degli sporchi trogloditi ripresi in mezzo alla spazzatura (in sostanza non è cambiato nulla da allora). Scopriamo così il perché del fratricidio tra i due (Romolo e Remo ovvio) e, come dice qualcuno più intelligente di me, se una città nasce da un omicidio, difficile redimersi.

3. L'uomo che volle farsi re. Lo rivedo con gran piacere (la prima volta al cinema tanti tanti anni or sono). Rieccolo qui, bello come allora, anzi ancora di più. Grande cinema!

4. Chernobyl - la serie. Questo è l'anno delle serie TV. E questa le batte tutte. Ottima e veritiera ricostruzione del più grande disastro della storia umana. E radiografia della fine dell'URSS.

5. True Detective - 1° stagione. Fantastico! Anche se il genere poliziesco non mi fa impazzire, qui il legame tra pedofili, pazzi, omicidi, sette sataniche e tanto altro ancora… insieme ad una coppia di poliziotti che si odiano… ma che alla fine si vogliono davvero bene… fa la differenza.

6. First Man. Il primo uomo. Il 1969 fu l'anno della luna. Come non festeggiarlo 50 anni dopo, con questo bellissimo film. Molto umano, molto forte nel descrivere le paure, le aspirazioni, i sentimenti, i fallimenti di una incredibile ed ineguagliabile avventura?

7. The Imitation Game. Prima li sfrutti, poi li condanni e li obblighi a morire. Questo è il destino dei geni in ogni tempo. Questa è la fine del grande Turing. Che non è quello del Touring Club per intenderci... Ottimo film.

8. Nella tana dei lupi. Ah, quanta azione! Che trama feroce e bellissima… che storia veramente bella! Ci si emoziona dall'inizio alla fine… Ottimo tutto, recitazione, azione, sparatorie, furti e rapine, azione (l'ho già detto?), azione...

9. Manaslu. La montagna delle anime. La storia di Kammerlander ruota intorno a questa montagna, oltre ovviamente al suo exploit sull'Everest. Bello, davvero. Cinema colmo di amanti della montagna e dell'avventura.

10. Chernobyl. La vera storia. Documentario. E dopo la serie non poteva mancare il documentario. Ben costruito e corretto nel raccontare la verità (quella vera) del disastro nucleare, perché l'errore umano è sempre dietro l'angolo, ma l'idiozia viaggia su una linea retta.

John Wick 3 Parabellum

Più che di puntata in puntata, sarebbe il caso di dire "di cane in cane".
Nel primo episodio, la morte del cane scatenava i bassi istinti di John.. nel secondo altro cane e altra vicenda, nel terzo (e speriamo ultimo che, oramai, per sfruttare il titolo, mi sono venuti due parabellum grossi così) i cani si moltiplicano.
Cani mansueti e cani cazzuti. Quelli che si accucciano e quelli che  mordono, principalmente gli zebedei degli avversari… i maschi sono avvertiti.. mettetevi una conchiglia!
Abbiamo lasciato John in fuga, dopo che su di lui è stata lanciata una fatwa, anzi una iattura da 15 milioni di dollari… lui non si fa prendere e, utilizzando vecchi debiti (nascosti in un libro di fiabe) va a riscuotere il debito e poi torna dal padre padrone di tutti i killer per chiedere di essere redento… ma, una volta tornato non rispetta nuovamente le regole (ah discolo) e combina un altro casino.
Tra morti ammazzati, morti sparati, morti morsicati, accoltellati, malmenati eccetera… c'é il tempo per sorridere anche perché oramai siamo alla brutta copia del videogioco… oltre i limiti della credibilità. Davvero, mi piace Reeves, però ora basta. Ti prego.

domenica 5 gennaio 2020

Le montagne del 2019


L'ho pubblicata di getto, senza una seppur breve premessa… ora mi correggo.
E' stato un anno alpinistico davvero speciale. Tante uscite, tutte diverse ed originali, da solo ed in compagnia… mai davvero solo… i miei pensieri (sempre belli) mi hanno accompagnato. Quando l'umore non era al top, ci hanno pensato le montagne a risollevarlo, quando avevo crucci, li ho dimenticati. Gli amici poi mi sono stati vicini, anche se in montagna si è sempre soli con sé stessi… con loro ho condiviso bellissime emozioni, il tempo dedicato a questa passione… pensieri e riflessioni. A loro va il mio grazie. Finché il fisico me lo concederà, ovvio, sarò alla ricerca della prossima cima da salire… perché si vive di ricordi, ma prima di tutto di idee, progetti, nuove mete.

