sabato 19 dicembre 2020

il Collezionista

Antica quanto l'umanità stessa, la smania di raccogliere e accumulare nel tempo ogni categoria di oggetti da quelli più preziosi e ricercati, come nelle collezioni di porcellane cinesi e inestimabili manoscritti fino alla paccottiglia industriale prodotta in serie.
Verso tutt'altro genere di articoli muove, invece, l'ostinata e inarrestabile ricerca del Collezionista.
Unico personaggio seriale a cui la matita di Sergio Toppi abbia dato vita.
Gli "oggetti vissuti, protagonisti di storie" che il Collezionista insegue da una regione all'altra del Globo, si dimostrano prima di tutto essere delle soglie, degli accessi per le innumerevoli vite e narrazioni che gli sciamani evocano intorno, incastonate a loro volta nel racconto diretto delle peripezie, sul modello del romanzo e del cinema d'avventura, legate al loro ritrovamento, in un raffinato gioco di scatole cinesi.
Una pipa rituale indiana capace di mostrare il futuro, la lacrima cristallizzata di Tamerlano, o, ancora, lo scettro magico del leggendario sovrano Muiredeagh, artefatti la cui assoluta centralità è segnalata già dal fatto di costituire il titolo di ognuno dei cinque episodi che compongono il ciclo de il Collezionista oltre a raccontare le loro storia e le storie dei grandi uomini a cui sono appartenuti, finiscono per essere depositari della grande narrazione di interi popoli e nazioni, che va ad intrecciarsi con la vicenda - più limitata ma dai toni altrettanto epici del loro recupero.
Storia ed Epos nell'opera di Toppi si confondono combinandosi continuamente.
Un aspetto, in fondo, che è possibile riscontrare con le dovute differenze anche nei lavori di Hugo Pratt, su uno sfondo che richiama il selvaggio West, anche nell'abbigliamento del nostro...





 

venerdì 18 dicembre 2020

Il tempo e l'acqua


L'Okjokull, un ghiacciaio che da tempi immemorabili si ergeva su quasi venti kilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e nei prossimi duecento anni potrebbero essere dichiarati morti anche tutti gli altri ghiacciai dell'isola.
Ma prima di allora, sulla Terra intera, i nostri figli e nipoti, vivranno già in un ambiente molto diverso da quello di innumerevoli generazioni del passato; l'aumento delle temperature e del livello dei mari e lo stravolgimento chimico delle loro acque provocati dalle attività umane avranno distrutto ecosistemi millenari, potenziato uragani e inondazioni, eroso terre abitabili e coltivabili e costretto a migrazioni di massa le specie viventi compresa la nostra.
E allora perché restiamo immobili o quasi?
Forse perché quei cento o duecento anni non li sentiamo così vicini, e perché gli appelli allarmati degli scienziati sul "riscaldamento globale" o sulla "acidificazione degli oceani" non riescono a toccarci cognitivamente ed emotivamente: resteranno rumore bianco finché il passato collettivo, i miti, la fantasia non consegneranno loro un'anima, consentendoci di interiorizzare un'immagine e un significato.
E' questo il compito che si è dato Andri Snaer Magnason, un narratore che alla scienza e all'attivismo ambientale ha dedicato la vita.
Intrecciando storie di famiglia, conversazioni future tra figlie e pronipoti, interviste al Dalai Lama, incursioni nella poesia scaldica e in quella romantica, scoperte di nessi inaspettati, come quello tra Auohumla e Kamadhenu, mucche ancestrali di mitologie tra loro lontane, IL TEMPO E L'ACQUA racconta i dati scientifici, li immerge nel patrimonio culturale comune per investirli di senso e aiutarci a fare un piccolo passo più in là.

All'inizio del testo, facevo fatica a capire il bisogno dello scrittore di rinviare il tutto a ricordi personali... "perché" mi dicevo, "per parlare di un problema così serio e che riguarda tutti, deve partire dai nonni?"... poi, cammino facendo ho capito il meccanismo... e immediatamente il filo rosso del ragionamento si è srotolato con estrema facilità... è sui ricordi personali, sul vissuto, che si basa la nostra percezione della natura che cambia... e di fronte ad un cambiamento così rapido, come quello ingenerato dal riscaldamento globale... è apparso evidente che qualcosa non tornava...

Ho voluto cercare con Google Heart il ghiacciaio Okjokull... l'App di Google consente di tornare indietro nel tempo con le immagini satellitari... vi invito a farlo con questa immagine sottostante... vedrete sparire il ghiaccio nel giro di trent'anni... una tristezza.


 Colti qua e là.

A pagina 26 un bellissimo passaggio... noi abbiamo ereditato idee e concetti dai nostri genitori... 30 anni indietro nel tempo rispetto alla nostra nascita, loro dai nonni, altri 30... noi diamo ai nostri figli, che daranno ai loro... e che se avranno fortuna ci sopravvivranno per molti anni... Quindi noi esistiamo e contiamo sulla Terra per un tempo di gran lunga superiore alla nostra reale esistenza...

