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venerdì 17 novembre 2023

La scomparsa dei riti


L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali.
Tuttavia, la struttura inimitabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla bella apparenza, conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante.
Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'esterno, tra il sé e l'altro, i riti oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo, creando una comunità anche senza comunicazione, propria della società rituale.
Han, contrappone la comunicazione senza comunità, quel "baccano" in cui una società sempre più atomizzante, il soggetto si esprime e si produce ritrovandosi a girare a vuoto su sé stesso, privo di un mondo di reali interazioni.
Per infrangere questo corto circuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica potenzialmente in grado di liberare la società dal senso di una vera connessione con l'altro e rincantando il mondo.

Libretto da centellinare. Contiene passaggi che aiutano a capire la società odierna e il suo evidente declino, cosa abbiamo perso e cosa ancora possiamo recuperare. 

I riti sono azioni simboliche. Tramandano e rappresentano quei valori e quegli ordinamenti che sorreggono una comunità.
Creano una comunità senza comunicazione, mentre oggi domina una comunicazione senza comunità.
A costituire i riti è la percezione simbolica. Il simbolo (dal greco Symbolon) indica originariamente il segno di riconoscimento tra ospiti (tessera hospitalis). L'ospite spezza a metà una tavoletta d'argilla e ne dà un pezzo all'altra persona in segno di ospitalità. In tal modo il simbolo serve per il riconoscimento.

Le cose sono il punto fermo, stabilizzante della vita. I riti hanno la medesima funzione: stabilizzano la vita per mezzo della propria medesimezza (Selbigkeit), della loro ripetizione (Wiederholung).
La ripetizione come riconoscimento é quindi una forma compattante; il passato e il futuro vengono compattati in un presente vivo.

Nell'era postindustriale il baccano delle macchine cede il passo al baccano della comunicazione. Più informazioni, più comunicazione promettono più produzione, così la coazione a produrre si esprime come coazione a comunicare.

La cerimonia protegge come una casa: rende il sentimento abitabile, Un esempio é il lutto. La cerimonia funebre si stende come una vernice protettiva sulla pelle e isola dalle tremende bruciature del lutto dinanzi alla morte di una persona amata.

La religione cristiana é spiccatamente narrativa. Festività come la Pasqua, la Pentecoste e il Natale sono vertici narrativi all'interno di un racconto più ampio che offre senso e orientamento.

La poesia è l'insurrezione del linguaggio contro le sue stesse leggi.

Lo spirito arguto non è un'affermazione che si lascia ridurre a un significato univoco. E' un lusso quindi lussa, devia, recede dall'affare della produzione di senso.

Bisogna prendere le distanze dall'idea comune che il potere sia sottomissione, qualcosa di negativo o crudele. Il potere non è solo repressivo, ma anche seduttivo, erotico.
E' la reciprocità a caratterizzare il gioco col potere. Così Foucault interpreta il potere da una prospettiva di economia del piacere. "Il potere non è il male. il potere significa giochi strategici. Sappiamo bene che il potere non è il male".


 

venerdì 30 giugno 2023

A Varzo... due passi al pomeriggio


il Martedì lavoro. il pomeriggio però, schiacciato da un'afa che opprime, decido di fare due passi per Varzo.. Vartium per i latini, il piccolo paese che mi ospita. Il caldo rende tutto più lento, ma la lentezza ha i suoi pregi... è così che ammiro i piccoli dettagli che compongono l'insieme. Gli abitanti soccombono (vedi sotto)... e dopo un po' anche io torno sui miei passi... 


 

giovedì 9 febbraio 2023

San Gaudenzio


Varcata la soglia di un edificio come questo, non si può che restare a bocca aperta, per la potenza delle immagini proposte. E ancor di più al pensiero di che cosa doveva essere, in mezzo a queste montagne, per un pellegrino del passato, giungere in un luogo simile. 
Il simbolismo, la potenza espressiva, le dimensioni, la stessa fisica plasticità degli oggetti rappresentati, era in grado far vivere una esperienza simile a quella che oggi, la realtà virtuale, ci promette di ottenere.
L'iconografia dei santi, degli episodi della vita di Cristo, delle vicende narrate dalla notte dei tempi (si vada ad ammirare la rappresentazione del peccato originale) ci ammaliano, ci chiamano e ci obbligano a riflettere. Una potenza difficile da dominare, a cui controbattere.. una potenza assoluta.





