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venerdì 12 ottobre 2018

il nuovo che avanza

"La grande città come trionfo dell'inessenziale sull'essenziale, dell'artificiale sul naturale, del superfluo sul necessario.
E' il sottile filo (di divertimento angoscioso, di stralunato humor) che attraversa il libro di Michele Serra, qui alla sua prima prova di narratore.
Una serie di racconti sugli inganni del moderno visto come luogo degli equivoci, come continua sottrazione di senso alla vita quotidiana, che conferma, come ha scritto Tullio De Mauro, la sua felice capacità di catturare in anteprima quelli che solo molto tempo dopo altri avvertono come intollerabili luoghi comuni". (tratto dal libro).
 

Quando apparve questo libro, non ero ancora tante cose.
Non ero sposato. Non avevo un lavoro vero e proprio. Ero ancora molto a sinistra (poi questa cosa mi sarebbe passata) andavo ancora - seppur a singhiozzo - a scuola, ero andato al Festival di Cuore e girato in Emilia e dintorni quasi come Kerouac…
Letto oggi, Michele Serra, non riesce a dirmi le stesse cose, o meglio non riesce a farmele assaporare come allora. Ma d'altronde è noto che, non si attraversa due volte lo stesso fiume. La seconda volta si passa dal ponte… almeno non ci si bagna i vestiti.

martedì 20 marzo 2018

La fattoria degli animali

Inquadrare "La Fattoria degli Animali" non è per nulla semplice. Romanzo? Fantascienza? Racconto per bambini? Satira politica? divertissement? mica facile dargli un unico indirizzo, un unico riferimento... Resta, a prescindere dalla gabbia in cui vogliamo rinchiuderlo, un bellissimo racconto, molto più chiarificatore di tante indagini e studi storici... su quello che è l'animo umano, della fine che fanno gli esperimento sociali e nello specifico il più grande esperimento mal riuscito nella storia dell'umanità....
 


"La Fattoria degli Animali è una favola in chiave parodistica della riuscita iniziale, del graduale tradimento e del definitivo fallimento della rivoluzione sovietica.
Nella parodia orwelliana, gli animali di una fattoria languono in una miserabile e amara esistenza di sfruttamento, di maltrattamenti e di umiliazione sotto la sferza di un padrone brutale e avido.
Finalmente gli animali esasperati, si ribellano e combattono affinché la fattoria si trasformi in una società giusta, senza sfruttati e senza sfruttatori.
In un'epica lotta, cacciano il padrone e in un esemplare sforzo collettivo riescono a condurre da sé la fattoria.
Ma ben presto emerge tra loro una nuova classe di burocrati, formata da maiali che, con a loro astuzia, la loro cupidigia e il loro egoismo si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d'animo.
Gli elevati ideali di eguaglianza e di fraternità tra gli animali e la sovranità collettiva proclamati al tempo della rivoluzione vittoriosa vengono traditi.
Sotto l'oppressione di Napoleone, il grosso maiale che riesce ad accentrare in sé tutte le leve del potere e ad appropriarsi gli utili della fattoria, (egli nella trasfigurazione satirica che George Orwell fa della realtà, rappresenta Stalin) al punto che tutti gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima".

giovedì 7 dicembre 2017

Imbuti

 
Chi non ha riso, di fronte allo spettacolo messo in scena da Corrado Guzzanti? Politica, società, religione, storia, costume... ce n'é per tutti...
 

"Travolgente nel creare i suoi strepitosi cloni, Corrado Guzzanti è il più bravo metteur en scéne di immedesimazioni, parodie e satire che lo spettacolo italiano abbia prodotto dai tempi di Alighiero Noschese.
La sua irresistibile comicità colpisce i bersagli più appetitosi: un indimenticabile scatologico e definitivo Funari, che propone la mortadella come contraccettivo; Emilio Fede, che interrompe il TG per trasmettere i bollettini meteorologici riguardanti il cielo di Arcore; il rap di Giovanni Minoli; le parodie di Mentana e Sgarbi; la follia notturna di Gabriele La Porta e quella mistica di Gianni Badget Bozzo.
Per non parlare del mondo dei politici, parodiati con la leggerezza e la perfidia di chi sa farci ridere laddove ci sarebbe da piangere Rutelli che compone e canta l'inno Forza Ulivo, Umberto Bossi incatenato e mascherato come Hannibal, Prodi e la mortadella, Fausto Bertinotti e il cachemire, e infine l'esilarante serie degli spot della Casa delle Libertà.
Le imitazioni di Guzzanti sono piccole bombe che esplodono in finali sorprendenti e spiazzanti.
E poi ci sono le invenzioni di personaggi e di linguaggi, la scoperta di tic linguistici che diventano tormentoni: ecco allora Rocco Smitherson che inaugura la serie delle poesie e della analisi "pollittiche" o Lorenzo, lo studente alle prese con la maturità; e ancora il poeta Kipli, il santone new age Quelo, Pippo Chennedy, la magnifica Vulvia, l'epico Venditti di Grande Raccordo Aunalre, il poetino Brunello Robertetti... ".
 
 


lunedì 3 luglio 2017

ciao Paolo!

