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mercoledì 19 aprile 2023

Big Mack - Gangster and Gold


Finire nei guai con la Giustizia una volta, ci sta! Ma due? E chi è veramente Donald Stellwag? un probo e sfortunato cittadino come ci viene descritto nella prima parte della storia? Oppure un incallito delinquente, pronto ad approfittarsi del prossimo, incline alla truffa, capace di ogni nefandezza, come invece, improvvisamente ci viene dipinto nella seconda parte?
Bel dilemma, e bella storia, quella narrata - in tedesco - dal documentario "Big Mack  Gangsters and Gold"... che ci permette di conoscere il sistema giudiziario tedesco e cosa avviene nella civilissima Germania. Sembra monotono... ma alla fine ci si appassiona, e prendere le parti di qualcuno diventa davvero complicato.

martedì 29 novembre 2022

Franco Battiato


La facoltà dello stupore: è questo il nucleo attorno al quale orbita l'intera esperienza artistica di Franco Battiato, la matrice che accomuna tutti i brani della sua vastissima produzione.
La sua musica è un dono, un invito a smarrirsi per poi ritrovarsi; è una esortazione a sperimentare continue incursioni in un altrove sconosciuto, negli infiniti "mondi lontanissimi" che possono aprirsi lungo il cammino delle nostre vite.
Ed è proprio questo "senso di stupore inaudito" il sentimento dal quale prende le mosse Aldo Nove per ripercorrere la parabola umana e creativa del musicista siciliano e illuminare le incessanti peregrinazioni dello spirito che lo alimentano.
In queste pagine conosceremo un giovanissimo Battiato che a Riposto in Sicilia, trascorre interi pomeriggi ad ascoltare i suoni della natura, con l'inquietitudine di chi ha sempre voglia di andare via: anni dopo a Roma, lo vedremo incassare il "le faremo sapere" dei discografici per poi seguirlo a Milano dove muoverà i primi passi nel mondo della musica e si imporrà all'attenzione del pubblico e della critica come una delle voci più originali del momento.
Leggeremo di incontri sorprendenti, di turbamenti capaci di trasformarsi in musiche e parole, in suoni che sembrano provenire dal recesso dell'anima e hanno la forza di dilatare il tempo e lo spazio.
Verremo condotti per mano nei meandri dell'opera di uno dei più grandi geni della musica contemporanea e saremo chiamati a cogliere i "frammenti dell'infinito" disseminati lungo un percorso musicale ed esistenziale di rara intensità.
Infine, leggeremo le parole d'amore e di riconoscimento di un grande scrittore nei confronti di un uomo in grado come pochi altri di trascendere i confini di guardare oltre le cose.

Ripercorrere la vita e la carriera musicale di Franco Battiato è un poco riprendere il filo solo accantonato che conduce ad un compagno di viaggio, alla colonna sonora della mia giovinezza, alla spensieratezza della scuola, all'estate infinita, all'ingenuità di tanti anni or sono... Seguire una carriera che ha visto realizzare pezzi musicali godibilissimi ed immortali (li ascolta ora con lo stesso piacere mia figlia) leggendo i retroscena, è un poco come indugiare in vicende che già conoscevo bene e che mi vengono svelate. C'è curiosità, riscoperta, divertimento, a volte incredulità.
Battiato resta un grande. Uno sperimentatore capace di donare capolavori pop conditi di cultura alta. Cosa per nulla facile. Farne una hit amata da tutti è ancora più eccezionale.