A pagina 199: il petrolio ha riscattato il genere umano dalla fatica e dalla povertà. Petrolio significa occupazione e scuole, un migliore stato di salute, una maggiore aspettativa di vita, la sicurezza alimentare, la televisione, le vacanze... viviamo meglio noi oggi che Luigi XIV.. se ci ammaliamo c'é una cura, la fame si è ridotta, i conflitti sono sempre meno... 
Il problema non è essere usciti dalla povertà, ma esserci buttati nel consumo eccessivo e negli sprechi, aver cominciato a vivere in un sistema in cui gran parte di ciò che creiamo, pensiamo e facciamo finisce in spazzatura o bruciato come combustibile... La Terra non sopporta così tanto fuoco, meno che mai così tanto consumo, e sta soffocando nell'immondizia. Se il petrolio è per noi quello che il diavolo era per Saemundur il Saggio, adesso il diavolo ci presenta il conto...

A pagina 287: Gandhi diceva: "La Terra può soddisfare i bisogni di tutti, ma non l'avidità di tutti".

giovedì 17 dicembre 2020

Monte Ziccher

Dopo oltre un mese di clausura, complice una meteo spettacolare ed una recentissima nevicata, rieccoci tra pendii immacolati. Giornata veramente speciale se non fosse per un affollamento a cui non sono abituato, per la tensione che si legge tra le persone (troppo stress, troppo chiusi, troppe incognite).... il risultato lo leggerò al ritorno con il villico locale che mi insegue con il forcone e che riesco a rintuzzare solo con un insano sangue freddo... Queste uscite a spot aiutano a sopravvivere... ma non sono il rimedio... il quale sta nel tornare il prima possibile ad una normalità oramai agognata... nel frattempo, viva la montagna...  














 

martedì 15 dicembre 2020

Mister No


 Un'edizione alternativa di Mister No? Caspita! Abituati a tutte le variabili proposte dal principale fumetto di casa Bonelli (Tex) rimango meravigliato dallo scoprire questo colorato e piacevole racconto in grande formato, dello scanzonato anti-eroe Jerry Drake.
Forse perché l'Amazzonia ha meno appeal del West? Forse perché manca nel Sud del mondo una retorica filmica e narrativa (puntellata dalle Major della pellicola) capace di creare immaginario...
Tant'é!
Ma eccoci qui a fare i conti con questo piccolo racconto: un Mister No in preda ai suoi incubi, senza lavoro, alla ricerca di una novità che gli permetta di uscire dalla noia e dal passare il tempo nelle bettole... gli vengono incontro nuovi amici: lo Zar, vecchi amici: Esse Esse, una donna sconosciuta... avventure, qualche scazzottatura, le solite ingiustizie nei confronti dei soliti indios che hanno la sola colpa di esistere e occupare spazi ricchi di materie prime...
Una storia che scorre su più piani temporali, ben legati tra loro e capaci di fondersi in un movimento lineare accattivante.
Ma può l'inferno verde (Green Hell) così ben narrato anche dalla cinematografia (poca) degli ultimi 50 anni (e senza escludere i B Movie da Anaconda o giù di lì) avere ancora qualcosa da dire?
Ovviamente questo lo lascio decidere ad ogni lettore. Io mi limito ad apprezzare il bel tratto, i colori, la profondità dei personaggi, il coraggio di certe sfumature (il sesso, la violenza) che non si trovano nell'anaffettivo Tex...
Jerry Drake e il suo piper volano ancora sulla (sempre più minacciata) foresta e forse questo è un buon segno.

martedì 8 dicembre 2020

Tragedia o farsa


 Dicono che la farsa sia la ripetizione della tragedia... tradotto: la prima volta è tragedia, la seconda è sfiga oppure te la sei proprio cercata. Il risultato che, essendo cosa già vista, si presta al dileggio, massima arma dell'umano per scacciare il male, o peggio per tener lontano ogni altro commento che ci farebbe sprofondare nella tristezza più cupa.
E' quanto mi è capitato di vivere l'altro giorno.
Uscita in emergenza, sospetto ictus, la persona si trova sdraiata in terra in bagno, un asciugamano lo copre, non risponde se non con gli occhi e solo a stimolo doloroso.
Con gran fatica e nel rispetto del protocollo, grazie anche al supporto della medica avanzata, lo portiamo in ospedale, un caso grave e quindi va in sala emergenza.... trattato, sistemato, nudo come mamma lo ha fatto, l'infermiera esclama "ma è profumato"... di solito quando arrivano sono puzzolenti... risposta "si è fatto bello per voi"... il poveretto, pisello al vento viene riempito di tubi e tubetti, compreso un bel catetere... e allora dico... uno si lava e si striglia, magari si augura una buona serata, una buona cena al caldo e si ritrova lì come un verme alla mercé del personale - per fortuna efficiente e allegro - di un ospedale.
Mi viene così da pensare a quante di queste scene mi sono passate davanti... a quante volte la morte o l'imprevisto (malore, incidente) si sono fatte beffe della nostra sicumera... mi e ci hanno ricordato (sempre dopo, sempre troppo tardi) che siamo come foglie al vento, credendoci invece di essere alberi invincibili... 
Tragedia è la prima volta. Farsa è tutte le altre volte... forse è per questo che non me la prendo mai, non me la prendo più, ho assorbito tante e tali brutture, viste le stesse diventare rumore, farne risata, per il risvolto che sempre emerge nel dramma... e questo mi fa capire ed essere vicino ai tanti medici ed infermieri che fanno quotidianamente questo bellissimo e duro mestiere...  non per accusarli di cinismo ma per condividere con loro la fragilità umana e la nostra terribile incapacità a non vederla.

