sabato 30 maggio 2020

Vicolo del Mortaio

Vicolo del Mortaio, pubblicato nel 1947, é la descrizione lievemente ironica e distaccata, della vita quotidiana che si svolge in un vicolo del Cairo, durante la seconda guerra mondiale.
Mahfuz ci offre il vivido ritratto di un'umanità dolente, spesso molto misera: lo sfruttatori di mendicanti che procura mutilazioni definitive dietro compenso; il proprietario del caffè, esacerbato da un'inclinazione omosessuale e dall'assuefazione alla droga; il giovane barbiere che vuole santificare il suo amore per il Vicolo attraverso quello per una ragazza, Hamida; e poi Hamida stessa, nella cui volontà di fuga dallo squallore del suo quartiere natio è adombrata la ribellione radicale, l'impronta di un eterno e universale "esser-giovani", in opposizione ad ogni forma di immobilità.
Mahfuz rappresenta tutto ciò con semplicità e insieme con esotica raffinatezza, dosando i dialoghi e i momenti di riflessione in modo da lasciare sempre un varco tra un episodio e l'altro.
In ultimo, é la vita, nella sua nudità essenziale e drammatica, a imporsi a tutti come una sorta di riequilibratore deus ex machina. (tratto da libro)
 
Apparso nel 1947, letto almeno 30 anni or sono, ora riletto volentieri.
L'ironia certamente, capace di stemperare la crudezza della misera vita del Vicolo.
L'accettazione del proprio destino, a cui ci si oppone senza una ferma volontà. L'accettazione soprattutto degli anziani, che consci del proprio fallimento, cercano di frenare gli entusiasmi dei giovani… e infine sopra tutti Abbas, il barbiere che si immola per amore, e Hamida, che pronta a tutto per uscire dalla miseria, accetta la prostituzione.
Uno spaccato di un mondo lontano nel tempo e nello spazio, un racconto lieve e feroce… capace di farci ridere, sorridere, ma anche riflettere.

domenica 24 maggio 2020

La paranza dei bambini

Spero davvero che l'età dei bambini che frequentano la malavita napoletana sia più alta di quella degli interpreti del film. Lo dico da ignorante della materia, perché il contrario sarebbe davvero mostruoso.
In una società ove, i genitori sono assenti, le figure di riferimento sono delinquenti incalliti, lo Stato o non c'é o é fonte di punizioni (peraltro non capite, subite come ingiuste), è quasi naturale crescere con altri valori: il soldo facile, il rispetto, la violenza come unico dialogo, l'appartenenza al clan… il reato finisce per non essere riconosciuto come tale, ma piuttosto come regola, come messaggio per gli altri.
Di violenza in violenza, lo scadimento dei valori è evidente, l'odio chiama odio, la vendetta chiama vendetta, la morte altrettanto.
E quando si giunge alla fine, quando l'unica alternativa pare essere la fuga, un posto nuovo dove illudersi di scappare, ecco che la legge del clan, il richiamo della famiglia si fa sentire… e si resta legati a vicoli sporchi e malfamati, a pochi piccoli spazi che ti illudono di essere padrone e re.
Ottima storia, non sempre tutto è comprensibile (ma questo non è un documentario), ma alla fine, un'idea ce la siamo fatta, eccome.

Ritorno al Futuro III

Si pesca a piene mani nell'immaginario americano, nella sua Storia, nei suoi miti passati e presenti, nell'idea che ha forgiato la nazione più forte del mondo…
E questo episodio (il terzo) della più divertente saga legata ai viaggi nel tempo, è oramai Mito!
Dopo il primo bellissimo film (un cult da vedere e rivedere), un secondo davvero cupo (basato su un futuro distopico e dispotico) eccoci alla terza divertentissima edizione, anche se con un forte calo di idee nel finale.
I nostri eroi Marty McFly e Doc, si ritrovano intrappolati nel West… un periodo ove la legge… vabbè, diciamo che lascia un poco a desiderare… l'acqua da bere fa schifo, nei saloon le sputacchiere volano, le diligenze si assaltano all'ora stabilita, la gente festeggia come può e la frontiera è oramai quasi tutta scoperta.
Come tornare a casa, con i pochi mezzi a disposizione, evitare di essere sparacchiati dal cattivo di turno, e trovare l'amore?
In un concatenarsi di eventi… a volte forse un tantino assurdi, facciamo grasse risate sulla contaminazione passato/futuro, come quando Marty accenna ad un passo di danza rubato a Michael Jackson, oppure quando si fa chiamare Clint Eastwood e ruba l'idea del pezzo di stufa da usare come corazza nello scontro a fuoco, dall'uso di termini sconosciuti per l'epoca (ehi tu, non fare il Rambo!) all'invenzione di gadget assolutamente inutili e inappropriati… insomma, si ride, come se non ci fosse un domani… o forse si?

