venerdì 17 luglio 2020

Hitler

Il 30 aprile 1945 Adolf Hitler si suicidava con un colpo di pistola.
Lasciava dietro di sé le macerie fumanti di una Berlino distrutta e il muto orrore negli occhi della popolazione del mondo intero, devastato da un conflitto senza precedenti.
Storici, strateghi militari e psicologi hanno cercato invano di comprendere la persona del Fuhrer che resta, ancora oggi, un mistero.
In questo Graphic Novel, il grande Mangaka Shigeru Mizuki si sofferma sulla figura dell'uomo più tristemente noto di tutti i tempi, firmando uno stupefacente lavoro biografico che segue a rapida e inesorabile scalata al potere di un visionario, esamina il carisma di un demagogo e riporta le astute manovre politiche di un Signore della guerra.
L'Hitler di queste pagine è invasato, collerico, con lo sguardo allucinato, capace di restare impassibile sul podio mentre tutt'intorno fischiano le pallottole del celebre putsch di Monaco, dotato di un inconfondibile timbro di voce che strega le folle e lacera il silenzio di un congresso gremitissimo.
Ma è anche un Hitler mai visto prima d'ora che fischietta sereno, si pavoneggia dentro un abito sartoriale, o sogna di diventare un "architetto artistico".
Un Hitler che piange, con la fronte imperlata di sudore e gli occhi sgranati, mentre dentro di lui si fa strada la consapevolezza del fallimento: il grande Reich é morto, la Germania ha perso la guerra.
Negli scorci di città europee tratteggiate con incredibile realismo, Mizuki innesta personaggi dai tratti sintetici e caricaturali, ma restituisce all'orrore dei corpi ammassati nei lager e nei campi di combattimento tutta la veridicità di un bianco e nero quasi fotografico, cupo e ricco di dettagli. (tratto dal libro).
 
Così come "Mouse" di Spigelman colpisce allo stomaco, molto più di mille storie vere, questo fumetto, nella sua apparente semplicità di tratto, raffigura mostri, esseri umani che esprimono nella loro goffaggine, bruttezza, deformità, la devastazione d'animo interna.
Una lotta senza esclusione di colpi per il potere, milioni di morti, per un sogno di un pazzo e di una banda di complici. Questo è l'Hitler di Mizuki… e tanto basta.