domenica 6 dicembre 2020

Gemini Man

Allora mettiamola in vacca! Si dai, mettiamola in vacca e vediamo come va a finire! Confondere bellamente un clone con un figlio, oltre ad essere scientificamente una bufala è fraudolento.... ingenera idee nel popolo bove che manco ti immagini.
Eppure a questi furboni che hanno girato Gemini Man, mica ci è passato per l'anticamera del cervello... questa idea di mettere uno contro l'altro, i due super agenti segreti, sempre più agenti e sempre meno segreti... con un risvolto romantico di uno dei due, con un risvolto edipico dell'altro... che, al netto delle belle (innegabile) scene d'azione, poi abbiamo una trama che fa acqua da tutte le parti.
E allora, meglio abbandonarsi alle scorribande in moto, agli inseguimenti sui tetti, alle sparatorie, piuttosto che riflettere sul lato "morale", su quello "simil paterno" su quello affettivo, con il rischio di andare a sbattere in una serie di luoghi comuni che manco un film sugli italiani girato dagli americani... e non aggiungo altro.

sabato 5 dicembre 2020

A ciascuno il suo


"Il romanzo dell'oscura, crudele Sicilia. 
Il dramma di un investigatore lucido che, quanto più indagava, tanto più nell'equivoco, nell'ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto".

Due morti ammazzati, preannunciati da un biglietto di avvertimento. Ma chi dei due morti è il vero destinatario della minaccia e chi effetto collaterale. E poi quale è la colpa che li ha portati a morire entrambi il primo giorno di caccia.
Così muoiono due notabili e si aprono subito le voci, le dicerie, le cattiverie, i "te l'avevo detto"... quasi che morire sia una colpa a prescindere... sulla vicenda indaga suo malgrado il Professor Laurentana, in un incrociarsi di misteri, bisbigli, falsi o veri indizi... ma chi ha ucciso e chi voleva la morte? Più del finale, di per sé feroce, è il contesto, quel "a ciascuno il suo" che incute terrore, pericolo, insicurezza... per scoprire che le nefandezze peggiori prendono il via da bisogni e cupidigia che parte da lontano.

Der Zwerg Nase



Piccola soddisfazione. Il mio primo libro in tedesco. Un racconto per piccoli, certo... 55 pagine con qualche figura... eppure, un anno fa, quando iniziai questa avventura, non sarebbe stato possibile. 
Posso quindi essere orgoglioso del risultato, certo la strada è ancora lunga e il traguardo ben lungi dall'intravedersi... però, intanto ci siamo.

La trama: Jakob, un dodicenne che aiuta i genitori tra mercato e negozio, viene trasformato in un nano deforme con un grosso naso... diviene nel contempo un bravissimo cuoco, cosa che lo salva dalla disperazione. Non riconosciuto dai genitori deve sopravvivere alla sua condizione, sino a quando non incontra Mimi, un'oca in passato una persona colpita da un sortilegio... affratellati da questa ingiusta condizione si aiuteranno a vicenda e torneranno ad essere due esseri normali. Utile per capire tanti termini e per abituarsi a tanti modi di dire....

venerdì 4 dicembre 2020

Bronx

Ancora il rapporto tra padre e figlio. Ancora una volta la presenza del terzo incomodo... quello che dovrà far crescere alla svelta il piccolo Calogero.... Nato e cresciuto nel violento quartiere di New York, Calogero fatica a capire cosa sia il bene ed il male... sino a quando, testimone di un omicidio, si accorge che i grandi, al netto delle grandi parole, devono fare i conti tra coscienza e sopravvivenza... il padre, che lo vuole onesto, dimostra che pur con tutta la buona volontà è costretto a mandar giù bocconi amari e tentando però di tenersi alla larga dal pericolo, continua come un mantra a dire a Calogero "quando sarai grande capirai"... e Calogero, infatti, finisce per capire eccome... entrando nella banda di Sonny, il boss del quartiere... ora Calogero ha due genitori.. due padri che a vicenda, pur detestandosi, insegnano il viatico al piccolo... tra amori, delitti, pestaggi, incomprensioni... la dura lezione di vita arriva al dunque, quando Sonny salva la vita a Calogero... ma poi a sua volta paga per le sue malefatte... forse un poco melenso, ma molto reale, per la descrizione di un mondo che, in parte non esiste più. 

Gangs of London - 1° Stagione

Se spostiamo le dinamiche mafiose e le mettiamo in azione in un contesto particolare, Londra! Cosa ne ricaviamo? Un pasticcio! 
A metà tra un dramma Amletico, ed una soap opera, assistiamo ad una morte inspiegabile nel primo episodio ed alla ricerca della verità nei restanti 9... ma è una ricerca che, passato i primi tre episodi... diventa sempre meno credibile, così come lo diviene la trama, le azioni di violenza, le dinamiche all'interno delle famiglie e tra i gruppi.
Il morto, un potente boss che governa con una pax romana tutti gli interessi criminali di Londra, il figlio del morto, uno spostato violento, suo fratello un tossico gay con molte cose da nascondere, la madre una vera criminale... e intorno, tanto per cambiare, nessuno è ciò che dice di essere.... carino, si .. ma francamente ridatemi Gomorra 1 (e solo quello però).

