giovedì 24 gennaio 2019

Pizzo Pioltone

Prima uscita dell'anno… tra molte indecisioni, la gola, il freddo, la stanchezza, anche un poco di pigrizia nevvero… eppure, bisogna uscire dal guscio, inventarsi qualcosa, riprendere l'antico ed amato contatto con le Terre Alte, con la passione per la natura… sennò… ci si seppellisce tra casa e lavoro e hai voglia uscirne.. Eccomi così, solo soletto, optare, dopo aver scartato varie opzioni, per il Pioltone, mancato l'ultima volta a causa del forte vento, così la volta precedente per la discreta lontananza... Eccolo laggiù in fondo sulla destra, punta bianca, il ripido pendio immacolato che mi attrae e respinge… in un martedì in cui, a cose fatte, potrò dire di non aver incontrato anima viva…
Arrivo presto, dopo essermi fermato per un caffè a Domo. Lascio l'auto - 7° nemmeno troppo freddo… ed infatti dopo mezzora di cammino comincio ad avere caldo… uscito dal bosco, il sole scalda, ma il vento soffia freddo.. anche se non al punto da farmi cambiare idea.
Fatto sta che sino al Passo di Monscera è poco più di una passeggiata… ho le ciaspole ma avrei potuto dimenticarle a casa per tanto la neve è dura…  saranno invece i ramponi, i veri protagonisti della giornata… non averli con me significava oggi tornare indietro… senza sé e senza ma.
Morale, dicevo, arrivato al Monscera, urge cambio di passo… tolgo le ciaspole (quasi inutili) e indosso i ramponi… inizia il salitone finale.
 Pendenza e quota si fanno sentire… ma, chissene… non mi corre dietro nessuno… basta salire, non guardare indietro ma piuttosto dove si mettono i piedi e concentrarsi nel ritmo, braccio, gamba, braccio, gamba… piano piano ci si alza, la prospettiva cambia e la cima si intravede… o meglio, si capisce che oltre una certa linea vi è solo l'orizzonte.

Inoltre appaiono i 4000 del Vallese.. imbiancati… intonsi mentre si stagliano di fronte ad cielo di un blu cobalto…


 Ecco il risultato della salita… il mondo mi appare piccolo piccolo, le cime superate divengono semplici linee di un plastico per trenini… tutto si fa più ovattato, ed immenso...
 Combinazione di linee danno il senso della salita e la verticalità del gesto...
 Ultimi metri…
 Ed infine la vetta…. che luce!
 Mi guardo in giro e ammiro l'orizzonte… il mondo sottostante mi appare per quel che è: un alveare impazzito... salire per trovare la purezza, per trovare le divinità, per trovare quella parte di sé che ci attendeva quassù.
 Bellissimo contrasto tra l'azzurro, il bianco e la linea marrone delle montagne quale appoggio assomigliante ad un enorme torta.
 Foto ricordo… faccia seria! E sorridi no!


End of Justice - Nessuno è innocente

Denzel Washington, armato di capelli afro è il principale interprete di un bellissimo film, ove la vita dell'avvocato Roman J. Israel, incapace di gestire le proprie azioni, anche se ben capace di destreggiarsi tra cavilli e norme giuridiche, viene turbata da una serie di eventi.
Prima la morte del suo mentore, poi la possibilità di far arrestare un assassino ed intascare una ricompensa… tutto sembra cambiare nella vita di Roman… ma i cambiamenti a volte non sono proprio tutti graditi… e lui dovrà fare una scelta.
Ben costruito, intorno alla figura dell'uomo semplice, che deve fare una scelta più grande di lui, ci presenta un America, una Los Angeles, feroce, ingiusta, inquieta… ed ancora alle prese con l'ingiustizia sociale e le questioni razza…
Bravissimo Denzel, nel trasformarsi nel piccolo sassolino capace di bloccare l'ingranaggio… ma anche nel mite, onesto ed idealista cittadino che coglie l'opportunità, come un bimbo incapace di capire che ne pagherà le conseguenze…

