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lunedì 20 gennaio 2025

Luoghi e avvenimenti del 2024

Sono tanti, anzi tantissimi rispetto al mio solito anno tipo... 27 tra viaggi ed avvenimenti hanno solcato quest'anno appena trascorso... alcuni poi cambiandomi la vita.

1) il Campo Scuola prima di tutto. A Settembre si corona l'impegno di oltre sei mesi di duro lavoro. Imparo tante cose, vengo premiato per la capacità di fare.. mi rendo conto che non sono malaccio nell'organizzare eventi.. conosco un mare di persone e di amici che mi aiutano nell'ottenere un bellissimo risultato.

2) Roma Scuola Nazionale e 120 di Anpas Nasce tutto da qui. Quest'anno inizia al 24 febbraio. Non sto a spiegarvi il perché ed il percome.. chi c'era può capire. La passione per il mondo Anpas nasce qui.. e da allora non mi sono più fermato.

3) Borgo Valditaro L'evento di Borgo Val di Taro è davvero speciale. Boschi ovunque.. scenari di soccorso.. un sacco di mezzi impegnati.. ci si diverte un mondo e si conoscono tante persone.. anche momenti di emozione, felicità e commozione.

4) Chiavenna Viaggio in moto. Cittadina speciale. Due giorni stupendi. Rovinati dal viaggio di rientro verso Lecco che non regala alcuna emozione.. prossima volta si cambia itinerario.

5) Asti Rescue Game il primo vero episodio di gara di soccorso.. con un ns equipaggio e dove facciamo bella figura. Tanti bei ricordi... una punta di nostalgia per una due giorni spciale.

6) Saluzzo Un bellissimo autunno ci accoglie a Saluzzo. Cittadina speciale. Tutto va nel verso giusto. Rivedo amici e conosco altre persone speciali.

7) Savona e Altare Ancora amici che mi fanno passare due giorni speciali. Il tempo lascia a desiderare ma il viaggio è stato davvero emozionante. Da rifare.

8) Mantova Anche qui un caro amico mi accoglie. Mantova è davvero speciale e c'é modo di viverla appieno. Tante emozioni e tante cose da rivedere con più calma.

9) Parma  Bellissima cittadina, votata al volontariato.. passo due giorni emozionanti vedendo cose nuove e godendo appieno il clima della bassa..

10) Dogliani più volte Ho finito per eleggere Dogliani a mia cittadina ideale per quest'anno. Sia per l'accoglienza, per i bei luoghi e monumenti, le tante amicizie che sono nate.. ci sono tornato più volte e mai insoddisfatto.

11) Lumezzane il LED di Lumezzane è stato entusiasmante. Ho passato momenti super. Ho visto luoghi nuovi e incontrato persone impegnate e gentili. Tanti eventi e tante emozioni.


giovedì 11 luglio 2024

Placemaker


Artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una grande città.
Architetti che individuano soluzioni innovative osservando piante ed animali.
Designer che lavorano sui comportamenti e la psicologia delle persone.
Ciascuno di loro è capace di incursioni al di fuori del proprio campo, senza perdere di vista l'obiettivo iniziale.
Un pugno di innovatori urbani sta operando nelle città, ripensando la relazione tra città e natura, tra spazi pieni e vuoti, sui servizi, le reti, la mobilità.
Sono professionisti ibridi, capaci di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città.
Sono mossi da una curiosità libera e creativa e per questo trovano le soluzioni più adatte.
Osano pensare di poter fare qualcosa che non è mai stato fatto prima e soprattutto lo fanno.
Elena Granata li ha chiamati "Placemaker" perché la loro attitudine è saper trasmutare una buona idea in un progetto vivo che trasforma un luogo.

Pagina 11 - Un'arte che non generi beni comuni e collettivi mi pare oggi un controsenso, viene meno alla sua natura più profonda. L'architettura è la forma d'arte più generosa perché si offre potenzialmente allo sguardo di tutti. 

Pagina 16 - Non possiamo più permetterci di ridurre la natura e il territorio a piattaforma delle attività economiche, il paesaggio alla sola dimensione estetica trascurando quella etica, che ha a che fare con i comportamenti e i valori, con il modo in cui ci prendiamo cura del mondo attraverso l'agricoltura, l'attenzione al suolo, al cibo, all'energia.
Una comunità resiste al tempo solo se è in grado di rigenerarsi, di convivere con le proprie intrinseche differenze, di valorizzare le sue eccezioni. Resiste perché cambia, perché si adatta, perché genera il nuovo. Solo dove queste opposte modalità si combinano e interagiscono in modi nuovi, si generano inattese possibilità di conoscenza.

Pagina 20 - La città è proprio ciò che accade tra una casa e l'altra. La sua abitabilità dipende sempre (e solo) dalla sua dotazione di spazio pubblico, dalla ricchezza di quel tessuto connettivo che tiene tutto insieme: le strade, le piazze tra le case, la qualità minuta dei marciapiedi. la presenza di sedute che consentono alle persone non solo di camminare ma anche di trattenersi, i parchi e i giardini, gli spazi per i bambini e per gli animali, le piste ciclabili, le isole pedonali, le strade solo pedonali.