The Debt

Girovagando tra le varie proposte delle piattaforme digitali, mi imbatto in questo titolo, leggo la trama (che come al solito non dice nulla, mi piacerebbe sapere chi è quel mentecatto che le scrive, a meno che questo compito venga svolto da un risponditore automatico, da un computer privo di RAM o anche solo di fantasia) e decido di lasciarmi tentare. Bene, ne è valsa davvero la pena, regalandomi oltre un'ora è mezza di tensione, azione, rabbia e disperazione.
Un'ottima trama che regge, un doppio montaggio (la Berlino in mano ai sovietici, poco dopo la Guerra, l'Israele odierna, l'Ucraina del dopo muro), una storia feroce ma godibilissima.
Bravissimi gli attori, nel recitare (finalmente qualcuno che lo sa fare) cadenzato e senza un attimo di tregua il filo rosso che lega passato e presente.Si comincia nel passato, spie del Mossad alla ricerca di aguzzini nazisti, da rapire e portare in Israele... la missione riesce, ma solo parzialmente.. e allora occorre inventarsi qualcosa per non far venir meno l'onore dello Stato, e quello delle spie… ma certi debiti si pagano, certe bugie non durano in eterno…. e quando, come dal nulla, riappare il nazista fuggito alla cattura, occorre rimediare all'errore, cercare di non far cadere il castello di menzogne che ha costruito l'intera vita di persone e comunità.
Spettacolare descrizione dell'ambiente del Mossad, ricostruzione avvincente della Germania vinta e sotto il giogo sovietico, lettura delle tensioni e delle tentazioni che le spie devono subire, non in nome del profitto ma della dignità e giustizia di una nazione.

venerdì 22 maggio 2020

Elogio della Follia

Costui, più brutto di una scimmia, si vede bello come Nireo; Quell'altro si crede un Euclide perché traccia tre linee con il compasso.
Follia è la grande parata della presunzione umana, una stravagante e affollata esibizione delle debolezze, delle perversioni, dei sogni, delle illusioni dell'umanità.
Questo "Elogio", scritto da Erasmo nel 1509, dopo un lungo viaggio in Italia, rappresenta ancora oggi un eccezionale tesoro.
In esso è la follia in persona che tesse le sue lodi, smascherando falsi sapienti ed eccentrici illusionisti, tutti presi in una rete di discussioni oziose e inutili.
Un'opera moderna, che invita gli uomini a togliersi maschere e orpelli e a mostrarsi così come sono: splendidi nella loro follia. (tratto dal libro).
 
Perché scrivere un elogio alla Follia? Semplicemente per parlare di tutto ciò che è il suo opposto e scoprire così che, semplicemente non esiste. Che Follia è tutto l'agire umano e che, un testo scritto all'inizio del 1500 è attuale, anzi attualissimo!
Le piccole e grandi follie umane ci vengono illustrate, quasi un secondo viaggio di Dante in una triade, Inferno, Purgatorio, Paradiso… tutto però sulla Terra, tutto molto reale… e, alla fine del racconto, non possiamo che provare tenerezza per questo imperfetto essere umano…
 
 

sabato 16 maggio 2020

State of Play


Decisamente un buon film. Bisogna ovviamente accettare una serie di compromessi, tipici della macchina cinematografica. Il principale è che il politico, la moglie del politico, il giornalista che indaga su di loro… non solo si conoscono… ma tra loro c'é un segreto… mica tanto segreto.Insomma… quasi una questione di famiglia, che finisce però di diventare il centro di una vicenda che coinvolge politica, mercenari, corruzione, omicidi… e via di questo passo.Ma, come sempre, di fronte ad una storia che pare avere un ovvio risvolto, se ne cela un'altra, più sottile, più torbida, che solo il giornalista Cal McCaffrey/Russell Crowe riesce a scorgere… che fare allora? difendere il suo amico? salvare la moglie del di lui dallo scandalo? Crisi di coscienza che peseranno sino all'ultimo fotogramma.Ancora una volta - dal cult "Tutti gli uomini del presidente" o al più recente "il Caso Spotlight" i giornali, i giornalisti, la politica, fanno da sfondo ad una storia tutta americana… difficilmente esportabile nel panorama italiano… Perché quindi la storia dovrebbe piacere? Perché da un lato è tradizione… si ripropone il dualismo "politica sporca - giornalismo pulito"... dall'altro si introducono elementi nuovi che tengono tutto in bilico sino all'ultimo. Da vedere si, senza dubbio.
 

