sabato 27 maggio 2017

Walser - il fascino, il mistero

Proseguono le mie letture (ed in questo favorito dalla mia piccola biblioteca di casa) riguardanti l'Ossola, le Alpi e nel caso specifico, i popoli che vi risiedono. Parliamo di Walser, un termine che, partendo da Valliser, Valligiano, indica i popoli che, nel Medioevo, si spostarono dalla Germania e risalendo la valle di Goms, andarono a popolare le più alte porzioni delle valli alpine, creando civiltà in terre poste al limite della sopravvivenza.
Dopo un'introduzione di Luigi Zanzi ed una serie di saggi sulla storia di questo popolo: - Il popolo delle alpi, una civiltà di frontiera; - il mistero delle origini e la grande migrazione medievale; - il primo "quattromila" cercando la valle perduta; - il grande sentiero Walser per ritrovare la storia e la memoria; si passa ad un interessante report fotografico che illustra e racconta le varie aree ove sono ospitate le comunità Walser: Ayas, La Valle del Lys, Alagna, Rima, Carcoforo, Rimella, Campello Monti, Macugnaga, Salecchio, Formazza, Bosco Gurin. Il testo si conclude con i toponimi locali ed i costumi caratteristici.
Ma cosa spingeva questa gente ad andare a vivere in lembi di terra avara, ove un semplice inverno più duro degli altri, poteva significare miseria e migrazione? Ove, è il caso di Salecchio, la terra era così scarsa che i morti venivano seppelliti in piedi.
 Anche in questo volume, il richiamo è dato dall'evidente capacità delle popolazioni Walser, di integrare l'architettura (in un quadro di parsimonia e scarsità di risorse) con il paesaggio, una sorta di mimetismo che ha strappato alla roccia, case, pascoli, agricoltura... un uso minimale delle risorse.
E' del 999 il primo documento che cita il termine "Alpe" intendendo un insediamento estivo cui portare gli animali al pascolo.
Una cultura quindi, fatta di bosco, di pastorizia, di agricoltura della segale, il castagno, il legname, la pietra.. il pane si cuoceva una sola volta all'anno nei forni comunitari.
La paura maggiore, viste le quote ove si viveva, era data dalle valanghe, perché, come dice un detto popolare "cadono dove sono già cadute, dove non sono ancora cadute e dove non cadranno mai". E sono molti i morti, i villaggi distrutti, le bestie perse, a causa di questa iattura".
Come scrive Valsesia, "quella dei Walser è solo l'originalità commovente e la caparbietà ammirevole di una civiltà di frontiera che ha lottato per secoli sulla soglia estrema dell'esistenza".
Come già scritto, le comunità Walser originali vengono da Goms, sono popoli tedeschi, che nel 1200 cominciano ad invadere pacificamente le valli dall'Alta Savoia al Tirolo.
 Insieme alle terre, essi ottengono dai signori locali (pagando le tasse e gli interessi concordati) la totale libertà, mentre il Signore conserva la giustizia criminale e la leva militare.
Con la piccola glaciazione, tra il '400 e il '500, le più alte comunità vengono abbandonate (è il caso di Morasco, Riale, ecc.). Viceversa, ben si integrano anche a bassa quota. E' il caso di Ornavasso, la più bassa (in termini di quota) colonia, creatasi, forse, per un legame con il signorotto locale.
A testimonianza dei legami transfrontalieri di questi popoli, basti ricordare che, a Macugnaga, gli anziani chiamano il torrente Anza con il nome di Vischpu (da Visp, il torrente della valle di Zermatt) come a creare un legame tra le due valli.
E come poi, non restare stupiti dalla visione dei Rascard, le case sui pali e dischi di pietra? O dal vedere la pietra bianca, posta sui tetti delle case, a protezione contro gli spiriti maligni?
 Molti sono ancora i misteri che riguardano i Walser, dai termini e toponimi... Carcoforo che deriva forse da Xalxoowo, cioè fornace per la calce.
Interessanti le descrizioni fatte da De Saussure nell'800 o dal Reverendo Coolidge, nelle loro esplorazioni intorno al Rosa... ma quanto ancora, resta da conoscere prima che i Walser scompaiano nell'omologazione odierna?


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