 

domenica 10 luglio 2022

Genesis - The Lamb

"The lamb lies on Broadway" è un'opera monumentale, un lavoro testuale complesso, una scrittura musicalmente intricata, eclettica oltre i confini conosciuti del prog.
Per questo suo senso di grandiosità, per la visionarietà della trama e per il suo essere causa ed effetto del canto del cigno di Peter Gabriel con i Genesis, é stato anche uno dei dischi più discussi e amati - o - odiati della storia del Rock.
Un disco che evoca ancora oggi umori diversi e dissonanti persino all'interno dello stesso quintetto che lo ha partorito - non senza dolore - nel lontano 1974.
Non un disco qualsiasi. Nel corso delle carriere degli artisti Rock ci sono album che sono degli "unici".
Un lavoro che si distingue da tutti gli altri , che devia dal corso, perché è un salto in terre non ancora frequentate o magari perché ha una lateralità che elude il suo standard di origine.
Insomma, é in qualche misura fuori linea.
Per il canone Genesis, ben dipinto dai quattro album precedenti fra il 1970 e il 1973 che avevano lastricato l'autostrada dei prog-sogni di una moltitudine di fan italiani, "The lamb lies on Broadway" é il disco più inusuale della loro carriera.
Un album doppio, anche questo un unicum irresistibilmente diverso da tutto quello che c'era stato prima, e ancor più da tutto quello che verrà dopo.
Uno spostamento di sovranità e atmosfera decisamente più dark, distorte, quasi distopiche, lontane dalle favole fantasy, per quanto bizzarre a cui ci avevano abituati.
Abbastanza diverso da confondere gli stessi fan..
Un lavoro dal particolarissimo DNA, come se quello originale dei Genesis fosse stato impercettibilmente deviato, forse manipolato, certamente mutato.
Almeno per un album "once in a lifetime".


A distanza di tanti anni, un album ed una scenografia che lasciano il segno. Peter Gabriel al top e Genesis gruppo immenso. Spettacolo puro, grandissima musica.

 

sabato 21 maggio 2022

Sound of Heimat


Interessante documentario visto in lingua, dedicato alla musica popolare tedesca ed alla difficoltà di riappropriarsene dopo la deformate azione del regime nazista che riuscì a trasformare il concetto di popolare in differenza e superiorità...
Inseguendo le tendenze della musica pop nei vari Land tedeschi l'autore - musicista a sua volta - reinterpreta e fa conoscere usi e costumi dei luoghi, dalla produzione di strumenti musicali, alla musica come lotta politica, a quella che accompagnava il lavoro, al divertimento, la bagatella... a cose ben più profonde legate al territorio ed all'ambiente... Davvero interessante e capace di far riflettere.
 

mercoledì 26 gennaio 2022

Django Unchained

La cosa divertente dell'intera vicenda di Django Unchained (oltre al cameo del grande Franco Nero ed all'apparizione del regista stesso, Tarantino, nei panni di un guardiano di schiavi) è certamente la capacità di scimmiottare il cinema western italiano (che a sua volta ha saputo scimmiottare quello Yankee, smarcandosene talmente bene da diventarne una nuova realtà).
Se si prende atto di questa azione incredibile, al netto della colonna sonora, della storia anti razzista, alla bravura degli attori (tutti di prim'ordine) dobbiamo dare atto che Tarantino regista resta un genio... aver fatto diventare speciale un genere che, da noi, aveva oramai superato il viale del tramonto... 
Resta così una storia godibilissima... quella di Django, che passa dal ruolo di schiavo a quello di libero cacciatore di taglie (di bianchi) a truffatore di un latifondista nel profondo sud ed infine a schiavo e poi... non vi racconto il finale. 
 

