giovedì 23 settembre 2021

La psicologia del giocatore di scacchi


 "Mi piace vederli dibattersi" così confessò a proposito dei suoi avversari Bobby Fischer, prima di strappare a Spassky, nel 1972, il titolo di campione mondiale di scacchi.
Al di là delle spiegazioni più immediate (denaro e fama), questo libro ricerca le motivazioni segrete che hanno indotto uomini dai talenti più diversi a dedicare al gioco uno smisurato spazio mentale e pratico.
L'autore non offre soltanto una psicoanalisi degli scacchi, ma ripercorre la vita dei campioni del mondo e i loro conflitti; da Morphy che si ritirò dal gioco all'età di ventidue anni per soccombere poi gradualmente a una nevrosi, a Steinitz, che in stati allucinatori giocava con Dio, concedendogli il vantaggio di un pedone e della prima mossa, da Alechin, "il sadico del mondo scacchistico", a Fischer, un genio dalle reazioni spesso incomprensibili.
Il gioco degli scacchi, che incanala e nello stesso tempo esaspera, una aggressività implacabile, appare infatti destinato a sviluppare fantasie di onnipotenza.
Non mancano però, nel libro di Fine, anche gli "anti-eroi", che cercano di resistervi: né stupisce la difficoltà della loro lotta, ove si pensi che la loro teoria del gioco coinvolge anche l'ideologia, tanto che si è parlato di Stile capitalistico e di Scuola Sovietica, di stile individualistico e di paura del deviazionismo.
L'americano Reuben Fine (1914-1993) che é stato tra i massimi scacchisti intorno agli anni Quaranta e ha scritto libri fondamentali sulla teoria del gioco, esercitò per decenni l'attività di psicoanalista e in tale veste incontrò Fischer adolescente, come racconta in queste pagine. (tratto dal libro)

Essendo io, quello che gli inglesi definiscono un woodpusher (uno spingi legno) intendendo un dilettante della materia, mi limito a leggere e cercare di immaginare la vita di una persona completamente assorbita dal gioco degli scacchi...un gioco in cui è fondamentale la cattura dei pezzi dell'avversario, ma a differenza degli altri giochi un giocatore può catturare tutti i pezzi dell'avversario e tuttavia perdere...un gioco mentale e psicologico, in cui il pensiero sostituisce l'azione...
Negli scacchi quattro aspetti sembrano predominanti: la memoria, la visualizzazione, l'organizzazione e l'immaginazione... un gioco valutabile solo a posteriori, se è vero che... tra gli scacchisti c'é un modo di dire: quando una mossa è poco chiara, si aspetta la fine della partita, se vinci è stato un sacrificio, se perdi è stato uno svarione...

Nonostante le migliaia di testi sull'argomento, sulle aperture, il mediogioco, le finali... c'é ancora spazio per la fantasia, per i campioni, i geni, la fantasia.. e questo, scusatemi... non è davvero poca cosa.



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