venerdì 31 gennaio 2020

L'idea della città giardino

La concezione della città giardino fu presentata come una soluzione ai molti problemi delle abitazioni nel tardo Ottocento.
 
Il fondamento del progetto era che la comunità disponesse delle aree fabbricabili (cioè fosse il proprio padrone di casa); e che tutti gli utili prodotti dall'aumento dei valori fondiari dovessero andare alla comunità per sventare speculazioni di ogni specie.
La concezione della città giardino, quale fu esposta da Ebenezer Howard, differisce nettamente dalle forme in cui ebbe attuazione pratica.
Il libro di Howard, fu pubblicato la prima volta nel 1898.
Come dice il titolo, Howard aspirava a risultati non certo trascurabili.
Egli si proponeva niente meno che la soppressione dei malanni della rivoluzione industriale, la eliminazione degli Slums e dei distretti industriali sovraffollati.
Tutto questo doveva essere raggiunto senza suscitare le opposizioni di alcuna categoria, neppure di quella dei padroni di casa.
Egli si riprometteva di creare nuove forme di ricchezza pubblica attraverso una trasformazione dei valori, senza neppure aspettare che il potere passasse nelle mani di un partito favorevole alle sue opinioni.
E' inevitabile il ricordo delle "Broadacre City" di Wright quando si legge descritta da Howard l'emigrazione della popolazione industriale in campagna, la colonizzazione di vaste zone e la fondazione di fabbriche in un paesaggio intatto.
Howard era un'esperto stenografo, che lavorava nei tribunali di Londra quando ebbe l'idea della città giardino.
Questo accadde nel 1898 mentre egli aveva appena terminato la lettura di "Looking Backward" di Bellamy che un amico gli aveva prestato.
Il libro suscitò in lui un tal senso di entusiastico consenso che egli si adoperò in tutti i modi per la sua pubblicazione in Inghilterra.
Il libro presentava un quadro grafico di tutta la nazione americana, organizzata su principi cooperativistici; e da quella sua analisi Howard fu tratto a formulare proposte sue per mettere alla prova i principi di Bellamy, benché in una scala molto ridotta; la proposta cioè di costruire una città del tutto nuova, industriale, residenziale ed agricola.
Questo fu il punto di partenza dell'idea di città giardino.
Essa nacque dallo stesso terreno su cui era sorto il problema generale di una società organizzata cooperativisticamente.
Howard concepiva la città come una serie di anelli concentrici.
Il centro consiste in un gruppo di edifici civici, disposti attorno ad uno spazio collettivo.
A metà strada fra il centro e l'anello esterno c'é un corso circolare largo quattrocento piedi con alberi e verde.
L'anello esterno è una cintura agricola.
E' prevista una zona eccentrica per l'industria.
Nel parco circolare situato al centro si trovano gli edifici pubblici più importanti ognuno su un ampio terreno libero proprio: municipio, salone da concerti e conferenze, teatro, biblioteca e via dicendo.
Il "palazzo di cristallo" confina con un parco pubblico ed un campo di svago.
Esso consiste in una galleria vetrata aperta sul parco, destinata all'esposizione di prodotti industriali.
Una parte di essa è utilizzata quale giardino d'inverno, luogo di divertimento per il tempo cattivo.
L'idea fondamentale (che, come Howard ci avverte, è soltanto uno schema, poiché il piano dipendende dall'ubicazione scelta) fu sviluppato nel Rinascimento.
Ebbe la sorte di essere ripetuto in forme molto diverse; e ci sono proposte avanzate nel primo Ottocento, che non differiscono gran che dalle concezioni di Howard.
Fin dal 1827 l'architetto inglese J.B. Papworth fece delle proposte per quelle che egli chiamava "città rurali".
Hygeia, una cittadina che non fu mai realizzata, doveva sorgere sul fiume Ohio nel Kentucky.
Egli l'aveva ideata con gli edifici comunitari nel centro, vaste zone destinate a giardini, e regolamenti per la zonizzazione.
La concezione era nel suo complesso, molto vicina alla tradizione tardo-barocca di John Nash.
Vine detto sovente che Howard trattò la sua idilliaca città giardino come un fenomeno a sé stante, senza rapporto con la realtà.
Egli però sapeva benissimo che le città sovraffollate "hanno esaurito il loro compito"; e che le grandi città dell'avvenire, dovrebbero essere costruite secondo criteri diversi.
Egli osserva alla fine del suo Tomorrow che: "anzitutto deve essere risolto un problema più semplice. Deve essere costruita una piccola città giardino quale modello sperimentale; e poi un gruppo di città…
Portati a termine questi compiti, e bene, ne deve inevitabilmente seguire la ricostruzione di Londra…"
Ma l'esecuzione e la teoria furono come spesso avviene completamente diverse.
Non appare mai un "Palazzo di Cristallo" in alcuna città giardino. La teoria della città giardino non esercitò mai alcuna influenza sulla ricostruzione di una grande capitale moderna.
Il risultato massimo fu la creazione di nuovi quartieri suburbani da parte di società cooperative e la diffusione di progetti architettonicamente migliori.
Però l'idea degenerò per lo più nella costruzione di agglomerati di casette con giardino.
Dopo un lasso di quarant'anni é ormai divenuto facile vedere per quali motivi l'idea della città giardino , "nella quale città e campagna si sposano", era condannata all'insuccesso.
L'esempio del "modello sperimentale" dimostra che essa non offre alcuna soluzione ai problemi attuali.
Una soluzione parziale é impossibile; soltanto una pianificazione predisposta ed integrata su una scala che comprenda l'intera struttura della vita moderna in tutte le sue ramificazioni, può adempiere al compito che Ebenezer Howard vagheggiava.


 

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