Mentre su Nòva n. 535 (allegato al Sole 24 Ore di domenica 19/06) troviamo un articolo interessante su "il tavolo della fabbrica digitale", ove l'industria 4.0 viene descritte non come il futura ma come presente, fatta di sensori, big data, intelligenza artificiale, robot e internet delle cose, ecco che sorge spontanea la domanda "ma che è, se esiste ancora, la classe operaia che vive nelle nuove fabbriche"?
Ci viene in soccorso un articolo apparso sul Corriere della Sera del 18/06 "La classe operaia si fa in tre; divisa dalla fabbrica digitale, tanti stranieri nei servizi".
Ed è un interessante studio su chi e come si vive nelle nuove fabbriche, a partire dalla figura del lavoratore manual-cognitivo che la tecnologia odierna richiede. L'articolo - a firma di Dario Vico - prosegue indicando come "si siano sviluppati segmenti del lavoro manuale con caratteristiche in parte nuove dentro settori come la logistica (i facchini) e i servizi alla persona (le badanti) e di conseguenza le classi operaie sono tre" come sostiene il sociologo Antonio Schizzerotto.
"Le industrie 4.0 richiedono una forza lavoro cognitiva, molto coinvolta nei processi di controllo/regolazione delle macchine. In termini numerici un 20% della forza lavoro. Figure tenute in palmo di mano dai datori di lavoro perché, oltre ad interagire con sistemi tecnologici complessi, hanno fatto proprio un concetto di responsabilizzazione, tale per cui, quando succede qualcosa, non vanno dal loro capo. ma interrogano il sistema e la soluzione che viene fuori fa scuola."
"La seconda classe operaia è quella definita fordista, con un termine abusato. Sono gli operai delle linee di montaggio che sono cambiate moltissimo in questi anni ma continuano comunque ad avere vincoli organizzativi rigidi e di conseguenza predeterminati: gli operatori. Rappresentano il cuore della partecipazione sindacale e come materia di scambio hanno la flessibilità. Pura fatica, star dietro alle macchine ed ai loro tempi". Fuori dalle fabbriche ci viene in mente la cassiera del supermercato.
"Resta la terza classe operaia, il proletariato dei servizi che sta fuori dai cancelli ed è destinato a crescere soprattutto per il peso che assume il settore della logistica". 400.000 persone alle dipendenze delle cooperative, al 90% extracomunitari. Ultimo segmento le badanti. 200.000 persone. Una mansione che si apprende in una settimana ed è erogazione di sforzo fisico".
Interessante studio, a dimostrare l'evolvere del lavoro, della classe operaia/operaie e dei relativi diritti delle stesse. Non più ancorate al sindacato, al partito, al credo politico... di cosa vive il nuovo operaio? Bella domanda a cui sarebbe interessante dare spiegazioni. Forse non va più in paradiso, ma magari vivere decentemente su questa Terra, mi sembra un esigenza più prosaica.
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