domenica 18 febbraio 2024

il Pataffio


 In un'epoca lontana, ove i poveri fanno i poveri, i ricchi fanno i ricchi e gli arricchiti cercano di darsi un contegno, e come non rifarsi all'Armata Brancaleone che qualche decennio fa trasformò il cinema italiano e seppe donarci una visione allegra delle crociate?
Ecco, questa volta non è la lontana terra di Gerusalemme (liberata o meno) ad essere inseguita, ma uno sperduto, diroccato e disperato feudo, "Tripalle" terra di micragna (miseria nera) ove si dirige il neo nominato Marconte Berlocchio, un titolo già in sé tutto da ridere, insieme alla moglie Bernarda (rifilatagli dal padre suo) ed una disperata squadra di scudieri (tra cui spiccano Ulfredo e Manfredo, innamorati e accettati per quel che sono, sino ad apparire i più assennati tra i personaggi), un prete, un contabile... qui incontrano i villani, veri e propri morti di fame capitanati da Migone di Mastandrea.
E dall'incontro in poi (anzi da prima) è una sequela di incomprensioni, dispetti (non si può parlare di guerra o battaglia, ci vorrebbe un ardire) e reciproche furberie che rendono ancora più disperato e deprimente il viver nel castello (rudere) mentre il Marconte, con termini arzigogolati e inutili cerca di dare un senso all'intera vicenda, ricordandoci (se mai ce ne fosse bisogno) che anche con il peggior nemico occorre parlare perché è la parola che inganna, non le armi.
Non vi narro il finale, perché il film va visto. Ma se tutto deve tornare al proprio posto, e se esiste un ordine naturale delle cose, così sarà. Amen

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