domenica 20 gennaio 2019

L'ultima discesa

Arrivati al termine de "L'ultima discesa" si impone il raffronto con un altro film catastrofico, biografico, nevoso, sciistico eccetera… stiamo parlando di "Frozen" anche lì, la neve, l'ipotermia, i lupi, la sfiga (tanta) la facevano da padroni… con esiti disastrosi.
Premetto subito che mi ero avvicinato a questo film con un minimo di dubbi… il prurito mi si è manifestato non appena iniziato il filmato, quando é apparsa la scritta "tratto da una storia vera"... che, parafrasando Goebbels, mi viene subito voglia di mettere mano alla fondina della pistola…
Questo mi capita, dopo aver visto distorcere la realtà ad uso e consumo della smodata ricerca dell'appeal con il pubblico… costi quel che costi, compresa la falsa percezione di un briciolo di verità… eppure… eppure, io al cinema ci vado come i bambini… con l'idea che sia ammessa la sospensione dalla realtà, con l'accettazione che la scatola magica mi rifilerà una delle sue incredibili bugie e che io la farò felicemente mia… Per cui, se all'inizio della proiezione mi scrivi "tratto da una storia vera"… allora no, mi spiace. Non accetto più i trucchetti e mi aspetto anzi la completa adesione alla realtà. 
Quante inchiappettate ho preso (cinematograficamente parlando) quando mi sono affidato a questa promessa! Udite udite, ciò a cui state per assistere è la verità vera! non quella finta! non quella che poi era uno scherzo! no… quella vera! E ovviamente, non è mai andata così.
Quindi, col piffero che ci credo! Voglio vedere il film e poi sarò io (e solo io) a decidere cosa ho visto davvero e cosa è pura bugia (cioè cinema).
Ebbene, (anzi orbene).. devo dire che questa volta ci siamo andati molto molto vicini… la giovane mancata promessa dell'hockey, la droga, la scelta di disintossicarsi in montagna, la sciata con il tempo che peggiora, la cavolata di voler fare una pista chiusa al pubblico… e da lì la via crucis del nostro Eric e la decisione di rispettare la verità, finisce per far perdere spettacolo, rinviando tutto ai bellissimi paesaggi, alle tensioni tutte personali del nostro malcapitato, ai suoni più che all'azione (i lupi che minacciano ma non attaccano) e, se non fosse per una piagnucolosa madre nel bel finale, tutto andrebbe liscio… così non è, ma almeno l'operazione "questo è quello che è successo" per una volta trova rispondenza. Grazie!

Miti d'oggi


Il mondo del catch, Giocattoli, il viso della Garbo, il Tour de France come epopea, Strip-tease, Astrologia, La nuova Citroen: sono questi alcuni dei titoli degli scritti raccolti da Barthes in Miti d'oggi, apparso ormai trent'anni fa e considerato una pietra miliare nella storia della critica del linguaggio della cosiddetta Cultura di Massa.
Un articolo di giornale, una fotografia, un film, la moda hanno offerto all'autore l'occasione di cogliere gli aspetti pungenti del quotidiano in flash che appaiono oggi esemplari nella loro capacità di infrangere la crosta di ciò che ci circonda, le contraddizioni di quello che appare e di quello che inconsapevolmente siamo portati a dire.
Come scrive Umberto Eco nel saggio introduttivo: "Barthes ci ha insegnato l'avventura di un uomo di fronte a un testo, non ci ha offerto modelli schematici da applicare, bensì un esempio vivente di come incontrarci ogni giorno di fronte alla vitalità e al mistero della semiosi". (tratto dal libro).
 