giovedì 16 luglio 2020

La Psicologia della forma

Per poter capire la psicologia della forma bisogna innanzitutto fare un riferimento alla psicologia "tradizionale" detta anche atomistica.
Quest'ultima è stata criticata soprattutto per il fatto di essere estranea alla vita, cieca ed astratta.
Come mai allora, una psicologia del genere ha potuto esistere se è così errata?
Sta di fatto che gli accusatori hanno indubbiamente esagerato, dandoci più che una descrizione, una caricatura di quella che é la psicologia tradizionale.
"Psicologia atomistica" è il modo di pensare che il mondo sia composto da elementi piccolissimi indivisibili e dotati di determinate forze; ad esempio il corpo umano è visto come un insieme di tante cellule dove, conosciuta la singola cellula pare scontato conoscere il tutto, l'elemento base dei movimenti è il riflesso.
Per la psicologia atomistica quindi, la percezione assume un aspetto molto importante: come spiega l'impressione gustativa ad esempio di un gelato? Gelato alla vaniglia è dato dal freddo + dolce + odore + molle + giallo.
Qui la psicologia della forma stabilisce che non ci si può accontentare di questa singola equazione perché se sparisce un elemento decade tutto, questo perché non si può osservare ogni singolo elemento separatamente ma bisogna vederlo nella totalità della cosa.
La psicologia tradizionale spiega che la percezione deve attenersi alle sensazioni pure, cioè a quella psicologica che esprime un concetto secondo il quale esiste un parallelismo tra stimoli sensoriali locali ed impressioni vissute.
Altro concetto, spiegato dalla riflessologia, è il fatto che, non è vero che esistono centri motori costanti (nel nostro corpo) che coordinano ogni nostro movimento, ma al contrario è la periferia che si crea dei centri transitori, gradualmente o provvisoriamente.
Esempio per quest'ultimo:
"Amputando le zampe anteriori ad un cane si è visto che questo inizia a muoversi con quelle posteriori, camminando come un canguro con un incredibile agilità, così come per tutti gli animali a quattro zampe".
Quindi si deve abbandonare la concezione atomistica nei riguardi del sistema nervoso centrale lasciando spazio ad un modo di vedere "totalitario".
Per investigare i fattori che calcolano l'organizzazione del campo visivo in unità separate e autonome la psicologia della forma si è servita di figure ottiche semplici, costruite con punti e linee.
Ecco le leggi più importanti:
- Legge della vicinanza;
- Legge della uguaglianza;
- Legge della forma chiusa;
- Legge della "curva buona" o del "destino comune"
- Legge del moto comune;
- Legge dell'esperienza;
La psicologia della forma, oltre alla forma di pensiero, analizza anche le forme d'azione, esse si distinguono in sottospecie come azioni istintive, impulsive e intenzionali.
Una forma è caratterizzata per essere delimitata, spiccante, coerente o "chiusa", strutturata ed organizzata.
Tanto più forte è una forma tanto più difficile è un intervento all'esterno, in questa forma il tutto e le sue parti si formano reciprocamente predominando il tutto fenomenicamente delle parti.
Il concetto dinamico dello spazio è un altro argomento affrontato dove si comprende che nello spazio possiamo scorgere una cosa (vederla) e nel frattempo scorgerne anche un'altra (questo anche per l'audio).
A produrre le sensazioni del nostro corpo (chinetosi) sono sensazioni muscolari, tendinee, articolari, impressioni ottiche eccetera, queste ci informano (quando non sono riferite al nostro io corporeo) idi qualità dure o molli, ruvide o lisce, leggere o pesanti.
Importante è l'autoregolazione dinamica dell'organismo, dove l'individuo quando non è in più in grado di capire cosa sia giusto o meno, così come l'animale, viene autoregolato "inconsciamente" dal proprio istinto corporeo.
Quando invece l'individuo possiede la ragione usufruisce anche dell'esperienza.
Avremo quindi di fronte a noi tre tipi di psicologia: Psicologia Animale, Psicologia Infantile, Psicologia Etnologica.
Uno dei più grandi meriti della psicologia della forma è l'aver dimostrato che a psicologia tradizionale è rimasta cieca per certi fattori di organizzazione formale, che formano invece le premesse necessarie di questa esperienza.
Questo metodo della psicologia della forma di vedere le cose nella loro totalità può, secondo il parere dello scrittore, essere applicata all'architettura poiché noi non possiamo vedere un particolare costruttivo se non inserito nella totalità dell'opera.
Vedere il particolare indipendentemente significherebbe far decadere il proprio significato.
 

martedì 14 luglio 2020

Il lavoro dello spirito

Per chi non lo sapesse (già mi vedo il coro dei "chissenefrega") ricorrono i 100 anni dalla morte di Max Weber, a mio giudizio una delle più grandi menti del '900 europeo, se non mondiale…
Richiamo alla lettura il suo principale lavoro, "Etica protestante e capitalismo" testo fondamentale per capire non solo la sociologia, ma tutto il nostro tempo, la società e le pulsioni che muovono uno Stato.
Di recente pubblicazione, questo piccolo testo di Massimo Cacciari, "Il lavoro dello spirito"... un richiamo alle conferenze tenute da Weber a tema il rapporto tra intellettuale e politico…

Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due conferenze dal titolo "Die Geistige arbeit als beruf", che potremmo tradurre in "il lavoro dello spirito come professione".
Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l'idea regolativa, il progetto, e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Romanticismo e Schiller, tra Fitche e Hegel, e avrebbero costituito il filo conduttore dello stesso pensiero rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx.
Il "lavoro dello spirito" è il lavoro creativo, autonomo, il lavoro umano, considerato in tutta la sua attuosa potenza, e volgersi alla sua affermazione significa liberazione di ogni attività dalla condizione di lavoro comandato, dipendente, e cioè alienato.
Ma il suo dissolversi nella forma capitalistica di produzione, nell'universale Macchinismo, che fagocita quella scienza che pure è l'autentico motore dello sviluppo, finisce col delegittimare la stessa autorità politica, che nella "promessa di liberazione" trova il proprio fondamentale.
La "gabbia di acciaio" è destinata dunque a imprigionare quel "lavoro dello spirito" che è la prassi politica?
Lo spirito del capitalismo finirà con destrutturare completamente lo spazio del politico, riducendolo alla forma del contratto? O tra scienza e politica sono ancora pensabili e possibili relazioni che ci affranchino dal nostro "debito" nei confronti del procedere senza meta né fini del sistema tecnico - economico?
Sono le attuali domande che, un secolo fa, nessuno ha posto con la drammatica chiarezza di Max Weber - e con le quali, oggi, Massimo Cacciari si confronta.