mercoledì 19 maggio 2021

Franco Battiato


E' del 1979 "L'Era del Cinghiale Bianco" mentre è del 1980 "Up Patriots to arms" due punti di riferimento della musica e del mondo che cambiava.. due colonne sonore della mia giovinezza che hanno segnato il mio percorso e che hanno fatto di Battiato un riferimento dei ricordi di tempi felici.
Un ricordo emerge dalle nebbie... stregato da "Up Patriots to arms" entro in camera di Renato, un amico/vicino di casa a Domodossola e mi copio la canzone su una musica - cassetta... il tutto senza chiedergli il permesso... roba da delinquenza a mano armata... eppure allora si usava così, permesso e per favore le lasciavamo ad altre occasioni... eravamo fatti così, o tutto o niente...  sbagliato? Questa vicenda ricorda un poco certe inutili polemiche sul "politically correct" tanto reclamato ai giorni nostri e sbattuto in faccia a mostri sacri del passato... come se, i nostri tempi fossero esenti dal marciume che ci opprime... allora gli usi erano questi, ci si faceva volentieri i cazzi propri, non si chiedeva e non si pietiva nulla. Si dava e si prendeva e i danni si contavano alla fine... ma già con la morale in tasca, con quel senso di accettazione delle conseguenze come fato derivante dal... insomma, facevi senza pensare, poi subivi senza colpe... e tutto appariva meno doloroso, meno opprimente... perché è così, l'azione nuda e cruda sapeva dare pienezza alla vita. Quelle canzoni servivano a far muovere la testa, a riempirla di circolarità, a dare un senso alla giornata che pur doveva passare e allora perché non prendersela con l'ayatollah Komeyni che per molti é santità... abbocchi sempre all'amo... oppure avercela con le pedane piene di stupidi?
In fondo era un mondo molto più semplice dell'attuale... non meno profondo, anzi... ma meno complicato... non c'erano tanti colori... rosso o nero (in politica), poi arrivò il verde, i vari arancioni, Chiesa o Partito, e questo essere semplice dava spazio alla profondità... a cui rispondere con la leggerezza... Battiato appunto... che tutto era meno che semplice, leggero... lo erano senz'altro i suoi ritornelli, lo era il suono sincopato.. lo era questo cercare di mescolare (riuscendoci) popolare e colto... in una continua miscela necessaria a spiegarci dove sarebbe andato il mondo.. un mondo che non riuscivamo a spiegare sino in fondo ma di cui non avevamo paura... tutto era lontano... anche solo andare all'estero era mistero... e la musica, quella sparata dalle radio, dalle musicassette, dall'impianto stereo (per chi aveva i soldi e se lo poteva permettere) era lotta e liberazione... 
E Battiato? Lui ovviamente proseguiva la sua ricerca.. chi non ricorda l'estate del 1982? "La voce del padrone" autentico barometro dell'Italia che cambiava... un vero successo folgorante con Bandiera bianca, Summer on a solitary beach, Cuccuruccucù.... pensiamo a quest'ultimo pezzo.. quante volte ci siamo scoperti a canticchiarla... un refrain intrattenibile... con quel Paloma che cantava... ma a chi cantava? e le serenate all'istituto magistrale? si sentiva la vita vissuta, un miscuglio dei due lati del Mediterraneo che accomunava giovani di entrambe le sponde alla ricerca di un senso e di un'identità... l'avremmo conosciuta solo molti anni dopo con i ragazzi figli dei tanti marocchini che nel frattempo hanno pacificamente popolato il nostro mondo, e che hanno reso migliore questo orizzonte...
Battiato queste cose le aveva già viste, e invece di lanciarci un pippotto alla Habermas, un Zeitgeist alla Umberto Eco, ce le cantava in modo allegro facendoci ballare... che altro aggiungere? Un classico è un qualcosa che non smette mai di dire qualcosa... è qualcosa capace di stare bene ovunque e di dare un senso superando il proprio ruolo... quindi la musica di Battiato non è più colonna sonora dei nostri momenti... è il nostro momento a cui abbiamo legato bei ricordi... è un topoi... e di questo non possiamo che essere grati al Maestro, capace con umiltà, semplicità e umore di renderci uguali, umani, fallibili ma infine felici per sempre.

 

venerdì 23 aprile 2021

Rocketman


C'é veramente poco da fare... i cantanti famosi, gli artisti mondiali, scontano tutti lo stesso problema: infanzia difficile, genitori molesti, inconsistenti, indifferenti, a volte pure cattivi, società ingiusta, difficoltà a relazionarsi con il prossimo.... ma il nostro eroe, convive con tutto questo portando a casa il successo.
Successo meritato intendiamoci! Vere opere d'arte pop! Eppure, siamo sempre qui... o il regista non riesce a cogliere oppure il percorso - sia pur doloroso dell'anatroccolo che diviene cigno - è sempre quello... quasi stereotipato... ora accetto tutto, ma non vicende triviali e sempre uguali... o forse sono gli uomini ad essere così? Sempre e comunque? Rocketman ha comunque il pregio di farci apprezzare la bellissima musica di Elton John, personaggio arcinoto a tutti e da sempre sopra le righe... a volte viene da chiedersi se, in un altro ambiente, in un'altra cultura questo genio sarebbe emerso... quien sabe!