 
Miti d'oggi è uno di quei libri che andrebbero sbocconcellati... come il pane, tenuti nello zaino e mordicchiati appena la fame si fa sentire. Non la fame del corpo, ma quella dello spirito, quella necessaria a difenderci… ma non da un male terribile, da una dittatura, da un evidente ingiustizia. No. Difenderci piuttosto da quella strisciante corsa al ribasso che la nostra società, quella dei consumi, quella "pop" ha intrapreso.
Perché, a distanza di tanti anni, Roland Barthes riesce a smascherare, l'errato uso della parola, dando vero significato alle cose, spiegandoci cose che non siamo in grado di vedere…
Ci sono libri in cui troviamo parole, che ci fanno capire come ci sentiamo, in modi che noi non riusciremmo ad esprimere. Ci sono invece libri, ed autori, che sanno interpretare la realtà e farci vedere dietro, farci scorgere significati reconditi… si legga ad esempio "il mondo del catch" vi si troveranno archetipi di un'evidenza palese eppure così ben nascosti da sfuggirci.
Leggiamo "Astrologia", ci apparirà evidente il vuoto, il significato fatuo delle pagine dedicate a questo sciocco passatempo…  Attenzione! Roland Barthes non offende mai, non ne ha bisogno. Smonta invece, da buon semiologo, ogni singola parola, ogni singolo dettaglio, mostrandocene il vero volto e portandolo al momento zero. Pensate un'azione simile applicata alle parole di un politico… e capirete perché gente come Socrate ha finito per fare una brutta fine…. brutta cosa la parola, se in bocca ai demagoghi… lunga vita a menti geniali come quella di Roland Barthes.


sabato 19 gennaio 2019

Omicidio al Cairo

Se un poliziotto corrotto, che si muove come un pesce in una società altrettanto corrotta, deve scontrarsi con un potente, potendone guadagnarci sopra.. e parecchio, si rende conto che la vita, quella vera, l'amore, quello vero… sono altrove, cosa fa?
E' questa la domanda a cui cerca di rispondere questo racconto. Ambientato nell'Egitto scosso dalla rivoluzione del 2011, rappresenta una società sporca, corrotta, spaccata al suo interno da fratture insanabili...  ma ecco che ritorna la domanda… cosa fare?
Estremamente attuale, di fronte a quello che è accaduto al nostro povero Giulio Regeni, la descrizione fatta da questo film vale più di mille parole e di mille processi… una società distrutta dalla corruzione ad ogni livello.. lo stesso che, per molti versi si sta impossessando della povera Italia…
Ma torniamo al film. La morte di una cantante coinvolge un parlamentare vicino a Mubarak, tentare di farlo arrestare è assolutamente impossibile… troppe le immunità, le corruttele e le spie… provarci è un dovere morale in uno Stato distrutto, ci prova il poliziotto Nouredin, figura lunga e allampata, preceduto dal fumo della immancabile sigaretta, giacca di pelle nera, sguardo distratto e distanze dalle schifezze del suo mondo… sino a che, non si innamora.. e allora capisce che così non può e non deve continuare. Ovviamente non potrà farci nulla. Bello.

Senza mai arrivare in cima

"Che cos'é l'andare in montagna senza la conquista della cima?
Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare.
Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito.
Perché l'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra.
Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio.
Se è ver che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie.
Le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate.
Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza". (tratto dal libro).
 
 
Di Paolo Cognetti avevo già letto "Le otto montagne" e sinceramente non mi aveva fatto impazzire… romanzi di montagna e romanzi di formazione ne ho letti tanti… e ve ne sono di molto più belli, coinvolgenti, profondi.
Leggo volentieri questo nuovo testo (prestatomi da Alessandra) incentrato sul viaggio fatto dallo scrittore in Himalaya.
Decisamente più personale, più profondo, più ricercato nella scrittura… c'é però per me un grosso ostacolo… arrivo dalla lettura del testo "La montagna vivente" di Nan Shepherd, scrittrice scozzese che, pur non muovendosi mai dalle sue terre, è riuscita a racchiudere l'essenza dell'andare in montagna, del vivere di montagna e di terre alte, tra le righe di un testo poetico e unico.
Sarà per questo che, pur apprezzando lo sforzo, non riesco a far mio quest'ultimo… non riesco a farmi coinvolgere… che dire? Eppure di precedenti di cui innamorarsi, da cui scopiazzare, ve ne sono… uno per tutti, il mai superato "In Patagonia" di Chatwin. La si cercava il mitico Milodonte... qui il più reale ma sfuggente leopardo delle nevi, seguendo i racconti dello scrittore Peter Matthiessen.
Un pregio del libro? l'incipit… "Sul finire del 2017, e del mio quarantesimo anno di vita, partii con alcuni compagni per la terra di Dolpo…" con un inizio così puoi andare dove vuoi (dal punto di vista letterario…) ma il vero risultato di questo viaggio è lo scoprire l'ovvio…, ovvero che non vi è viaggio più importante di quello che, ognuno di noi deve compiere per trovare sé stesso… per trovare quei valori, ideali, sogni e speranze che ne fanno univocità, particolarità e gli fanno esprimere alla fine dei suoi giorni: "ho vissuto".