Si è spento oggi il grande, grandissimo Paolo Villaggio.
Per anni mattatore, nel rappresentare i vizi, le poche virtù e i tanti difetti degli italiani, ci ha regalato momenti di riflessione e divertimento amaro... amarissimo.
Grazie alla insuperabile regia di maestri del calibro di Luciano Salce, hanno nel tempo rappresentato l'italiano medio, in una società industrializzata e borghese che guardava con la puzza sotto il naso gli agricoltori (da dove tutti noi arriviamo) salvo poi non accorgersi di essere ancora più servi di chi si voleva schernire... aveva recitato con Fellini, Olmi, Monicelli... da Brancaleone alle Crociate alla sua lunga serie di Fantozzi, dal Professor Kranz ai film con Gassman... che dire? Se ne va un grande.
ciao Paolo, grazie.
 

mercoledì 4 gennaio 2017

Anni Frolli

 
Un catalogo di indimenticabili figurine italiane, ma anche un libro che rivela sotto il tratto del vignettista geniale, un grande narratore dell'Italia vera e inconfessabile, una figura unica di poeta, visionario, disegnatore che ha fatto della satira un genere di altissimo livello artistico, sottraendola alla deperibilità e al conformismo dell'insulto e dell'inventiva.
Difficile concentrare tanta intelligenza in una sola vignetta, destinata a colpire al cuore.
Ci voleva il poeta che ha incantato i bambini con la Pimpa, il sulfureo narratore per adulti di Ada, Macao, e degli altri romanzi "sconvenienti", il "raccontatore di fumetti" di Sandokan, di Colombo e Casanova per concentrare tanti e differenti umori in un unico super genere, la satira appunto.
Proprio per questo le invenzioni di Altan, da Cipputi all'affarista - porco alla puttana voluttuosa, oltre a vivere nel singolo colpo d'occhio sono capaci di raccontare compiutamente una storia: a nostra.
Senza guardare in faccia a nessuno, senza alcun autocompiacimento, con amore e ironia, senza alcun cinismo ma anche senza tolleranza alcuna.
Maestro del rovesciamento, Altan ci insegna a rovesciare contro noi stessi ogni pensiero cattivo o molesto, ogni idiozia che riusciamo ad emettere. (tratto dal libro).
 
 
E' del 2001 questa simpatica raccolta di vignette del terribile Altan. Per chi non lo conoscesse (pochissimi) è il disegnatore della Pimpa... il cagnolone a pallini rossi e dell'Arnaldo.
Qui in veste politica, polemica e ferocemente anti borghese, anticlericale, anti tutto.
Anche se poi, un po' di buonumore, di retrogusto divertente, di presa in giro bonaria, ce la regala comunque.
Come spesso amo scrivere: racconta di più un piccolo fumetto di un resoconto dettagliato. Ed in fondo la nostra recente e meno recente (ma sempre uguale) vita politica, sociale e culturale, si riesce a condensare in queste piccole immagini... dove nulla è lasciato al caso.. ma la pernacchia, la rassegnazione, la difesa del nulla da parte di improbabili personaggi (che poi siamo tutti noi) ci viene raccontata, come in uno specchio che in parte ci deforma.. ma mica poi tanto..
 

mercoledì 9 novembre 2016

Eros e Priapo

 
"Benché pubblicato solo nel 1967, il libello psicoanalitico e anti mussoliniano di Gadda affonda le sue radici negli anni fiorentini tra il '44 e il '45.
E' alla rabbia e alla disperazione di quel periodo che Eros e Priapo deve il tono di esasperata polemica che lo caratterizza e che si esprime in un vorticoso ribollire e gorgogliare di parole e immagini a stento contenute nei moduli del trattato machiavelliano e di una prosa arcaicheggiante di tipo toscano - cinquecentesco.
Diviso tra saggio e libro delle furie, arringa e memoriale narrazione e pamphlet, Eros e Priapo è l'esplosivo contributo di Gadda all'atto di conoscenza che, solo, può garantire il riscatto del male e, nel contempo, è una durissima condanna nei confronti della follia che per un ventennio ha soggiogato l'Italia, segnando il prevalere di un cupo e scempio Eros sui motivi del Logos".


Da che parte iniziare a parlare di questo libro?
Premetto subito che, stante la mia poca cultura, ho fatto fatica a capire completamente il testo.
Ma quando ci sono riuscito è stata soddisfazione senza pari.
Un vero fiume in piena, un fiume di parole, termini, abbreviazioni, distorsioni, esperimenti linguistici... una cosa incredibile.
Prendendo spunto dal ventennio fascista, Gadda scrive, urla, strepita, si arrovella, lancia strali e poi ancora, argomenta il perché Priapo abbia avuto la meglio su Eros.
Cioè di come, la pancia abbia vinto sulla testa... al punto da rendere possibile il dominio di uno solo sulla moltitudine.
E così inseguiamo il nostro, mentre lancia in resta colpisce, attacca, non arretra, ferisce, morde in ogni e qualsiasi lingua, disquisendo su motivi, ragioni e irragionevole tenzone.
Impossibile non rimanere impressionati da questo fiume in piena, pare l'Arno, l'Aniene, quando escon dagli argini e straripano portando con sé ogni pattume...
Si arriva in fondo tirando un sospiro di sollievo ma potendo nel contempo affermare "che bella cosa, la lingua italiana e il saperla usare".
 

L'economia sociale in Italia - Rivista