martedì 27 febbraio 2024

Hustle


Storia di riscatto attraverso lo sport. Ma soprattutto attraverso il ritrovare il padre perso in un'altra persona. Il tutto passando attraverso il bellissimo ma feroce mondo della competizione sportiva.
Stanley, ex giocatore di basket, ora procuratore, gira il mondo alla ricerca di promesse per la squadra per cui lavora, i Philadelphia. L'operazione di scouting lo tiene lontano da casa e gli fa vivere una vita senza la famiglia. Sino a quando trova un incredibile campione... una persona fortissima nello sport ma fragile, per la provenienza ed origine... ci vorrà tutta la sua perseveranza per vincere le incredibili difficoltà per portare Bo Crux (la promessa) a diventare una stella e per lui diventare Coach riconosciuto e rispettato.
Pur tra molti stereotipi, resta sicuramente un bel film da godere sino in fondo.

 

La società generosa


Sia il mercato sia lo Stato hanno fallito nella loro essenziale missione.
Gli Stati moderni sono diventati predatori, proteggendo la proprietà piuttosto che promuovendo l'uguaglianza.
Il mercato si è arreso a un ethos prossimo a quello che il filosofo francese Michel Foucault definirebbe barbarico.
Cambiamenti marginali in politica non saranno sufficienti a porre rimedio all'attuale crisi di fiducia.
Ciò che è necessario è un "cambio radicale dei paradigmi" un mutamento nei modelli mentali prevalenti e nei comportamenti sociali che da essi derivano.
Il fenomeno della generosità, analizzato prendendo le mosse dalle forme esplicite del dono e in maniera comparativa con il fenomeno dello scambio economico, rivela lati inaspettati, che costringono a un riesame dei valori che fanno da baricentro alla società.
La generosità, ben lungi dall'essere un fatto soggettivo e limitato alla sfera delle interazioni private, estende la sua sfera d'azione a tutto il tessuto sociale e si pone come forza gravitazionale e innesco di forme di riconoscimento e di riconoscenza, indispensabili affinché la società possa avere luogo.
Molto prima delle leggi, che regolano i rapporti tra i cittadini, e molto più estesamente dei rapporti economici che muovono le relazioni tra soggetti dotati di interesse, la generosità si trova alla base dello "stare insieme" dei soggetti civili, siano essi persone o istituzioni.
La generosità, è perciò, fenomeno originario che non ha bisogno di altro per essere giustificato, se non di essere ricondotto all'idea che per suo tramite si viene a costituire il riconoscimento dell'altro e si viene a formare il nucleo essenziale del vivere comune.

Contributi
Pagina 22 - il denaro svolge il compito di associare un valore a un rapporto tra oggetti, come il linguaggio svolge quello di abbinare i suoni a un senso.

Pagina 23 - la base della conoscenza umana sta nella capacità di unire l'eterogeneo.

Pagina 45 - le sei perfezioni: la moralità, la pazienza, lo sforzo entusiastico, la concentrazione, la saggezza, la generosità.

Pagina 86 - Questo è maggiormente valido oggi, dove sembra che lo Stato veda nella solidarietà del welfare comunitario e privato non tanto una ricchezza civile e umana, quanto prevalentemente la forma più comoda e sostitutiva dei propri doveri redistributivi.

Pagina 163 - il coefficiente di Gini. http://www.lisdatacenter.org rappresenta la misura di quanto la distribuzione di reddito sia disugualmente distribuita all'interno di una popolazione.

Pagina 194 - In quanto tale, è da rigettare anche la tesi che vorrebbe la filantropia serva dello status quo e tampone delle falle di un sistema sociale insufficiente. Chiamata in causa solo quando c'é da porre rimedio alla sofferenza sociale, valutata solo quando elargisce aiuti ai bisognosi, sollecitata solo quando i soldi mancano, apprezzata quando il numero di poveri e di emarginati cresce oltre il limite del sopportabile, viene spesso confusa con la beneficenza. Non può essere considerata né come  il rescue team da far entrare in campo quando la puzza dell'iniquità arriva alle narici delle classi benestanti, né come il portafoglio di riserva di un welfare statale in apnea, né come l'impulso bizzarro di psicologie altruistiche.

Pagina 209 - La venture philanthropy non è altro che la versione filantropica del venture capital. Anziché agire sulla promozione dell'innovazione sociale attraverso la gratuità, essa interviene economicamente nelle imprese sociali attraverso prestiti di denaro o attraverso la loro capitalizzazione.

Pagina 217 - Esiste un racconto africano che dice: tre fratelli si trovano lontano dal padre ma a ciascuno di loro il padre ha regalato un oggetto magico. A uno ha dato uno specchio con cui può vedere le cose che accadono lontano. al secondo ha regalato dei sandali che, se calzati permettono di fare molte miglia con un solo passo. Al terzo ha regalato un sacchettino di erbe magiche che guariscono dalle malattie. Ora, il padre si ammala gravemente ed è sul punto di morire. Quale dei tre fratelli lontani sarà in grado di aiutarlo? la risposta è; nessuno di loro, preso singolarmente. Perché solo l'unione dei tre oggetti magici è in grado di soccorrere il padre.