Fargo - Stagione 1


Persone che cascano in vicende più grandi di loro. Azioni che nascono da incomprensioni. Desideri inespressi che si materializzano. Un terribile attaccamento al proprio piccolo mondo e... poi, la scoperta che appena dietro l'angolo tutto può cambiare...
Quando un inetto incontra un assassino, non immagina che sarà questo, in un vortice di eventi, a trasformare la sua vita.. prima esaudendo un suo desiderio... solo per ferocia e cattiveria gratuita, poi per toglierlo dai guai... ma solo alla fine capiremo che nulla è gratuito... anche l'intervento del male... che chiede di pagare dazio.. e se anche nel frattempo la mutazione è avvenuta... dalla crisalide che avvolgeva l'imbranato ora emerge un altrettanto valido delinquente, che a suo modo è pronto a sacrificare tutti pur di salvare il nuovo sé.
Scaturito dalla vulcanica mente dei fratelli Coen, questa serie che prende il là dal film Fargo, è un mix di 10 episodi ove non mancano i colpi di scena, ove nessuno è al riparo dal male e dal precipitare all'inferno.. Qualcuno parlerebbe di banalità del male, io propenderei per la banalità della vita... diamo troppa importanza agli effetti collaterali, trascurando la noiosa serie di eventi che ci porta al nostro destino, senza che noi si possa fare alcunché, anzi... buttandoci dentro a pesce... Fargo è questo... e i buoni faranno una gran fatica a venirne a capo...

mercoledì 2 dicembre 2020

il Contesto


 "Dentro il problema di una serie di crimini che per ufficio, per professione, si sentiva tenuto a risolvere, ad assicurarne l'autore alla legge se non alla giustizia, un altro ne era insorto, sommamente criminale nella specie, come crimine contemplato nei principi fondamentali dello Stato, ma da risolvere al di fuori del suo ufficio, contro il suo ufficio.
In pratica, si trattava di difendere lo Stato contro coloro che lo rappresentavano, che lo detenevano.
Lo Stato detenuto. E bisognava liberalro.
Ma era in detenzione anche lui: non poteva che tentare di aprire una crepa nel muro. 
In un paese del tutto immaginario, che tuttavia ricorda molto da vicino l'Italia, la Sicilia, si svolge questa "parodia".
In un clima dove principi e ideologie non valgono più nulla, quello che doveva essere un "divertimento" diviene un racconto molto serio via via che si susseguono assassini e funerali.
Dalla vicenda di un tale accusato di tentato uxoricidio per una serie di indizi che paiono predisposti proprio dalla moglie si dipana la storia di un uomo che ammazza giudici e del poliziotto che lo cerca.
Il Contesto, descritto con sobrietà e veridicità, è quello delle connivenze che legano gli uomini al potere e il vero anonimo protagonista del romanzo è quel potere appunto che "sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa". (tratto dal libro).

No, non mi ha entusiasmato come "Il giorno della Civetta"... meno realtà e più spazio alla fantasia... peccato, perché le idee ci sono, gli spunti pure... ma manca il sale del racconto... anche se, qualche guizzo emerge, a dimostrare che Sciascia ci sa fare.
Come quando, a pagina 24 fa dire all'ispettore Rojac "Sono qui soltanto per un piccolo controllo; e sarà senz'altro inutile, ma nel nostro lavoro, per andare avanti è necessario sgomberare il terreno delle cose superflue, delle cose inutili; se no finisce che te le ritrovi tra i piedi, quando meno te le aspetti..."

Oppure, sempre lui, a pagina 37 così descrive un'indagine: "Un fatto è un sacco vuoto. Bisogna metterci dentro l'uomo, la persona, il personaggio perché stia su".

Ma ecco il colpo di teatro a pagina 87, quando a parlare è il Ministro della Giustizia... "Si dimentica presto l'innumerevole moltitudine di coloro che muoiono nelle guerre. Non soltanto perché quei morti appartengono a una inevitabile fatalità, ma anche perché sono stati in condizione di dare la morte ai loro nemici e di non cadere senza essersi difesi.
Là dove il pericolo e il vantaggio sono alla pari, cessa il doloroso stupore e persino la pietà si affievolisce; ma se un padre di famiglia innocente è caduto nelle mani dell'errore, o della passione, o del fanatismo; se l'accusato non ha altra difesa che la propria virtù, se gli arbitri della sua vita non corrono altro rischio, facendolo sgozzare, che quello di sbagliarsi; se possono impunemente uccidere con una sentenza: allora la loro voce si leva, ognuno teme per sé stesso.... L'errore giudiziario non esiste... una volta espresso il giudizio, non esiste".


martedì 1 dicembre 2020

il buio colpisce ancora


Se vi piacciono i film, magari avete una predilezione per quelli di fantascienza, se poi ci aggiungete la facilità del fumetto... ecco, con Ortolani avete fatto Tombola! Ogni pagina una risata, uno spasso... a patto di conoscere un minimo di recente filmografia, di accettare il dileggio, di non prendere troppo sul serio i mostri sacri del mondo di celluloide (non che ci voglia sta fatica)... Insomma preparatevi a qualche ora di buon umore, di sano auto ironia, di battute taglienti e per nulla buoniste.... Ma, credetemi, ne vale davvero la pena!