giovedì 11 febbraio 2021

This must be the place

Cheyenne (interpretato da Sean Penn) è un ex rocker... ha smesso dopo la morte di due suoi fans e ora vive senza dover lavorare.. ma il tempo libero a volte non è un grande affare... emergono così tutti i problemi quotidiani, i rimpianti, i sogni mancati... gli affetti persi e quelli affievoliti... in particolare quello con il padre.. sarà il viaggio, l'eterno rimedio a tutti i mali e che molti film hanno usato a pretesto, per riportarlo al presente. Personaggio irrisolto, costretto a truccarsi per affermare la sua passata identità e al tempo stesso negare l'evidenza... circondato da persone che gli vogliono bene e lo rispettano... destinato a fare ordine nella sua vita. Sean Penn è geniale nel farci conoscere un personaggio lieve e lento, grottesco e a tratti bambino, un Candido rocker dei giorni nostri, un Forrest Gump con il rossetto e il chiodo... bello e lieve.


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domenica 24 gennaio 2021

I love radio rock

Quello che dovrebbe essere un inno alle radio pirata nate in UK negli anni '60 del secolo scorso, finisce per diventare una pantomima dei peggiori eccessi e la parodia della classica contrapposizione conformismo - anticonformismo...
Anche se a tratti fa sorridere, si perde poi in mille rivoli di ovvietà, battute stereotipate, scene penose attaccate con pessimo nastro adesivo, una regia senza senso e una trama irricevibile.
Dobbiamo trovare qualcosa di buono? La colonna sonora certamente, la simpatia dei personaggi minori, la dimostrazione che, poi, alla resa dei conti, tanta ribellione nasconde un fondo di borghesia evidente: la ricerca del padre da parte dell'adolescente Carl, il matrimonio di Simon (destinato a naufragare in meno di 24 ore), il considerare la donna quale preda sessuale... insomma, tanta scena ma assenza di idee... e anche il finale (simile, per chi come me ha qualche anno alle spalle, a quella del salvataggio di Sandokan) fa acqua, come la nave "Radio Rock", da tutte le parti... Voto 1.
 

lunedì 31 dicembre 2018

Bohemian Rhapsody

Passionale ed appassionante, una vera ricostruzione del percorso tracciato da una grande Rock band e da un ancor più grande Rock Star: I Queen e Freddie Mercury.
Da dove iniziare? Una colonna sonora incredibile, una storia bellissima e commovente, una interpretazione (quella di Freddie/Rami/Farrokh) e della band dei Queen… Per chi, come me, i Queen li ha conosciuti dalla radio, dai dischi… dalle classifiche che, anno dopo anno, sono diventate colonna sonora del vissuto, questo tuffo nel passato è un plus che merita davvero di essere goduto sino all'ultima nota.
Potente, continuo, forte, coinvolgente. In una parola, un felice connubio tra musica, storia, pop, società, cultura… passioni. Tratta le passioni di Freddie, le sue debolezze, le sue manie, con la dovuta poesia e leggerezza… ma di fronte all'artista… tanto di cappello!