Pagina 22 - I Woonerven sono i progenitori di tanti esperimenti contemporanei di guerriglia urbana e più in generale di quella metodologia di azione che oggi definiamo urbanistica tattica.



 

domenica 4 febbraio 2024

Parole nel vuoto


Nelle pratiche dell'Architettura che dal Quattrocento ad oggi si sono richiamate alla classicità, sono presenti ben due distinti modi di procedere: da un lato la acquietante trasposizione e manipolazione di elementi, misure, rapporti; dall'altro, un percorso a rischio, alla ricerca di un principio rigenerativo della forma.
In questo secondo modo due maestri del Novecento si sono spinti più avanti di altri: Adolf Loos e Mies Van Der Rohe.
L'uso che entrambi hanno fatto delle venature fiammeggianti del marmo levigato (il Cipollino il primo, l'onice dorato il secondo) ha la portata di una dichiarazione di poetica: é un invito a scorgere la fiamma dentro il cristallo, "l'incessante agitazione interna" (Italo Calvino 1988) che nelle loro opere sorregge le forme essenziali.
Tuttavia su alcune cose i due divergono: Mies è attratto da una ricerca solipsistica dell'assoluto - l'odine dell'oggetto architettonico in sé - Loos presta attenzione alla città come luogo della convivenza .
Il mutismo delle sue case è anche un modo di stabilire relazioni un rispetto per l'altro.
Prima che su una regola estetica, la polemica di Loos contro il liberty e contro l'abuso dell'ornamento poggia infatti su un principio etico: la difesa della vita individuale e collettiva da ogni prevaricazione.
Il compito di chi progetta oggetti e luoghi è di consentire che la vita si svolga e si esprima liberamente.
Al centro dei suoi scritti é la ricerca intorno al costruire come espressione e fondamento della civiltà.
Questo spiega la virulenta polemica verso coloro che concepiscono l'architettura come una pratica separata.
Ed è quantomeno curioso che più di un fautore dell'autonomia disciplinare a partire dagli anni '60 abbia indicato proprio in Loos un riferimento cardine della propria elaborazione.
Fin dal 1898 Loos raccomanda "Buttatevi nella vita per scoprire di cosa gli uomini hanno bisogno. E quando avrete colto il senso della vita, allora soltanto ponetevi davanti alla fornace o davanti al tornio".
"L'interno delle case deve essere improntato in un senso di accoglienza mentre all'esterno l'edificio deve rimanere muto".

Un artista assolutamente geniale e quanto mai attuale.

Pagina 88 - Devo ammettere anch'io che i vecchi costumi mi piacciono molto. Questo però non mi da il diritto di pretendere che il mio prossimo li indossi per far piacere a me. Il costume, un abito fissato per sempre in una determinata forma che non ha più possibilità di trasformarsi, è sempre il segno che ci lo indossa ha rinunciato a cambiare la propria condizione di vita. Il costume è il simbolo della rassegnazione. Esso dice: chi mi indossa deve rinunciare alla lotta per conquistare nel corso della sua esistenza una posizione migliore, deve rinunciare ad evolversi ulteriormente.

Pagina 169 - (A proposito dei rischi sessuali). Non esistono i pericoli della strada. Essa è sotto la protezione della comunità. Esiste solo il pericolo della famiglia.

Pagina 253 - La casa deve piacere a tutti. A differenza dell'opera d'arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno. L'opera d'arte é una faccenda privata dell'artista. La casa no. L'opera d'arte viene messa al mondo senza che ne sia bisogno. La casa invece soddisfa un bisogno. L'opera d'arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti. L'opera d'arte vuole strappare gli uomini dai loro comodi. La casa è al servizio della comodità. L'opera d'arte è rivoluzionaria. La casa conservatrice. L'opera d'arte indica all'umanità nuove vie e pensa all'avvenire. La casa pensa al presente. Quindi l'architettura non è arte.

Pagina 303 - Siamo diventati poveri. Ma non è un buon motivo per diventare ridicoli. Per questo dobbiamo cominciare a preoccuparci del nostro abbigliamento.

Pagina 325 - Educare significa aiutare gli uomini ad uscire dalle loro condizioni originarie. Quella via che l'umanità ha messo migliaia di anni a percorrere, deve essere ripercorsa da ogni bambino.

Pagina 367 - Si sa che tutti gli armeggi artistici nel campo delle abitazioni - in qualsiasi regione - non riescono a smuovere il cane dal calore della stufa....