 

Stranger Things - Sei


 Siamo nel 1978. L'America è in piena Guerra Fredda e sta esplorando nuove e pericolose frontiere scientifiche. Fino a dove si spingerà il Dr. Brenner, capo del progetto secretato MK ULTRA, per ottenere il potere che tanto desidera?
Francine sarebbe una semplice teenager degli anni Settanta, ma i poteri psichici che possiede le impediscono di vivere la sua vita.
Invece di scatenarsi sulla pista da ballo con gli amici, infatti, è costretta a patire indegni esperimenti nei laboratori di Hawkins, costantemente sorvegliata dal Dr. Brenner e dal suo staff.
Francine si sente sfruttata, capisce che stanno cercando di trasformarla in un'arma e lo sforzo a cui la sottopongono fa nascere in lei una visione oscura del futuro, che ora vuole cambiare.

Scritto da Jody Houser e illustrato da Edgar Salazar e Keith Champagne, con colori Marissa Louise, questa eccezionale storia a fumetti ci racconta i fatti che hanno preceduto gli avvenimenti della serie Netflix Stranger Things, gettando ombre inquietanti anche sulle prossime stagioni. (tratto dal libro).

lunedì 30 novembre 2020

Il giorno della civetta


 Il Giorno della Civetta è uno dei romanzi più famosi di Leonardo Sciascia, scritto nel 1961, il libro è una denuncia contro lo strapotere della mafia in Sicilia, terra natale del grande scrittore.
La storia si svolge nel 1960.
In un paesino vicino a Siracusa il presidente di una piccola cooperativa edilizia viene trovato assassinato a una fermata dell'autobus.
Mistero sul movente e sui mandanti dell'omicidio.
Le indagini del Capitano dei carabinieri Bellodi non sono facili perché nessuno è disposto a parlare.
Con il passare del tempo, restano coinvolti nel caso anche personaggi importanti.
Ad un certo punto viene uccisa l'unica persona che aveva riconosciuto l'omicida mentre si allontanava dal luogo del delitto.
Il Capitano non si da per vinto e, grazie alle indicazioni della vedova dell'ultima vittima, risale al pregiudicato che ha assassinato il dirigente edile.
In seguito, dagli interrogatori, si arriva ai nomi dei due mandanti dell'omicidio.
Ma da questo momento la vicenda prende una piega ancora più drammatica.
Arrivano le soffiate, ci sono i tradimenti: difficile capire da che parte sia la verità.
Bellodi, che ha intuito come stanno i fatti, non avrà vita facile.
Con quest''opera Sciascia scatta una fotografia sorprendente della società dell'epoca in un intreccio di lotte e di giochi di potere clandestini. (tratto dal libro).

Appena cominci a leggere "Il Giorno della Civetta" ti accorgi di avere tra le mani un piccolo capolavoro. Un libretto di 143 pagine che sanno scavare... e scava e scava, tirano fuori l'animo umano tanto, quanto e forse meglio di quanto racconti in un tomo da 700  pagine uno scrittore russo ottocentesco... perché vi piaccia o no, l'uomo è uomo ovunque e le dinamiche che lo accompagnano: potere, gelosia, odio, paura, ferocia... sono uguali ovunque, cambiagli qualche decorazione, ma la sinfonia non cambia... Siamo nella Sicilia, negli anni 60 del secolo scorso e la Mafia appare ancora come qualcosa di sfumato... eppure ben radicata e presente a tutti i livelli, da quello politico a quello di controllo locale di ogni piccolo dettaglio... 
E le dinamiche che muovono le persone sono sempre uguali... sentite ad esempio cosa scrive Sciascia della paura (pagina 37) "La paura gli stava dentro come un cane arrabbiato: guaiva, ansava, sbavava, improvvisamente urlava nel suo sonno; e mordeva, dentro mordeva, nel fegato, nel cuore....."

O ancora (siamo a pagina 80) quando inizia la lotta (tutta psicologica) tra il Capitano e il reo, " IL Marchica non ci capiva più niente, il capitano lo guardava indovinando il travaglio della sua mente: su e giù come un cane sotto il solleone, la mente; una raggera di possibilità, di incertezze, di presentimenti che si apriva ad ogni punto su cui, con animale sensibilità si fermava".

O quando il Reo, deve fare i conti con la sua vita e quello che lo aspetta... (pagina 88) "Forse il resto della sua vita avrebbe passato in carcere: ma a parte il fatto che c'era ormai l'abitudine, che il carcere era per lui un po' come la casa cui si torna volentieri dalla fatica di un viaggio, forse che la vita non era un carcere? Una continua tribolazione era la vita: i soldi che ti mancano, le carte della zecchinetta che ti chiamano, l'occhio del maresciallo che ti segue, i buoni consigli della gente; e il lavoro, la dannazione di una giornata di lavoro, il lavoro che ti fa peggio di un asino..."

Si entra poi nella psicologia, quando Sciascia fa descrivere al Capitano la coscienza dei siciliani (pagina 108) "E ciò discendeva dal fatto, pensava il Capitano, che la famiglia è l'unico istituto veramente vivo nella coscienza del siciliano: ma vivo più come drammatico nodo contrattuale, giuridico, che come aggregato naturale e sentimentale. La famiglia è lo Stato del siciliano. Lo Stato, quello che per noi è lo Stato, è fuori: entità di fatto, realizzata dalla forza; e impone le tasse, il servizio militare, la guerra, il carabiniere... Dentro quell'istituto che é la famiglia, il siciliano valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, in una sofistica contrattualità di rapporti, alla convivenza".