 

giovedì 10 novembre 2022

Clusone

Per una serie di altri motivi giungo a Clusone. Ci ero stato tanti anni or sono senza goderne affatto, complice il gran freddo e gli impegni. Questa volta riesco a guardarmi in giro, scoprendo una cittadina colma di storia, arte e vita. Una piacevole giornata, come ne capitano di rado.
























 

martedì 2 agosto 2022

Saigoku- il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi


Sulle orme di Kobo - Daishi, l'eterno viandante e fondatore del buddismo Shingon, Nooteboom affronta insieme alla fotografa Simone Sassen uno dei più antichi, faticosi e importanti pellegrinaggi del Giappone, quello di Saigoku.
Trentatré templi, alcuni nell'area di Kyoto, altri sperduti su montagne impervie, uno su una piccola isola, ciascuno dedicato a una diversa manifestazione di Kannon il Boshisattva della misericordia, che può avere undici teste, mille braccia o sembianze di cavallo.
Con il cammino a dare forma e ritmo ai propri pensieri, accompagnato dalle pagine della "Storia di Genji" di Murasaki Shiukibu, il primo romanzo della storia, che ritrae la raffinatezza estrema cui giunse la corte imperiale nel periodo Heian (794-1185) Nooteboom si muove tra paesaggi e architetture nell'incanto anacronistico di un Giappone rimasto immutato nei secoli e fatto di silenzio, leggende e riti millenari, ripercorrendo il lungo viaggio della dottrina buddista dall'India attraverso un intero continente, di lingua in lingua, da una cultura all'altra per raggiungere il Sol Levante.
E in un racconto che procede per immagini e richiami poetici, esplora l'armonica fusione di buddhismo e Shintoismo, spirito e natura, fede e superstizione che identifica il pantheon nipponico ricordando molte pratiche del cattolicesimo popolare.
Ma soprattutto si immerge nella pace ultraterrena che avvolge i templi offrendo rifugio agli abitanti delle caotiche metropoli odierne, nella contemplazione di tutti quegli imperscrutabili volti di pietra, oro e ottone che si librano sopra ogni cosa, immuni al dolore del mondo, circondati da giardini di roccia, e piante stilizzate che sembrano custodire il segreto del tempo.


Ogni tanto compro un libro. E' più forte di me. Una specie di raptus fa venir meno i miei buoni propositi e mi ritrovo l'oggetto dei desideri tra le mani, mi avvicino alla cassa, un filo di bava mi scende dal labbro...  un moto pavloviano mi tetanizza... la mano corre al portafogli... la vista si annebbia... un breve e sottile piacere mi avvolge... ed eccomi fuori dal negozio con in mano il feticcio... spesso, molto spesso, la lettura non mi consegna quanto mi aspettavo... scopro così (a quasi 60 anni... proprio vero che non imparo mai) che vi è più piacere nel possesso che nel consumo... dicevo quindi, la lettura si dimostra inferiore alle aspettative... anche in questo caso... solo qualche boccone qua e là riescono a risvegliare un interesse altrimenti sopito... piccole tracce che danno speranza... ma presto il racconto si perde... l'interesse sfuma... peccato. sarebbe potuta andare diversamente... a guardarlo sembra il racconto di un incontro con un essere umano...  macché!
 

venerdì 1 luglio 2022

Mishima o la visione del vuoto


"Se mai un uomo portò in sé i germi del suo tragico destino questi fu Yukio Mishima.
Si tolse la vita a 45 anni, il giorno in cui finì l'ultimo romanzo della tetralogia "il mare della fertilità", capolavoro e testamento di un'opera letteraria vasta, policroma, spesso sconvolgente, che gli aveva meritato una fama mondiale.
Mishima si diede una morte terribile, che punto per punto eseguiva il Seppuku, il suicidio rituale della tradizione.
Ma morte appagante: tramite essa i "quattro fiumi" della sua esistenza - la scrittura, il teatro, il corpo, l'azione - rifluivano insieme in quel "vuoto metafisico" che da sempre lo attraeva.
All'atto supremo del suicidio si riferisce Marguerite Yourcenar per rivelare il senso dell'avventura umana di Mishima.
E come la sua creazione letteraria le appare tutta votata alla morte così quella morte volontaria le appare l'ultima delle sue opere, l'atto che soddisfava la sua ansia crudele di assomigliare ad esse annullandovisi, l'estremo e paradossale tentativo di unire arte e vita.
In queste pagine, una grande scrittrice d'Occidente smonta i meccanismi della psicologia di un grande scrittore d'Oriente, illuminandone le ambizioni, i trionfi, le debolezze, i disastri interiori e infine il disperato coraggio".