Aspetti del nuovo radicalismo di Destra

Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all’Università di Vienna il cui valore va ben oltre l’aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell’ascesa dell’NPD, formazione di destra che all’epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l’antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l’individuazione di un capro espiatorio e l’odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell’agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia»
La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.
  (tratto dal libro)

Dopo aver letto "Che cos'é un intellettuale",  un libro di Maldonado  che non ho ancora recensito, mi è parso quasi naturale proseguire la serie di testi dedicati alla politica, alla cultura, ed in fondo ai mali che albergano nel fondo della nostra società.
Mi capita così tra le mani questo testo, trascrizione di un intervento di Theodor Adorno datato 1967... un tempo lunghissimo? Io non credo, così come non lo crede Volker Veiss che firma la postfazione e riallaccia i fili di quel dialogo.
Bisogna leggere lentamente, sbocconcellare, ritornare sui singoli passaggi. Cogliere l'essenza del discorso di Adorno. Solo così è possibile afferrare i punti chiave di un discorso che cinquant'anni dopo appare attuale.
Leggiamo insieme alcuni passaggi: "Penso in primis alla tendenza del capitale alla concentrazione, dominante oggi come allora, della quale non si può affatto dubitare, per quanto la statistica, con tutti i suoi artifici, tenti di farla scomparire dalla faccia della Terra. Questa tendenza alla concentrazione significa, d'altro canto, oggi come allora, che resta sempre possibile il declassamento di strati sociali che dal punto di vista della loro coscienza di classe soggettiva risultano del tutto borghesi, i quali intendono mantenere i loro privilegi e il loro status sociale e, ove possibile rafforzarli. Questi gruppi hanno sempre la tendenza ad odiare il socialismo o ciò che loro chiamano socialismo, ossia danno la colpa del loro declassamento potenziale non agli apparati che lo producono, ma a coloro che si sono contrapposti in chiave critica al sistema nel quale avevano potuto godere di quello status…" illuminante vero?
E che dire dei fascismi? "Si sente spesso avanzare la tesi che in ogni democrazia ci sia un nucleo di incorreggibili o folli, la cosiddetta lunatic fringe come viene chiamata in America. E qui si cela qualcosa di consolatorio in senso quietistico e borghese, se tale lo si vuole considerare. Io credo che si possa rispondere soltanto: é certo che nel mondo, in ciascuna delle cosiddette democrazie, è possibile osservare con intensità variabili qualcosa di simile, ma solo in quanto espressione del fatto che, fino ad oggi, da nessuna parte la democrazia si è concretizzata in modo effettivo e completo dal punto di vista del contenuto economico-sociale, ma è rimasta sul piano formale. E, in questo senso, i movimenti fascisti potrebbero essere indicati come le piaghe, le cicatrici di una democrazia che non è ancora pienamente all'altezza del proprio concetto.
Ma quali sono i contenuti ideologici di certi movimenti di destra? "Ciò che caratterizza questi movimenti é, viceversa, una straordinaria perfezione dei mezzi, innanzitutto quelli propagandistici in senso lato, combinati con una certa cecità, addirittura un'astrusità degli scopi che vengono perseguiti".
Ed è a pagina 36 che troviamo un richiamo all'avversione per gli intellettuali (che descriverò meglio nel testo di Maldonado) definiti "Luftmenschen" persone prive di reddito, poco pratica ed estranea alle questioni materiali…. uomini con la testa tra le nuvole. Chi non trova posto nella divisione del lavoro, chi non è vincolato dalla propria professione a una posizione determinata e con essa a idee ben precise, chi, quindi, ha conservato la libertà di spirito, per questa ideologia è una sorta di farabutto che va sottoposto al più duro trattamento.
E ancora: "Si continua a ripetere che questi movimenti promettono a tutti qualcosa: é vero e rientra tra le prerogative dell'assenza di teoria. La stessa che - a pagina 48 - fa dire: "C'é un altro stratagemma del quale vorrei occuparmi, perché non è solo un trucco, e di frequente si presenza con una certa gravità. Si esprime nell'affermazione: "Bisognerà pur avere un'idea" A significare che un'idea non deve esserci perché é vera, né per il suo contenuto oggettivo, ma solo per la ragione pragmatica che non si dovrebbe poter vivere senza idee e che sarebbe un bene avere delle idee. Adorno lo chiama "Idealismo Volgare".
Si parla poi di risentimento, a pagina 74: "Come sempre, per la costruzione del risentimento risulta centrale la questione di quanto controllo si crede di avere sulla propria vita. Nonostante il richiamo alla sovranità abbia sempre avuto qualcosa di finzionale nel complesso sistema di riferimenti della modernità, appellarsi ad essa può diventare anche oggi una delle parole d'ordine principali di coloro che da destra si oppongono all'Europa"..... "Sapere che si potrebbe essere qualcosa di più, ma non lo si è, continua a spingere gli esseri umani ad atti di narcisismo collettivo"...
Ed infine, illuminante la tesi dell'intero testo, quella che potrebbe smontare i movimenti di Destra: "Spesso chi si sente minacciato dal declassamento dà la colpa alla miseria, non agli apparati che la producono, ma a coloro che si sono contrapposti in chiave critica al sistema nel quale avevano potuto godere di quello status".
 