Ed infine, il pezzo forte, quello più noto del testo e diventato patrimonio comune di tutte le storie di mafia... (siamo a pagina 115) parla Don Mariano, il capomafia... "Io, ho una certa pratica  del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie... gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà...
Pochissimi gli uomini, i mezz'uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... e invece no, scende ancora più giù, gli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora più giù: i pigliainculo che vanno diventando un esercito... e infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre"....



sabato 28 novembre 2020

Perlasca

Perché l'ha fatto, è la domanda che Enrico Deaglio, autore del primo libro che racconta la sua vicenda (la Banalità del Bene - Feltrinelli), fece a mio padre in una lunga intervista.
La risposta fu semplice, e la troverete anche dentro questo volume, che narra una storia affascinante e incredibile allo stesso tempo, quella di Giorgio Perlasca.
La storia di un uomo qualunque, un commerciante di bestiame senza potere, ma dotato di grande fantasia e umanità, che si inventa un ruolo non suo, quello di diplomatico spagnolo, lui che non era né diplomatico né spagnolo, e in questa maniera riesce a salvare da morte sicura migliaia di ungheresi di religione ebraica.
Un uomo che, tornato a casa, non vende la sua storia per cercare di ottenere qualcosa in cambio, in un periodo storico in cui troppe persone lo fecero o vollero apparire quello che non erano saltando sul carro dei vincitori.
Un uomo che, per quasi quarantacinque anni, mantiene un silenzio pressoché assoluto, in famiglia e all'esterno, su quello che fece a Budapest fra il 1944 e il 1945.
Il destino però decise diversamente, perché questa storia visse sempre nel cuore delle persone che lui aveva salvato e fu proprio grazie a loro che non venne dispersa.
Dopo la sua riscoperta mi sono chiesto perché questa vicenda non era mai uscita, anche se molti, in Italia, sapevano che Jorge Perlasca non era spagnolo ma italiano; anche se il Governo Italiano aveva in mano dall'ottobre del 1945 un suo memoriale, ove descriveva giorno per giorno quello che era accaduto.
Certo le sue origini politiche mai rinnegate non hanno sicuramente aiutato... Giorgio Perlasca divenne infine Giusto fra le Nazioni, ed un albero trova posto nel giardino dei Giusti a Gerusalemme. (tratto dal libro)

Chi pensa che il fumetto sia distrazione dovrebbe leggere questo fumetto. Una storia vera che racconta il coraggio di un singolo uomo di fronte agli eventi della Storia. Un uomo capace di sovvertire gli eventi tragici che portarono alla morte di milioni di persone... una goccia nel mare, diranno molti... ma una goccia in grado di fare la differenza... un coraggio senza pari, in un momento in cui la vita finiva per non valere nulla e girarsi dall'altra parte significava salvarsi o non compromettersi.... Mi ha colpito sino alle lacrime. 
 

giovedì 26 novembre 2020

Il Sergente nella neve

Ammetto non essere un anno di grandi letture... intendo in termini di quantità, troppo preso con altro, in primis il tedesco, poi il tanto lavoro da seguire.... fortunatamente ho la fortuna di credere sempre che, quello che non entra dalla porta arriva dalla finestra... ed infatti anche in questo campo è così... complice l'amico Alessio (il bibliotecario montanaro e alternativo) ricevo scarti di donazioni, doppioni e copie ulteriori che vanno a rimpinguare la mia (non esigua) biblioteca personale... al punto che, mi sono deciso (ma solo dal 2021 e solo se saprò resistere) di leggere solo di quanto posseggo... Ci riuscirò? Dubito. Nel frattempo, mi capitano tra le mani, libri che ho già letto e di cui magari, conservavo un lontano e piacevole ricordo. Semplice quindi oggi riprenderli, sbocconcellarli, riprendere e cercare punti che mi avevano toccato... segnalibri... eccolo uno tra questi "Il sergente nella neve" di Rigoni Stern.
Testo che ricade nella categoria "Guerra", "Biografia", "Storia"... Italiani infinocchiati dal Regime e dal Re e poi ricredutisi sulla via per Damasco... insomma, bellissime pagine di vita vissuta, ove si legge prima di tutto dell'uomo, della sua capacità di stupirsi di fronte all'evento singolo all'interno dell'enorme muoversi della Storia.
Perché in fondo è questo l'uomo. Quello che rimane tale quando tutto intorno a lui, vorrebbe renderlo mero ingranaggio, numero, cifra da spendere per alti o bassi fini...
 

mercoledì 25 novembre 2020

La variante di Luneburg


Se a volte il giocatore viene raffigurato nelle sembianze di un vegliardo dalla fronte corrucciata, questa è solo la rappresentazione emblematica di un'attività in cui si bruciano i giorni, gli anni, l'esistenza stessa, in una sola inestinguibile fiamma. 

In cambio, paradossalmente, il giocatore di scacchi assapora l'arrestarsi del tempo in un'ansa di eterno presente.
Quando invece, è lontano dalla scacchiera, allora si che la vita gli sembra intollerabilmente veloce, e cerca di ritrovare al più presto quel suo stato di grazia, quella nebulosa e allo stesso tempo lucida condizione di supremazia che gli è stato dato assaporare solo quando la sua mente si concentra sul gioco. (tratto da pagina 16)


"Si rese conto improvvisamente che tutti quanti stavano ormai sguazzando nella propria sconfitta".