lunedì 8 gennaio 2024

Portaluppi


La figura di Piero Portaluppi é stata per lungo tempo avvolta da un'aura particolare e limitante: a una parte gli stereotipi lo volevano architetto eclettico e costruttore di centrali elettriche dalla genialità visionaria, dall'altra un personaggio dall'età di mezzo, agnostico e incapace di fare il salto definitivo verso la modernità.
Tanti luoghi comuni che non tenevano conto di un'analisi complessiva e approfondita dell'importante patrimonio di opere e progetti realizzati dall'architetto milanese; luoghi comuni che non avevano avuto modo di confrontarsi con la reale consistenza di un patrimonio archivistico da consultare, anche se in buone condizioni.
Questo lavoro su Piero Portaluppi prende quindi forma concettuale  e metodologica ripartendo dalle opere costruite e progettate dall'autore.
Il registro dei lavori dello studio, l'archivio dei disegni e delle fotografie originali, i carnet di appunti giovanili, i numerosi volumi di ritagli a stampa, sono stati la base di partenza per una ricerca che, muovendo dalla Fondazione Portaluppi, ha cercato di di individuare e analizzare progressivamente una serie di fondi archivistici pubblici e privati, tali da allargare lo spettro delle conoscenze e delle informazioni relative alla complessa e ricca attività di Portaluppi.
Per questa ragione crediamo sia importante cominciare questa prima monografia dedicata all'opera e al mondo di Piero Portaluppi proprio con una selezione ragionata di 63 schede da noi scelte, che si ricollega, nella parte finale del volume, al ricco corpus di apparati.
Entrare lentamente nel mondo Portaluppi passando per il filtro delle sue opere crediamo sia importante per riportare il centro sul corpo dell'architettura e poi, da queste, ci si potrà confrontare con le diverse, importanti, interpretazioni che dovrebbero aiutar ad aprire nuove ipotesi di studio e di necessari approfondimenti.

Per chi, come me, arriva dall'Ossola e sin da piccolo ha respirato il forte contrasto tra l'architettura delle centrali elettriche di Portaluppi e lo scenario circostante non poteva passare inosservato questo testo che fa (quasi) chiarezza sul percorso personale dell'autore di quelle magie rappresentative capaci di mutare un attrezzo (la centrale) in opera d'arte. 
Capire cosa nascesse dietro questa alchimia mi ha reso oltremodo piacevole la lettura del percorso erratico dell'artista e, pur non apprezzandone tutte le scelte, certo condiviso le tematiche di fondo. Ottimo testo.

 

venerdì 17 novembre 2023

Verde Urbano


Il verde urbano è una componente dello spazio urbano che ha condizionato la struttura della città moderna, in particolare nei paesi del centro e nord Europa, dove la sensibilità naturalistica matura con lo sviluppo della crescita urbana.
Per comprendere un fenomeno segnato da contatti e interferenze plurime con discipline assai diverse - quali la botanica, la pittura, l'architettura, l'ingegneria - questo studio risale all'esperienza del giardino rinascimentale e all'influenza esercitata dall'idea di natura sulla formazione della città.
E' nel momento in cui il pensiero riformatore ottocentesco riesce ad imprimere una svolta innovatrice alla costruzione della città industriale che il verde assume il significato igienico e sociale che oggi gli attribuiamo.
La metafora di natura espressa dal verde urbano non è solo un retaggio estetico del romanticismo, ma racchiude anche il fondamento estetico di una organizzazione della società che tenta di sottrarsi al dominio utilitaristico dei puri rapporti materiali.
Nella fase tardo industriale della diffusione urbana a scala territoriale l'originario assunto di "natura in città" tende però a capovolgersi nell'idea di "città nella natura" portato acanti dalle discipline ambientali che propongono un arricchimento del concetto puramente geometrico dello spazio attraverso i contributi innovatori dell'ecologia.

Libro che riappare a distanza di molto tempo... l'avevo utilizzato per l'esame di "Arte dei giardini".. uno di quegli esami che ti fanno vedere lontano, ti aprono orizzonti in cui potresti davvero lanciarti... uno di quei bivi che la vita ti da modo di valutare... per un'istante mi aveva davvero appassionato... ma non riuscendo a soffermarmi su questo ho finito per dirigermi altrove. Ottimo testo.

sabato 1 ottobre 2022

Aldo Rossi - una mostra


La settimana di ferie settembrina mi regala una gita a Milano e la visita del Museo del '900 per potermi godere la mostra dedicata ad Aldo Rossi.
Aldo Rossi, legato al design ed al territorio Cusiano, ad Alessi in particolare ed alle fantastiche opere da esporre in cucina e non solo.... vere opere d'arte declinate poi, in un rimando continuo tra macro e micro, grandi opere e piccole che si rincorrono riportando un disegno pulito, forme elementari ma capaci di attrarre nella loro semplicità.
Per certi versi, rincontrare le opere di Aldo Rossi è per me, un ripercorrere ricordi del passato. L'acquisto di alcuni prodotti, la visita alla produzione presso la ditta sul lago d'Orta, l'esame di Composizione e lo studio dei suoi testi... insomma.. non potevo non godermi questo remainder.













 