giovedì 17 gennaio 2019

Limitless

 
Neil Burger dirige questo mescalinico film. Il gioco ovviamente si basa, e tanto, su come il nostro cervello (e quindi l'occhio, che ne è la telecamera) vede il mondo intorno a noi… il tutto grazie ad una bianca pastiglietta che, appena presa, trasforma uno scrittore fallito in un genio della finanza, delle arti marziali, del crimine, delle lingue straniere e di tutto quanto vi è di utilizzabile al mondo…
E benché la trama faccia acqua da tutte le parti, la recitazione non fa impazzire (non lo ricorderemo certo per capacità di interpretazione) resta il fatto che la storia regge, ci si diverte, si rimane incollati alla sedia/poltrona/divano… e il - quasi - scontato finale, ci piace e riesce quasi a stupirci… merito dei giochini demandati alle telecamere, all'uso di zoom, panoramiche, dissolvenze, flashback e altre diavolerie a cui il cinema da tempo ci ha abituato ma che, se dati in mano ad un regista capace (e Burger lo é), fanno la differenza. Da vedere!



M. Il figlio del secolo

"Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta.
E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici.
Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei puri, i più fessi, i più feroci.
Lui, invece. in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale".
Lui è Benito Mussolini, e leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione.
Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più di ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia.
La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita.
Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del Fascismo come se si trattasse di un romanzo.
Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'é nulla.
Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei personaggi - D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per i coraggio come per le ossessioni che lo divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, Socialisti, Anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovraeccitazione creativa.
Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'attore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce.
Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia inaudita e un'opera senza precedenti". (tratto dal libro).
 
E' solo dopo aver terminato il romanzo, quando, come nei titoli di coda, leggiamo il lungo elenco dei partecipanti, delle persone citate, adeguatamente divise tra fascisti, neutri, antifascisti… E' solo allora che ti rendi conto che, quanto appena finito di leggere (e parliamo di oltre 800 pagine) è pura verità, e che il Fascismo è stato un incredibile azzardo, inventato da un solo uomo che, ha avuto la capacità di condizionare la Storia (male) e di farne scempio.
Ma, e qui sta la particolarità, sta la vera essenza del tutto, la tragedia si è rivelata farsa e la farsa in tragedia… in un continuo rimando… ed è lampante, illuminante, il commento de "La Stampa" del 1° novembre 1922... quando scrive "Riconosciamo che vi è stato uno svolgimento pacifico degli avvenimenti… purtroppo, però, la mancanza di tragedia, in certi momenti della vita di un popolo, può significare scarsezza di serietà morale"... Ecco.. sta tutta qui l'essenza del fascismo… capace di prendere l'Italia per ignavia.. per inconcludenza… senza forza, solo per fatica di pensare ad altro, di osare l'osabile. Bello, ti assorbe completamente… lo leggi in un soffio.. e, merita da subito il riconoscimento del migliore libro letto di questo 2019 appena iniziato.. concorrenti fatevi avanti!

domenica 13 gennaio 2019

i Luoghi del 2018

 
Inauguro un nuovo spazio relativo ai bilanci dell'anno appena trascorso. La speranza è che faccia da volano per i prossimi anni, i prossimi eventi ed accompagni degnamente la mia continua curiosità.
Ho così deciso di fare un ideale elenco delle cose e dei luoghi che hanno accompagnato l'anno appena trascorso e cosa mi hanno regalato.
 
1. Musei capitolini. E' certamente il must dell'anno. Un'occasione semplicemente unica. Quella di vedere un museo come pochi al mondo… con un patrimonio artistico, storico e legato alla storia d'Italia, a quella studiata sui libri di scuola e nei libri d'arte… Vince a piene mani. Non si discute.
 
