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sabato 25 gennaio 2025

Abolire il lavoro povero


Lo Stato deve cessare di operare come presidio del corretto funzionamento del mercato e affermarsi come difensore della società del mercato.
L'Italia è l'ottavo paese più ricco al mondo, ma anche il Paese dove un lavoratore su quattro è povero e uno su tre vulnerabile, ovvero condannato alla povertà in caso di evento inaspettato (come una malattia o la nascita di un figlio).
Dopo anni in cui la politica si è mostrata succube  nei confronti dell'economia e ha mortificato i lavoratori e colpevolizzato i poveri, si è tornati a discutere di come riconciliare democrazia e mercato.
Lo si è fatto varando il reddito di cittadinanza, per molti aspetti difettoso ma l'unica forma di incisiva redistribuzione della ricchezza adottata negli ultimi decenni.
Lo si è fatto con la proposta di introdurre minimi salariali stabiliti per legge.
Queste misure, smantellate o avversate dall'attuale maggioranza sono peraltro minimali rispetto a quelle contemplate dal patto di cittadinanza previsto dalla Costituzione: quello per cui il lavoro è un diritto ma anche un dovere, che ha però come contropartita un salario dignitoso, un welfare esteso e la partecipazione dei lavoratori alla definizione dell'indirizzo politico generale.
Il lavoro povero è, perciò, una contraddizione in termini: cambiare è possibile ma soprattutto necessario.

Estratto 1 - Occorre poi un pensiero radicale per sottolineare che il patto di cittadinanza incentrato sul lavoro richiede per la sua attuazione determinate condizioni.
In particolare necessita di pubblici poteri impegnati a difendere la società dal funzionamento del mercato, piuttosto che ad assicurare il funzionamento della concorrenza come invece vorrebbe l'ortodossia neoliberale.

Estratto 2 - Il tutto ovviamente contestato da Karl Marx, secondo cui il diritto al lavoro non era certo nulla di tutto ciò, bensì solo una "formula goffa" capace unicamente di alimentare l'insidiosa illusione di giungere per tale via a "esercitare potere sul capitale".

Estratto 3 - Se infatti i capitali circolano liberamente, l'investitore internazionale diviene la figura a partire dalla quale definire le politiche economiche degli Stati, giacché saranno decise in funzione della necessità di attirarli: punteranno inevitabilmente a precarizzare e svalutare il lavoro e ad abbattere la pressione fiscale sulle imprese.

Estratto 4 - I "successi del passato" avevano però prodotto i problemi del presente: "l'incorporazione di notevoli componenti della popolazione nei ceti medi" aveva "rafforzato le loro aspettative" e determinato un ampliamento della "partecipazione politica", alla base di crescenti "richieste ai governi". 
Di qui un eccesso di egualitarismo, fonte dello stato confusionale in cui versava la democrazia.

Estratto 5 - Del resto l'Europa unita è solita impegnarsi periodicamente a ridurre la povertà e l'esclusione sociale, ponendosi però nel merito obiettivi inesorabilmente destinati a non essere raggiunti, e a confermare così l'ipocrisia che caratterizza i discorsi sulla dimensione sociale. E a farli apparire per quelli che sono: la cortina fumogena sotto la quale occultare la vera essenza della costruzione europea, ovvero il suo costituire un vincolo esterno volto a incalzare e sostenere l'ortodossia neoliberale come fondamento dello stare insieme come società.

Estratto 6 - In una prospettiva keynesiana il welfare conserva alcuni sui caratteri genetici, in particolare perché continua a essere uno strumento volto a produrre pacificazione sociale.

Estratto 7 - il lungo periodo, amava replicare Keynes a chi riteneva l'ordine economico capace prima o poi di ritrovare autonomamente una sua stabilità, interessa poco dal momento che riguarda un tempo in cui "saremo tutti morti".




