Passato dalla guida degli aerei a quella dei droni, il Maggiore Tommy Egan, che ha la fortuna di lavorare in un compound al fresco e senza rischi oltre a tornare a casa dalla famiglia tutte le sere, si accorge che qualcosa non quadra.
Intanto vede i danni collaterali delle sue azioni (morte di innocenti o presunti tali), poi entra nella vita delle persone, le umanizza al punto da non riuscire più a compiere il suo lavoro senza l'abuso di alcool e l'alienazione dalla realtà.
Un buon film sui droni e sugli uomini che li governano, sui dubbi e le paure e sull'esito di queste azioni. Non vi è una presa di posizione pro o contro, questa è lasciata allo spettatore. Certo è difficile non riconoscere uno zampino antimilitarista nel finale, quando Tommy, disubbidendo agli ordini, (novello Dio castigatore) colpisce un talebano reo di violentare ripetutamente una donna in uno sperduto villaggio.
Se "Good Kill" è il buon colpo, il colpo andato a segno, la guerra che si combatte; irreale, psichica, ed al tempo stesso terribilmente violenta, è un duro colpo allo stomaco dei militari destinati a queste missioni. Si alterna noia ad azione...
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