domenica 25 novembre 2018

La notte delle stelle cadenti

"Berlino, 9 luglio del 1944.
Il tenente colonnello Martin Bora, ex agente dell'Abwehr, il servizio segreto della Wehrmacht, è in arrivo dal fronte italiano. Ha ottenuto una licenza - con sua sorpresa considerato lo sforzo bellico - per partecipare ai funerali dello zio, un illustre chimico in rotta con il regime nazista.
Voci indiscrete sul suicidio dello zio, strenuo oppositore del progetto medico nazista "vite inutili", lo insospettiscono.
E intorno, incontri che sembrano provocazioni gli fanno percepire qualcosa di strano nell'atmosfera.
Di tutti gli appuntamenti, il più preoccupante è quello a cui non si può sottrarre: con Arthur Nebe, il capo della Kripo, la polizia criminale.
Da lui riceve un incarico speciale: indagare sull'omicidio del Mago di Weimar, Walter Niemeyer, alias Sami Mandelbaum ebreo galiziano, alias Magnus Magnusson astrologo scandinavo, il veggente dell'alta società.
Una sola domanda Martin non può fare: perché proprio io, perché non si assegna il caso ad un funzionario della polizia criminale?
Poco tempo dopo un evento completerà lo scenario: il 20 luglio '44, l'attentato di Von Stauffenberg cui Hitler sfuggì per puro caso.
L'originalità della serie di Martin Bora, alfiere di principi oramai inattuali che rappresenta idealmente lo scontro tra la tradizione d'onore dell'ufficiale tedesco e l'obbedienza al nazismo, è data dalla capacità dell'autrice di immergere il mistero del delitto nel complotto della grande Storia, con una ricostruzione sapiente e drammatica". (tratto dal libro).
 
 
Sono alle prese con il tenente colonnello Martin Bora, di lui, Ben Pastor ha già pubblicato diversi testi, che riprendono il protagonista in momenti topici del secondo conflitto mondiale.
Non conoscendone i contenuti, ho dovuto lavorare di immaginazione e accettare, come nei film, che il nostro Martin abbia un passato a me ignoto.
La trama, che si dipana per oltre 540 pagine, mi appare si interessante, ma alquanto moscia. E certo non aiuta l'idea del romanzo storico: collocando l'episodio nel momento del fallito putsch di Von Stauffenberg nei confronti di Hitler, si cerca di dare un filo conduttore della trama… un'indagine in cui nulla appare per come è (e quando mai lo è).
Da alcuni anni oramai, compro pochissimi libri, rivolgendomi all'ottima rete bibliotecaria… a volte però mi concedo qualche piccolo strappo, sperando di incappare in capolavori che poi conserverò nel tempo… puntualmente, questo mio desiderata, non viene mai soddisfatto. Bah.

sabato 17 novembre 2018

George Lucas

Mi capita tra le mani un "vecchio" inserto de l'Unità, allora era il 1995 e, con Veltroni direttore, si inaugurò l'era degli inserti culturali: film, musicassette, libri, ogni genere di gadget che, se da un lato fidelizzava, dall'altro distribuiva cultura a basso costo ma ad alto contenuto.
Ma veniamo al testo. A cura di Sergio Arecco, la descrizione di alcuni dei migliori film di George Lucas, legati dal filo rosso dello smarcarsi da una giovinezza di periferia americana (peraltro poco diversa da quella italiana… le periferie sono tutte uguali) e attraverso i film: "L'uomo che fuggì dal futuro", "American Graffiti", "Guerre Stellari" e via discorrendo, farne comprendere la crescita e la maturazione del regista.
Forse, a tratti, vi è una certa pedanteria, una certo ricorso ad iperbole, laddove sarebbero sufficienti pochi concetti ben piazzati in una descrizione succinta… ma si sa, il mestiere del critico cinematografico si nutre di parole, di giri in giro… di esempi.
Interessante l'articolo finale: "La metafisica dei media" ove fa l'apparizione la descrizione di un nuovo modo di fare cinema (il videogioco) e Arecco giustamente si interroga su cosa sia e dove il cinema andrà a finire… a vent'anni di distanza ce lo chiediamo ancora.
 

sabato 10 novembre 2018

Questo è Kafka?