 

martedì 16 luglio 2024

Comunità Energetiche Rinnovabili


Una CER per essere riconosciuta come tale, deve 1) essere un soggetto giuridico di tipo collettivo, 2) come scopo principale non deve avere lo scopo di lucro, 3) il suo statuto deve avere come obiettivo principale la fornitura di benefici ambientali economici o sociali per la comunità di riferimento e l'oggetto sociale corrispondente a quanto prescritto dalle norme, 4) il suo statuto deve prevedere il diritto di ingresso per tutti coloro che possiedono i requisiti indicati nelle norme, localizzati chiaramente nel perimetro di interesse e far si che le condizioni economiche di ingresso e partecipazione non siano eccessivamente gravose, 5) lo statuto deve prevedere il mantenimento dei diritti di cliente finale e diritto di recesso.

I ruoli che le CER possono svolgere: 1) come soluzione funzionale a fronteggiare il rincaro dei costi; 2) come strumento di contrasto alla povertà energetica; 3) come opportunità per rendere le comunità locali sempre più autonome riguardo al proprio fabbisogno energetico; 4) favorire processi di di inclusione sociale, dando vita a una democrazia dell'energia capace di avviare nuovi percorsi di sviluppo locale nei quali gli attori locali diventano protagonisti.

Comunità di luogo: progetti in cui i proprietari degli impianti coincidono con i cittadini che abitano il territorio in cui tali impianti sono localizzati.
Comunità di interesse: si intendono gruppi di cittadini non necessariamente legati da un'appartenenza territoriale che si uniscono sulla base della condivisione di un interesse ambientale, civico o economico.

Valore della CER?  resta presunto e da dimostrare.
 

sabato 15 giugno 2024

Disabilità e lavoro


In questi ultimi mesi, oltre ai tradizionali ed amatissimi libri, sempre più spesso mi trovo a leggere dispense e documenti di più o meno piccola dimensione. Piccole perle che illustrano progettualità ed idee che girano intorno alla cura del prossimo e degli ultimi in particolare.
Non fa eccezione questo testo "Per un nuovo incontro tra disabilità e lavoro" con cui si illustra un progetto pilota portato avanti con diverse aziende internazionali a proposito dell'inserimento di persone con disabilità nel mondo del lavoro.

Società interessate dal progetto:
1. Decathlon Italia
2. Leroy Merlin
3. Kiabi
4. La Piadineria
5. Tubettificio Perfektup
6. Link Group
7. Bruker Italia
oltre alla Cooperativa Sociale Cascina Biblioteca tramite un progetto ex art. 14 DL 276/2023

I principali bisogni individuati:
1. La figura del Tutor
2. il bisogno di una formazione adeguata
3. Il rapporto coi medici del lavoro
4. il peso dei vertici
5. Le carriere bloccate
6. La necessità di un cambiamento culturale. 

Spesso vissuto come un onere dalle risorse umane. l'inserimento delle persone con disabilità per essere efficace e positivo per l'azienda richiede una consapevolezza oggi poco presente.

Workfare: ci riferiamo in particolare all'accrescimento degli sforzi istituzionali per migliorare l'occupabilità di coloro che hanno bassa contrattualità sociale.

Le azioni progettuali previste:
1. Analisi e consulenza organizzativa
2. Preselezione, selezione e matching
3. Coaching rivolto a tutor aziendali
4. Processi di comunicazione e sensibilizzazione
5. Formazione
6. Sportello di ascolto e consulenza

Interessante progetto ex art. 14 Convenzione con l'inserimento lavorativo di persone con l'invalidità in una cooperativa sociale ex art. 14 del DL 276/2023 acquistando i prodotti come una commessa di lavoro esternalizzata.

Apprendimenti. Una regola Aurea
1. Person first language
2. No a eroismo e pietismo
3. No all'abilismo
4. Kronos e Kairos

Kronos crea un'accelerazione, che in sostanza accorcia la durata della vita: é il tempo che divora tutte le cose. E' il tempo che ci fa dire: "non ho tempo, vorrei ma non posso, lo farò quando..."
Kairos invece è anche detto "il tempo di Dio".
Vivere il Kairos sul posto di lavoro vuol dire trovare delle modalità per rendere l'ambiente meno ostile. Impegnarsi a costruire relazioni che ci facciano sentire tutti meno soli, affrontare la fatica con un sorriso, invece che con rabbia o lamentele.



