Narrare un escursione, nel piccolo spazio di un post, non è cosa facile. Le foto da scegliere tra le tante scattate, le emozioni da far emergere dal racconto, le tante cose da dire e quelle viste che non riuscirò a descrivere... Anche questa volta, il giorno dopo la scarpinata che ci ha portato (me e Max) sul Pizzo Montalto, in alta Val Antrona, radunare le idee mi crea qualche piccolo blocco.
Mi faccio aiutare della fotografie, costruendogli intorno qualche considerazione. Non vogliatemene.
Avevo sentito parlare del Montalto, lo scorso anno. Quando Max dal Dazoglio mi indica questo bellissimo sperone. C'è un canalino da salire, un passo impegnativo, una lunga cresta, la salita finale molto aerea. Il progetto mi piace subito. Perché no? Devono però passare oltre 7 mesi prima di concretizzare l'idea.
Partiti da Cheggio e risaliti al Passo del Fornalino, causa la pioggia della notte e l'erba alta, ci ritroviamo con le gambe lavate sino alle ginocchia. Breve pausa banana. La strada è ancora lunga. Dal Passo, le creste circostanti e il canalino da salire (sulla destra) un passaggio delicato e impegnativo. Diciamo che non è una scampagnata.
Eccoci nel canalino. Un provvidenziale cavo d'acciaio da sfruttare per la risalita infonde sicurezza. Anche se le pietre intorno vanno tenute d'occhio per evitare scariche.Curiosissimi osservatori sbucano da ogni dove.
Dalla cima osserviamo il prossimo progetto: il Pizzo del Ton. Roccia per i nostri denti...
Ma intanto, per arrivare alla cima, dobbiamo attraversare un ambiente alpino severo e la meteo non aiuta senz'altro.
Laghetti alpini sulla strada del rientro. Bello il contrasto con il ghiaccio ancora presente. La meteo peggiora, sentiamo tuonare, l'odore della pioggia si fa sentire e qualche goccia ci raggiunge. Acceleriamo il passo, e oltre un ora dopo siamo all'auto. Cambio abiti, pausa birra e via verso casa. Anche questa è fatta.
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