venerdì 23 dicembre 2016

Io sono vivo, voi siete morti

 
"Da adolescente", scrive Emmanuel Carrère ne "il Regno", "sono stato un lettore appassionato di Dick e, a differenza della maggior parte delle passioni adolescenziali, questa non si è mai affievolita.
Ho riletto a intervalli regolari Ubik, Le Tre stimmate di Palmer Eldritch, Un oscuro scrutare, Noi Marziani, La Svastica sul sole.
Consideravo - e considero tuttora - il loro autore una specie di Dostoevskij della nostra epoca".
A trentacinque anni, spinto da questa inesausta passione, Carrère decise di raccontare la via, vissuta e sognata di Philip K. Dick.
Il risultato fu questo libro, in cui, con una attenzione chirurgica per il dettaglio e una lucidità mai ottenebrata dalla devozione, Carrère ripercorre le tappe di un'esistenza che è stata un'ininterrotta sfrenata, deragliante indagine sulla realtà, condotta, sotto l'influsso di esperienze trascendentali, abuso di farmaci e di droghe, deliri paranoici, ricoveri in ospedali psichiatrici, crisi mistiche e seduzioni compulsive - e riversata in un corpus di quarantaquattro romanzi e oltre un centinaio di racconti (che hanno a loro volta ispirato, più o meno direttamente, una quarantina di film).
Con la sua scrittura al tempo stesso semplice ed ipnotica, Carrère costruisce una biografia - intricata ed avvincente quanto lo sarà, vent'anni dopo, quella di Eduard Limonov - che è insieme un romanzo di avventure e un nitido affresco delle pericolose visioni di cui Dick fu artefice e vittima". (tratto dal libro).



Risale al 1993, la biografia di Emmanuel Carrére, dedicata al genio visionario Philip Kindred Dick.
Passata inosservata, forse per la gran mole di testi a lui dedicati, forse per la (allora) poca notorietà dello scrittore, forse anche (dice qualcuno) per la pessima traduzione della prima pubblicazione.
Riappare quest'anno, per Adelphi e ottiene, grazie anche al successo di "Limonov" la dovuta attenzione.
Come affronta Dick, il complesso e problematico Dick, il nostro buon Emmanuel?
Trasformando la biografia in romanzo, la dura e complessa vita di PKD in lieve racconto, anticipando i contenuti dei suoi romanzi, per scrivere il romanzo della sua vita.
Ne emerge un libro ben scritto, piacevole e scorrevole, ricco di nozioni e che sa cogliere le problematiche che assillano il nostro.
Spesso realtà e finzione si confondono, ancora più spesso si confondono i punti di vista, senza eccezione alcuna, finendo per confondere (ma in modo eccelso) vita, romanzo, biografia, racconto, pensiero, idee, sogni, aspirazioni, fallimenti... mettendo il tutto a raffronto con i personaggi dei romanzi di PKD.
 
Dall'autore di "Ma gli androidi sognano pecore elettriche", che poi ha originato il testo di "Blade Runner".... non potevamo aspettarci un'altra vita... assolutamente no.
Si legge d'un fiato ed è una vera miniera d'oro per gli amanti del genere e per conoscere lo stile di vita di una generazione (quella degli anni 60 e 70).
 

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