domenica 24 gennaio 2021

La caffettiera del masochista


Questo è il libro che da sempre ho desiderato scrivere, ma non lo sapevo.
Per anni e anni non ho fatto che annaspare a tentoni, senza trovare mai il rubinetto giusto dell'acqua calda o fredda, andando a sbattere nelle porte incapace di far funzionare le cose semplici della vita di ogni giorno.
"Sono io", borbottavo, "è la mia inettitudine meccanica".
Ma, studiando la psicologia e osservando il comportamento degli altri, ho cominciato ad accorgermi che non ero solo.
Le mie difficoltà si riflettevano come in uno specchio nei problemi degli altri.
E tutti ad incolpare sé stessi.
Possibile che tutto il mondo fosse meccanicamente incompetente? 
La verità si è fatta strada lentamente.
Le mie attività di ricercatore mi hanno portato a studiare l'errore umano e gli incidenti sul lavoro.
Gli uomini non sempre sono maldestri.
Non fanno sempre errori.
Ma ne fanno quando le cose che usano sono concepite e progettate malamente.
Ciononostante, vediamo sempre incolpare l'errore umano di tutto quello che capita alla Società.
A me, viceversa, sembra spesso un difetto delle attrezzature unito a gravi errori di progettazione.
E che dire - ebbene si - della mia incapacità di usare gli oggetti semplici di tutti i giorni? Perché ho problemi con le porte, gli interruttori della luce e i rubinetti dell'acqua? O il frigorifero di casa mia? Mentre tutti diamo la colpa a noi stessi, il vero responsabile - il cattivo design - passa inosservato.
E milioni di persone si sentono inette.
E' l'ora di cambiare: ecco allora questo libro sulla psicologia degli oggetti quotidiani: è il frutto delle mie ripetute frustrazioni nell'uso delle cose di tutti i giorni, e della mia crescente attitudine ad applicare ad esse la psicologia sperimentale e la scienza cognitiva.
La combinazione di esperienza e conoscenza ha reso questo libro necessario almeno per me e la mia tranquillità. Ed eccolo qui: in parte polemico, in parte scientifico, in parte faceto. (tratto dal libro).


Acquistato e letto per uno dei miei esami universitari del secolo scorso... uno di quei testi che ti incuriosiscono, che ti regalano emozione e sorpresa, che poi ti rimangono in testa, lasciandoti qualche utile suggerimento, o almeno ti permettono di vedere (intravedere?) il mondo, con occhi diversi.
Leggo al riguardo il finale del testo.... quasi un testamento... "Ora tocca a voi. Se siete progettisti, contribuite alla battaglia per l'usabilità degli oggetti quotidiani. Se siete consumatori, unite la vostra voce a quella di chi reclama prodotti usabili. Scrivete alle ditte produttrici. Boicottate il cattivo design. Sostenete i prodotti ben fatti acquistandoli, anche se ciò significa uscire dalle abitudini o spendere qualcosa di più. E non vi peritate di esprimere le vostre osservazioni ai commercianti: le ditte produttrici danno ascolto alla loro clientela. 
Quando visitate un museo della scienza e della tecnica, fate domande se avete difficoltà a capire qualcosa, Fornite agli organizzatori un'informazione di ritorno sul modo di esporre il materiale, segnalate quello che non funziona o non funziona. Incoraggiate i musei a prendere la via di una migliore usabilità e comprensibilità.
E divertitevi. Quando girate per il mondo, soffermatevi ad esaminare i dettagli del design. Compiacetevi delle piccole cose utili, rivolgendo un pensiero grato alla persona che ha avuto cura di introdurle. Tenete presente che anche i piccoli particolari contano e che il progettista può aver avuto da faticare per includere qualcosa di utile. Date mentalmente premi di design a chi lo pratica secondo le buone regole mandategli fiori. E fatevi beffe di chi fa cattivo design: mandategli i semi"...

sabato 3 ottobre 2020

Lago di Como

Che strano questo Lago di Como in questi tempi di Covid. Zero turisti, zero attività, zero traffico... silenzio totale... certo sono innanzitutto dispiaciuto per chi vive di turismo... loro ne soffrono e vanno sostenuti... però, credetemi... sembra di essere altrove... la Statale Regina senza code, l'aria fina, il silenzio che vi avvolge, i monumenti vuoti... La Madonna del Tiglio per esempio, vera opera d'arte del Romanico Italiano e mondiale.. arrivarci e non trovare quasi nessuno, in un sabato pomeriggio che normalmente è foriero di affollamento... certo, il vento, il freddo, la pioggia minacciata ed i nuvoloni... ma che giornata spettacolare. Forse siamo semplicemente troppi su questa Terra... forse è ora di pensare ad un altro modo di vivere, più lento, più ragionato, più consapevole. 







 