 

 

domenica 29 dicembre 2019

Manuale del RUP

Non capita spesso di avere tra le mani libri utili, che ben si legano con il variegato ed in continuo cambiamento, mondo del lavoro… del mio lavoro nello specifico. Che richiede tanta pazienza, tanta improvvisazione ed al tempo stesso tenacia nel costruire intorno ad un saldo traliccio, l'articolato utile a realizzare le opere ed al tempo stesso a pararti il sacro culo da giudici, Anac, Corte dei Conti, e chi più ne ha più ne metta. Nel cercare di lavorare bene, nel rispetto delle norme ed al tempo stesso dare un risultato adeguato, occorre scontrarsi con la incredibile burocrazia che in Italia ha fatto danni a profusione senza risolvere in alcun modo i veri problemi: lentezza, mancanza di risultati, corruzione, mancato riconoscimento della professionalità, meritocrazia assente, totale assenza di responsabilità.
Questo io rimprovero a tutti i governi che nel tempo si sono alternati alla guida del Paese. Quel non sapere o non volere risolvere ed anzi fingere di non vedere che il carrozzone pubblico, non va punito ma meglio regolamentato e premiato nelle sue eccellenze. Va reso snello e dotato di strumenti e conoscenze adeguate. Va promossa la formazione continua, resa obbligatoria… dotati di programmi software uguali ovunque e gratuiti, incentivato il confronto con i desiderata dei cittadini, aumentata la trasparenza, reso visibile il risultato… Ci riusciremo mai? Questo libro un poco soccorre il povero funzionario pubblico e questo è certamente un grande merito.

mercoledì 5 aprile 2017

L'Italia dei Sindaci

 
Da Nord a Sud, da Est ad Ovest... Chiusi, Fiuggi, Messina, Airole, Ancona, Reggio Emilia, Ivrea, Bollate, Udine, Maddaloni, Marostica e poi un'intervista a Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'ANCI.
Tutto questo ed altro ancora, contiene il libro scritto e pubblicato nel 2015 da Marco Giacosa e dedicato ai sindaci italiani, alle loro tribolazioni, ai dilemmi quotidiani, al far fronte alla crisi ed ai pochi soldi a disposizione.
E' un chaiers de doléances ove le parti buie sopravanzano quelle brillanti, dove assistiamo a veri atti di eroismo da parte di italiani seri, precisi, impegnati, capaci, che mettono se stessi in gioco per la propria comunità, per il proprio comune, per dimostrare che lo Stato esiste.
Funzionari che non collaborano, programma politico da rispettare, non farsi raccontare bugie da chi tiene i conti, farsi giudicare per le cose fatte, per come le si è fatte e non per quelle dette.
E poi ancora: partiti politici che mettono il becco; in questo bisogna dirlo tutti i colori  le aree di appartenenza sono uguali, pensano solo al loro rendiconto, il Sindaco è vissuto come una necessità per dare visibilità, ma poi o lo si abbandona o lo si ostacola perché è temuto come potenziale competitor e per la sua vicinanza al territorio...
I servizi gratuiti non si possono più dare, bisogna risparmiare su tutto (dicono a Fiuggi), il project financing è fallito, ci si fissa sul cavaliere bianco che viene da fuori ma sei tu e solo tu, quello che deve creare le condizioni.
A Messina cercano di combattere l'ego e l'ignavia, il luogo più sacro della città è il Comune, non la Cattedrale, perché fedeli sono molti ma cittadini tutti e solo la cultura sconfigge la Mafia e il substrato che l'alimenta.
Ad Airole: facciamo tutto noi, anche le corone per il 4 Novebre, recuperate dai funerali, per gli eventi non chiediamo le autorizzazioni, tempo perso, costi e burocrazia. Ci prendiamo i nostri rischi, l'alternativa è non fare nulla. Quando vengono i controlli? Fate quello che dovete!
Altro problema è la Lobby dei software: per fare il bilancio serve il SW ma lo Stato non te lo fornisce e pretende il risultato a costo invariato! Ma non hanno vergogna?
Sulla difficoltà di fare le cose: Troppo dibattito? Ad un certo punto ci può essere un totalitarismo della democrazia...
Ottima lettura, per farsi un'idea dei nostri tempi.
 

mercoledì 31 agosto 2016

Allora era l'oro bianco...

