mercoledì 29 maggio 2013

La prosperità del vizio

"Daniel Cohen è riuscito in una impresa impossibile: raccontare la storia dell'economia in maniera chiara e brillante, appassionando  decine di migliaia di lettori.
La prosperità del vizio racconta 4000 anni, dagli antichi babilonesi ad oggi, appoggiandosi alla lezione dei grandi maestri (Keynes, Marx, Schumpeter, Hirshmann…) ma anche all'esperienza quotidiana.
E dimostra che l'economia é una scienza che collega cause ed effetti in maniere sorprendenti: lo fa parlandoci del terrore di vita degli schiavi nell'antica Roma o dell'effetto delle Telenovelas sulla demografia in Brasile, della ricerca di finanziamenti pubblici da parte di Cristoforo Colombo o dei rendimenti decrescenti dell'agricoltura.
La prosperità del vizio offre così una visione scanzonata ma illuminante della storia della umanità, che non nasconde problemi e paradossi: come quello di Mandeville, che sosteneva che per la prosperità delle nazioni il vizio è necessario quanto la virtù: o quello della crescita infinita.
Viaggiando nel passato, Cohen guarda sempre anche al futuro: "Per comprendere il mondo multipolare di oggi, bisogna guardare alla storia dell'Europa di cui é l'erede", spiega.
"Dobbiamo immaginare un diverso tipo di sviluppo. Dobbiamo tendere verso una nuova economia, che nasce oggi via via che emergono nuovi problemi: come l'economia dell'immateriale, dell'arte e della conoscenza". (tratto dal libro).

 
Ben scritto questo libro. Riconduce l'economia nei suoi binari, propri dell'essere che l'ha generata: l'uomo. Rivelatrice la seguente frase scritta da Adam Smith "Non ci aspettiamo altri vantaggi che essere notati e considerati, nient'altro che essere notati e considerati, niente più che essere notati con attenzione, con simpatia e con approvazione. Ne va della nostra vanità, della nostra soddisfazione o del nostro piacere".
Dall'antichità ai giorni nostri l'economia viene descritta da una strana prospettiva, quella appunto della "prosperità del vizio". Perché se il socialismo é crollato perché non autorizzava il mercato a dire la verità economica, il capitalismo potrebbe crollare perché non permette di dire la verità ecologica.

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