giovedì 16 luglio 2020

La Psicologia della forma

Per poter capire la psicologia della forma bisogna innanzitutto fare un riferimento alla psicologia "tradizionale" detta anche atomistica.
Quest'ultima è stata criticata soprattutto per il fatto di essere estranea alla vita, cieca ed astratta.
Come mai allora, una psicologia del genere ha potuto esistere se è così errata?
Sta di fatto che gli accusatori hanno indubbiamente esagerato, dandoci più che una descrizione, una caricatura di quella che é la psicologia tradizionale.
"Psicologia atomistica" è il modo di pensare che il mondo sia composto da elementi piccolissimi indivisibili e dotati di determinate forze; ad esempio il corpo umano è visto come un insieme di tante cellule dove, conosciuta la singola cellula pare scontato conoscere il tutto, l'elemento base dei movimenti è il riflesso.
Per la psicologia atomistica quindi, la percezione assume un aspetto molto importante: come spiega l'impressione gustativa ad esempio di un gelato? Gelato alla vaniglia è dato dal freddo + dolce + odore + molle + giallo.
Qui la psicologia della forma stabilisce che non ci si può accontentare di questa singola equazione perché se sparisce un elemento decade tutto, questo perché non si può osservare ogni singolo elemento separatamente ma bisogna vederlo nella totalità della cosa.
La psicologia tradizionale spiega che la percezione deve attenersi alle sensazioni pure, cioè a quella psicologica che esprime un concetto secondo il quale esiste un parallelismo tra stimoli sensoriali locali ed impressioni vissute.
Altro concetto, spiegato dalla riflessologia, è il fatto che, non è vero che esistono centri motori costanti (nel nostro corpo) che coordinano ogni nostro movimento, ma al contrario è la periferia che si crea dei centri transitori, gradualmente o provvisoriamente.
Esempio per quest'ultimo:
"Amputando le zampe anteriori ad un cane si è visto che questo inizia a muoversi con quelle posteriori, camminando come un canguro con un incredibile agilità, così come per tutti gli animali a quattro zampe".
Quindi si deve abbandonare la concezione atomistica nei riguardi del sistema nervoso centrale lasciando spazio ad un modo di vedere "totalitario".
Per investigare i fattori che calcolano l'organizzazione del campo visivo in unità separate e autonome la psicologia della forma si è servita di figure ottiche semplici, costruite con punti e linee.
Ecco le leggi più importanti:
- Legge della vicinanza;
- Legge della uguaglianza;
- Legge della forma chiusa;
- Legge della "curva buona" o del "destino comune"
- Legge del moto comune;
- Legge dell'esperienza;
La psicologia della forma, oltre alla forma di pensiero, analizza anche le forme d'azione, esse si distinguono in sottospecie come azioni istintive, impulsive e intenzionali.
Una forma è caratterizzata per essere delimitata, spiccante, coerente o "chiusa", strutturata ed organizzata.
Tanto più forte è una forma tanto più difficile è un intervento all'esterno, in questa forma il tutto e le sue parti si formano reciprocamente predominando il tutto fenomenicamente delle parti.
Il concetto dinamico dello spazio è un altro argomento affrontato dove si comprende che nello spazio possiamo scorgere una cosa (vederla) e nel frattempo scorgerne anche un'altra (questo anche per l'audio).
A produrre le sensazioni del nostro corpo (chinetosi) sono sensazioni muscolari, tendinee, articolari, impressioni ottiche eccetera, queste ci informano (quando non sono riferite al nostro io corporeo) idi qualità dure o molli, ruvide o lisce, leggere o pesanti.
Importante è l'autoregolazione dinamica dell'organismo, dove l'individuo quando non è in più in grado di capire cosa sia giusto o meno, così come l'animale, viene autoregolato "inconsciamente" dal proprio istinto corporeo.
Quando invece l'individuo possiede la ragione usufruisce anche dell'esperienza.
Avremo quindi di fronte a noi tre tipi di psicologia: Psicologia Animale, Psicologia Infantile, Psicologia Etnologica.
Uno dei più grandi meriti della psicologia della forma è l'aver dimostrato che a psicologia tradizionale è rimasta cieca per certi fattori di organizzazione formale, che formano invece le premesse necessarie di questa esperienza.
Questo metodo della psicologia della forma di vedere le cose nella loro totalità può, secondo il parere dello scrittore, essere applicata all'architettura poiché noi non possiamo vedere un particolare costruttivo se non inserito nella totalità dell'opera.
Vedere il particolare indipendentemente significherebbe far decadere il proprio significato.
 

lunedì 13 luglio 2020

L'Architettura della città

Recupero questo libro, letto molti anni or sono, in una edizione Clup, ora introvabile… che ne ho fatto maledizione? Fa nulla, lo ritrovo in biblioteca e un piccolo racconto ne accompagna la foto di rito, con scheda di lettura.  Ho deciso peraltro di riportare i miei appunti di allora… quasi trent'anni or sono...
 