1. Lema e Tamaro. Doveva avvenire l'11 settembre, data del mio compleanno. E' arrivata il giorno dopo, questa cavalcata sulla lunga cresta che separa il Lema dal Tamaro. Tutto a confine tra Svizzera ed Italia, tutto in un giorno. Un caldo giorno settembrino. Tutto come da copione, anzi no, perché questa gita, che da tanto volevo compiere, è stata per me una sorpresa e un dono bellissimo. Ci sono affezionato proprio come un bel dono.

2. Cingino e Camposecco. In compagnia di Max facciamo questo itinerario ad anello che, per una volta, non prevede creste.. ma non per questo meno avventuroso… due laghi (artificiali) una lunghissima galleria di collegamento, un ambiente alpino severo, gli stambecchi più famosi del mondo sul muro della diga… non manca nulla!

3. Monte Generoso. Anche il Generoso è una di quelle mete che ambivo a completare. Bellissima gita in compagnia di Beppe e Max. Fantastica giornata con ampio giro ad anello, architettura, storia, panorami, tecnologia, montagna, relax… manca qualcosa? No.

4. Massa del Turlo. Altra bellissima gita, con gli amici di sempre, a cui si aggiunge Giorgio. Bellissimo anche qui l'itinerario, giornata di sole e panorami sulla Valstrona, la Val Sesia e l'Ossola.

5. Strà Granda. La vecchia mulattiera che portava a Macugnaga dal fondovalle. Un'autentica scoperta, fatta di piccoli borghi, chiese, cappelle, edifici, anziani al lavoro, incontri casuali ma intensi… una passeggiata lunga lunga, che regala tante emozioni. Ritorno in bus!

6. La ferrata del Grona. Bella! Difficile! Panoramica! Non manca praticamente nulla in una giornata unica.

7. Helsenhorn. Due giorni con Max, con nottata al nuovo rifugio Farello, per salire questa cima che da anni mi attira… come sottrarsi? Cima al di sotto delle aspettative, ma salita di tutto rispetto e panorami mozzafiato.

8. Pizzo Camino. L'avevo tentato da un versante, giornata troppo calda… lo provo salendolo dalle spalle.. un intuizione che ci permette di avere ragione della vetta e attraversare un ambiente montano veramente super! In compagnia di Beppe ci spariamo una salita spettacolare… peccato per la meteo.. troppo caldo, troppe nubi… che tolgono molto alla vista. Bellissimo.

9. Albrunhorn. Ci eravamo arrivati vicini due anni or sono… eccoci qua. i quattro moschettieri a salire, in una giornata rovente, questa cima posta sopra la Val Deserta ed il Devero… davvero impegnativa ma che ripaga per il panorama unico.

10. Cima di Tuss. Salita autunnale in Val Grande, tra creste, castagne, cinghiali, boschi stupendi, funghi, e poca pochissima gente… Giornata ben spesa, e tante bellissime emozioni. Posti sempre speciali.

Poncione di Cassina Baggio 2815 m

Prima uscita alpinistica dell'anno con Beppe, Chiara e Danilo (qui conosciuto di persona). Andiamo in Val Bedretto, Svizzera, zona che poco conosco, a fare il Poncione di Cassina Baggio. La giornata è spettacolare, solo un filo di vento insidioso in vetta ci obbliga a metterci al riparo. Condizioni della neve ottime, grande ciaspolata alla presenza di panorami e montagne stupende. Molti escursionisti che però non turbano le sensazioni del luogo. Speriamo di ripetere queste escursioni. Buon 2020!
 








 

























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