 Breve ma bellissimo saggio scritto dalla Yourcenar, lascia senza parole e si cala nel personaggio sino all'estrema ratio. 

domenica 22 maggio 2022

Piccolo trattato di consolazione


 Essere un rabbino significa vivere con la morte: quella degli altri, ma anche la propria.
Significa però soprattutto trasmettere la morte come lezione di vita per tutti quelli che restano: "così mi trovo al fianco di donne e uomini che in momenti cruciali della loro vita hanno bisogno di narrazioni". 
Il tessuto di questo libro di consolazione intreccia strettamente tre fili: il racconto, l'esegesi e la confessione.
La narrazione di una vita interrotta, il modo di dare senso a una morte attraverso i testi della tradizione e l'evocazione di una ferita intima o la rammemorazione di un episodio autobiografico di cui ha risvegliato il ricordo seppellito da qualche parte.
I testi sacri aprono un varco tra i vivi e i morti... "il ruolo del narratore è quello di stare sulla soglia, per garantire che resti aperta".
E permettere così a ciascuno di fare la pace con i propri fantasmi.


Sarà che questo testo è capitato in un momento davvero brutto (la perdita improvvisa di un caro amico) ma mi ci sono affezionato. Mi ha dato molti spunti di riflessione e l'ho fatto mio.
Anche se la religione che lo guida è quella ebraica, ed anzi, forse proprio per quello, ne ho tratto giovamento. Ora si tratta di fare lezione delle belle e profonde frasi contenute... di combattere ad armi pari con la morte, e di vivere, vivere il più profondamente possibile.

sabato 21 agosto 2021

Hagakure


Il libro segreto non del culto della morte, ma della leggerezza del vivere e della bellezza del vivere con onore. Aneddoti, consigli, ricordi, storie, aforismi che per secoli hanno formato l'anima, e affilato la spada dei samurai.
Non è la prima volta che in Occidente si sente parlare della Hagakure, il "codice", o la "via" del samurai, il guerriero giapponese legato da un patto indissolubile di obbedienza al suo signore feudale.
Circolava almeno la versione di Yukio Mishima, lo scrittore che si uccise secondo il rituale samurai.
Si parla sempre di "versioni" della Hagakure, perché i diversi testi in circolazione sono sintesi degli undici volumi originali nei quali l'allievo Tsuramoto Tashiro raccolse l'insegnamento di Yamamoto Tsunetomo, il guerriero divenuto monaco, che aveva deciso di divulgare il codice segreto dei samurai.
Si tratta di un atto esemplare di trasgressione, perché Tsunetomo in punto di morte ordinò che tutto venisse bruciato, e l'allievo disobbedì salvando quello che sarebbe diventato uno dei fondamenti culturali del Giappone moderno.
Attraverso la Hagakure l'etica del Samurai passò infatti dalla casta guerriera all'intera società.
I brani qui tradotti, che costituiscono la migliore e più accessibile tra le varie sintesi moderne, permettono di capire come, dietro l'apparente e paradossale culto della morte, ci siano anche una invidiabile fermezza morale e una "morte dell'io" non priva di possibile compassione.
Carlo Lucarelli, nella presentazione, ci svela poi che l'etica samurai ha molto a che fare con il gusto tutto contemporaneo per il noir.



 

sabato 17 luglio 2021

La mente del Samurai


L'etica del Samurai, il Bushido, o Via del Guerriero, è caratterizzata da un misto di onore, calma, coraggio, pensiero strategico e azione decisa.
Un codice morale che Thomas Cleary ci presenta in questa antologia che raccoglie testi di vari guerrieri, studiosi, insegnanti e consiglieri politici dal XV al XIX secolo: un'ampia panoramica sulla vita e la filosofia dei Samurai, i loro modelli etici, l'addestramento militare e spirituale, la profonda influenza delle tradizioni shintoiste, buddiste e confuciane nella creazione dei loro ideali.
Ma anche una raccolta di testi particolarmente profondi su diversa materie, dalla strategia per ottenere i propri obiettivi, allo sviluppo della personalità, dalla disciplina di vita alla crescita interiore.