lunedì 11 maggio 2020

Cold Blood - Senza pace

Ne abbiamo visti di killer. Gentaccia che, fatto il loro mestiere, si nasconde nella classica casetta in mezzo ai boschi del Canada… di solito si dedica al taglio dei tronchi, alla pesca, alla lettura (di solito Sun Tzu), ai solitari a carte, a pulire le armi, a parlare con il cane, a caccia, a piazzare trappole contro umani ed animali, a tramare altre azioni, a caccia, a pesca, a carte da soli, a carte con il cane, a piazzare trappole contro il cane, alla lettura al cane, al taglio di tronchi con il cane, a far pulire le armi al cane… Poi di solito, o impazziscono, o fanno un'altra missione, o muoiono…
Nel caso specifico Jean Reno, con il suo viso da cucciolone bagnato… alla splendida età di 71 anni... (e lo si vede) lì dove cerca di piroettare a destra e manca, per smarcarsi dalla poco simpatica ragazza mandata a stanarlo dalla clausura per ucciderlo.
La trama? Boh... l'azione? Mah... l'idea? Seeee.... Effetti speciali.... ciupa!
Quindi? Che caspita lo avete fatto a fare sto film?
E che dire poi della spalla? L'agente di polizia che capisce tutto (tardi) e si lancia sulle tracce di non si sa bene chi... non ci fosse stato, l'avesse fatto un elfo, sarebbe stato uguale... forse meglio.
Perché l'ho guardato? Forse per rispetto per il buon Jean Reno...
Infine: ci ho messo un poco a capire perché da noi la traduzione fosse "Senza pace"... ma ragiona che ti ragiona ci sono arrivato… Senza pace è il killer… chiuso in casa  a rompersi i maroni.

Ocean's Thirteen

Salto da undici a tredici… avevo iniziato a guardare l'episodio chiamato "dodici" ma mi è venuto  il latte alle ginocchia.
Questi sequel funzionano ad una sola condizione: riuscire a garantire la genuinità del primo, garantire tradizione, non turbare l'idea, mantenendo però un minimo di freschezza… sennò meglio fare una serie TV e facciamola finita.
Quindi, archiviato il primo divertentissimo episodio, accantonato irrimediabilmente il secondo (loffio) ci lanciamo sul terzo per vedere se, in un modo o nell'altro, è garantita la novità!
Il merito più grande è dato dalla presenza di uno scoppiettante ed alquanto improbabile Al Pacino… truffatore, megalomane, bugiardo, arrogante (non sempre un presidente col ciuffo orange?) che, nei panni di Willy Bank, dopo aver truffato Reuben (uno della banda di Ocean) si appropria del suo casinò… e per questo deve essere punito.
E che punizione architettata sino all'incredibile… che vedrà i nostri doversi alleare con un vecchio avversario Terry Benedict… già proprio lui, che si allea… ma per truffarli a sua volta… riusciranno i nostri eroi a farci ridere, appassionare, intrigare? Si. Ci riusciranno. Guardare per credere. 

