domenica 26 gennaio 2020

Plutarco - Consigli Politici

Oltre che delle celeberrime VITE PARALLELE, Plutarco è autore di oltre ottanta scritti che, accanto a temi filosofico - etici, toccano ogni aspetto del sapere antico, raccolti sotto il titolo complessivo di Moralia.
Da questo corpus è stata selezionata un'antologia di scritti politici.
Plutarco non da consigli su come conquistare il governo, ma su come gestirlo nell'interesse esclusivo della collettività.
E in quest'ottica ciò che appare prioritario è la formazione culturale e morale dell'Uomo di Stato, che dev'essere politicamente esperto, tecnicamente preparato ad assolvere i propri compiti e soprattutto di altissima integrità: perché non é possibile che chi è ignorante insegni, che chi non è equilibrato possa dare equilibrio, né governare chi non ha in sé governo.
L'impegno politico - cittadino di Plutarco rappresenta bene la coscienza di sé, e dei propri limiti sul piano politico, dei gruppi dirigenti delle città del mondo greco dominato ormai stabilmente da Roma ed aspiranti ad un condominio (per lo meno intellettuale) del grande "Orbe Romano". (dal risvolto del libro)
 
 
Non è la conquista del governo che Plutarco insegna, ma il suo mantenimento, salvo poi ricordarci che l'assenza di doti essenziali al governo stesso ci mette senza dubbio nelle condizioni di correre rischi che, di questi tempi possono essere il dileggio, una volta passavano dal linciaggio.
Fatte le dovute precisazioni e raffronti, il testo è di un'attualità incredibile.
Alcune massime da ricordare: "Del resto il metter mano subito a formare il carattere del popolo e correggerne la natura, non è cosa facile né sicura, ma richiede molto tempo e grande autorevolezza".
perché "la moltitudine non è ben maneggevole né facile ad attaccarsi a una presa di salvezza da parte di chi capita, ma ci si deve accontentare se accetta la guida di qualcuno senza esserne spaventata, come una fiera sospettosa e scaltra, né alla vista né alla voce" ricordando che "é il carattere, non la parola, a convincere in chi parla" soprattutto se non si è grandi oratori, così da non ritrovarsi come Aristofonte nel dire: "l'attore dei miei avversari è migliore ma il mio dramma è più bello".
E se pensiamo che ai tempi di Plutarco, Demostene si difese dalle accuse di aver intascato una tangente, affermando che aveva accettato denaro non per sé ma per il suo partito… (non vi ricorda nulla?) voi capite come, pur cambiando gli attori la sostanza dell'essere umano non cambia in alcun modo.
Ricordando che "Nulla rende l'uomo docile e sollecito nei confronti dell'uomo se non la fiducia nella sua benevolenza e la fama della sua dirittura morale e del suo senso della giustizia. E io penso che anche le api si troverebbero in migliore condizione se accogliessero volentieri e si lasciassero avvicinare da coloro che le nutrono e le curano, piuttosto che pungerli e avventarsi contro di loro. Ora invece gli uomini le castigano col fumo, e governano, dopo averli costretti con morsi e collari, i cavalli violenti e i cani ribelli".


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