Lontanissimo da noi è il mondo dei Samurai... ma è attraverso di essi che riusciamo a penetrare una società chiusa come quella giapponese, capirne le dinamiche e far luce su aspetti esteriori a noi ignoti. A questo si aggiunge un mondo filosofico che approccio ai difetti umani in modo tanto diverso dal nostro ma che deve affrontare mali e rimediare a limiti che sono in tutto e per tutto uguali ai nostri... notevole.

 

mercoledì 7 luglio 2021

Laicità


I nemici della laicità sono gli stessi avversari della libertà di credenza, di conoscenza, di critica e autocritica.
Dunque i dogmatici e fondamentalisti, in qualunque ambito essi agiscano: religioso, politico, sociale, scientifico.
Ma quanti fra coloro che fanno professione verbale di laicità sanno rispondere in maniera compiuta intorno al significato della loro laicità e quanti sono disposti ad agire di conseguenza?
Questo manifesto collettivo ci spiega come ritrovare le ragioni della laicità nella società contemporanea, in un viaggio attraverso i territori intellettuali e politici dove si gioca la sfida fra dogmatismo e libertà di coscienza.

Stava tra gli scaffali dal 2006, anno dell'acquisto... lo leggo? quando lo leggo? certi libri sono come certe scelte che si fanno nella vita... aspettano pazienti, ci inciampiamo dentro più volte, ma poi arrivano e qualcosa hanno sempre da dire... magari sono superati, magari attualissimi... a volte divengono classici (nel senso che non smettono mai di dire qualcosa), scopro così un testo incredibilmente coerente - salterei la parte sui mass media, ora superato dai nuovi mezzi di comunicazione - alle vicende attuali... si pensi alla stucchevole discussione sulla proposta di legge ZAN, contro l'omofobia ed altre forme di discriminazione... in un Paese normale forse nemmeno servirebbe... qui siamo alle comiche...dei leghisti e di quel vergognoso loro capo, di Renzi - altro personaggio senz'anima - e peggio ancora della Chiesa e dei fascio-clericali fiancheggiatori più realisti del Re.

Ma intanto cos'é Laicità? (pag. 50,51) Laicità vuol dire accettare come moralmente e legalmente giustificati atteggiamenti o comportamenti che appaiono soggettivamente sgradevoli. Laicità è ammettere una ragionevole disimmetria tra l'etica pubblica e singole moralità private.
Laicità è saper pensare e parlare con competenza di "umano" e "natura" senza impropri supporti religiosi o teologici, ma nel contempo senza negare o rinuncia ad esprimersi su questioni teologiche, 
E perché allora nella società odierna è sorto il problema di difendersi da ingerenze esterne? 
Si legga al riguardo la tesi di Ernst - Wolfgang Bockenforde: "La crisi della democrazia liberale, esige che essa riconosca il suo deficit strutturale di valori. E in questo senso la Chiesa fa la sua offerta di ethos che, mediata dalla sua dottrina, diventa senz'altro indispensabile - presupposto normativo - per il buon funzionamento della società democratica, per la sua riuscita integrazione. La Chiesa garantisce l'ethos condiviso che mancherebbe alla società radicalmente secolarizzata e intimamente lacerata dal relativismo (pag. 53)... ma questo assunto, in alcuni casi - vedi pag. 67 Hans Kelsen - porta a dire che "verità religiosa e vita civile democratica sono incompatibili" e sino a farci affermare che al contrario - pag. 90 - "la dittatura nega le soggettività, nega il contraddittorio, nega l'idea stessa di rapporto giuridico, nega, perché oscura, il processo".
Occorre quindi guardare alla cose del Mondo per "come sono e non per come dovrebbero essere",,, come suggerisce Machiavelli. o "libertà di fare pubblico uso della propria ragione" (Kant).ricordando che la dinamica della storia, poiché è decisa dall'uomo ricade nelle seguenti motivazioni; Vantaggio, Ambizione, Guadagno, Paura.
Resta tra noi, inoltre, la sopravvivenza del magico (pag. 165) "il passato non muore mai completamente per l'uomo. L'uomo può dimenticarlo ma egli lo conserva sempre entro di sé... l'uomo non si libera facilmente delle opinioni che una volta hanno preso dominio su di lui, queste credenze poterono durare, benché fossero ormai in contraddizione con le nuove, mantenendo vecchie cerimonie di cui non si riusciva fare a meno ma di cui non si capiva nemmeno più il senso".
Ricordiamo infine che la crisi della famiglia tradizionale è una derivata della rivoluzione industriale che (pag, 169) ha trasformato la famiglia facendole perdere quella che nella tradizione era una delle sue funzioni più specifiche: la produzione di beni (che oggi viene svolta per lo più fuori dall'ambito domestico) il passaggio dalla produzione al consumo ha comportato il declino del "bene della famiglia" e dei "diritti della famiglia" con l'affermazione del "bene degli individui della famiglia" e dei "diritti dei membri della famiglia".
Esiste una regola comune? Forse si, (pag. 235) con Cromwell - 1650 - esiste una regola sempre applicabile, in base alla quale si deve attribuire a priori una probabilità positiva, magari molto piccola, ma comunque diversa da zero, anche all'ipotesi empirica più bizzarra, perciò non credete a nulla in modo assoluto e lasciate sempre un margine di dubbio, concludendo con la celebre frase di Thomas Jefferson - terzo presidente degli Stati Uniti - il quale affermava che "é solo l'errore che ha bisogno del sostegno dell'autorità politica, La verità può reggersi da sola". Buona lettura.