Richiamo una serie di interessanti spunti. A pagina 16 "Per poter indefinitamente procedere, il sistema della rivoluzione permanente non può fondarsi che sulla illimitata produttività del lavoro vivo. L'energia che lo muove non è materiale. La sua produzione fondamentale consiste nell'auto-riprodursi attraverso le diverse forme in cui si manifesta. La merce prodotta, nella sua determinatezza, non é che un momento, una manifestazione dell'Assoluto, qualcosa di astratto proprio nella sua materialità; essa non vale per sé, ma in quanto contenente la necessità del suo superamento. il suo apparire deve dileguare al più presto, essa non deve insistere a essere"...
A pagina 18 "Anche la compassione, per valere oggi effettivamente, richiede di essere contrattualizzata"...
A pagina 20 "La potenza dello Stato è subordinata al contratto… e cioè vale nella misura in cui garantisce il processo di contrattualizzazione di ogni relazione sociale e politica".
A pagina 55 "La finalità del Regno della libertà pretendeva di fondarsi sui presupposti stessi della intellettualizzazione del mondo, sul principio millenario che regge il pensiero dell'Occidente; e cioè che tutte le cose siano conoscibili e in quanto conoscibili dominabili che la ragione possa ciò che vuole, ovvero che non abbia altro limite se non quello che di volta in volta, storicamente raggiunge e definisce nel proprio sviluppo".
A pagina 57 "il valore del politico, oggi, è valore che assume il progresso tecnico - scientifico e l'aumento della ricchezza prodotta che è esso essenzialmente a determinare ciò che costituisce il fondamento della stessa Auctoritas politica"...
A pagina 60, quanto mai attuali queste parole "La scienza aiuta a prevedere a non a prendere decisioni"... (il concetto di responsabilità)… fare politica è un sapere entrare nel Male, non certo un semplice esserne complice.
Ed infine a pagina 90, parole profetiche "Più si erode la capacità effettuale del Politico di essere autenticamente responsabile, in grado cioè di rispondere alla complessità di interessi e domande della società civile, più la tendenza alla corruzione aumenterà… e il conseguente rischio è l'irrompere sulla scena del Politico di una moltitudine incompetente che copre con una vernice di identità politica vaghe, nebulose passioni, odi, desideri, frustrazioni e risentimenti…." vi ricorda qualcuno… ?

Una gita in bici

Anche vicino a casa ci sono luoghi magici, questo breve racconto di una gita in bicicletta lo testimonia. Partiti da Travedona, direzione Comabbio, preso il tratturo che costeggia la serie di colli che vedono nel Monte Pelada la massima elevazione, si giunge a Mercallo, abitato che si attraversa per belle viuzze e piacevoli edifici e parchi... si prosegue verso Oriano, una sosta qui è obbligatoria! Si gira poi verso Lentate, e qui è un dentro e fuori di sentieri facili facili anche per la bicicletta.Prima di Lentate si prende per campi, su tracciato verso Taino, si passa dietro la fattoria del Bertoldo, dietro la Taina, di fianco al campo sportivo e si prosegue... via Como, via Genova scendendo dalla oramai famosa "Tainenberg"... qui, ammirato il Parco dei 4 Punti Cardinali e la bellissima panoramica sul lago Maggiore si prosegue verso Cheglio, poi verso Barzola, da qui, zona Globo, si prende a sinistra per boschi… un facile tracciato ci porta verso il motocross, che non si raggiunge, pieghiamo prima su sentiero che risale ed esce al cimitero di Monate…. ultimo tratto impegnativo… ultimo strappo su asfalto verso Villa Motta e poi rientro…  Che dire? Fantastico!



lunedì 13 luglio 2020

L'Architettura della città

Recupero questo libro, letto molti anni or sono, in una edizione Clup, ora introvabile… che ne ho fatto maledizione? Fa nulla, lo ritrovo in biblioteca e un piccolo racconto ne accompagna la foto di rito, con scheda di lettura.  Ho deciso peraltro di riportare i miei appunti di allora… quasi trent'anni or sono...
 