"Nei confronti del gioco, uno scacchista si trova ad avere lo stesso atteggiamento parziale che ha nei confronti del mondo: ha le sue preferenze e le sue antipatie, le sue convenzioni e le sue intolleranze".

Da quanto avete letto, siamo di fronte ad un libro che parla di scacchi… ma, parlare di scacchi vuol dire parlare di vita… e di morte.
Frish, ricco industriale tedesco, amante del gioco degli scacchi, incontra un giovane.... ma questo accade dopo che il libro non ci abbia rivelato che il nostro è morto... e qualcuno deve rendere conto del perché... lo farà con dovizia di particolari, passando da una scala temporale all'altra, da un mondo ad un altro... riportando in vita un mondo che non esiste più e che forse tutti vorremmo semplicemente ignorare.... E' un giallo? Forse. Un romanzo storico? Una storia vera? Può essere.
Certo è un bel racconto che si legge d'un fiato.

domenica 22 novembre 2020

La Fisica di Star Trek

La fantascienza come Star Trek non è solo un buon divertimento, ma assolve anche uno scopo serio, che è quello di espandere l'immaginazione umana. 
Non siamo ancora in grado di arrivare là dove nessuno è mai giunto prima, ma almeno possiamo farlo mentalmente...
La fantascienza di oggi è spesso la scienza di domani.
La Fisica di Star Trek merita certamente di essere investigata. Limitare la nostra attenzione a questione terrestri equivarrebbe a fissare dei confini allo spirito umano.
Queste parole sono di Stephen Hawking, il grande fisico padre dei buchi neri e autore di uno dei tentativi più avanzati di unificazione della teoria della gravitazione con la meccanica quantistica.
Ma Hawking non è il solo fisico appassionato di Star Trek.
Fra i grandissimi si possono ricordare anche i premi Nobel Stephen Weinberg e Shedon Glashow e il teorico della teoria della relatività Kip Thorne.
In generale i temi di fisica toccati nella serie sono oggetto di lunghe discussioni  informali tra fisici e studenti di fisica nelle pause per il caffè ai congressi e negli intervalli a scuola.
La serie però ha avuto fin dai suoi inizi un successo grandissimo non solo fra i fisici, ma anche presso un pubblico molto eterogeneo.
A che cosa si deve questo straordinario interesse per la serie, che ha reso popolari personaggi come Kirk Spock, McCoy, Scott, Picard, Data, e che ha dato un'apparenza di realtà ai tunnel spaziali, al teletrasporto, al ponte ologrammi, ai motori a curvatura, agli ammortizzatori inerziali, ai raggi traenti, ai cristalli di dilitio?
Le storie di Star Trek, che raccontano le missioni dell'astronave Enterprise nella Galassia, sono ambientate nei secoli XXIII e XXIV. 
Gli autori di Star Trek si sono sforzati di immaginare quale potrebbe essere la sorte dell'uomo fra tre - quattrocento anni, in una Galassia ormai aperta a volo spaziale e popolata da varie civiltà intelligenti. 
Nel nostro futuro, come nel nostro presente, la scienza ha una posizione di grande rilievo.
Ma in che misura a fantascienza di oggi può essere la scienza di domani? 
Krauss che non è insensibile al fascino di Star Trek, ha approfittato di questa splendida occasione, al confine fra scienza e fantascienza, per spiegare la fisica di oggi e tentare di prevedere la fisica di domani.
Al seguito della mitica astronave Enterprise, in missione permanente per conto della Federazione, Krauss ha esplorato i questo libro affascinante i misteri della fisica e quelli dell'universo, e ci ha offerto un prezioso strumento per trovare nuovi motivi di interesse nella visione di Star Trek.
(liberamente tratto dal libro)


 

sabato 21 novembre 2020

Altre Menti

Benché mammiferi e uccelli siano unanimemente considerati le creature più intelligenti, si va imponendo una diversa, sorprendente, evidenza: da un ramo dell'albero della vita assai distante dal nostro è nata una forma di intelligenza superiore, i cefalopodi - ossia calamari, seppie e soprattutto polpi. In cattività i polpi sono in grado di distinguere l'uno dall'altro i loro guardiani, di compiere scorrerie notturne nelle vasche vicine per procurarsi del cibo, di spegnere le luci lanciando getti d'acqua sulle lampadine, di mettere in atto ardite evasioni.

Com'è possibile che una creatura tanto dotata abbia abbia seguito una linea evolutiva così radicalmente lontana dalla nostra? Il fatto è - ci rivela Peter Godfrey Smith, indiscussa autorità in materia e appassionato osservatore sul campo - che i cefalopodi sono un'isola di complessità mentale nel mare degli invertebrati, un esperimento indipendente nella evoluzione di grandi cervelli e comportamenti complessi.