"Nel corso del lavoro per la sua monumentale biografia di Kafka, Reiner Stach ha isolato novantanove "reperti" che corrispondono ad altrettanti momenti ed episodi, testimoniati dallo scrittore stesso o da suoi amici e contemporanei.
Tale mosaico ci mostra un Kafka poco conosciuto: frequentatore di casinò e bordelli, o di un collezionista di foto osé, o in ufficio in preda al fou rire di fronte al sussiegoso superiore, o fra gli appassionati di nuoto e d'aeroplani, o seduto in giostra in mezzo a ragazzine vocianti, ma anche abile falsificatore della firma altrui - si tratti di Thomas Mann o di una sedicenne vagheggiata a Weimar…
Fra le sorprese che ci riserva il libro, vi è la prima "lettera al padre", rivolta ancora ai "cari genitori", e la piantina dell'appartamento in cui Gregor Samsa si risveglia trasformato in un insetto.
Se esilarante è la pubblica lettura della Colonia Penale in una galleria di Monaco, dove gli astanti cadono in deliquio o fuggono, incapaci di reggere quell'odore di sangue, mentre Kafka prosegue imperterrito, commovente è la storia delle lettere che lo scrittore attribuisce a una bambola persa in un parco di Berlino, per consolare una bambina in lacrime. Lettere perdute per sempre.
Conservato è invece l'appello a Kafka di un infelice messo alle strette dalla cugina che non comprende il senso della Metamorfosi". (tratto dal libro).
 
Se non ci fosse stata la tempesta nazista, quanto sarebbe stata diversa la nostra cultura? Quanto innovativa e incredibilmente attuale quella mittel-europea? Me lo chiedo, leggendo questo bellissimo testo, che ci presenta 99 momenti della vita di Kafka, rendendocelo più umano e al tempo stesso ancor più - semmai ce ne fosse stato bisogno - moderno, attuale, capace di guizzi di intelligenza e di buon cuore.
Un uomo, capace di descrivere ogni singolo e semplice aspetto della vita borghese, dandole una luce ed una veste poetica… perché sono gli occhi che vedono ma è il cuore che descrive.
Prendiamo il reperto a pagina 213.
Per consolare una bambina che aveva perso la bambola nel parco di Steglitz a Berlino, Kafka le scrive delle lettere a nome della bambola stessa, riuscendo così, mediante la verità della finzione. Per tre settimane la recita andò avanti giornalmente sino a che giunse il momento di trovare un finale autentico.
Le scrisse quindi che la bambola si sposava e non si sarebbero più potute sentire per i suoi numerosi impegni… Kafka aveva risolto il piccolo dramma di una bambina attraverso l'arte, il mezzo più efficace a sua disposizione per poter dare ordine al mondo.
O il repertorio a pagina 231
Kafka e Brod perdono tutti i loro soldi al gioco…
"Puntiamo alternandoci, sempre sul dispari… alla fine perdiamo entrambi, eppure abbiamo la costante sensazione che un gioco simile debba durare in eterno… E' il nostro errore. Il denaro se ne va come su di un piano lievemente inclinato, o come l'acqua che si fa defluire dalla vasca da bagno e scorre via con tanta lentezza da sembrare sempre lì. A tratti lo scarico persino si ostruisce… ma alla fine tutto è scomparso".... che dire? poesia.
 

domenica 4 novembre 2018

The International

Clive Owen interpreta l'agente Sallinger dell'Interpool alle prese con una banca corrottissima e un giro miliardario di armi. Le banche e l'Italia in particolare non ci fanno una bella figura. Poco lontano dalla realtà (purtroppo) diverte ma non fa impazzire.

