"C'è un legame sotterraneo tra alcuni grandi nomi della cultura mondiale e i paesi baltici dove sono nati e la cui anima li ha accompagnati nella fuga oltre confine.
E' sulle tracce di quest'anima che Jan Brokken attraversa Lettonia, Lituania ed Estonia ricostruendo le vite straordinarie di personaggi celebri e persone comuni, per riscoprire la vitalità di una terra da sempre invasa e contesa, dove la violenza della Storia è stata combattuta con l'arte, la poesia e la musica.
Tra i palazzi Jugendstil di Riga e le mura di Tallin, tra i vicoli ebraici di Vilnius, i castelli di Curlandia e la Konigsberg di Kant, oggi Kalinigrad, rivivono i film di Ejzenstein, che si unì ai bolscevichi contro il padre zarista per ritrovarsi come lui chiuso in un'ossessione di grandezza; le mille vite di Romain Gary, che nella letteratura trovò rifugio dai campi nazisti senza mai riuscire a perdonarsi di essere un sopravvissuto; quella frattura che attraversa tutte le tele di Rothko, strappato dai rossi tramonti della sua Daugavplis; ma anche la Rivoluzione cantata della giovane Loreta contro i carri armati sovietici, o la segreta diaspora dei baroni baltici, tra cui la moglie di Tomasi di Lampedusa, prima psicanalista donna in Italia.
Passato e presente si richiamano come in una sinfonia in cui ogni dettaglio racconta una passione, un'illusione infranta, o una profonda nostalgia.
Viaggio in un cruciale ma dimenticato pezzo d'Europa, Anime Baltiche lascia il segno di un grande romanzo per capire il XX Secolo, perché viaggiare insieme a leggere e ascoltare è la via più breve per arrivare a sé stessi". (Tratto dal risvolto di copertina).
Tutti a loro modo, in grado di darci un idea dell'animo degli abitanti di queste zone: parliamo di Estonia, Lettonia, Lituania.
Terre strappate da una parte all'altra con terribili spargimenti di sangue e massacri che hanno stravolto totalmente intere comunità e popoli.
Forse è per questo che, a fronte di tanto dolore, vi è una concentrazione di cultura, di passione per il bello e per il lieve...
Ogni storia, pur parlando di persone importanti, (Mark Rothko, Hannah Arendt, Romain Gary, Gidon Kremer, Ejzenstejn) narra di umanità e di popolazioni, che di fronte alla tragedia non vollero far venir meno la propria anima, il proprio orgoglio.
Perché come descrive il libro:
"l'orgoglio non ha niente a che vedere con il nazionalismo, lo sciovinismo, o l'arroganza. Essere orgogliosi del proprio Paese significa credere in tutto ciò che lo rende speciale, diverso, unico. Significa avere fiducia nella propria lingua, nella propria cultura, nelle proprie capacità e nella propria originalità. Quest'orgoglio é la sola risposta adeguata alla violenza e all'oppressione".
Ogni pagina ci narra di vicoli, palazzi, spiagge, strade, boschi… ma poi non può fare a meno di popolarle di persone. Molte non ci sono più, ma grazie a questo racconto, possiamo immaginarle nel loro vivere quotidiano. Libro da leggere e da rileggere. Fantastico.
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