sabato 15 ottobre 2016

Nobel che vanno, Nobel che vengono...

Come è normale che accada, alla morte di un Nobel, nonché attore, nonché anarchico, polemista, ex ragazzo di Salò, e poi comunista ed infine grillino, quale è stato Dario Fo, era logico aspettarsi un valzer di polemiche.
Che non si sono fatte attendere. A partire da quelle inutili di suo figlio, che ha pensato bene di accusare il mondo intero che prima lo ha ostracizzato e ora lo onora.
Suo figlio dimentica, ma lo perdoniamo perché ogni figlio cerca di onorare la memoria del padre come può, quello che suo padre fece contro il povero Commissario Calabresi, con quella pagliacciata della falsa ricostruzione della morte dell'altrettanto povero Pinelli.
Così come dimentica, che a fare il giullare ed insultare tutti, qualche calcio in culo lo devi mettere in conto. Aver ricevuto il Nobel per la letteratura non ha cancellato certe ferite. Ha solo riconosciuto (e scusate se poco) il gran lavoro di ricerca fatto da Fo nella storia del Teatro, nel recuperare un linguaggio (il grammelot) che appartiene al passato giullaresco. Onore all'attore certo. Qualche mal di pancia alle scelte dell'uomo.
 
 
Altro scandalo ha suscitato il Nobel Letterario al buon Bob Dylan. Lui ha fatto pure lo schizzinoso e latita invece di esserne lieto e darlo a vedere. Solito snob... Anche in questo caso, le polemiche nascono da una cattiva interpretazione del premio. Gli scrittori si sono incazzati: perché scriviamo centinaia di pagine e poi arriva sto rincoglionito e con quattro canzoni in rima, cantate con quella voce orrenda si piglia il Nobel... Credo si tratti di un Nobel alla carriera, agli anni '60, quindi puro revival (unico guizzo che azzecca sempre e fa girare il mercato) oltre alla sua lotta contro le ingiustizie americane. Ha scritto bene qualcuno: è un premio occidentale... Quasi un premio Yankee.
Non prendetevela troppo. Dylan ha grandi pregi. Certo non la simpatia.
 

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