martedì 7 maggio 2013

il paesaggio del cinema - Sergio Arecco

 
"Dalla mitologia western alla mitologia contemporanea. Dal vuoto della Monument Valley che improvvisamente si popola di uomini e cavalli, al pieno dello scenario urbano che improvvisamente si spopola e si fa deserto, luogo di solitudini e derive.
Nel passaggio dal cinema classico al cinema post-moderno non cambia la logica di una visione che è sempre visione di confini e sconfinamenti, contrazione e dilatazione di spazi e orizzonti, margini e figure.
Costruito attorno all'opera di dieci registi giudicati esemplari dal rapporto cinema/territorio. Secondo il percorso tra vecchio e nuovo, sapientemente tracciato dall'Autore - il presente libro costituisce un importante contributo all'analisi di quel vero e proprio doppio che, per il grande cinema di ieri come di oggi, è stato ed è il paesaggio.
Nel senso di un immaginario che non è mai sfondo o contorno illustrativo, ma presenza viva, interlocutore privilegiato e speculare ai personaggi, complemento insostituibile alla loro articolazione narrativa e alla loro storia". (tratto dall'introduzione al libro).
 


Dieci studi da Ford ad Almodòvar, con questo incipit viene definita la traccia di questo interessante testo.
E' il paesaggio l'elemento che svolge un ruolo principale in ogni film analizzato da Arecco, che sia Ford, Bertolucci, i fratelli Coen, Visconti, Almodòvar o le due trilogie di Antonioni. Che aprono e chiudono il libro (quello italiano e quello anglo-americano).
La logica é quella del voler colmare il vuoto, con figure, persone, animali, necessaria grammatica della cinematografia. Che sia il vuoto del deserto riempito dalle guerre indiane o il paesaggio urbano apocalittico che svuotatosi assume la sua reale dimensione per storie e dialoghi più intimi.

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