Ci fu un periodo in cui le nostre bellissime montagne vennero trasformate. Oggi, tutti impegnati ad osservare il mondo attraverso luminosi palmari... tutti tesi alla ricerca della realtà virtuale, non ci rendiamo conto delle opere che vennero realizzate anche a quote considerevoli... alle difficoltà logistiche, alla fatica per quei tempi, alla vita grama... ma soprattutto a come mutarono per sempre il volto di vallate alpine generando fantastici laghi, muraglioni enormi, ed infine energia elettrica e lavoro.
Una mostra, visitabile all'Alpe Veglia e che poi verrà spostata a Varzo, ce lo ricorda... Foto d'epoca, disegni e progetti, oggetti da lavoro, Poche cose in effetti, ci si riempie una stanza. Ma da vedere assolutamente per rendersi conto, per quanto possibile di cosa furono quei momenti e delle opere che vennero pensate, progettate e realizzate... Le Alpi furono un autentico Far - West, con villaggi improvvisati, il prete, il medico, il bar e le prostitute. Il tutto in mezzo al nulla e lontani dalle civiltà.
E molto spesso, sotto le acque si celano villaggi abbandonati, persone che vennero allontanate con un tozzo di pane in nome del progresso... Leggende e racconti narrano di campanili che fanno suonare i rintocchi non appena si abbassano i livelli di piena...
Poi vennero i canali di gronda, le centrali idroelettriche simili a cattedrali (veri esempi architettonici, si pensi alle opere del Portaluppi) le linee elettriche, le dinamo e tutto il resto...
Era il progresso. Quel grande mostro inarrestabile ed insaziabile che manda avanti il mondo e la storia tutta. Oggi ci appare normale, naturale, non riusciamo a leggere la trasformazione del suolo. Ed è un bene, forse perché queste opere sono state fatte così bene che non ci turbano... Ma sapere cosa vi è dietro, quanto sacrificio e quali difficoltà tecniche ci aiuta a capire.




giovedì 11 agosto 2016

PA Digitale? Ma per piacere...

Il 12 Agosto doveva essere il giorno del giudizio. La Pubblica Amministrazione passava al digitale.
Strombazzata ai quattro venti, come il giorno epocale, in cui tutti i rapporti con il cittadino sarebbe diventati digitali.
Si vaticinava di firma digitale, posta certificata, atti totalmente trasparenti, pagamenti on - line, basta code, basta file, basta fatica.
Guai seri ai dirigenti che si fossero opposti alla rivoluzione. Certo non il taglio della testa magari no, ma quello dello stipendio senz'altro. La nuova PA, tutto più veloce, più facile, più bello...
Il 12 Agosto "doveva" essere il giorno del cambiamento.
E invece no. Perché qualche buontempone si è accorto che, il 12 di Agosto è il 12 di Agosto!!!
Cioè nel mezzo delle ferie di tutta la Pubblica Amministrazione... oltre che del Governo, della Corte dei Conti, dell'ANAC, dell'ANAS, dei Vigili del Fuoco, delle Province (che però non ci sono più quindi non dobbiamo nominarle... altro cinema) e quindi come si rimedia ?
Ma con una bella proroga! Alla faccia di chi si è fatto un mazzo per essere in regola nei tempi fissati.
E alla faccia della PA che ci fa la solita figura di cioccolato. Ma io dico, quel somaro che ha scritto la legge e quegli altri bovini che lo attorniavano, non hanno un calendario? Non sanno come funzionano le italiche cose? Altri sei mesi, per non fare nulla... e per arrivare a Natale e scoprire che la scadenza è il 25 Dicembre... e checcazzo!!! Mica che in mezzo allo scartamento dei regali, mi devo pure preoccupare di questa menata??? E allora vai con la proroga... A Pasqua magari, o il 25 Aprile... Ma andate a lavorare.... 

martedì 21 giugno 2016

La classe operaia va ancora in paradiso?