Pagina 219 - In realtà. quello che è sotto gli occhi di tutti è che i più ricchi del pianeta sono diventati tali proprio grazie all'esistenza dei più poveri, che funzionano da bacino di fornitura di mano d'opera a basso costo per un'economia di massa privilegiata.

Pagina 234 - Adam Snith; "Per quanto egoista si possa presumere l'uomo, ci sono chiaramente dei principi nella sua natura che lo coinvolgono nella fortuna degli altri e gli rendono necessaria la loro felicità, sebbene egli da essa non ricavi nulla tranne il piacere di osservarla".













 

domenica 18 febbraio 2024

Cabinet of curiosities


Otto diversi episodi con un unico tema: la paura. Otto diversi registi (e questo si coglie benissimo) che vedono la morte protagonista. Guillermo del Toro crea un piccolo capolavoro fatto di altrettanti piccoli episodi da gustare piano piano e lasciar sedimentare. Da veri amanti del cinema di nicchia.
Da "Lotto 39" (si prende in giro un certo modo di fare televisione con la vendita dei contenuti dei garage) ove appare un mostro (e non sarà l'unico) sino a "il brusio", i nostri personaggi devono fare i conti con un pregresso che li porta a fare scelte che solo raramente si risolvono favorevolmente. 
La morte li segue sin dal principio dell'episodio e la domanda non sarà, morirà oppure no, ma piuttosto, quando succederà?
Guardateli, non è detto che vi piacciano tutti. Ma uno che si adatta alla vostra idea di cinema lo troverete senz'altro.

il Pataffio


 In un'epoca lontana, ove i poveri fanno i poveri, i ricchi fanno i ricchi e gli arricchiti cercano di darsi un contegno, e come non rifarsi all'Armata Brancaleone che qualche decennio fa trasformò il cinema italiano e seppe donarci una visione allegra delle crociate?
Ecco, questa volta non è la lontana terra di Gerusalemme (liberata o meno) ad essere inseguita, ma uno sperduto, diroccato e disperato feudo, "Tripalle" terra di micragna (miseria nera) ove si dirige il neo nominato Marconte Berlocchio, un titolo già in sé tutto da ridere, insieme alla moglie Bernarda (rifilatagli dal padre suo) ed una disperata squadra di scudieri (tra cui spiccano Ulfredo e Manfredo, innamorati e accettati per quel che sono, sino ad apparire i più assennati tra i personaggi), un prete, un contabile... qui incontrano i villani, veri e propri morti di fame capitanati da Migone di Mastandrea.
E dall'incontro in poi (anzi da prima) è una sequela di incomprensioni, dispetti (non si può parlare di guerra o battaglia, ci vorrebbe un ardire) e reciproche furberie che rendono ancora più disperato e deprimente il viver nel castello (rudere) mentre il Marconte, con termini arzigogolati e inutili cerca di dare un senso all'intera vicenda, ricordandoci (se mai ce ne fosse bisogno) che anche con il peggior nemico occorre parlare perché è la parola che inganna, non le armi.
Non vi narro il finale, perché il film va visto. Ma se tutto deve tornare al proprio posto, e se esiste un ordine naturale delle cose, così sarà. Amen

martedì 13 febbraio 2024

Perché Domenica


Keplero: "Ora per la prima volta si stanno scoprendo quelle regioni celesti. E non appena qualcuno avrà insegnato l'arte di volare, fra la nostra specie umana non mancheranno i coloni. Chi avrebbe creduto un tempo che la navigazione nello sconfinato oceano sarebbe stata più tranquilla e sicura che nello strettissimo Golfo Adriatico, nel Mar Baltico o nella Manica? Siano date le navi e siano adattate le vele al vento celeste, vi sarà gente che non avrà timore nemmeno di fronte a quella immensità".

Appassionato da sempre al "Domenicale" de "il sole 24 ore" rosaceo foglio che molto ricorda la "Gazzetta dello Sport" ma i cui contenuti sono di gran lunga più consoni al mio pensiero, ho fatto anni ad attendere la domenica per leggere un inserto culturale molto lontano dai soliti canoni di sinistra che per anni avevo seguito su altri quotidiani.
Negli anni della mia giovinezza non esisteva la scelta odierna e riuscire a "farsi un'idea" voleva dire necessariamente passare da canoni che ostracizzavano alcuni autori anche solo in odore di destra o di non adesione al dogma.
Mi si apriva di fronte, una prateria immensa, ma difficile da capire, da cogliere nel suo intento e proveniente da un altrove sconosciuto. La curiosità ha tuttavia permesso di smussare gli angoli e di andare al sodo... apprendere mondi ed autori che avevano qualcosa da dire ma lo sapevano fare in modi diversi e da prospettive diverse.
Questo libro, "Perché Domenica", che cerca  di raccogliere la summa di quarant'anni di esistenza di questo bellissimo appuntamento, mi ha fatto rinnamorare con questo appuntamento.