I caratteri principali dell'architettura sono la volontà di creare un ambiente più adatto alla vita e all'intenzionalità estetica.
Nel corso di questo studio Aldo Rossi si occupa di diversi metodi per affrontare il problema dello studio della città, privilegiando il metodo comparativo e sottolineando l'importanza del metodo storico.
Affronta poi il problema politico della città inteso come un problema di scelte per cui la città realizza se stessa attraverso una propria idea di città.
Vi sono due metodi fondamentali per l'elaborazione di una teoria urbana:
1) La città come prodotto di sistemi funzionali generatori della sua architettura e dello spazio urbano;
2) Città vista come una struttura spaziale;
L'architettura comunque non rappresenta che un aspetto di una realtà più complessa, la sua forma sembra riassumere il carattere totale dei fattori urbani compresa la loro origine.
E' giusto considerare il fatto urbano nella sua totalità, quindi il sistema stradale e la topografia urbana, sino alle cose che si possono apprendere passeggiando su e giù per una strada.
Vengono affrontati altri problemi
a) questioni tipologiche: già nei villaggi neolitici vi è la prima trasformazione del mondo alla necessità dell'uomo, si costituiscono le prime forme.
2) tipi di abitazione il tipo si costituisce secondo delle necessità e secondo delle aspirazioni di bellezza;
Il "tipo" è un oggetto secondo il quale ognuno può concepire delle opere che non si assomigliano tra loro.
L'elemento tipico o tipo è una costante, riscontrabile in tutti i fatti architettonici: quindi è anche un elemento culturale
Il "tipo" è l'idea stessa dell'architettura, ciò che ci sta più vicino alla sua essenza.
Secondo Aldo Rossi, spiegare i fatti urbani attraverso le loro funzioni è deviante perché nel tempo le funzioni cambiano.
Studiare il fatto urbano dal punto di vista storico piò essere utile nel momento in cui attribuiamo alle "permanenze" (segni fisici: quali strade, piano edifici) il significato di un passato che sperimentiamo ancora.
Quando si tende alla conservazione della forma urbana ne senso di imbalsamazione delle funzioni la permanenza diviene aberrante, patologica.
L'errore sta nel considerare il fatto urbano come qualcosa di definitivo nel tempo.
La città è formata da più momenti che non hanno un unico principio di spiegazione, non seguono un'unica legge formale, così Aldo Rossi spiega il  concetto di area-studio strettamente legato a quello di quartiere.
Essa dal punto di vista morfologico e strutturale ha una sua unità, come ha contenuti sociali e funzioni proprie.
La città comunque, è sempre stata caratterizzata dalla residenza, la casa rappresenta il modo di vivere di un popolo, manifestazione precisa di una cultura che si modifica molto lentamente.
Lo studio della residenza può essere un buon metodo per lo studio della città.
I monumenti, secondo Aldo Rossi, possiedono la capacità di accelerare il processo di urbanizzazione di una città ma non sempre sono dati fisici poiché possiamo studiarli anche sotto il profilo funzionale e posizionale.
La città può essere considerata come il "locus" della memoria collettiva dei popoli, il "locus" è principio caratteristico dei fatti urbani.
Infine la politica, secondo Aldo Rossi si presenta nel momento delle scelte; momento costitutivo delle città. La città sceglie la sua immagine sempre e solo attraverso le sue istituzioni politiche e la forma quindi, è segno di volontà.
 

martedì 23 giugno 2020

Walter Gropius

I metodi della produzione manuale hanno profonde radici nel carattere tedesco.
La Germania conobbe con notevole ritardo l'industrializzazione e da una totale indifferenza per la macchina si passò ad una sua accettazione cieca, con gravi conseguenze umane e psicologiche.
Tale incertezza si riflette nell'architettura.
I nostri sensi, schiavi di abitudini formatesi nei secoli automaticamente vanno a cercare i sostegni di parti a sbalzo come sulle scale, che Gropius rielabora eliminando la gabbia in pietra per il ferro e vetro.
Una nuova concezione spaziale, con il suo impulso verso elementi e superfici liberamente sospesi.
Per Gropius il tetto è degno di importanza come le fondazioni; la costruzione è un tutt'unico.
L'espressionismo tedesco che nasce in un clima di diffusa incertezza formula le lamentele di un'umanità maltrattata.
A differenza di altri movimenti l'espressionismo manca della capacità di additare una via di uscita.
Questa fu la premessa della nascita della Bauhaus.
Bauhaus: unire l'arte all'industria e trovare la base per una sana architettura contemporanea.
La Scuola della Bauhaus nacque dopo la guerra ad opera di Gropius con l'unione della scuola di architettura e l'arte applicata.
L'attività della Bauhaus può essere apprezzata soltanto quando sia stata compresa la concezione su cui si fonda la pittura moderna.
Nella Bauhaus si fece il tentativo di unire l'arte e la vita quotidiana, l'arte e l'industria con l'architettura come mediatrice.
L'artigianato sperimentale portò alla creazione di articoli industriali.
Il perno su cui si basava la Bauhaus era la scuola e gli edifici circostanti vero esempio di ricerca della perfezione.
L'occhio non può affermare in uno sguardo tutto il complesso é necessario percorrerne tutti i lati: sotto e sopra.
La pianta si protende all'esterno senza un qualsiasi tentativo di chiudersi.
Il fatto che l'opera di un uomo abbia mantenuto il suo carattere di attualità per due o tre decenni dimostra una sicurezza dono di pochi artisti.
L'idea dominante della Bauhaus é anche l'idea della nuova unità, la raccolta delle molte arti, tendenze in un tutto inscindibile radicato nell'uomo.
Walter Gropius fu il primo che, interpretò per noi la rivoluzione industriale in termini di architettura.
Assimilò le capacità e le potenzialità della società industriale rendendo compatibile meccanizzazione e libertà individuale.

venerdì 31 gennaio 2020

L'idea della città giardino

La concezione della città giardino fu presentata come una soluzione ai molti problemi delle abitazioni nel tardo Ottocento.
 