 

giovedì 14 marzo 2019

Materialismo e origine della religione nel '700

Tentativi di una spiegazione materialistica dell'origine della religione: questo propriamente l'argomento della presente antologia.
Spiegazione materialistica, perché riconduceva il fenomeno religioso alle condizioni materiali di vita degli uomini, ne faceva una proiezione dei loro bisogni e delle loro paure.
Tale spiegazione era proposta in alternativa non solo, ovviamente, alla teoria di una rivelazione primitiva, o di un idea della divinità impressa originariamente da Dio nella mente di tutti gli uomini, ma anche all'altra spiegazione ateistica dell'origine della religione che negando al fenomeno religioso qualsiasi carattere di spontaneità, lo faceva derivare da un artificio politico.
Era stato Hobbes, in epoca moderna, a reintrodurre per primo, in forma compiuta questa teoria già formulata nella antichità classica da Stazio, Petronio e soprattutto da Lucrezio.
Hobbes insisteva appunto sull'ansietà e la paura dell'uomo che non sa darsi ragione degli eventi ed è da ciò indotto a fingersi poteri invisibili.
Considerazioni identiche erano riprese da Spinoza che, nella prefazione al "Trattato teologico - politico", esplicitamente opponeva quest'idea a quanti opinavano che la superstizione nasca dal fatto che tutti i mortali hanno della divinità una confusa nozione.
La stessa spiegazione sarà a più riprese riformulata lungo tutto il corso del '700: e con Hume, e soprattutto con D'Holbach, si cercherà di approfondire i motivi di quelle paure, ricostruendo la situazione dell'uomo primitivo immesso in una natura ostile le cui forze egli non riesce a comprendere e a dominare.
Alla presentazione degli Autori, si è premessa un'analisi sommaria delle posizioni deistiche: queste ultime rappresentano un tentativo di critica alle religioni positive - e fondamentalmente al Cristianesimo - da un punto di vista laico, o perlomeno non cristiano, e non ateo: come tali furono attaccate per un verso dai difensori del Cristianesimo, che per lo più viero in esse un ipotesi senz'altro ateistica. (tratto dal libro).
 

