Un ombra appare nella notte. La silhouette è femminile. Con la luce scompare... Se sia uno scherzo o meno lo scoprirà a sue spese un uomo. Scopriamo poi che è sposato con una donna in preda ad una profonda depressione. A causa della quale la signora parla con un ombra (ma guarda un po' che roba).
Facciamo così la conoscenza con Diana, apparente spirito che, molto legata a Sophie, vive una simbiosi possessiva, al punto da non permetterle di prendere le medicine.
Ma chi è Diana?
Sophie ha due figli: uno vive con lei (Martin) un altra (Rebecca) più grande, se ne sta alla larga.
Rebecca torna a causa della morte del padre e prende sotto la sua protezione Martin. Presto però dovrà fare i conti con Diana che è una incredibile rompiballe...
Spegne le luci, ti tira sotto il letto, ti chiude in cantina, ti picchia il fidanzato...
Occorre ora venirne ad una. Primo perché si è fatto tardi, secondo perché il regista a corto di fantasia (sai che spreco di risorse sino ad ora) vuole concludere.
Scopriamo che Diana era compagna in psichiatria di Sophie e oltre ad avere una malattia della pelle che la obbligava a vivere al buio, vittima di un incauto esperimento diviene uno spiritello...
Come combatterla e liberarsi di lei? Ma con la luce ovvio... Peccato che lei non ci stia a farsi eliminare e quindi a mali estremi, estremi rimedi. Dopo aver ballato in giro per la casa, che come al solito da fuori pare avere tre stanze, poi dentro ne ha ventuno (potere del condono edilizio?) e dopo averle provate tutte, Sophie si tira un colpo di pistola. Sparita la sognatrice, sparito il sogno.
Al netto dei trucchi (spegni la luce vedi l'ombra, accendo non vedi un cippo) questo film di originale non ha nemmeno la carta usata in bagno dal mostro.
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