Il fondamento del progetto era che la comunità disponesse delle aree fabbricabili (cioè fosse il proprio padrone di casa); e che tutti gli utili prodotti dall'aumento dei valori fondiari dovessero andare alla comunità per sventare speculazioni di ogni specie.
La concezione della città giardino, quale fu esposta da Ebenezer Howard, differisce nettamente dalle forme in cui ebbe attuazione pratica.
Il libro di Howard, fu pubblicato la prima volta nel 1898.
Come dice il titolo, Howard aspirava a risultati non certo trascurabili.
Egli si proponeva niente meno che la soppressione dei malanni della rivoluzione industriale, la eliminazione degli Slums e dei distretti industriali sovraffollati.
Tutto questo doveva essere raggiunto senza suscitare le opposizioni di alcuna categoria, neppure di quella dei padroni di casa.
Egli si riprometteva di creare nuove forme di ricchezza pubblica attraverso una trasformazione dei valori, senza neppure aspettare che il potere passasse nelle mani di un partito favorevole alle sue opinioni.
E' inevitabile il ricordo delle "Broadacre City" di Wright quando si legge descritta da Howard l'emigrazione della popolazione industriale in campagna, la colonizzazione di vaste zone e la fondazione di fabbriche in un paesaggio intatto.
Howard era un'esperto stenografo, che lavorava nei tribunali di Londra quando ebbe l'idea della città giardino.
Questo accadde nel 1898 mentre egli aveva appena terminato la lettura di "Looking Backward" di Bellamy che un amico gli aveva prestato.
Il libro suscitò in lui un tal senso di entusiastico consenso che egli si adoperò in tutti i modi per la sua pubblicazione in Inghilterra.
Il libro presentava un quadro grafico di tutta la nazione americana, organizzata su principi cooperativistici; e da quella sua analisi Howard fu tratto a formulare proposte sue per mettere alla prova i principi di Bellamy, benché in una scala molto ridotta; la proposta cioè di costruire una città del tutto nuova, industriale, residenziale ed agricola.
Questo fu il punto di partenza dell'idea di città giardino.
Essa nacque dallo stesso terreno su cui era sorto il problema generale di una società organizzata cooperativisticamente.
Howard concepiva la città come una serie di anelli concentrici.
Il centro consiste in un gruppo di edifici civici, disposti attorno ad uno spazio collettivo.
A metà strada fra il centro e l'anello esterno c'é un corso circolare largo quattrocento piedi con alberi e verde.
L'anello esterno è una cintura agricola.
E' prevista una zona eccentrica per l'industria.
Nel parco circolare situato al centro si trovano gli edifici pubblici più importanti ognuno su un ampio terreno libero proprio: municipio, salone da concerti e conferenze, teatro, biblioteca e via dicendo.
Il "palazzo di cristallo" confina con un parco pubblico ed un campo di svago.
Esso consiste in una galleria vetrata aperta sul parco, destinata all'esposizione di prodotti industriali.
Una parte di essa è utilizzata quale giardino d'inverno, luogo di divertimento per il tempo cattivo.
L'idea fondamentale (che, come Howard ci avverte, è soltanto uno schema, poiché il piano dipendende dall'ubicazione scelta) fu sviluppato nel Rinascimento.
Ebbe la sorte di essere ripetuto in forme molto diverse; e ci sono proposte avanzate nel primo Ottocento, che non differiscono gran che dalle concezioni di Howard.
Fin dal 1827 l'architetto inglese J.B. Papworth fece delle proposte per quelle che egli chiamava "città rurali".
Hygeia, una cittadina che non fu mai realizzata, doveva sorgere sul fiume Ohio nel Kentucky.
Egli l'aveva ideata con gli edifici comunitari nel centro, vaste zone destinate a giardini, e regolamenti per la zonizzazione.
La concezione era nel suo complesso, molto vicina alla tradizione tardo-barocca di John Nash.
Vine detto sovente che Howard trattò la sua idilliaca città giardino come un fenomeno a sé stante, senza rapporto con la realtà.
Egli però sapeva benissimo che le città sovraffollate "hanno esaurito il loro compito"; e che le grandi città dell'avvenire, dovrebbero essere costruite secondo criteri diversi.
Egli osserva alla fine del suo Tomorrow che: "anzitutto deve essere risolto un problema più semplice. Deve essere costruita una piccola città giardino quale modello sperimentale; e poi un gruppo di città…
Portati a termine questi compiti, e bene, ne deve inevitabilmente seguire la ricostruzione di Londra…"
Ma l'esecuzione e la teoria furono come spesso avviene completamente diverse.
Non appare mai un "Palazzo di Cristallo" in alcuna città giardino. La teoria della città giardino non esercitò mai alcuna influenza sulla ricostruzione di una grande capitale moderna.
Il risultato massimo fu la creazione di nuovi quartieri suburbani da parte di società cooperative e la diffusione di progetti architettonicamente migliori.
Però l'idea degenerò per lo più nella costruzione di agglomerati di casette con giardino.
Dopo un lasso di quarant'anni é ormai divenuto facile vedere per quali motivi l'idea della città giardino , "nella quale città e campagna si sposano", era condannata all'insuccesso.
L'esempio del "modello sperimentale" dimostra che essa non offre alcuna soluzione ai problemi attuali.
Una soluzione parziale é impossibile; soltanto una pianificazione predisposta ed integrata su una scala che comprenda l'intera struttura della vita moderna in tutte le sue ramificazioni, può adempiere al compito che Ebenezer Howard vagheggiava.


