sabato 18 novembre 2017

La congiura di Catilina

Due sono i testi che ci fanno conoscere la vicenda meglio nota come "La congiura di Catilina". Una è scritta da Cicerone (ma, si badi bene, parte in causa ed avversario di Catilina) e l'altro di Sallustio (che pur distanziandosi da giudizi di parte, voleva comunque sminuire il ruolo di Cicerone e riabilitare la figura di Cesare). In questo testo, diamo la parola a Sallustio.
 
"Sallustio scrisse la congiura di Catilina fra il 43 e il 42 a.C. Fu la sua prima opera storica, alla quale si dedicò nel pieno della maturità, dopo essersi ritirato dalla vita politica, che gli aveva dato soddisfazioni ma anche amarezze.
Compagno fedele di Cesare, alla sua morte si ritirò a vita privata e si dedicò agli studi storici nell'ultimo decennio della sua esistenza (morì nel 35 a.C.)
Perché Sallustio scelse la congiura di Catilina come sua prima opera storica? Egli ci dice, all'inizio del suo lavoro, che tale impresa gli sembrava "tra le più memorabili sia perché quel piano criminoso non aveva precedenti, sia perché mai s'era avuta una minaccia così grave per lo Stato.
Ma è una risposta che lascia insoddisfatti.
E' stata avanzata l'ipotesi che Sallustio abbia scelto di narrare la congiura di Catilina per scagionare Cesare dal sospetto, largamente diffuso, di essere stato a conoscenza di essa e di averla in qualche modo favorita; e al tempo stesso per rimpicciolire il ruolo di Cicerone in quella vicenda.
Motivazioni plausibili suggerite in certa misura dal testo sallustiano.
In effetti, la congiura è opera assai ricca di riflessione storica.
Sbaglierebbe, credo, chi volesse considerarla come profondamente coerente e unitaria. A una attenta lettura essa mostra piuttosto un'ambiguità di fondo, quasi che fosse composta di due strati, che corrono paralleli fra loro, senza fondersi o amalgamarsi.
E in ciò è da individuare uno dei motivi del grande fascino che emana da quest'opera.
Il primo strato del testo è costituito dalla rappresentazione a tinte fosche di Catilina e dei suoi seguaci: essi sono un concentrato di vizi, sono avidi di ricchezze, di potere, di privilegi, e li vogliono conseguire con qualunque mezzo, conformemente alla loro natura morale corrotta: perciò non si fermano di fronte all'inganno, all'intrigo, alla menzogna, alla congiura, alla aperta violenza contro le istituzioni di Roma.
Il secondo strato del testo ci dà invece tutta una serie di indicazioni spassionate sugli obbiettivi sociali e politici di Catilina e dei suoi seguaci, i quali non possono essere liquidati come degli ambiziosi privi di qualunque senso morale, come dei debosciati rotti a tutti i vizi e solo desiderosi di vantaggi personali, a scapito di tutti i cittadini dabbene.
Essi sono piuttosto dei combattenti che si oppongono a una iniqua ripartizione della ricchezza, a una divisione della società fra cittadini molto ricchi, e coloro che mancano di tutto.
Che la rivolta di Catilina sia originata da serissimi motivi sociali è certo anche dalla lettera di C. Manlio a Quinto Marcio. Essa è diretta contro le oligarchie che hanno impoverito vari ceti sociali.
E' la stessa Libertas sognata dai popolari sin dal tempo dei Gracchi... un documento, certo controverso...

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