Come recita il libro, tentativi (tutt'altro che maldestri) di ricondurre la religione, e con essa Dio, nel novero delle manifestazioni umane: paura, superstizione, ignoranza, poca dimestichezza con la natura e con la scienza… utilizzando basi e ragionamenti scientifici.
Non si può negare che molti degli spunti sono degni di nota e di acuta riflessione. Resta il fatto che, di fronte alla superstizione (la magia, come la chiama qualcuno) è difficile opporre qualsivoglia ragionamento, anche se basato sul buon senso.
La religione, in quanto manifestazione tutta umana, deve necessariamente la sua origine al rapporto tra l'uomo e l'ambiente che lo circonda ed al tentativo di dare spiegazioni al misconosciuto sin tanto che la scienza e il crescere della conoscenza del mondo non ne hanno sminuita l'importanza… volgendo così all'introspezione l'essere umano. Interessante ed impegnativo.

giovedì 7 marzo 2019

Etica Protestante e Capitalismo

Un'opera fondamentale per comprendere la società moderna, le sue radici culturali, il suo destino.
Oggetto di continue contestazioni ma puntualmente riproposto, criticato decine di volte ma sempre risorto dalle sue ceneri, questo libro ha cambiato radicalmente il corso delle scienze umane nel Novecento.
All'inizio del testo Weber pone una domanda, che inevitabilmente la civiltà europea moderna dovrà farsi: quali circostanze hanno fatto si che proprio sul terreno dell'Occidente, e soltanto lì, comparissero fenomeni di civiltà che, almeno secondo l'opinione tra noi diffusa, avevano validità universale?
La risposta di Weber rappresentò una grande intuizione e segnò l'inizio di un nuovo modo di guardare al rapporto tra economia e cultura, e di conseguenza di un diverso modo di guardare ai sistemi di potere, non più fondati sul dominio ma sull'egemonia.
Il testo dei due saggi che compongono "L'etica protestante e Lo spirito del capitalismo" dischiude scenari sul presente e sul futuro ai lettori contemporanei. (tratto dal libro).
 

La prima considerazione da farsi mentre stiamo leggendo questo testo è che, cerchiamo qualcosa e troviamo tutt'altro, o meglio cerchiamo qualcosa e troviamo anche qualcos'altro.
Religione, fede, società, capitalismo ed economia, ma poi oltre, superstizione, mercato, umori popolari, credenze, società alta e società bassa, tutto si mescola, si amalgama, si trasforma sotto i nostri occhi attoniti… in questo saggio colto, ansioso di esporre ma non di convincere, summa di studi e di pensieri… Se esiste davvero un motivo per cui la società cambiano, cambia il loro produrre ed il loro divenire, Weber lo coglie, lo vede, lo cattura e descrive.
Dalla trasformazione della società medievale al sorgere della borghesia, dalla sopravvivenza della nobiltà e della faticosa ricerca di un ruolo legittimato dalle nuove (allora ovvio) religioni, dal faticoso contorcersi della fede (qualsiasi essa sia) alla ricerca di un motivo di esistenza di fronte ad una società che cambia ed al tempo stesso di fronte ad una società che ricerca nella/nelle fede/fedi uno stimolo che evidentemente leggi, editti e tradizioni non riuscivano a dare.
Un grande lettore del mondo Max Weber. Capace di incantarci per pagine intere… quasi un romanzo giallo in cui vogliamo sapere come andrà a finire… in cui finiamo per cogliere, leggere, ed interpretare i segni della società odierna, che non vedevamo sino a questa lettura.

sabato 6 ottobre 2018

Affreschi della Chiesa San Giorgio

Appassionato di arte, di storia, della mia terra, di religione… in passato avevo indagato la Chiesa di San Giorgio a Varzo, qui e qui oramai oltre vent'anni or sono… a distanza di tempo, le cose cambiano e in particolare gli affreschi illustrati in questo post sono stati oggetto di un bellissimo restauro che li ha riportati alla loro condizione originale. Approfittando di una visita, ed avutone notizia, faccio un giro per ammirarli. Ve li rappresento.
 

 
 