venerdì 28 dicembre 2018

The Greatest Showman


Bello, esagerato, fuori misura, senza tregua alcuna… (a parte alcune parti concesse alla lacrimuccia). Questo è il vero, bellissimo, giusto riconoscimento ad un uomo (Taylor Barnum) che ha fatto dello spettacolo, della esposizione del falso, dell'orrendo, del diverso, la propria forza. E che forza!
Per cui è giusto, dovuto, un film come questo. Addirittura un musical, e non quella pifferata di Lalaland… o come cavolo si pronuncia… un film ove i sentimenti si leggono, si sentono, si annusano, un film ove tutto è posto alla luce del sole e un sogno, un grande sogno… coltivato sin da bambino, diviene realtà.
E' la rivincita dell'arte popolare (quella che più tardi Andy Warhol avrebbe definito Pop) su quella alta.. ma non è sempre stato così? solo che quella nobile è scritta e quella povera tramandata… ma molto, molto più evocativa, potente, nascosta nelle pieghe del nostro vissuto, del mito, del non detto.
Barnum mente, sapendo di mentire, ma lo fa per amore dello spettacolo, della vita, dell'umanità espressa in tutte le sue sfaccettature… il diverso diventa curiosità e vanto, il ribrezzo è un biglietto da pagare per dare risposte alla curiosità, per superare la paura.
Se Barnum è sinonimo di imbroglio, questo è il miglior tributo possibile all'uomo americano, capace di trasformare in realtà i propri sogni, anche barando, se serve, pur di raggiungere il risultato. L'Adamo americano, ben rappresentato da Robinson Crusoe, trova qui la migliore descrizione possibile, ed il tutto in musica e buoni sentimenti. Da vedere.

venerdì 29 giugno 2018

The Devil's Candy

Rumorosissimo film che si muove a suon di metal.
Giovane artista, metallico e lisergico, si trasferisce con moglie e figlia in una casa testimone di due omicidi e ben presto frequentata da un pazzo, invasato e preda del demonio...
Ottima trama, ottima colonna sonora, bravi gli interpreti. Originale? Magari non troppo rispetto a quel che il mercato ha sinora proposta, ma certo incarna tutti gli stereotipi del genere.
Geniale è la molteplice trama che si propone: il rapporto padre figlia, il dover diventare grandi (sia il padre che la figlia), il demonio, capace di dare ispirazione artistica al padre e ispirazione omicida all'invasato... L'intenditore d'arte, che rappresenta e incarna il demonio... Da guardare e riguardare... per i mille risvolti di un film per nulla banale. Ed ascoltare ovviamente, vista la colonna sonora!

venerdì 30 marzo 2018

James Maddock a Somma Lombardo

 
E fu così che andammo (io per la 4° volta) a vedere il concerto di James Maddock a Somma Lombardo. Avevo regalato un suo album a Roberta, e saputo del concerto, le ho proposto di partecipare. Ne è valsa la pena, come al solito. Concerto che affianca azioni benefiche, simpatia, ottima musica, lui come sempre umile e sempre col sorriso sulle labbra. Si, ne è valsa la pena.
 


martedì 9 gennaio 2018

La grammatica della musica


Ah! gran cosa la musica. A patto di capire che, non solo è arte, non solo è bellezza per l'anima... ma che innanzitutto è scienza, cultura e matematica... e come tale va studiata e capita, sia come neofita e appassionato all'ascolto, che come praticante. per approcciarsi ad un mondo incredibile e avvincente e non soffrire di analfabetismo del bello.
 
"La musica è arte e scienza allo stesso tempo.
Perciò allo stesso tempo deve essere colta emozionalmente e compresa intellettualmente e anche per la musica, come per ogni arte o scienza, non esistono scorciatoie che facciano progredire nella conoscenza.
L'amatore che si diletta ascoltando la musica senza capirne il linguaggio é come il turista che passa le vacanze all'estero e si accontenta di godersi il paesaggio, i gesti degli abitanti, il suono delle loro voci, senza capire neppure una parola di ciò che essi dicono.
Egli SENTE ma non è in grado di comprendere.
Questo libro fornisce gli elementi per una comprensione di base della musica.
Anche se lo leggerete scrupolosamente, non farà di voi un musicista, né vi insegnerà a scrivere musica; come in ogni lingua anche una scorrevolezza puramente grammaticale non si può ottenere che a prezzo di molti anni di esercizio.
Esso si propone di presentarvi il materiale della musica e le sue leggi generali così come vengono applicate dai grandi compositori.
Al tempo stesso vuole darvi qualcuno degli elementi di fondo necessari a capire l'andamento tecnico della musica che state ascoltando.
Giungerete così, ci auguriamo, alla stessa situazione del turista che conosce una lingua in modo tale da consentirgli, quando si trovi nel paese in cui è parlata, di decifrare i giornali locali, intendere un po' di ciò che si svolge intorno a lui, avere qualche idea della topografia e della struttura sociale della nazione, ed esprimersi con gli abitanti senza far la figura del muto.
Infine, come disse Schumann, "non lasciatevi spaventare dalle parole Teoria, Basso Numerato, Contrappunto, ecc. essi vi verranno incontro a metà strada se voi farete lo stesso".