 

martedì 23 aprile 2019

Percorrendo la Strà Granda

Avrei potuto tranquillamente lasciar parlare le sole immagini. Loro soltanto a narrare agli occhi, del viaggio, perché questo è stato, anzi.. dei viaggi. Viaggio nello spazio, in profondità nella Valle Anzasca, Viaggio in altezza, nel passare dalla piana ossolana alle prime propaggini delle Terre Alte, Viaggio nel tempo, per la completa immersione nei tempi andati… con un tracciato segnato da tante piccole molliche di pane: monumenti, affreschi, cappelle votive, campanili, piazzette, ponti, lavatoi, fontane, forni del pane… abitazioni di maestria e bellezza senza pari… il tutto collegato dalla mulattiera… dal nastro di pietra, incastrata una dietro l'altra, con rara maestria.
Avrei potuto, ma non posso non narrare quanto visto e quanto sentito, i suoni, i colori, i profumi, le sensazioni... che sono complemento obbligatorio del viaggiare, che nessuna navigazione in rete ci potrà mai dare… del sudore, della sete e fame, del fresco e del caldo.. di tutto questo.. che fanno di un viaggio l'esperienza.
Più di tante bellissime cime, questa camminata mi ha emozionato, segnato certamente…
Eccola qui infine, la Strà Granda o via del Pane. Un percorso che sin dal principio mi prende… itinerario che volevo percorrere da tempo… che mi immaginavo, pensavo e attendevo di collocare al momento opportuno. E' arrivato quel momento, l'ho colto. Il resto è semplice riassunto.
Inutile descrivere i singoli edifici, della Strà Granda esistono in rete decine di bellissime descrizioni dettagliate e interessanti… Non è quello lo scopo. Mi interessa di più raccontare, in poche righe, cosa mi ha regalato questo itinerario.
Arrivo a Piedimulera verso le 6,30. Temperatura fresca, un filo d'aria, quella che dal Rosa scende sempre in valle e che d'estate si trasforma in vento forte sulla superstrada… provare per credere!
Scarponi, bastoncini, zaino… tutto al posto, come ho letto recentemente, trovandola calzante, lo zaino è la mia casa viaggiante, la mia farmacia, la mia dispensa e guardaroba… sarà per questo che pesa come una vacca svizzera! Morale, attraverso la deserta via principale e mi fermo per un caffettino, corroborante per dare il via alle danze… brutta abitudine fattami prendere da Max :)
Ecco la torre Ferreri e il varco che, quasi come una macchina del tempo, mi riporta indietro in un'altra epoca… ecco la mulattiera… da qui in avanti l'orologio va al contrario… e si sale, ci si immerge nella natura.. ma non quella immaginata, quella selvaggia… no. Qui la natura è mediata, civilizzata dalla presenza centenaria dell'uomo, che ha costruito terrazze, strade, ha coltivato, tagliato e piantato…  E il risultato é sotto i miei occhi.
Ad ogni angolo qualcosa attira la mia attenzione, in fondo ad ogni tratto scorgo qualcosa, giuro.. questo tracciato avrebbe reso felice Gordon Cullen e il suo "il paesaggio urbano" quasi un inno alla curiosità ed alla capacità di chi costruisce di generarla, di farla scaturire dall'edilizia, dal saper "ben costruire"... ogni cosa al posto giusto ed ogni posto sistemato nel modo giusto… questo è.
Aggiungi che, ove incontri qualcuno, questi voglia a tutti i costi scambiare due parole, narrare… quasi che il non farlo sia pregiudizio per quel che vedi… forse perché testimoni del tempo che fu e del mutare... troppo veloce di un mondo destinato all'oblio… "Viandante" pare mi dicano, "fermati, ascolta il nostro narrare, tu non sai dei tanti che erano qui, della fatica del vivere ma della felicità di condividere il poco"... ma io non posso, devo andare oltre, non mi posso accontentare… e poi, cosa vuol dire narrare, se non dire una verità, una sola, parziale e incompleta di ciò che realmente accadde.. "lasciatemi andare" dico, "voglio vedere con i miei occhi"...
 
E intanto i chilometri aumentano, il sole fa capolino e io mi addentro nella Valle. A paese segue paese, a muretto segue pietra, a tetto in pioda altro tetto… la fede, quella dedicata al viaggiare, al riposarsi dopo tanto cammino, ha una sua logica, fatta di bellezza, di panorami da ammirare, di pace… nulla è lasciato al caso. Sarà per questo che mi innamoro di questi luoghi e se un cruccio c'é stato è quello di non aver fatto tutto l'itinerario sino in Svizzera… ma non è detta l'ultima parola.
Quando arrivo nei tratti in strada, ove riprendo l'asfalto, mi pare di essere uscito dalla macchina del tempo… le auto, con frastuono e fumo mi appaiono fuori luogo.. e così il brusio che accompagna l'azione quotidiana, quella del mondo odierno… fatto di smartphone e news non rinviabili… ma chissenefrega! E ancora meglio è quando mi ributto nel bosco, dove il pallino rosa o quelle due strisce bianca e rossa mi fanno l'occhiolino… intanto le ore passano e così i chilometri, le cose viste, il silenzio, gli odori, gli animali…  

Concludo la mia giornata rientrando con un comodissimo e puntuale bus che per pochi euro mi riporta al punto di partenza… un muoversi d'altri tempi… in totale libertà. Fatelo anche voi, non ve ne pentirete.











 






















 





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