I caratteri principali dell'architettura sono la volontà di creare un ambiente più adatto alla vita e all'intenzionalità estetica.
Nel corso di questo studio Aldo Rossi si occupa di diversi metodi per affrontare il problema dello studio della città, privilegiando il metodo comparativo e sottolineando l'importanza del metodo storico.
Affronta poi il problema politico della città inteso come un problema di scelte per cui la città realizza se stessa attraverso una propria idea di città.
Vi sono due metodi fondamentali per l'elaborazione di una teoria urbana:
1) La città come prodotto di sistemi funzionali generatori della sua architettura e dello spazio urbano;
2) Città vista come una struttura spaziale;
L'architettura comunque non rappresenta che un aspetto di una realtà più complessa, la sua forma sembra riassumere il carattere totale dei fattori urbani compresa la loro origine.
E' giusto considerare il fatto urbano nella sua totalità, quindi il sistema stradale e la topografia urbana, sino alle cose che si possono apprendere passeggiando su e giù per una strada.
Vengono affrontati altri problemi
a) questioni tipologiche: già nei villaggi neolitici vi è la prima trasformazione del mondo alla necessità dell'uomo, si costituiscono le prime forme.
2) tipi di abitazione il tipo si costituisce secondo delle necessità e secondo delle aspirazioni di bellezza;
Il "tipo" è un oggetto secondo il quale ognuno può concepire delle opere che non si assomigliano tra loro.
L'elemento tipico o tipo è una costante, riscontrabile in tutti i fatti architettonici: quindi è anche un elemento culturale
Il "tipo" è l'idea stessa dell'architettura, ciò che ci sta più vicino alla sua essenza.
Secondo Aldo Rossi, spiegare i fatti urbani attraverso le loro funzioni è deviante perché nel tempo le funzioni cambiano.
Studiare il fatto urbano dal punto di vista storico piò essere utile nel momento in cui attribuiamo alle "permanenze" (segni fisici: quali strade, piano edifici) il significato di un passato che sperimentiamo ancora.
Quando si tende alla conservazione della forma urbana ne senso di imbalsamazione delle funzioni la permanenza diviene aberrante, patologica.
L'errore sta nel considerare il fatto urbano come qualcosa di definitivo nel tempo.
La città è formata da più momenti che non hanno un unico principio di spiegazione, non seguono un'unica legge formale, così Aldo Rossi spiega il  concetto di area-studio strettamente legato a quello di quartiere.
Essa dal punto di vista morfologico e strutturale ha una sua unità, come ha contenuti sociali e funzioni proprie.
La città comunque, è sempre stata caratterizzata dalla residenza, la casa rappresenta il modo di vivere di un popolo, manifestazione precisa di una cultura che si modifica molto lentamente.
Lo studio della residenza può essere un buon metodo per lo studio della città.
I monumenti, secondo Aldo Rossi, possiedono la capacità di accelerare il processo di urbanizzazione di una città ma non sempre sono dati fisici poiché possiamo studiarli anche sotto il profilo funzionale e posizionale.
La città può essere considerata come il "locus" della memoria collettiva dei popoli, il "locus" è principio caratteristico dei fatti urbani.
Infine la politica, secondo Aldo Rossi si presenta nel momento delle scelte; momento costitutivo delle città. La città sceglie la sua immagine sempre e solo attraverso le sue istituzioni politiche e la forma quindi, è segno di volontà.
 

