martedì 30 luglio 2019

Abbandonarsi a vivere

Davanti alle sorprese del destino e agli scherzi della fortuna si può reagire e combattere, sentendosi ebbri e frastornati come una vespa in un bicchiere di vino.
Oppure ci si può arrendere, lasciando che la vita faccia il suo corso, scegliendo, magari in modo avventato, di essere pronti a tutto.
C'é un termine russo che descrive questo abbandono, "pofigismo": esprime una rassegnazione disperata ma assieme gioiosa di fronte agli avvenimenti imprevedibili che scaturiscono dalla assurdità del mondo.
E' con questo sentimento che i protagonisti dei racconti di Sylvain Tesson si mettono in cammino.
Sono marinai, amanti, guerrieri, artisti, viaggiatori, borghesi… vivono a Parigi, Zermatt o Riga, in Afghanistan, nella Jacuzia, nel Sahara.
E in uno di questi giorni in cui tutto cambia, quando la vita decide di fare di testa propria, hanno scelto di accogliere e sfidare il fato.
Ma forse avrebbero fatto meglio a guardare da un'altra parte.
In l'Eremita" un ingegnere francese su una piattaforma petrolifera si appassiona alla storia del Beato Costantino, che seguendo l'esempio di un famoso eremita aveva vissuto in solitudine e nella fede.
"L'esilio" racconta l'emigrazione di Idriss, un giovane nigeriano che cerca di raggiungere l'Europa.
Assieme alla famiglia ha messo da parte 5.000 dollari per pagare Yussef, che gli ha promesso di portarlo in Francia, il paese della felicità, o forse del rimpianto del passato.
In "la noia" conosciamo Tatiana, che vive con la madre in una città ai confini della Siberia, dove la temperatura scende a meno quaranta.
 
 

Un libro di racconti. Per lo più ambientati tra Francia e Russia. Sconfinando ovviamente in Africa, Zermatt ed Afghanistan… tra una vicenda e l'altra, ci godiamo piccole perle del pensiero di Sylvain.
Un libro che parla di viaggi, persone e luoghi. E del viaggiare fa il filo rosso che lega i singoli racconti, con una raccomandazione: "E' raro che in un viaggio si vivano dei giorni conformi all'idea che ci si faceva prima di partire. Di solito viaggiare significa portare in giro la propria delusione" e d'altro canto, nemmeno la felicità ci viene in soccorso "i momenti belli sono come l'energia: non possono essere immagazzinati. Il tempo felice non è un viatico per l'avvenire". E allora eccoli, i nostri personaggi, presi in mille cose, o in mille avvenimenti che li superano, sommergono come un'onda.. dalla passione per la montagna e la scalata… "l'alpinismo è appunto questo: una partita che si gioca tra il caso, la paura e la forza" anche perché é Nietzsche a ricordarcelo… a pagina 105 che "non c'é un errore più pericoloso che quello di confondere la causa con la conseguenza"...
I racconti si susseguono, ci parlano di gente che ha fatto scelte radicali, oppure ha semplicemente deciso di applicare il metodo detto "Pofigismo"... "Tutto quello che vi cambia la vita succede per caso. Il destino è come un secchio d'acqua messo in bilico sul lato alto di una porta: entrate nella stanza e vi ritrovate bagnato da capo a piedi… occorre quindi opporre una rassegnazione gioiosa e disperata. Quelli che la praticano, sopraffatti dall'ineluttabilità delle cose, non capiscono perché nella vita ci si debba agitare tanto, lottare come un moscerino impigliato nella tela di un'argiope, è uno sbaglio, anzi è qualcosa di peggio: un segno di volgarità. I pofigisti accettano le oscillazioni del destino senza tentare di frenarne lo slancio. Si abbandonano alla vita".
  
 


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