domenica 10 maggio 2020

Star Wars - L'ascesso di Skywalker

E già, siamo al IX (nono per chi non è di Roma) episodio della sega (ops, della saga ovvio) dei nostri cavalieri spaziali… una saga familiare che, più passa il tempo, più assomiglia a Dallas.
Non si spiegano diversamente gli incredibili colpi di scena a cui dobbiamo (impotenti) assistere in questo strabiliante episodio della sega (aridaje! saga).. e per farvi partecipi farò un poco di spoiler (ma poco davvero)… Rey (la cavaliera Jedy, si proprio lei) non è niente di meno che, la nipote del defunto ma non troppo Imperatore Palpatine… Uhu!
E poi uno dice che l'Universo è immenso… urka! ma allora hanno ragione i terrapiattisti! Ti giri di qui, ti volti di là e siamo tutti parenti… cherrrrobbbba!
E che dire poi della conversione di Kilo Ren (così chiamato per il sovrappeso), capace di farci scappare la lacrimuccia, alla vista di un redivivo Harrison Ford…
Ed infine cosa aggiungere quindi di un film in cui tutti invecchiano, escluso Chewbecca? Vogliamo parlare delle condizioni fisiche di Lando Calrissian (classe 1937) ancora a bordo di un'astronave da combattimento?… Cosa raccontare che già non si riesca ad immaginare appena inizia il film e l'immarcescibile sigla, con le scritte in giallo che si allontanano (quella si geniale) inizia a raccontarci l'ennesima stronzata?
Ma poi, c'era bisogno di far morire Kilo? Che Rey se lo limona pure prima di vederlo tirare le cuoia… ma vi pare giusto? E il ritorno di Rey lì dove tutto ha avuto inizio è "la nuova promessa"? Cioè la promessa che non vedremo il X (decimo per chi non è di Roma) episodio?
Se è così Kilo Ren lo limono anche io.

Safe House - Nessuno è al sicuro

Daniel Espinosa dirige questo adrenalinico film di azione, spie e controspie, maturazione e morte. Ryan Reynolds e Denzel Washington si contendono il ruolo di mattatore, inseguiti in questo, anche se in tono minore, sornione ma molto cattivo, da Brendan Gleeson.
Tobin Frost, ex agente CIA, dopo essere sparito per molto tempo si presenta spontaneamente al Consolato USA a Città del Capo… con lui un file che fa gola a molti… soprattutto a chi, nei Servizi Segreti, non vuole farsi troppa pubblicità… Tobin viene affidato a Matt Weston, al suo primo incarico… ma tutto trama contro di loro, doppio gioco, morti a profusione, tutti contro tutti… dalla diffidenza al rispetto il passo è breve, di fronte ai nemici comuni. In un percorso di crescita e di rivisitazione del proprio ruolo. Tra inseguimenti, depistaggi, sparatorie e rivelazione finale.. il tempo vola e non possiamo che dare atto della capacità di recitazione di Denzel… vera icona del cinema di azione degli ultimi anni.
A qualcuno ricorda "Quel treno per Yuma" e devo dire la verità, anche a me ha fatto venire in mente questo parallelo… senza dimenticare Sam Shepard nel ruolo del cattivo burattinaio… sempre capace di fare la differenza.

venerdì 1 maggio 2020

Resegone e Grigne

Leggere Meridiani Montagne di questi tempi è una boccata di ossigeno.Chiuso tra le quattro mura domestiche (e mi considero fortunato, con giardino e bosco dietro casa) avendo in lontananza il Massone che mi chiama e le creste della Val Grande (maledizione, quale richiamo), senza sapere quando potrò tornare alla mia insana passione,guardare queste foto, leggere gli articoli è un toccasana, ma anche una crudele sofferenza per qualcosa di cui non si sa se e quando potremo godere…Vero è che, come me, i molti altri lontani dalle montagne, hanno certamente portato beneficio alla natura non più disturbata… ma è vero altresì che il prezzo da pagare, per chi ama i monti, è davvero alto.Numero dedicato a Resegone e Grigne.. cime che non conosco… che ho visto da lontano, salendo altre cime, montagne che prima o poi salirò… e di cui intanto faccio la conoscenza… la genesi, il nome delle cime, dei personaggi famosi che le hanno attraversate, le hanno dato i nomi… Il taglio della rivista è sempre lo stesso. Numero monotematico con cartina annessa… Una parte dedicata alla Storia ed alle storie, una all'escursionismo, uno alle ferrate, uno all'arrampicata, uno all'alpinismo, uno ai libri, uno alla natura, un Focus che si concentra sugli aspetti salienti del luogo: a volte un nome, al volte un cibo, una tradizione, una leggenda… ed ogni volta tocca il cuore.Bellissima rivista.


Manuale di co-programmazione