2. Lodi. Una bellissima cittadina. Monumenti e piazze da visitare ed assaporare. Una vita cittadina piacevole e slow… Bella Lodi, le sue piazze, le sue chiese, i suoi bar e ristoranti… Si, è bella l'Italia dei centri minori.. quella dove trovi ancora l'home - made.. i monumenti più belli e poca gente ad assaporarne il valore.
 
3. il Pantheon. Rimango senza parole di fronte a questo monumento che rappresenta il passaggio dal mondo antico a quello attuale… oltre duemila anni di storia di fronte a me. Che emozione, che fascino… Un desiderio che si avvera.
 
4. San Fermo (BG). Scoperto per caso, girando in moto sopra Bergamo, luogo bellissimo, ristorante superlativo, strada godibilissima… giornata con meteo super… Davvero bello.
 
5. Carmine Superiore.  questo piccolo villaggio abbarbicato sulle pendici che dalla costa piemontese si tuffano sul lago Maggiore, merita. Meritano i suoi vicoli, la sua chiesa, il panorama… la gente che vi passeggia… la mitezza del clima… tutto.
 
6. Chiesa di Belgirate. ma dimmi te se, per scoprire il mescolarsi tra sacro e profano devo andare a Belgirate e scoprire questa bellissima chiesa. Andarci e scoprire che il culto cattolico è stato capace di giravolte incredibili… luogo con vista spettacolare.
 
7. il mercato di Cannobio. Il lago a lato, il clima mite, le tantissime bancarelle, i tantissimi turisti… da vedere più volte… la sezione alimentare poi… è il regno degli assaggini… Super.
 
8. Ottocento in Collezione.  una mostra spettacolare. il nostro Ottocento, degnamente rappresentato… sarà il Novecento e le due guerre mondiali a travolgere questo mondo antico… e così tanto importante per la nostra storia attuale.
 
9. Valle Olona.  Così vicina a casa e così sconosciuta… uno scrigno da esplorare… piccoli centri con grandi eventi architettonici e di fede. In moto poi è tutto un altro viaggiare.
 
10. Festival dell'Oriente. Se vuoi farti un'idea dell'Oriente senza andare troppo lontano da casa, devi visitarlo. A Milano, val bene il costo del biglietto e come ti immergi vedi davvero di tutto… odori, sapori, suoni, idee, persone… disegni, libri… tutto da scoprire...

 
 
 
 
(l'immagine di questo post è tratta dal sito http://www.aclibergamo.it/ )

L'uomo che volle farsi re

Ci sono film che ti segnano. Non sono mere rappresentazioni tratte da una storia, più o meno vera o verosimile, che ti portano a pensare, riflettere su ciò che fu o ciò che sarà… sono icone, punti di svolta personali che a distanza di tempo ti ricordano.. che cosa? ciò che hai visto, ciò che eri e ciò che sei diventato… e lo sei anche grazie a questo immaginario… queste immagini che si sono impresse nella tua quotidianità, nel tuo vedere le cose… nel tuo essere quel che sei… e che poi, a distanza di tempo, rivisti… possono dar luogo a cocenti delusioni oppure ad incredibili conferme.
E' il caso di questo "L'Uomo che volle farsi re", del 1975... visto al cinema presumo nel 1976... a dieci anni, accompagnato da mio cugino Maurizio… con tre interpreti d'eccezione: Sean Connery e Michael Caine e Christopher Plummer ed un palmares di premi d'eccezione…
Tratto da un romanzo di Kipling, che poi incontriamo nel film, è la storia di due truffatori, che decidono di andare alla ventura per conquistare un regno tutto loro… e ci riescono, per Dio!
Solo che, gli Dei, tanto più ti elevano, tanto più poi ti fanno cadere… e questo è il risultato.. uno finirà ucciso e l'altro crocifisso e poi liberato… sarà lui a narrare la storia ad un incredulo Kipling.
Bellissimo. Affascinante. Divertente e capace di prendersi in giro con un umorismo senza tempo. Felicissimo di averlo rivisto ed assaporato. No, non mi ha deluso, anzi.