 
Mentre su Nòva n. 535 (allegato al Sole 24 Ore di domenica 19/06) troviamo un articolo interessante su "il tavolo della fabbrica digitale", ove l'industria 4.0 viene descritte non come il futura ma come presente, fatta di sensori, big data, intelligenza artificiale, robot e internet delle cose, ecco che sorge spontanea la domanda "ma che è, se esiste ancora, la classe operaia che vive nelle nuove fabbriche"?
Ci viene in soccorso un articolo apparso sul Corriere della Sera del 18/06 "La classe operaia si fa in tre; divisa dalla fabbrica digitale, tanti stranieri nei servizi".
Ed è un interessante studio su chi e come si vive nelle nuove fabbriche, a partire dalla figura del lavoratore manual-cognitivo che la tecnologia odierna richiede. L'articolo - a firma di Dario Vico - prosegue indicando come "si siano sviluppati segmenti del lavoro manuale con caratteristiche in parte nuove dentro settori come la logistica (i facchini) e i servizi alla persona (le badanti) e di conseguenza le classi operaie sono tre" come sostiene il sociologo Antonio Schizzerotto.
 
"Le industrie 4.0 richiedono una forza lavoro cognitiva, molto coinvolta nei processi di controllo/regolazione delle macchine. In termini numerici un 20% della forza lavoro. Figure tenute in palmo di mano dai datori di lavoro perché, oltre ad interagire con sistemi tecnologici complessi, hanno fatto proprio un concetto di responsabilizzazione, tale per cui, quando succede qualcosa, non vanno dal loro capo. ma interrogano il sistema e la soluzione che viene fuori fa scuola."
 
"La seconda classe operaia è quella definita fordista, con un termine abusato. Sono gli operai delle linee di montaggio che sono cambiate moltissimo in questi anni ma continuano comunque ad avere vincoli organizzativi rigidi e di conseguenza predeterminati: gli operatori. Rappresentano il cuore della partecipazione sindacale e come materia di scambio hanno la flessibilità. Pura fatica, star dietro alle macchine ed ai loro tempi". Fuori dalle fabbriche ci viene in mente la cassiera del supermercato.
 
"Resta la terza classe operaia, il proletariato dei servizi che sta fuori dai cancelli ed è destinato a crescere soprattutto per il peso che assume il settore della logistica". 400.000 persone alle dipendenze delle cooperative, al 90% extracomunitari. Ultimo segmento le badanti. 200.000 persone. Una mansione che si apprende in una settimana ed è erogazione di sforzo fisico".
 
Interessante studio, a dimostrare l'evolvere del lavoro, della classe operaia/operaie e dei relativi diritti delle stesse. Non più ancorate al sindacato, al partito, al credo politico... di cosa vive il nuovo operaio? Bella domanda a cui sarebbe interessante dare spiegazioni. Forse non va più in paradiso, ma magari vivere decentemente su questa Terra, mi sembra un esigenza più prosaica.

lunedì 6 ottobre 2014

Minchia che mira!

A Bari ci si dà alla creatività. Il rifacimento di un piazzale diventa occasione per sperimentare l'incredibile italica inventiva. 
Quello che doveva essere un piazzale intorno ad un filare di alberi è diventato un caso nazionale. Manco Le Corbusier avrebbe fatto meglio. Mario Botta? Ma per piacere! Qui il livello è assolutamente superiore.
Spero che Direttore Lavori e Impresa siano portati al largo nel Mediterraneo e abbandonati su di un isola deserta (possibilmente priva di alberi, non si sa mai).

sabato 9 agosto 2014

Passeggiando in Montecatini






600.000 metri quadrati di superficie. Un area immensa. Racchiusa nel verde di un bosco. Un centinaio di edifici. Un ex fabbrica di esplosivi chiusa dal 1972. Occasione ghiotta per immergersi in un misto di Archeologia industriale, Ambiente selvaggio, resti di vita vissuta. Ci sono andato per lavoro e ogni volta ne resto ammaliato.

domenica 15 giugno 2014

A futura memoria


Ecco si scopre che, grazie al Mose a Venezia, tutti hanno rubato. Tutti ad aprir la bocca per la sorpresa!
E dopo aver scoperto che, tutto è frutto di un sistema normativo "eccezionale" che ha permesso di derogare ad ogni norma esistente nel campo dell'affidamento dei lavori, ci risiamo: Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 95 del 24 Aprile 2014 il Decreto Legge n. 83/2014 "Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo  della cultura e il rilancio del turismo". Ecco un altro mostro normativo pronto a dare i suoi frutti.