sabato 18 novembre 2017

Ciao Malcom

Salutiamo anche il buon Malcom Young, co-fondatore degli AC/DC, gruppo metal per eccellenza, particolarmente in auge tra '70 ed '80 e poi scivolato nell'anonimato, salvo brevi rispolveri, per eventi legati a colonne sonore cinematografiche...
Io li avevo conosciuti con il loro miglior album in assoluto Back in Black...
Un suono sporco, mutuato dal blues, un riff potente, accompagnati dalla voce  di Brian Johnson e dallo spirito folle del fratello Angus.... Che dire? A chi piace piace, a chi non piace... se ne faccia una ragione... Long live on Rock'n'Roll ....
 
 

martedì 14 novembre 2017

Baby Driver

Prima che si aprano le porte del carcere per Kevin Spacey, eccolo in tutto il suo splendore il nostro porcellone (visto recentemente nel Golfo di Napoli con 11 maschietti...) mentre svolge il ruolo del lenone criminale, gestendo gruppi misti di delinquenti, per realizzare una serie di colpi magistrali... il cui unico punto fisso è il mantenere sempre lo stesso autista dei mezzi usati per la fuga.
Doc (questo il nome del buon Kevin) usa la bravura di Baby, ragazzo protagonista del film per mettere a segno rapine, che spesso si concludono nel sangue... Baby è ricattato e non può andarsene...
Cosa mette al riparo Baby (con un evidenza autistica o forse no) dalle mire del cattivissimo Doc? Le sue cuffiette, da cui spara musica (e che musica) a tutto volume!
Un film che tiene quasi fino all'ultimo... se non fosse per l'assurdità del degenerare della storia... che, oltre ad una trama divertente, scene coinvolgenti, dialoghi e personaggi divertenti, ha una colonna sonora spettacolare... Un'ottima idea, quasi un musical...

martedì 7 novembre 2017

Premiata Forneria Marconi

Che dire della PFM? Colonna sonora degli anni '70 e '80... termometro e avanguardia della cultura e della società non solo italiana di quel tempo e non solo... canzoni che hanno fatto la storia, concerti incredibili, collaborazioni estere uniche con i gruppi più famosi di tutti i tempi... La PFM è stata e rimane un riferimento nel mondo musicale italiano... capace di cambiare ed adeguarsi al mutare dei tempi senza perdere in freschezza...
 
 
 
"Una discografia eccezionale, classici come Impressioni di Settembre, concerti esuberanti e popolarità internazionale, una Tournée con Fabrizio De André, un'opera rock: ne ha fatta di strada la Premiata Forneria Marconi meglio nota come PFM.
Questo libro ne attraversa la storia: le origini beat, l'epopea progressive, il Rock anni '80, il ritorno nei '90.
La PFM nasce dalle ceneri dei QUELLI, un complesso beat attivo in studio con Mina, Battisti, De André e molti altri: nel 1972 diventano gli alfieri del progressive italiano, Storia di un minuto e Per un amico sono immediati successi di pubblico e critica.
King Crimson, Genesis, Yes, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer, trionfano con un rock che abbraccia classica e jazz, elettronica e folk: l'Italia sforna Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Area, La Premiata sventola il tricolore all'estero.
Melodia italiana, tarantelle rock, citazioni rossiniane e improvvisazioni: per la prima volta il rock italiano approda in Inghilterra, Stati Uniti e Giappone.
Al termine degli anni Settanta, quando il pubblico chiede novità e freschezza, la Premiata è con De André in un Tour che fa la storia della musica italiana.
Entra negli anni Ottanta con il rock "metropolitano" di Suonare Suonare, fino alla pausa del 1987.
PFM è un modo di vivere, difficile starne lontani: nel 1996 la band si riforma, pubblica Ulisse, riprende i concerti, riscuote l'affetto di vecchie e nuove generazioni. Nel 2005 l'ambizioso progetto di un'opera rock: é la volta di Dracula".
 