E' probabile, insomma, che il contatto co i polpi sia quanto di più vicino all'incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare.  Ma Godfrey- Smith tocca in questo libro un altro punto capitale: nel momento in cui siamo costretti ad attribuire un'attività mentale e una qualche forma di coscienza ad animali ben distanti da noi nell'albero della vita, dobbiamo anche ammettere di non avere certezze su che cosa sia la nostra coscienza di umani. E forse questa via è una delle migliori per arrivare a capirlo.





giovedì 12 novembre 2020

M. L' uomo della provvidenza


"All'alba del 1925 il più giovane presidente del Consiglio d'Italia e del mondo, l'uomo che si è addossato la colpa dell'omicidio di Matteotti come se fosse un merito, giace riverso nel suo pulcioso appartamento - alcova.
Benito Mussolini, il "figlio del secolo" che nel 1919, rovinosamente sconfitto alle elezioni, sedeva nell'ufficio del Popolo d'Italia, pronto a fronteggiare i suoi nemici, adesso, vincitore su tutti i fronti, sembra in punto di morte a causa di un'ulcera che lo azzanna da dentro.
Così si apre il secondo tempo dell'epopea sciagurata del fascismo narrata da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo.
Mussolini non è più raccontato da dentro perché diventa un'entità distante, "una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta".
Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani.
Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia.
A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l'impresa africana, celebrata dalla retorica dell'immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all'orrore dei gas e dei campi di concentramento. 
Il cammino di M. il Figlio del Secolo, caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell'autocoscienza nazionale - prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell'oblio su persone e fatti di importanza capitale e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazioni e fonti d'epoca.
Fino al 1932, decennale della marcia su Roma quando Mussolini fa innalzare l'impressionante sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future (tratto dal libro).


Tratto da pagina 383 del libro: "Essere il capo degli scontenti. Ecco la via. Se non puoi sedere al tavolo dei dominatori, dei satolli, dei signori del banchetto, vai nelle cucine e sobilla gli sguatteri, i camerieri cui gettano gli avanzi, aizza i servi.
Quando nel 1919, Benito Mussolini fondò i Fassci di combattimento, aveva intuito per primo che, nell'era delle masse, spalancata davanti a lui come il portale di un'antica magione in rovina, si sarebbe affermata una passione politica più potente della speranza: la paura; e, aggrappandosi a quella, si era issato al potere.
Allora, nel crepuscolo della guerra mondiale, aveva capito che se le piazze socialiste del Diciannovesimo secolo erano state animate dalla speranza, quelle piccolo borghesi del Ventesimo sarebbero state sopraffatte dalla paura...".

Ottima prosecuzione del bellissimo romanzo storico M. il figlio del secolo con cui Scurati ha iniziato il lungo racconto della salita al potere di Benito Mussolini, eccoci di fronte alla trasformazione del combattente anticlericale e rivoluzionario in qualcosa d'altro... nel dittatore solo e odiato da tutti... amato dalle folle ma pronto ad essere sbranato dai soci dell'impresa... questo narra il libro... e noi lo seguiamo cercando di comprendere la metamorfosi e sapendo cosa ci aspetta, disperiamo della sorte dell'Italia.


 

domenica 8 novembre 2020

Grass Kings

Ecco finalmente un bel libro. Un fumetto intriso di storia americana di oggi. Ove la storia di ciascuno si mescola agli altri e trova forma. Ove le singolarità fanno insieme per resistere alle intemperie di una società malsana e che, complice la sfortuna, l'incapacità, la paura, li ha colpiti duramente.
E poi il mistero... il serial killer... la scomparsa di persone, gli odi e i rancori personali che esplodono... e tutto questo con una grafica impeccabile... super!

"Il Regno della Prateria è una strana, inquietante enclave della profonda provincia rurale americana alla apparenza si tratta semplicemente di uno squallido campo caravan sulla riva di un lago nei pressi di Cargill City.
Qualcuno dice che ci abiti un serial  killer.
Ma in realtà è una sorta di terra promessa per ogni specie di disperati e derelitti.
E soprattutto é il regno dei tre Grass Kings, i re della Prateria, tre fratelli in lotta da tempo con le istituzioni locali e soprattutto con lo sceriffo di Cargill, Humbert.
Il più anziano è Bruce: ex sceriffo della città di Raven, passa le giornate a pattugliare il regno, ne è diventato la polizia non ufficiale.
Robert, suo fratello minore, è il vero sovrano, ma è anche il più solo e infelice: qualche anno prima la figlia Rose è scomparsa nei pressi del lago, e di lì a poco anche della moglie si è persa ogni traccia.
Infine c'é Ashur, il fratello più giovane, appena un ragazzo.
E poi c'é Maria: è emersa un giorno dal lago, davanti alla porta di Robert, in cerca di rifugio.
Lui l'ha accolta, l'ha accudita fino a che Maria non ha recuperato le forze, nell'illusione che quella giovane donna misteriosa possa essere la figlia perduta.
Ma forse la sua decisione porterà alla rovina quel misero regno" (tratto dal libro).

martedì 3 novembre 2020

Gridone o Limidario...

Ci tenevo davvero tanto a salire il Gridone. Quando Max propone di andare in montagna, anche se non è mia abitudine proporre itinerari, questa volta la butto lì... davvero vorrei farla, prima che si chiuda questo strano anno... e, accolta la proposta, eccoci qui. Itinerario davvero vario, aereo, panoramico, con scorci grandiosi... una bellissima salita con un giro ad anello che ripaga lo sforzo. Un rifugio degno dell'efficienza svizzera... una giornata da incorniciare!  
































 

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