 

venerdì 11 gennaio 2019

i libri del 2018

50 libri, 10.850 pagine… Anno di lettura.. anno di bellissimi libri, di ogni genere. Anche se, gira che ti rigira, le passioni si riconoscono… fumetti, romanzi, storia, letteratura, montagna, guerra… Vabbè! Proviamo a fare un bilancio dei migliori 10.

1. Patria. Vince a piene mani. Questo bellissimo romanzo… ove il popolo basco e le sue contorsioni nel terrorismo, capace di distruggere amicizie, amori, e la stessa speranza… diventa narrazione, attraverso il tempo e lo spazio. struggente e feroce. tiene con il fiato sospeso, sino al gran finale…

2. il deserto dei Tartari. Questo libro era da tempo tra i "wannabes"... Dino Buzzati non delude.. un testo che parla di attesa, di occasioni perse, di quelle sprecate.. di una vita dedicata ad un ideale che non arriva, anzi che arriva ma è troppo tardi… è ora di morire.

3. Quartiere Cinese. Un pirotecnico Tex, politicamente scorretto.. dove ad ogni pagina, l'insulto per lo straniero, il cinese nello specifico, si spreca. Una continua rincorsa da un quartiere di Frisco all'altro… una città trasformata in un campo di battaglia ove vale ogni trucco, ogni artificio per vincere. il migliore Tex di sempre.

4. Lezioni Americane. Mi mancava questa lettura… la bramavo… l'avevo messa in elenco da tempo… "le lezioni americane" di Calvino, il testamento del grande scrittore… è da centellinare… ogni lezione, ogni pagina, ogni argomento. Bellissima lezione di letteratura e di vita.

5. Il vuoto alle spalle. La biografia di Ettore Castiglioni, fortissimo alpinista, partigiano suo malgrado, una vita in montagna in cerca di libertà… sullo sfondo la guerra, l'occupazione nazista, le traversate da e per la Svizzera… sino all'ultima fatale fuga.

6. A pranzo con Orson. il grande cinema dalla porta di servizio. A tavola con Orson Wells è un divertentissimo resoconto di pranzi e cene al ristorante con uno dei registi più bravi della storia del cinema. Ce n'é per tutti… oltre ad essere feroce… anche con sé stesso.

7. Il passo successivo. Mi è piaciuto. Soprattutto leggere la biografia di un grande uomo. Ueli Steck… l'alpinista morto recentemente noto come "Swiss machine"... da vedere la sua salita sulla nord dell'Eiger… un missile… eppure un uomo semplice. Leggere per credere. 

8. Il pastore di stambecchi. Ancora montagna, ancora la biografia di un uomo che non si è mai mosso dalle sue montagne eppure ha conosciuto tutto quanto c'è da sapere sulla natura, sul comportamento degli animali e... degli uomini. Romantico.

9. Autunno Tedesco. "il giornalismo è l'arte di arrivare troppo tardi il più in fretta possibile…. io non la imparerò mai". questo l'incipit di un libro cupo ma sincero.. sta tutta qui la storia di Stig Dagerman, corrispondente svedese nella Berlino appena uscita dalla seconda guerra mondiale e dalla terribile sconfitta. Un vero romanzo, l'analisi della realtà senza sconti ma anche senza stereotipi… Commuove.

10. El Muerto. Con un personaggio come "El Muerto", Tex rischia di passare in secondo piano.. ed anzi.. anche quando non c'é, quando non c'é più, la sua presenza pesa. El Muerto è un personaggio tragico, uno che vuole la vendetta… unica ragione di vita. E non è disposto a mezzucci per averla, nessun tradimento, agguato. No. Lui è lì… sulla collina degli stivali. Aspetta Tex per ucciderlo o per essere ucciso. Un nemico così non lo trovi tutti i giorni.

giovedì 10 gennaio 2019

I film del 2018

1. Tre manifesti a Ebbing Missouri. Una vera rivelazione. Duro, senza alcuno sconto. C'é il dolore, c'é la vendetta, la ricerca di giustizia, la morte… ma c'é anche la vita… fatta di cose semplici, quelle poche che però ci tengono ancorati alla realtà e ci fanno andare avanti… Nessuno è colpevole, nessuno innocente.. ma ognuno vuole dire la sua, vuole sopravvivere alla presa d'atto che il mondo è un brutto posto, ma non c'é alternativa.