Partiamo dalla parte più semplice e poi andiamo al cuore dell'indecenza.
Come si rubava a Venezia? Non rispettando alcuna delle leggi (farraginose, mal scritte e inapplicabili sia ben chiaro) che esistono, ma andando in deroga a tutto: scambiando denaro in cambio di velocità e certezza nell'affidamento. Creando cioè quella discrezionalità che fa l'uomo ladro e il funzionario pubblico/il politico il re dei ladri.

Ora, mentre da un lato ci si stupisce, ci si straccia le vesti, si invocano scelte straordinarie (ancora ?, di nuovo ?) dall'altro lato si emana l'ennesima legge derogatoria che crede di porre rimedio al malcostume della nostra povera Penisola e che invece è peggio del male che vuole combattere.

Partiamo dalle cose più semplici:

1) siccome le Soprintendenze non rispettano i termini per dare il proprio parere sui progetti e che occorre fare conferenze di servizio (a cui non partecipano) si decide che dopo 60 giorni dalla istanza valga il silenzio - assenso. 
Risultato: la Soprintendenza continua a non fare il proprio dovere. Io cittadino che ho presentato istanza magari in modalità semplificata devo aspettare 60 giorni in luogo dei 25 previsti e non ottenere nulla, se non la certezza che qualcuno NON HA LAVORATO.

2) La parte semplificata è rinviata all'emissione di un Regolamento. Bene, e quando arriverà? Non è dato a sapere.

Cose più complicate:

Siccome a Pompei o a Caserta la manutenzione ordinaria e straordinaria non esistono. E non sto dicendo che qualcuno si è rubato i soldi o che gli appalti finiscono in mano alla camorra o altro ancora (Dio me ne scampi e liberi da un tale pensiero). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: 

Crolli della casa del Gladiatore, impossibilità all'accesso di aree culturali e archeologiche di immenso valore, tetto della Reggia di Caserta che piscia acqua piovana, mentre si buttano 70.000 euro per piazzare un corno (si udite bene, un corno rosso) davanti alla Reggia perché porta bene salvo poi buttarlo nel cesso.

Chi paga? Chi ha sprecato?


Ma veniamo all'argomento principe del mio post.

Quale rimedio hanno pensato i nostri gagliardi politici per rimediare all'incuria di Pompei e Caserta?
Si legga il decreto legge: derogare, derogare, derogare, derogare, derogare, derogare.
Non ho mai trovato così tante volte l'abuso di tale termine come in questo testo di legge.
E cosa sta dietro la deroga? Lascio a voi immaginare con quale attenzione si affideranno i lavori urgenti, le cose impellenti, le sistemazioni. Come verrà posta la massima attenzione ai prezzi (sic) alla qualità, solidità, serietà delle ditte, alla loro fedina penale, alla sicurezza nei cantieri eccetera eccetera.

Tra un anno, magari due, scoppierà lo scandalo degli appalti di Pompei e Caserta. Qualcuno avrà pagato, qualcuno avrà preso i soldi, la solita cordata di ladri, i soliti favori, le puttane, le auto di lusso, i viaggi, le cene.
E tutti a strapparsi le vesti sino alla volta successiva.
A futura memoria io lo scrivo. Quando questa cosa accadrà, copia di questo post vorrei fossa inviata ai Magistrati di turno, che magari si chiedessero perché in Italia succedono queste cose...







mercoledì 16 gennaio 2013

Solidarietà ai lavoratori Holcim


I lavoratori Holcim (ditta vicino a casa) vedono mettere in discussione il loro posto di lavoro.
La crisi edilizia si fa sentire sulla produzione di cemento e di conseguenza sull'indotto.
Solidarietà a padri di famiglia e persone che come tutti noi menano la carretta tutto il santo giorno.

L'articolo

L'economia sociale in Italia - Rivista