domenica 4 novembre 2018

Nel bosco


"Una mattina dell'estate del 1986, Christopher Knight allora ventenne, invece di andare al lavoro, guida fino ai vasti boschi del Maine centrale, a poco più di un'ora da casa sua.
Si inoltra nel verde e lì rimane nascosto fino al giorno in cui viene arrestato per furto.
Sono trascorsi 27 anni.
Per tutto quel tempo ha vissuto da solo, senza parlare con nessuno, escogitando modi per procacciarsi il cibo e sopravvivere al freddo inverno e all'assalto degli insetti in estate.
Ogni tanto rubava dalle case di villeggiatura incustodite batterie, vestiti, alimentari, libri, solo il poco che gli serviva per vivere, ma seminando la paura, e diventando quasi una leggenda.
Cosa abbia spinto un ragazzo a lasciare casa, famiglia, amici, per diventare signore dei boschi, è una domanda che incuriosisce molti.
Intrigato dal caso, il giornalista Micheal Finkel, si mette in contatto con lui in carcere, per cercare di sondare il mistero di quello che è probabilmente l'ultimo vero eremita.
La sua è una storia universale, perché ha a che fare con l'inevitabilità della solitudine in una società che fa di tutto per tenerla lontana, con il fascino che la natura selvaggia esercita sulle nostre vite ordinate, sulla sofferenza e sulla complessità dei bisogni umani". (tratto dal libro).
 
 

Michael Finkel, di cui ho già recensito "i bravi soldati" si cimenta in questo mix tra biografia, romanzo, saggio… a mio giudizio la scelta peggiore per uno scrittore che, bravo nei romanzi, finisce per farcire di notizie inutili e fuorvianti (forse perché ha poco da scrivere e le pagine bianche sono molte) una storia che, già di per sé appare poco reale o almeno poco attinente la realtà dell'eremita, del solitario amante della natura, del ritorno all'Adamo Primitivo che spesso hanno ritratto e riassunto la mentalità Yankee.
Uno "spostato" decide di nascondersi nel bosco, ma la natura è crudele, mentre i cottage nei dintorni sono ben riforniti… quindi, a tre minuti dalla civiltà troviamo un solitario amante dei silenzi e della pace che non vuole vedere le persone ma approfittare dei loro beni.
Ci si può scrivere una storia, la si può ampliare sino a renderla intrigante, ma se ad ogni pagina, pur di sostenere la tua tesi, richiami Sun Tzu o San Paolo, finisci per far venire due scuffie così al lettore.
Si legge volentieri, a condizione di non prenderla troppo sul serio.

Nessun commento:

Posta un commento

Niente parolacce, né!

Capitalismo Woke