Alla ricerca di libri che narrino la montagna, che esprimano concetti che penso ma non riesco a tradurre in frase, mi imbatto in questo racconto, risalente alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in un angolo di mondo poco noto, ove le montagne non sono alte ma sanno essere feroci… nell'Artico della Gran Bretagna: i monti Cairngorm e nella loro cantrice, la scozzese Nan Shepherd.
Un libro certamente autobiografico ed al tempo stesso intimista, ove montagna, corpo e mente si fondono in un tutt'uno, mutandosi in Feynità, un concetto che la scrittrice traduce come benessere delle alte quote, quasi ubriacatura, da cui non riuscire a stancarsi… mal di montagna che colpisce al punto da non riuscire da allontanarvisi se non per breve tempo… Nan Shepherd, che ha girato in lungo ed in largo queste montagne, facendo del micro cosmo scozzese il macro cosmo alpino, ci descrive ambiente, uomini, piante, animali, sensazioni, pensieri, sogni e realtà in un mix che ci esalta e fa percepire un amore, un intimismo difficile da cogliere per chi, non ami la natura o non vi si sia mai avventurato. Poetico.
"Nato dal fuoco, scolpito dal ghiaccio, rifinito dal vento, dall'acqua e dalla neve: il massiccio dei monti Cairngorm nella Scozia nord orientale, chiamato anche "L'artico della Gran Bretagna", è il vero protagonista di questo vero e proprio capolavoro della letteratura di alpinismo.
L'autrice, la scrittrice scozzese Nan Shepherd, lo ha esplorato per tutta la vita, percorrendolo in lungo e in largo, in un eterno ritornare, scoprire, ricordare.
"Eterno" perché muoversi negli spazi di queste montagne, vibrati delle energie che operano da milioni di anni nell'universo, significa per lei entrare in contatto con la vera essenza della natura e di se stessi.
In quel moto che è al tempo stesso contemplazione, i sensi si acuiscono per percepire suoni, colori, profumi e consistenze e la mente li accompagna, dapprima rapita e poi forte di una nuova consapevolezza.
Chi ha dimestichezza con la montagna conosce questa pienezza nella rarefazione, questa vertigine così vicina al filosofare nel suo senso più originario; ma Nan Shepherd ha trovato meglio di chiunque altro le parole per descriverla.
Ognuno di noi ha un luogo, una montagna, ma anche un bosco, un sentiero, un fiume, una vallata nei confronti della quale prova un intimo senso di appartenenza.
La Montagna Vivente è il libro da portare con sé per compiere ancora una volta quell'escursione prediletta". (tratto dal libro).
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