Nel bosco


"Una mattina dell'estate del 1986, Christopher Knight allora ventenne, invece di andare al lavoro, guida fino ai vasti boschi del Maine centrale, a poco più di un'ora da casa sua.
Si inoltra nel verde e lì rimane nascosto fino al giorno in cui viene arrestato per furto.
Sono trascorsi 27 anni.
Per tutto quel tempo ha vissuto da solo, senza parlare con nessuno, escogitando modi per procacciarsi il cibo e sopravvivere al freddo inverno e all'assalto degli insetti in estate.
Ogni tanto rubava dalle case di villeggiatura incustodite batterie, vestiti, alimentari, libri, solo il poco che gli serviva per vivere, ma seminando la paura, e diventando quasi una leggenda.
Cosa abbia spinto un ragazzo a lasciare casa, famiglia, amici, per diventare signore dei boschi, è una domanda che incuriosisce molti.
Intrigato dal caso, il giornalista Micheal Finkel, si mette in contatto con lui in carcere, per cercare di sondare il mistero di quello che è probabilmente l'ultimo vero eremita.
La sua è una storia universale, perché ha a che fare con l'inevitabilità della solitudine in una società che fa di tutto per tenerla lontana, con il fascino che la natura selvaggia esercita sulle nostre vite ordinate, sulla sofferenza e sulla complessità dei bisogni umani". (tratto dal libro).
 
 

Michael Finkel, di cui ho già recensito "i bravi soldati" si cimenta in questo mix tra biografia, romanzo, saggio… a mio giudizio la scelta peggiore per uno scrittore che, bravo nei romanzi, finisce per farcire di notizie inutili e fuorvianti (forse perché ha poco da scrivere e le pagine bianche sono molte) una storia che, già di per sé appare poco reale o almeno poco attinente la realtà dell'eremita, del solitario amante della natura, del ritorno all'Adamo Primitivo che spesso hanno ritratto e riassunto la mentalità Yankee.
Uno "spostato" decide di nascondersi nel bosco, ma la natura è crudele, mentre i cottage nei dintorni sono ben riforniti… quindi, a tre minuti dalla civiltà troviamo un solitario amante dei silenzi e della pace che non vuole vedere le persone ma approfittare dei loro beni.
Ci si può scrivere una storia, la si può ampliare sino a renderla intrigante, ma se ad ogni pagina, pur di sostenere la tua tesi, richiami Sun Tzu o San Paolo, finisci per far venire due scuffie così al lettore.
Si legge volentieri, a condizione di non prenderla troppo sul serio.

Montichiari e Sabbioneta

Giunto a Montichiari (BS) per la riunione regionale Anpas, approfitto del residuo tempo libero e del tempo che, decisamente freddo, umido e nebbioso al mattino, vira al bello intorno all'ora di pranzo, regalando una bellissima giornata.
E' così che, dopo aver degnamente pranzato alla "Pizzeria Al Cervo", posto che consiglio a tutti i miei lettori, decido di dirigermi verso la non vicina ma invitante Sabbioneta.
La cittadina di Sabbioneta, dal 2008 Patrimonio dell'Umanità, nota e riconoscibile per le sue mura, racchiude una concezione illuminata di città ad opera del Principe Vespasiano Gonzaga grazie ad un progetto che, nella metà del 1500 vide l'avvio di una modernizzazione urbanistica, sociale e politica dell'allora idea di città.
Se dall'esterno, quello che appare evidente sono le mura, pensate per una difesa dalle allora nascenti armi da gittata (cannoni, colubrine) è l'interno che affascina, per le sue strade, piazze, vie e palazzi che argomentano il potere ma anche la modernità di idee.
 

La Chiesa della Madonna dell'Incoronata

Ancora una vista d'insieme della Madonna dell'Incoronata.

La Chiesa dell'Assunta
Il Palazzo Ducale vero centro della vita cittadina, ove si gestiva la Giustizia, l'Amministrazione, i Commerci ed il potere in città.

Ancora la Chiesa dell'Assunta e il particolare della Cappella Bibiena. A lato l'interno di un edificio adibito a negozio di antichità.

Una meraviglia…

L'interno del Palazzo Giardino

il Teatro all'Antica visto dall'esterno.

La Chiesa di San Rocco.

La Sinagoga
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Manuale di co-programmazione