venerdì 18 dicembre 2020

Il tempo e l'acqua


L'Okjokull, un ghiacciaio che da tempi immemorabili si ergeva su quasi venti kilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e nei prossimi duecento anni potrebbero essere dichiarati morti anche tutti gli altri ghiacciai dell'isola.
Ma prima di allora, sulla Terra intera, i nostri figli e nipoti, vivranno già in un ambiente molto diverso da quello di innumerevoli generazioni del passato; l'aumento delle temperature e del livello dei mari e lo stravolgimento chimico delle loro acque provocati dalle attività umane avranno distrutto ecosistemi millenari, potenziato uragani e inondazioni, eroso terre abitabili e coltivabili e costretto a migrazioni di massa le specie viventi compresa la nostra.
E allora perché restiamo immobili o quasi?
Forse perché quei cento o duecento anni non li sentiamo così vicini, e perché gli appelli allarmati degli scienziati sul "riscaldamento globale" o sulla "acidificazione degli oceani" non riescono a toccarci cognitivamente ed emotivamente: resteranno rumore bianco finché il passato collettivo, i miti, la fantasia non consegneranno loro un'anima, consentendoci di interiorizzare un'immagine e un significato.
E' questo il compito che si è dato Andri Snaer Magnason, un narratore che alla scienza e all'attivismo ambientale ha dedicato la vita.
Intrecciando storie di famiglia, conversazioni future tra figlie e pronipoti, interviste al Dalai Lama, incursioni nella poesia scaldica e in quella romantica, scoperte di nessi inaspettati, come quello tra Auohumla e Kamadhenu, mucche ancestrali di mitologie tra loro lontane, IL TEMPO E L'ACQUA racconta i dati scientifici, li immerge nel patrimonio culturale comune per investirli di senso e aiutarci a fare un piccolo passo più in là.

All'inizio del testo, facevo fatica a capire il bisogno dello scrittore di rinviare il tutto a ricordi personali... "perché" mi dicevo, "per parlare di un problema così serio e che riguarda tutti, deve partire dai nonni?"... poi, cammino facendo ho capito il meccanismo... e immediatamente il filo rosso del ragionamento si è srotolato con estrema facilità... è sui ricordi personali, sul vissuto, che si basa la nostra percezione della natura che cambia... e di fronte ad un cambiamento così rapido, come quello ingenerato dal riscaldamento globale... è apparso evidente che qualcosa non tornava...

Ho voluto cercare con Google Heart il ghiacciaio Okjokull... l'App di Google consente di tornare indietro nel tempo con le immagini satellitari... vi invito a farlo con questa immagine sottostante... vedrete sparire il ghiaccio nel giro di trent'anni... una tristezza.


 Colti qua e là.

A pagina 26 un bellissimo passaggio... noi abbiamo ereditato idee e concetti dai nostri genitori... 30 anni indietro nel tempo rispetto alla nostra nascita, loro dai nonni, altri 30... noi diamo ai nostri figli, che daranno ai loro... e che se avranno fortuna ci sopravvivranno per molti anni... Quindi noi esistiamo e contiamo sulla Terra per un tempo di gran lunga superiore alla nostra reale esistenza...

A pagina 199: il petrolio ha riscattato il genere umano dalla fatica e dalla povertà. Petrolio significa occupazione e scuole, un migliore stato di salute, una maggiore aspettativa di vita, la sicurezza alimentare, la televisione, le vacanze... viviamo meglio noi oggi che Luigi XIV.. se ci ammaliamo c'é una cura, la fame si è ridotta, i conflitti sono sempre meno... 
Il problema non è essere usciti dalla povertà, ma esserci buttati nel consumo eccessivo e negli sprechi, aver cominciato a vivere in un sistema in cui gran parte di ciò che creiamo, pensiamo e facciamo finisce in spazzatura o bruciato come combustibile... La Terra non sopporta così tanto fuoco, meno che mai così tanto consumo, e sta soffocando nell'immondizia. Se il petrolio è per noi quello che il diavolo era per Saemundur il Saggio, adesso il diavolo ci presenta il conto...

A pagina 287: Gandhi diceva: "La Terra può soddisfare i bisogni di tutti, ma non l'avidità di tutti".

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