 

Anni '70

Howard Sounes, firma un bellissimo volume (oltre 500 pagine) per narrare un periodo della nostra Storia recente... gli anni '70. Lo fa affrontando molti temi: la musica, l'arte, il cinema, l'architettura, in un ideale cavalcata che dal 1970 al 1979 raccontano il periodo di mezzo, tra i magnifici '60 impegnati e politici traghettandoci sino agli spensierati '80.
Gli anni '70 non sono stati una parentesi tra due periodi, ma ne hanno interpretato entrambe le anime... un periodo a noi vicino, ma spesso poco noto, ed al tempo stesso un decennio che ha segnato la cultura, le idee e il nostro immaginario.
 
"Adesso che ho finito di scrivere questo libro lungo ed ambizioso, mi chiedo perché tanti mesi fa ho deciso di cominciarlo.
Credo che la spinta sia venuta dal fatto di guardare una quantità di programmi televisivi più o meno basati su temi che riguardavano gli anni Settanta e sulla cultura popolare di quel decennio, e dalla sensazione che quello che mi veniva mostrato e i ricordi che i presentatori e i vari "esperti" comunicavano agli spettatori aveva ben poco a che vedere con la percezione che io avevo di quel periodo recente nella nostra storia e della sua cultura.
Guardando quelle retrospettive sugli anni Settanta costruite su clip, o ascoltando alla radio e leggendo sulla stampa, avevo l'impressione che giornalisti e cosiddetti esperti fossero tutti d'accordo nel fatto che quel decennio era stato piuttosto stupido e decisamente volgare (se paragonato agli anni '60) ma stupido e volgare in modo divertente un periodo di mode adorabilmente demenziali, di musica cattiva in modo sconcertante e di deliziosi film e programmi televisivi spazzatura, di cui siamo in qualche modo obbligati ad avere una dolce nostalgia collettiva.
Insomma , avevo l'impressione che mi si dicesse che gli anni Settanta erano solo pantaloni a zampa d'elefante, Sarky e Hutch, motociclette chopper e Showaddywaddy, e che tutto questo era fantastico.
La mia idea di quel decennio invece era diversa.
Milioni di persone che oggi sono per così dire a metà della vita sono cresciute con certi libri, certi film certa musica e certa arte degli anni Settanta, una cultura che hanno scoperto quanto erano giovani e che ancora apprezzano.
E non lo fanno con ironia, ma in modo sincero, perché la cultura degli anni Settanta ha contribuito a formare i loro gusti e, sicuramente, le loro vite.
Dunque questo libro vuole essere un viaggio all'indietro attraverso l'arte degli anni Settanta, un'esplorazione di una parte di quel che è stato prodotto e che si può dire sia la parte migliore, anche se il concetto di migliore é relativo.
In ogni caso si tratta della parte di cui si può dire che ha resistito alla prova del tempo.
Comincio nel 1970 e termino nel 1979: anche se si tratta di una struttura artificiale, perché l'arte e la vita non possono essere circoscritte così nettamente".

giovedì 2 novembre 2017

Cittanòva Blues

Di Francesco Guccini, apprezzato cantautore italiano, avevo già letto alcuni libri: Dizionario delle cose perdute, tanto per citarne uno.
Avevo letto questo testo nel 2014 con questo commento finale: "La Bologna degli anni 50 con riti, miti, luoghi di incontro, amori, politica, musica, naja e osterie. Chi lo ha detto che le epopee possano essere raccontate dagli americani. Anche la piccola Bologna, con i suoi portici può diventare il mediterraneo che narra vicende picaresche. Un bel "come eravamo".