2. IT. Finalmente possiamo avere paura senza dover girare in giro al solito mostro che, alla fine della fiera, dopo essersi fatto tanto desiderare, alla sua apparizione, fa letteralmente "cagare". Dal film di King, arriva il pagliaccio più cattivo del cinema.
 
3. Hell or Highwater. L'America più profonda, in paesaggi da sogno ma con vite di merda. E' questo il film. Due fratelli rapinano banche, e lo fanno per garantire una vita migliore a qualcun altro.. qualcuno che nemmeno li ama. Storia a lieto fine? Mica tanto…

4. Le strade della paura. E' del 1989 questo bellissimo road movie, ove due rapitori e assassini, rapiscono un bambino testimone di un omicidio per trascinarlo in giro per le strade americane… in un susseguirsi di colpi di scena, ove i rapporti tra i tre cambiano di continuo e dove il ragazzino da prova di una incredibile capacità

5. Quel treno per Yuma. E western sia! E che western…! Una rincorsa tra i vari topoi che rappresentano nell'immaginario collettivo la frontiera americana.. ferrovie, villaggi, indiani, banditi, natura selvaggia, pura sopravvivenza strappata a forza alla terra con il duro lavoro… malattia e morte sempre in agguato. Una storia in cui quello che ha davvero valore è la parola data, a prescindere dal fronte scelto.

6. A serious man. L'umorismo ebreo è senza pari. E questo film lo dimostra. Acido, feroce, si ride a denti stretti, ma non si perde mai la speranza… solo che, quando tutto sembra andare al suo posto e si comincia a sperare… ecco che il mondo è lì a dimostrarci che, si stava meglio quando si stava peggio. I Coen mantengono sempre le promesse.

7. Thor Ragnarok. La fantascienza sa prendersi in giro. E' il caso di questo pirotecnico episodio in cui Thor, il dio del fuoco capita su un pianeta sconosciuto ove deve scontrarsi, in un'arena, niente popò di meno che con Hulk. In mezzo, si ride di continuo… appare il grande Stan Lee, ed alla fine assistiamo alla distruzione di Asgar…

8. I segreti di Wind River. Ancora la periferia americana… ancora gli ultimi… quelli che il miracolo economico se lo sognano… indiani, minatori, cacciatori… disperati che vivono e uccidono in un mondo crudele… e crudele sarà il finale… ove l'unico rimedio è la vendetta..

9. Bohemian Rhapsody. Grande sorpresa dell'ultimo minuto. L'elenco era già pronto… ma ecco che vado ad assistere a questa proiezione alla fine dell'anno… ed ecco un ottimo film. Una biografia, la nostra storia recente, grande musica, un personaggio famoso con molte debolezze e un talento incredibile. Si. Sono i Queen e lui è Freddie Mercury.

10. Backtrack. Spiriti, paura, horror, un ritorno alle origini per scoprire la verità. Per dare un senso alla propria vita. Un mix tra assassini e spiriti in cerca di vendetta… Ottima interpretazione del buon Adrien Brodie… quello con la faccia sempre lunga e triste… qualsiasi ruolo interpreti.

venerdì 4 gennaio 2019

Le montagne del 2018

 
1. Trio di cime. Vince a mani basse questo trio e altro ancora, come lo avevo battezzato nel post di luglio. il fatto di dormire tutto solo al rifugio, una colazione in quota, tutta la cresta che impegna un'intera mattinata, tre cime in sequenza, una più bella dell'altra. Silenzio, pace, nessuno all'orizzonte. Una giornata speciale, forse unica.
 
2. Hubshhorn. Pochi giorni dopo salgo su questa cima, insieme a Max. Giornata spettacolare, salita e discesa spacca gambe, ma che emozione, che giornata, che visioni, panorami, luci. Fantastico.
 
