venerdì 26 gennaio 2018

Fantascienza

Insieme all'horror (di cui parlo qui) è l'altra mia grande passione.
La fantascienza scritta, innanzitutto, e quella filmata poi. Quella che dal quel dì, vuole rappresentare un mondo differente, l'incontro con popoli e razze diverse, idee diverse... O semplicemente altri io.. noi stessi trasfigurati... Bello questo libro, con tutta la capacità rappresentativa della casa editrice Electa, un format piacevole, i film giusti, belle immagini... testi sicuri e non trame inventate (mi è già capitato)... da collezione!
 
"ALTRI FIUMI, ALTRI LAGHI, ALTRE CAMPAGNE. SONO LA' SU CHE NON SONO QUI TRA NOI; ALRI PIANI, ALTRE VALLI, ALTRE MONTAGNE, CHAN LE CITTADI, HANNO I CASTELLI SUOI..."
Dai tempi del viaggio di Astolfo sulla Luna, descritto da Ludovico Ariosto nel Canto XXXIV di L'Orlando Furioso, nulla di nuovo nei cieli della fantascienza.
Oggi come allora, infatti, a muovere l'immaginazione degli scrittori del genere avveniristico  sempre la ricerca di "Altri Luoghi" dove non ci sia quello che c'é sulla Terra, ma al contrario ci sia quello che sulla Terra non c'é.
Era naturale che a dare nuovo alimento a questo tipo di ispirazione fosse proprio il neonato cinematografo, forte di quelle sue "truccherie" che affascinarono un poeta come D'Annunzio.
E infatti ecco già nel 1902 un altro viaggio sulla Luna, quello descritto non più a parole, ma con le immagini in movimento da uno dei pari del cinematografo, George Méliès.
Il film ci fa scoprire l'altra faccia della luna, ma anche l'altra faccia del cinema (accanto a quello realistico cui ci avevano abituato le vedute di Lumière)  e fissa il paradigma semantico di quello che sarebbe stato il genere cinematografico fantascientifico che tanti altri viaggi, anche molto più lontani ci avrebbe in seguito consentito di fare.
Nel sostituirsi agli scrittori per portarci nelle galassie remote, il cinema chiede aiuto alla scienza, della quale in fondo esso stesso è il figlio, e non disdegna anzi, accoglie con tempismo tutte le risorse che la tecnologia piò mettergli a disposizione, come dimostra il percorso compiuto nell'impiego dei trucchi dalle ingenue "magie" utilizzate da Méliès fino agli strabilianti effetti speciali della odierna produzione fantascientifica.
Sin dall'inizio del genere fantascientifico, la scoperta di nuovi mondi e il confronto con l'altro diventano figure dell'esplorazione degli aspetti più oscuri e inquietanti della psiche umana, che vengono materializzati sotto forma di strane creature ora ostili ora amorose.
Dopo i Seleniti di Méliès, ecco che nel secondo dopoguerra l'immagine degli alieni si sdoppia segnando due linee interpretative, da una parte quella che li vede come creature di cui non bisogna avere paura, anzi dalle quali ci possono venire consigli assai saggi (Ultimatum alla Terra 1951) dall'altra, quella che li raffigura come esseri temibili e ostili (L'invasione degli Ultracorpi 1956) che riflette il clima politico dominante.
Seguiranno toni ora concilianti (Base Luna chiama Terra 1964), (E.T. 1982) a cui seguiranno i cattivissimi (Independence Day 1996), (Mars Attacks! 1996) o peggio di terrore (La guerra dei mondi 2005) il remake.
Oggi è la coscienza del cinema a scostarci verso "Altri fiumi, altri laghi, altre campagne" e che si è capito, in seguito alla crescente minaccia rappresentata per noi umani da quella che Baudrillard chiama "rifrazione telematica", che il vero pianeta proibito non é Altair ma la Terra e si può ben dire che, dal momento che i veri alieni siamo diventati noi, tutti i film realizzati con l'intento di rappresentarci in maniera realistica non possono essere altro che film di fantacoscienza, mentre per avere film realistici occorrerà aspettare quelli che saranno girati in avvenire, magari su Marte, con un'umanità colta all'anno zero di una nuova storia".
 

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