Non vi è nulla di triste nel racconto, nessun rimpianto... anzi... raccontando le gesta dei nostri eroi... giovani e meno giovani... spostati dalla campagna alla città... alle loro peripezie... alle novità che arrivavano dall'estero ... scopriamo con grandi risate, il cambiamento che condiziona ancora oggi la società italiana...

 
Ora ne riprendo i contenuti e completo con la didascalia contenuta in sovra copertina.
"Cittanova blues è la Bologna della fine degli anni '50 all'inizio degli anni '70. In una prosa poetica ricca di echi, di vibrazioni e di sfumature, intarsiata di dialetto, di gergo e di preziosismi letterari eppure sempre leggibile per il ritmo rapinoso che sa creare e per gli irresistibili effetti ora espressionistici, ora lirici e comici, Guccini racconta la vita picaresca dei "musici" negli anni '60 e quella dei ragazzi e della ragazze di allora, con tutti i loro luoghi, i loro miti e i loro sogni: la prima Cinquecento (il Centoscudi), la garçonnière (il trappolo) la naja, le osterie, i primi gruppi musicali, che oggi sono le band, ma una volta si chiamavano ancora complessi...
E' un canto, quello di Guccini, su una città, un'epoca e un mondo che non ci sono più.
Ma lo spirito é tutt'altro che provinciale, il respiro è ampio, felice, liberatorio, come quello del blues dei neri d'America che evoca i grandi paesaggi della Louisiana e di New Orleans.
I lettori di Cròniche Epafaniche e Vacca di un cane riconosceranno in Cittanova Blues l'ultimo atto, il compimento di una trilogia nata sull'Appennino e passata per Modena (la città della Motta), ritroveranno le passioni antropologiche di Guccini e la sua natura di indagatore minuzioso della lingua, della cultura materiale e del panteon spirituale di genti semplici ma sapienti, cresciute al ritmo della terra e delle stagioni, modellate dal lavoro e dai riti della famiglia e della comunità, prima di essere travolta dall'onda del moderno.
Quell'occhio, capace com'é di scrutare nelle goffaggini, nelle durezze, nella inerme euforia della giovinezza, ci offre un ritratto indimenticabile di una provincia nella quale si può ormai riconoscere gran parte sia della provincia italiana degli anni '60 sia di una generazione, quella che oggi si avvia a "tirar le reti".
Si tratta di una generazione importante, che ha molto influenzato le successive, che ha molto lottato, molto sognato e molto sbagliato e che qui si ritroverà in una foto nient'affatto in posa.
In queste pagine il lettore non coglierà né esaltazioni né ritrattazioni, né invocazioni nostalgiche, né bilanci amari..."
 
 
 
 
 
 

lunedì 12 giugno 2017

Florence

Semplicemente strepitoso. Meryl Streep (adeguatamente ingrossata) e Hugh Grant (più arzillo del solito), senza dimenticare Simon Helberg nel ruolo del pianista Cosmé McMoon, realizzano un autentico successo...
E' così che la storia (vera) di Florence Foster Jenkins, mecenate americana, che accompagnata dal marito, l'inglese St. Clair si lancia in prove canore, che solo a lei appaiono sublimi, mentre nella realtà riscuotono ilarità di ogni tipo.
E' solo grazie al marito, che la protegge e coccola, Florence non si rende conto dei suoi limiti e, quando decide di esibirsi al Carnagie Hall l'esito non può che essere che disastroso, causando la morte (per crepacuore) della nostra cantante...
Hugh Grant è a dir poco eccezionale, nelle dimostrazioni d'affetto, nel suo doversi dividere tra consuetudine ed affetto e desiderio di amore giovanile... così come lo è quando si lancia in danze scatenate o minaccia, corrompe, circuisce e trasforma la realtà a beneficio della sua cara.
Le scene d'affetto commuovono, le scene di canto scatenano l'ilarità, la scenografia è perfetta, lo spettacolo è assicurato... Vediamo persino un Arturo Toscanini idolatrato e con le pezze al culo... insomma, lo ripeto Strepitoso!

L'economia sociale in Italia - Rivista