sabato 11 luglio 2020

Caramelle

Ora che il lockdown è (temporaneamente?) sospeso posso fare una confessione, anzi due… anche io appartengo al gruppo di quelli che lo hanno violato… (prima rivelazione) e non una volta, ma molte (seconda rivelazione)… vicino a casa, una erta stradina conduce ad un bosco… non un gran bosco… pochi kmq ma sufficienti ad allontanarsi da tutto e da tutti… attraversato nel mezzo - da nord a sud - da un largo sentiero… uno spazio dove ritrovare i propri pensieri…
A volte solo, a volte con le figlie, questo spazio verde ha permesso di superare lo strano periodo… unico nel suo genere, un'autentica novità pure per me... che insomma, comincio ad averne viste tante.
E siccome non so stare con le mani in mano, dopo le prime uscite, ho cominciato a portarmi dietro un sacco di plastica e raccogliere tutta la spazzatura che incontravo per strada (tanta) così da rendere piacevole (e soprattutto pulito) questo piccolo angolo di riconciliazione con il creato.
Al termine del percorso, peraltro costellato da autentiche chicche, sin dalla prima volta mi imbatto in queste carte di caramelle… e non una o due, le prime volte decine e decine… segno di frequentazione assidua da parte di "illo" (così chiamerò il lui/lei), masticatore di bonbon extra stark eucalyptus di indubbia elvetica provenienza… così le raccolgo, lanciando una serie di epiteti all'indirizzo del cartomante (nel senso di abbandonatore di carte)… secondo giorno, altra serie di carte, terzo giorno, altra serie di carte, quarto giorno, altra serie di carte… poi improvvisamente nulla…. é morto? è rinsavito? poi ancora qualche carta, poi più nulla… Ad un certo punto non trovarne più mi aveva intristito, mi aveva quasi tolto il senso della gita… che ci vado a fare se non trovo il simbolo, l'evidenza?
Con la riapertura dei confini personali, quello spazio ho smesso di frequentarlo… e un poco mi manca. Chissà come sarà ora? Lo spargi carte seriale sarà riapparso sulla scena del crimine? Avrà ripreso a distribuire sulla Terra il segno del suo passaggio, quella che in gergo tecnico si chiama "impronta ecologica", imperituro monumento alla inebriante necessità di esserci e di essere ricordato? Forse la carie lo ha colpito, forse ne ha anticipato la dipartita… togliendo così, però, alla Terra quel segno, quel piccolo foglio verde, talmente fitto in alcuni punti da apparire foglie…. e quindi in fondo, a suo modo, natura… povero me, che poeta.

giovedì 9 luglio 2020

Spillover

Quest'anno; questo maledetto anno, non si può prescindere da quanto sta accadendo e non si può cercare di dargli un motivo. Si possono ovviamente leggere i giornali, si può ascoltare il virologo di turno, oppure le chiacchiere, le parole della gente e quelle dei politici… si possono fare tante scelte… o semplicemente infischiarsene bellamente e attendere che le cose vadano come devono andare.
Io ho fatto molte cose insieme. Forse troppe... Letto i giornali, ascoltato la televisione, ascoltata la rete, i commenti, le paure, i punti di vista… ma poi ho voluto farmi un'idea. E per farlo, ho voluto leggere un libro che oggi appare come profetico, ma che nella realtà mette soltanto insieme i fatti e da (dava nel 2014) il possibile finale.

"Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla.
I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all'altro fare un salto di specie - uno spillover in gergo tecnico - e colpire anche gli esseri umani…
Il libro é unico nel suo genere: un po'  reportage, è stato scritto in sei anni di lavoro durante i quali Quammen ha seguito gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate città cinesi.
L'autore ha intervistato testimoni, medici e sopravvissuti, ha investigato e raccontato con stile quasi poliziesco la corsa alla comprensione dei meccanismi delle malattie.
E tra le pagine più avventurose, che tengono il lettore con il fiato sospeso come quelle di un romanzo noir, é riuscito a cogliere la preoccupante peculiarità di queste malattie".

La frase certamente più efficace per descrivere il contenuto di questo libro è "Se scuotete i rami di un albero qualche cosa cadrà giù".

Alpe Veglia - Giro dei Laghi

E venne la volta dell'Alpe Veglia, ma non la solita, quella che conoscono tutti, quella della piana a tutti nota e frequentata… ci lanciamo in un poker di laghi, occhi che guardano il cielo… uno più bello dell'altro, ognuno diverso dall'altro… una gita che a fine giornata ci porterà oltre 24 km e 10,5 ore di marcia… ma che dire? si la fatica, ma i colori, gli odori, il silenzio… tutto riesce a smorzare la fatica… persino immergere i polpacci nell'acqua gelata… una cosa capace di far ripigliare un morto… e difatti, grazie ai due pediluvi, la giornata vola via… e rimangono bellissimi ricordi. Grande Bianca per la tenacia.


















Laghi e Passo del Paione

 
La passione per la montagna ha conquistato anche Bianca, io ovviamente sono felice, ho la possibilità di trasmettere questa bellissima e folle malattia, posso godermi mia figlia, posso infine rifare un sacco di giri in posti visti tante volte, a ora con occhio diverso. Eccoci così a salire, io ancora una volta, ai laghi ed al Passo del Paione. Giornata spettacolare, neve in quota che dona una luce diversa all'ambiente ed all'intera gita. Tutto fantastico. Non avevo dubbi.
 






















Manuale di co-programmazione