Antica quanto l'umanità stessa, la smania di raccogliere e accumulare nel tempo ogni categoria di oggetti da quelli più preziosi e ricercati, come nelle collezioni di porcellane cinesi e inestimabili manoscritti fino alla paccottiglia industriale prodotta in serie.
Verso tutt'altro genere di articoli muove, invece, l'ostinata e inarrestabile ricerca del Collezionista.
Unico personaggio seriale a cui la matita di Sergio Toppi abbia dato vita.
Gli "oggetti vissuti, protagonisti di storie" che il Collezionista insegue da una regione all'altra del Globo, si dimostrano prima di tutto essere delle soglie, degli accessi per le innumerevoli vite e narrazioni che gli sciamani evocano intorno, incastonate a loro volta nel racconto diretto delle peripezie, sul modello del romanzo e del cinema d'avventura, legate al loro ritrovamento, in un raffinato gioco di scatole cinesi.
Una pipa rituale indiana capace di mostrare il futuro, la lacrima cristallizzata di Tamerlano, o, ancora, lo scettro magico del leggendario sovrano Muiredeagh, artefatti la cui assoluta centralità è segnalata già dal fatto di costituire il titolo di ognuno dei cinque episodi che compongono il ciclo de il Collezionista oltre a raccontare le loro storia e le storie dei grandi uomini a cui sono appartenuti, finiscono per essere depositari della grande narrazione di interi popoli e nazioni, che va ad intrecciarsi con la vicenda - più limitata ma dai toni altrettanto epici del loro recupero.
Storia ed Epos nell'opera di Toppi si confondono combinandosi continuamente.
Un aspetto, in fondo, che è possibile riscontrare con le dovute differenze anche nei lavori di Hugo Pratt, su uno sfondo che richiama il selvaggio West, anche nell'abbigliamento del nostro...
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