martedì 10 aprile 2018

Thor Ragnarok

Ci fu un tempo in cui, uomini e dei, vivevano insieme di comune accordo. Fu Prometeo, che a Mekone, ingannò Zeus e lo fece allontanare dal convitto cui si stava pasteggiando. E fu sempre lui, ancora con l'inganno, a rubare il fuoco, negato da Zeus, dandolo agli uomini, perché avessero la metallurgia e quindi le armi per combattere l'impari battaglia contro gli dei.
L'avvento dei monoteismi tolse questo sia pur labile legame, al punto che, Dio (in ogni declinazione possibile), rimasto solo, si inventò il peccato originale (una piccola scusa che ci incatena da allora) per poter inviare proprio figlio, o il proprio profeta, o chiunque altro - in fondo sempre lui sotto mentite spoglie - e riallacciare quel dialogo mai sopito, ma che languiva.
Perché, se è pur vero che Dio, non è mai sazio di preghiere, soffre al quanto del suo essere muto e di tanto in tanto prova ad annunciarsi.
Mutatis mutandis, (non se ne abbiano i benpensanti e le beghine, niente di sconcio e niente di blasfemo) anche il cinema si è adeguato... finiti i tempi dei "sandaloni", anche Hollywood si adeguata all'imperante venir meno della fede, ed alla contestuale ricerca di un Dio amichevole, di cui sorridere, e magari, saltando a piè pari gli attuali interpreti (poco apprezzati, per tutte le nefandezze fatte in loro nome) tornando ai primi e multipli dei... e quali, meglio delle saghe nordiche, potevano essere gli interlocutori? Riecco quindi apparire Odino e la sua indisciplinata famiglia, con muscolosi gradassi Thor ovvio, Loki re degli inganni (un poco Prometeo se ci pensate), oltre al contorno di dei, mostri, semiumani, folli di ogni genere, il tutto condito da tanto umorismo.
Come non ridere del nome "Zio del Tuono" affibbiato a Thor o a quello di Kiwi rifilato a Loki? Come non sbellicarsi, di fronte a Jeff Goldblum nel ruolo di un effeminato "Grande Maestro", al Doctor Strange, o ancora di più alla mitica interpretazione di Matt Damon che scimmiotta in forma teatrale una parodia della finta realtà? Fateci caso, questa, come altre operazioni, hanno un solo obbiettivo, quello di sdoganare un mondo a noi lontano, ma in qualche modo depositario della nostra cultura - si legga al riguardo James Frazer e il suo "il ramo d'oro", per capirci qualcosa... ed al tempo stesso demolirlo.
Il tutto in una sorta di blob, autoalimentatosi con l'assoluta presa in giro di ogni cosa. Così che, se è pur vero che se Dio ritorna umano, lo si può meglio comprendere; prendendolo sonoramente per il culo, non solo lo si svilisce, offendendo chi crede, ma si cancellano le origini del nostro essere. E badate bene, non si tratta di magia nera, di superstizione, di ignoranza... perché l'alternativa non è una società intelligente e capace, affrancata dal passato oscuro, ma peggio, un mondo privo di valori, preda di fake news (meglio chiamarle Old lies) e popolata da persone senza scrupoli pronte ad usarle.
Ed allora ridiamo pure dello "Zio del Tuono" e dei suoi partner, senza dimenticare però la realtà e quanto di divino, di tanto in tanto avremmo realmente bisogno.

giovedì 14 dicembre 2017

il giorno in cui fu ucciso il leader

Tragico e lieve: Una storia come tante, mentre intorno ogni certezza crolla. Difficoltà quotidiane (amore, lavoro, casa, futuro) e storiche si confrontano e obbligano ogni singolo personaggio a riflettere nel profondo cercando risposte ai propri interrogativi.


"In questo breve romanzo mozzafiato, pubblicato originalmente in arabo nel 1985, l'autore pone ancora una volta l'accento sul paradigma generazionale già collaudato nella Trilogia del Cairo.
Stavolta Mahfuz traccia il profilo di una famiglia della classe media cairota durante i primi anni Ottanta, sotto la presidenza di Sadat.
In Egitto quella fu un'era di transizione, un periodo di crisi profonda in cui gente normale di ogni tipo e provenienza veniva spinta verso il cosiddetto "Abisso dell'Infitah".
In questa folle corsa tutto era sovrastato  da un senso di "fine", una sensazione di panico, mentre persone innocenti assistevano impotenti alla rapida disintegrazione del loro mondo.
Un intero stile di vita con le sue tradizioni antichissime e i suoi valori tramandati di generazione in generazione si stava semplicemente sgretolando, aprendo la strada a un nuovo materialismo spietato nel "regno dei corrotti", dove solo i più forti potevano sopravvivere.
Il romanzo raggiunge il suo apice con l'assassinio del presidente Sadat, il 6 ottobre 1981, evento intorno al quale è sapientemente tessuta la trama narrativa".
 

L'economia sociale in Italia - Rivista