Non aspettatevi divertimento da film diretti da Monicelli... il fondo di tristezza prevale sempre, deborda, trasforma la farsa in tragedia... eppure, qualcosa bisogna pur tirar fuori da questo film - da molti ritenuto un capolavoro - nato nel 1975.
Forse i tempi erano talmente bui e tristi, la reprimenda di destra e di sinistra, il pensiero piccolo borghese che stava in mezzo, la crisi economica e petrolifera... un uomo che, cominciando a prendere coscienza di sé non voleva più prendersi sul serio e non riusciva a spiegarsi perché la vita, arrivati al giro di boa, dovesse essere tutta lì: sposarsi, sopportare moglie e figli, destreggiarsi tra mille incombenze e sfiorire in attesa della morte, mentre i bei ricordi della fanciullezza, della giovinezza senza pensieri si stemperano eppur sempre bruciano...
Per questo il Conte Lello Mascetti, l'architetto Rambaldo Melandri, il giornalista Giorgio Perozzi e il Necchi, prendono in giro sé stessi e il resto del mondo... per questo nascono gli scherzi, le zingarate, la Supercazzola, e le esagerazioni fatte per ridere un po'.
Sarà che allora - gli anni '70 - il cinquantenne era già considerato vecchio, sarà che quell'età lì io l'ho superata e di questi tempi il sentire comune mi vorrebbe ancora giovane ed aitante... fatto sta che fatico a ritrovarmi in questa pur buffa compagnia di amici... forse anche perché, nel prendere e prendersi in giro, finiscono per fare del male anche e soprattutto a chi sta loro vicino, a chi li vorrebbe responsabili, integri e capaci di portare avanti una famiglia, un lavoro, la parola data... loro non se ne avvedono. Anzi! Ciò che vogliono è proprio dimenticare questo contratto e ritornare o restare ragazzini... l'esito non fa ridere.
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