I quarant'anni di un supplemento culturale sono un traguardo davvero invidiabile.
E ripercorrere questi anni, questi decenni, significa sfogliando la collezione, imbattersi nella straordinaria qualità di interventi, idee, recensioni che "La domenica" ha proposto ai suoi lettori.
E significa dover operare, da parte di un curatore, scelte drastiche anche solo per dare un'idea di ciò che questi anni, e i tanti collaboratori passati di qui, hanno rappresentato.
Perciò, la struttura che avete tra le mani è di per sé manchevole.
Ma poiché il "domenicale", per quanto di prestigio, di livello alto e di posizionamento elevato nel mercato editoriale resta pur sempre, e prima di tutto, un prodotto giornalistico, su questo versante non ci sono difficoltà.
Quello che viene rappresentato è un modo per sottolineare che si può fare ottimo giornalismo culturale, e per ben quattro decadi unendo la forza e l'autorevolezza dei collaboratori con la tipicità del lavoro e dell'espressione giornalistica.
Un risultato credo non da poco.

 

 

domenica 4 febbraio 2024

Parole nel vuoto


Nelle pratiche dell'Architettura che dal Quattrocento ad oggi si sono richiamate alla classicità, sono presenti ben due distinti modi di procedere: da un lato la acquietante trasposizione e manipolazione di elementi, misure, rapporti; dall'altro, un percorso a rischio, alla ricerca di un principio rigenerativo della forma.
In questo secondo modo due maestri del Novecento si sono spinti più avanti di altri: Adolf Loos e Mies Van Der Rohe.
L'uso che entrambi hanno fatto delle venature fiammeggianti del marmo levigato (il Cipollino il primo, l'onice dorato il secondo) ha la portata di una dichiarazione di poetica: é un invito a scorgere la fiamma dentro il cristallo, "l'incessante agitazione interna" (Italo Calvino 1988) che nelle loro opere sorregge le forme essenziali.
Tuttavia su alcune cose i due divergono: Mies è attratto da una ricerca solipsistica dell'assoluto - l'odine dell'oggetto architettonico in sé - Loos presta attenzione alla città come luogo della convivenza .
Il mutismo delle sue case è anche un modo di stabilire relazioni un rispetto per l'altro.
Prima che su una regola estetica, la polemica di Loos contro il liberty e contro l'abuso dell'ornamento poggia infatti su un principio etico: la difesa della vita individuale e collettiva da ogni prevaricazione.
Il compito di chi progetta oggetti e luoghi è di consentire che la vita si svolga e si esprima liberamente.
Al centro dei suoi scritti é la ricerca intorno al costruire come espressione e fondamento della civiltà.
Questo spiega la virulenta polemica verso coloro che concepiscono l'architettura come una pratica separata.
Ed è quantomeno curioso che più di un fautore dell'autonomia disciplinare a partire dagli anni '60 abbia indicato proprio in Loos un riferimento cardine della propria elaborazione.
Fin dal 1898 Loos raccomanda "Buttatevi nella vita per scoprire di cosa gli uomini hanno bisogno. E quando avrete colto il senso della vita, allora soltanto ponetevi davanti alla fornace o davanti al tornio".
"L'interno delle case deve essere improntato in un senso di accoglienza mentre all'esterno l'edificio deve rimanere muto".

Un artista assolutamente geniale e quanto mai attuale.

Pagina 88 - Devo ammettere anch'io che i vecchi costumi mi piacciono molto. Questo però non mi da il diritto di pretendere che il mio prossimo li indossi per far piacere a me. Il costume, un abito fissato per sempre in una determinata forma che non ha più possibilità di trasformarsi, è sempre il segno che ci lo indossa ha rinunciato a cambiare la propria condizione di vita. Il costume è il simbolo della rassegnazione. Esso dice: chi mi indossa deve rinunciare alla lotta per conquistare nel corso della sua esistenza una posizione migliore, deve rinunciare ad evolversi ulteriormente.

Pagina 169 - (A proposito dei rischi sessuali). Non esistono i pericoli della strada. Essa è sotto la protezione della comunità. Esiste solo il pericolo della famiglia.

Pagina 253 - La casa deve piacere a tutti. A differenza dell'opera d'arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno. L'opera d'arte é una faccenda privata dell'artista. La casa no. L'opera d'arte viene messa al mondo senza che ne sia bisogno. La casa invece soddisfa un bisogno. L'opera d'arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti. L'opera d'arte vuole strappare gli uomini dai loro comodi. La casa è al servizio della comodità. L'opera d'arte è rivoluzionaria. La casa conservatrice. L'opera d'arte indica all'umanità nuove vie e pensa all'avvenire. La casa pensa al presente. Quindi l'architettura non è arte.

Pagina 303 - Siamo diventati poveri. Ma non è un buon motivo per diventare ridicoli. Per questo dobbiamo cominciare a preoccuparci del nostro abbigliamento.

Pagina 325 - Educare significa aiutare gli uomini ad uscire dalle loro condizioni originarie. Quella via che l'umanità ha messo migliaia di anni a percorrere, deve essere ripercorsa da ogni bambino.

Pagina 367 - Si sa che tutti gli armeggi artistici nel campo delle abitazioni - in qualsiasi regione - non riescono a smuovere il cane dal calore della stufa....




Manuale di co-programmazione