3. Breithorn. il 4.000 dell'anno. Diciamo la verità, a parte la cresta, il resto è una bella passeggiata in quota. Resta comunque la grande emozione per il mio primo 4.000, per la grandiosità della cima. Per l'ambiente, per tutto il movimento che ti porta in quota… (e non a buon mercato).

4. Pizzo Tantané. Non è uno scherzo questo Tantané. La parte finale, un muro di neve e ghiaccio e poi la cresta, non fanno sconti. Giornata spettacolare. Grande fatica ma tante emozioni in un bianco immacolato.

5. Pioda di Crana. La roccia, le nubi da cui siamo usciti ad un certo punto. La maestosità di questa cima, incredibile come l'Olimpo. Una salita e una discesa bellissime. L'avevo messa in conto per quest'anno ed eccola. Con i prodi soci Max e Beppe… Super!

6. Pizzo Marona. E' la Valgrande con vista sulla pianura. E' la serie di cime e creste su roccia che non stanca mai. Anche se salita più volte nel tempo, questa cima emoziona sempre. E con mille varianti.

7. Cima Camughera. Ma dove caspita è sto Camughera? E che garbuglio per boschi e corsi d'acqua per arrivarci… e poi mica sei arrivato… dopo c'é la cresta… e poi la cima e poi si scende e si gira intorno per tornare… e poi l'alpeggio e dopo un altra cima, e poi… camminata infinita in val Bognanco.

8. Punta Valgrande. Diciamo che, se fosse per la soddisfazione di aver finalmente domato questa salita, per i timori che avevo, per la difficoltà nel trovare il varco e salire la cresta di pietre ballerine, sarebbe da mettere il primo posto. E' certamente la cima che meglio rappresenta la voglia di montagna di quest'anno. Senza pari.

9. Rifugio Farello. E' solo in autunno che riesco a tornare al Veglia e nuovamente con Franca. Questa volta la meta è il nuovo rifugio Farello, sul pianoro che domina il Lago Bianco. Bella scarpinata autunnale. Giornata all'insegna della libertà.

10. Seehorn. Chiudo la compilation dell'anno con lo Seehorn, cima piccola ma divertente, in un angolo intrigante a confine tra Svizzera, Ossola e 4000 del Vallese… Per certi versi mi ha aperto gli occhi su nuovi terreni di gioco… chissà che il prossimo anno non mi porti qualche nuova puntata da queste parti.

Suburbicon

Tutto bello, tutto lindo nella periferia americana anni '50. Tutto piacevolmente sereno, sino a quando una famiglia di colore si trasferisce in quella che appare un'enclave bianca.
Nulla sarà più come prima… o meglio, nulla è mai stato come dovrebbe essere… perché l'apparente serenità, pulizia e amicizia scompaiono e la bestialità emerge da ogni angolo. Ora nessuno è più al sicuro e ogni vicino, collega, amico, padre o madre, diventa un pericolo per il prossimo.
Basato su un testo dei terribili fratelli Coen, George Clooney dirige questo noir.
Se tutto è come sembra, allora cosa è reale? La violenza? la cupidigia? la gelosia? la mancanza assoluta di scrupoli? Ogni genere di azione, anche la più spregevole è ammessa… persino quella che, in nome di una suprema idea di felicità, distrugge ogni legame, persino quello sacro del padre per il figlio, per la moglie, per chiunque.
E più i personaggi della middle class americana sono in trappola, più appare evidente che le risposte che potranno dare si riducono ad una: la violenza.
Un'appartenenza sociale che genera mostri, senza speranza, se non quella di ricorrere alla più bieca risposta pur di salvare la propria situazione (bella o brutta che sia), l'incapacità di andare oltre il sorriso (falso) o il saluto (tra pari) ma pronti a coalizzarsi contro l'intruso, ritenuto pericoloso… e che non ci fa vedere quello che invece alberga in ogni casa.
Ottima interpretazione di Julianne More, nel doppio ruolo della moglie e dell'amante… due gemelle nella stessa abitazione. Bravo Matt Damon, sempre a suo agio nel prendere bastonate dal destino avverso… un ottimo film per dare avvio al nuovo anno.

Manuale di co-programmazione