martedì 3 giugno 2025

Geopolitica dell'intelligenza artificiale


L'intelligenza artificiale è l'invenzione definitiva dell'umanità.
La sua comparsa sulla scena evoca il rischio della estinzione del suo creatore, poiché la sua diffusione porterà, forse, al suo superamento.
Queste visioni apocalittiche pervadono ormai il discorso pubblico sulla tecnologia, in un mondo dove la stessa espressione "intelligenza artificiale" è divenuta ormai presente e ossessiva.
Sono temi tutt'altro che nuovi per le loro profonde radici filosofiche e per i pionieri che, in vari ambiti, li hanno alimentati nel corso del Novecento; eppure qualcosa di significativo è già accaduto e siamo spettatori di connessioni di cui non cogliamo pienamente il significato.
Il dibattito sull'intelligenza artificiale chiama poi in causa alcuni concetti chiave, tra cui l'origine dell'intelligenza stessa, ciò che sappiamo e ciò che ignoriamo del cervello e del pensiero; l'idea di un'intelligenza "generale" applicata alle macchine; i limiti quantitativi e qualitativi del calcolo; il problema dell'allineamento della tecnologia ai nostri bisogni e ai nostri valori.
Ma quali aziende alimentano questi processi? 
E quali sono le loro implicazioni in un mondo radicalmente diviso, dilaniato dalla guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina, che attraversa l'infrastruttura e gli usi dell'intelligenza artificiale, e la loro corsa alle risorse economiche e materiali necessarie al suo continuo sviluppo?
Alessandro Aresu ci racconta l'intreccio di relazioni tra filosofi, scienziati e imprenditori che stanno plasmando questo mondo, come Jensen Huang, fondatore di Nvidia e protagonista assoluto della rivoluzione tecnologica intorno all'AI; Bill Dally, informatico e mente scientifica dietro ai portentosi microchip che rendono possibile la evoluzione dell'AU, ma anche il rapporto tra il Cynar e i pionieri di Deep Mind oltre che le storie dei manager meno conosciuti che operano in AI.

 Nota 1 -  Da un lato, la caduta, una ad una, da Detroit a Torino di quelle fortezze che erano le città-fabbrica, come castelli medioevali in rovina. Dall'altro, la concretezza delle fabbriche che nascono in Malesia e Vietnam ogni giorno, delle centinaia di milioni di persone che in questo secolo entrano nella classe media in Asia orientale.

Nota 2 - Bacone scrive che non è "un metodo legittimo, ma un metodo di impostura; esso consiste nel comunicare conoscenza in forma tale che, chi non abbia cultura, può rapidamente mettersi in condizione di fare mostra di averne.

Nota 3 - Gli impostori come Lullo, che utilizzano l'arte della memoria, fanno credere di avere cultura senza possederla. Ciò che possiedono é l'arte della griglia, dell'organizzazione delle forme nello spazio senza sapere il senso delle forme.

Nota 4 - Le macchine che apprendono sono, portate all'estremo, macchine che auto-apprendono. Non solo riescono ad eseguire compiti o risolvere problemi in base a un set di istruzioni predefinite, ma anche a cambiare quelle istruzioni se scoprono che esiste un modo migliore per raggiungere i loro obiettivi: la massimizzazione di una specifica funzione di utilità.

Nota 5 - In una civiltà compiutamente tecnologica, la materia del mondo tende sempre a sfuggirci, e vale ancora l'osservazione di Lowitch; in generale non abbiamo nemmeno la pallida idea dell'elemento in cui viviamo: di come si fabbrica e si manovra un aereo, di come si telefona a New York, di come si può ascoltare un concerto da Londra, di quello che avviene in una moneta quando compriamo qualcosa.
Se la conoscenza dettagliata ci è preclusa, perché troppo specialistica o perché nascosta, ci troviamo comunque in un contesto di razionalizzazione se accettiamo il sapere o il credere che qualcosa, se si vuole, si può sempre sapere; che non ci sono quindi, in linea di principio, potenze misteriose e incalcolabili che entrano in gioco, ma che mediante il calcolo possiamo dominare, in linea di principio, tutte le cose.

Nota 6 - OpenAI senza più Musk, non può che bussare alla porta di uno degli altri giganti: Amazon, che pur essendo tra i donatori iniziali perde quest'occasione storica nel 2018 e Microsoft, con cui si concretizza nel 2019 l'accordo decisivo che cambia la natura stessa di OpenAI, da impresa non profit a impresa che deve continuare a raccontarsi come non profit ma è costretta, ovviamente, a garantire ritorni dell'investimento a Microsoft, che rende possibile il suo sviluppo infrastrutturale. La conseguenza è l'inevitabile cambio di un'identità ambigua.

Nota 7 - Come anno detto una volta per tutte Max Weber e Werner Sombart, nei primi anni del Novecento, la danza delle streghe del capitalismo potrà arrestarsi solo quando l'ultima tonnellata di ferro sarà fusa con l'ultima tonnellata di carbone.

Nota 8 - Gandalf ammonisce: E' pericoloso per chiunque servirsi degli artifizi di un'arte di cui non sappiamo scandagliare gli abissi. Chi cerca negli abissi vuole vedere il tutto. Chi vuole conoscere qualcosa troverà sempre un occhio che lo guarda, e che lo mette a nudo. Prima il Palantir ha corrotto uno stregone. In questo caso la pietra colpisce le sue vittime preferite; gli umani. A essi mostra la magia che non possiedono per natura, ma che cercano di ottenere attraverso le loro tecniche, i loro artifici.

Nota 9 - Gli uomini come Denethor, grazie al Palantir, fanno invece esperienza di una conoscenza di cui sono sempre assetati: l'accorciamento delle distanze, l'illusione di prevedere il futuro. Irretiti da quelle immagini non capiscono che quel futuro non è l'unico possibile, e cadono nella disperazione.

Nota 10 - L'accelerazione può alimentare l'idea astratta che il software possa mangiare il mondo da solo. Invece il software ha comunque bisogno dell'hardware, che costruisce, in ogni fabbrica o "mulino satanico" la materia del mondo.

Nota 11 - il futuro può uccidere il presente. La decisione del futuro si compie nel presente, che, in termini agostiniani è il tempo che mi chiama. E' questo tempo che ci riguarda, non un tempo indistinto, per sua natura dilatato, che tende a mangiare il presente e a indebolirlo, erodendo la propria stesse condizione di possibilità.

Nota 12 - In quale mondo? Noi viviamo nello scenario costruito da tre tendenze strutturali: lo spostamento della manifattura verso l'Asia orientale, la digitalizzazione dell'economia e della società, la pressione politica attraverso la sicurezza nazionale. E allora, qual è il ruolo dell'Europa? quale volete che sia? siamo morti che camminano. Per darci un tono, ci definiamo sonnambuli. Il divario rispetto agli Stati Uniti era vasto dieci anni fa: ora è cresciuto, e non c'é alcuna ragione per pensare che non aumenti ancora.






Nessun commento:

Posta un commento

Niente parolacce, né!

Dogliani - Gare di soccorso 7 giugno